Pepe 7

Stile di base

Ruben alzò lo sguardo verso il cielo e gli sembrò di cadere, precipitando, inglobato dall'immenso nero che gli stava sopra la testa. Si sciolse in un sospiro e una fitta di dolore gli strinse il petto.

Si era fermato e, di colpo, non era più così sicuro di quello che stava facendo.

Si strinse nel cappotto, i pugni stretti infilati in fondo alle tasche quasi nel tentativo di trattenere più calore.

A testa bassa, riprese a camminare.

Quando ebbe raggiunto la strada, si soffermò a osservare i riflessi che il lampione lanciava nelle macchie di pioggia rimaste sull'asfalto.

Strinse i denti, pensando che se non fosse stato per suo padre a quell'ora sarebbe potuto già essere da Yuna. Forse era per quello che si sentiva così strano; un po' sospeso, un po' triste. E un po' arrabbiato.

A ogni contatto delle suole con il terreno, sentiva tutti i sassolini scricchiolarvi sotto e non riuscì a reprimere l'istinto di strofinare la scarpa contro l'erba che stava lungo la strada, nel tentativo di rimuoverli e camminare in silenzio.

Non che corresse il rischio di essere visto da qualcuno, data l'ora tarda, ma ugualmente avrebbe preferito non emettere alcun rumore. I cani, loro sì, avrebbero potuto sentirlo, invece, e l'idea lo convinceva ancora di meno.

Come aveva previsto, non servì a niente, ma stavolta tentò di non farci troppo caso.

Gli ci vollero altri cinque minuti, poi, finalmente, vide la casa di Yuna profilarsi davanti a lui.

Spinse uno sguardo circospetto in ogni angolo della piazzetta, prima di decidersi a passare sotto tutta quella luce. Sembrava che quel posto non avesse mai visto anima viva ormai da decenni.

Eppure, pensò, mentre lanciava un'occhiata alla sua destra – alle finestre chiuse, il piccolo balcone – poi alla casa che stava accanto a quella di Yuna, qualcuno lì abitava.

Fissò la porta scura con un lieve senso di nervosismo, poi decise che sarebbe stato meglio tentare per la finestra. Non voleva rischiare di svegliare qualcun altro, anche se Yuna continuava a ripetergli che non corresse un pericolo del genere.

Sebbene tutti sapessero che loro due passavano la maggior parte del proprio tempo insieme, intrufolarsi in casa d'altri a un'ora così insolita non gli sembrava la cosa più educata che potesse fare.

Si lanciò l'ennesima occhiata intorno, poi si diede alla scalata, saggiando via via la presa lungo il tronco d'edera. Il legno era freddo e bagnato, ma, stringendo i denti, cercò di ignorare la sensazione di gelo che gli perforava le mani.

Prima di proseguire, aspettò un attimo che il respiro fosse tornato regolare. Intanto guardò in su, verso il bosco, le ombre degli abeti, poi passò al cielo e alle nuvole che si stavano ingrossando. Un vento freddo aveva preso a soffiare, forte com'era stato per tutto il pomeriggio.

Sperò che Yuna lo avrebbe sentito lo stesso. Bussò.

Non gli toccò aspettare molto. Il volto di Yuna comparve dietro il vetro, arrossato dal freddo non appena ebbe tirato su la finestra.

"Ruben!"

Si fece da parte per farlo entrare e non ebbe nemmeno il tempo di mettersi bene in piedi che Yuna lo abbracciò.

Le passò delicatamente una mano sulla nuca. "Scusa se non sono venuto prima."

"È stato terribile", sussurrò, con un brivido. "E tra un po' si rimetterà a piovere."

"Lo so." Lanciò un'altra occhiata verso la finestra, poi sospirò, ancora quello strano senso di tristezza appiccicato addosso. "Ma stavolta ci sono io", aggiunse, mentre si staccava da lei e lasciava che un grande sorriso gli affiorasse in viso. Da quello con cui rispose Yuna, capì sollevato di essere già riuscito in metà dell'impresa.

