Pepe 4

Stile di base

Tiri il lenzuolo. È buio, la luce dei lampioni filtra tra le serrande e disegna delle righe sulle ante dell'armadio. Guardi verso la porta, dal muro dietro di te non può arrivare nessuno. Tiri il tuo scudo, ti copri il naso con quel velo. Ora solo una piccola porzione della tua faccia spunta da sopra il lenzuolo, il minimo indispensabile per guardarti intorno. Non sei tranquillo. C'è un'ombra, sul muro. Ha sei braccia. Hai tolto tutti i vestiti dalla sedia prima di spegnere la luce?

Un ticchettio ti fa venire la pelle d'oca. Stai calmo, è la pendola in salotto. Non dovresti essere sveglio a quest'ora, è tardi, lo sai che la casa la notte si anima, lo sai che ogni cigolio sembra il verso di una belva, che il silenzio amplifica ogni suono. Eppure sei rimasto sveglio, perché? Sentivi qualcosa, forse, che ti impediva di dormire... una sensazione di pericolo. Ma la senti ogni notte, quando il cielo si tinge di nero e i tuoi spengono la luce. Rimani sveglio per un po', ma sono rari i casi in cui ti addormenti così tardi. E ora vuoi solo chiudere gli occhi, eppure sono sbarrati, i sensi sono all'erta. Forse la tua mente sì, ma il tuo corpo non vuole cedere nell'abbraccio di Morfeo.

Senti qualcosa stringerti il piede, il cuore ti balza in gola, non respiri per un attimo. Lo muovi, lo liberi dalla presa del lenzuolo aggrovigliato. Inspiri, espiri. Cerchi di calmarti. Un cigolio, sono tutti addormentati in casa. Fissi il soffitto appena illuminato. È caldo, la coperta è soffocante, non respiri quasi. Ma resta tranquillo, non preoccuparti... i mostri non ti prendono, da sotto le coperte. Il pugnale dell'assassino dietro la porta non ti colpirà. L'alito della morte non sfiorerà la tua pelle di bambino. Non finché resti sotto le coperte. La porta si apre, placida.

Annaspi, come può essersi mossa? Il vento, ti rispondi. Non puoi sapere che sono stata io, o meglio, non vuoi saperlo. Hai paura, vero? Stai tremando come un fringuello caduto dal nido, lì sotto. È il tuo nido sicuro, le coperte sono le ali della mamma. Mamma, mamma e papà: vuoi correre tra le loro braccia, subito. Eppure non puoi, una forza oscura ti incatena al letto, quella che ti serra la gola e che ti fa tremare.
Hai visto un'ombra sgusciare nella tua cameretta? Guardi la finestra, le tende si muovono. Vuoi muovere la mano, l'interruttore è lì, basta accendere la luce. Poi non ti addormenterai di nuovo, tutto ricomincerà da capo, ma almeno avrai la certezza di essere solo... no, devi dormire, cerchi di essere maturo. Ti giri nel letto, chiudi gli occhi, deglutisci, ma l'ombra con sei braccia è ancora lì. Solo che ora sono otto. Vorresti scattare a sedere, accendere la luce, svegliarti di colpo, capire da dove viene quell'ombra, ma sei bloccato, immobile, dalla tua stessa paura.

I tuoi respiri sono così pesanti, bimbo, come i tuoi timori. Non vorresti mandarli via? Ci penserò io... tu lasciati cullare, lascia che ti addormenti. Perché il tuo cuore batte tanto forte? Shhh, tranquillo.
Vorresti urlare, te lo leggo negli occhi, eppure hai le grida pietrificate nella gola, le mani bloccate. Non opponi nessuna resistenza, tremi soltanto. Ma non temere, tra un attimo potrai dormire libero dalle tue paure... prima lasciami saziare la mia sete. Il tuo collo cede senza che tu emetta un gemito, la carne si avvolge morbida e tenera intorno ai mei denti come in un abbraccio.
Shhh, tranquillo, i mostri non ti prendono, da sotto le coperte... prima di mangiarti le devono spostare.

Stile imitato (Omero)

Dolce Melpomene figlia del re Zeus
e di Mnemosine, guardiana di Orfeo
e del suo cantare con le tue sorelle,
il tuo discepolo che canta lacrime
ti offre la storia della temibile
figlia di Forcide e Ceto paurosa,
mostrusa fanciulla dagli occhi di pietra
accesi e neri che nell'oscurità,
più che nel sole, rendean marmorea
la tenera carne per poi strapparla
coi duri artigli, le nivee zanne
e le braccia forti. Narro del piccolo
che non fece altro che