Stile imitato (Dante Alighieri)

Ruben levò li occhi suoi al cielo e tosto parve a lui di cadere, divorato dall'immensitade della notte ch'era sovra 'l capo suo. Dipartì da lui un sospiro il qual si tramutò in un dolore che perforò a lui 'l petto.

Immovil, non era assai sicuro di quant'era stata sua intenzione fare fino a un attimo pria.

Si strinse a sé, serrando i pugni quas'ei tentasse di tener seco più calore.

A capo chino, riprese a moversi.

Tosto che ebbe raggiunto la via, esitò, introcque osservava i bagliori de 'l luminare su i resti de la pioggia.

Serrò i denti, poiché si non fusse stato per 'l patre suo, ei avria già potuto esser da Yuna. Pensò che cotesta potesse esser la ragione per la qual li pareva di sentirsi tanto smagato, un poco vago, un poco tristo; e un poco iroso.

Ogne qualvolta i piedi suoi toccavan 'l terreno, i piccioletti sassi produceano un sì fastidioso suono che non li riuscì di tentar di levarli, strofinando le calzature sovra l'erba.

In veritade non v'era real pericol d'esser udito, poiché era notte fonda, ma v'eran i cani e quei avrebber invero potuto avvertir la presenza sua, e la qual cosa piacea a lui ancor meno.

Sì com'ei s'era figurato a niente servì, ma ugualmente seguitò a camminare.

Al volger di qualche minuto giunse infine a intraveder la casa di Yuna.

Spinse uno sguardo indagator pria di sé a scrutar la piazza e solamente dopo si risolvette a passar infra la luce. Pareva che niuna anima viva abitasse quel loco.

Eppur, ragionò seguitando a studiar le finestre serrate, 'l picciol balcone a lui di fianco, poi l'ostel che fiancheggiava quello di Yuna, egli sapea perfettamente che invero qualcheduno lì dimorava.

Guardò la porta buia col core scalpitante e tosto decise che sarebbe stata assai più giusta scelta passar per la finestra. V'era il pericolo di destar qualcheduno dal sonno, sebbene ella sovente lo rassicurasse di no.

Parea a lui sì maleducata usanza d'entrar in altrui magione tanto tardi, nonostante ch'i parenti di Yuna, ch'eran a conoscenza de la loro amicizia, sostenessero 'l contrario.

Prese a scalar l'edera dopo che si fue guardato ancor per una volta le spalle. Essa al contatto risultò assai fredda e bagnata, ma tentò di non badarvi.

Pria di proseguir oltre, attese, nel mentre in cui mandava uno sguardo a li alberi, 'l bosco, 'l cielo e le nuvole che accorrevano leste, d'aver riacquisito la calma.

Un vento gelido avea preso ad infuriar a la maniera ne la qual era stato durante 'l dì intero.

Sperò ch'ella l'avria ugualmente udito, e si risolvette a bussar.

Qualche istante soltanto, e 'l viso di Yuna comparve contra 'l vetro, punto da 'l gelo e tinto di vermiglio nel momento in cui ella aprì.

"Ruben!"

Si fe da parte e lo strinse a sé pria ch'ei riescisse a mettersi in piedi.

Piano la sua mano carezzò i capelli suoi. "Perdonami di non esser riescito a venir pria."

"Fue sì terribile...", murmurò, percorsa da un ratto tremor. "E tra non poco ricomincerà a piovere."

"Lo so." Spinse 'l proprio sguardo nuovamente di là de la finestra, e fue colto da un sospiro, riconoscendo ancor di provar quel peculiar sentimento di tristezza. "Ma ora ci son io", seguitò, al tempo in cui si scostava da l'altra e permettea a 'l suo gran sorriso di passar a lui sul viso.

Comprese con sollievo da quello di Yuna d'esser riescito in metà de la propria impresa.

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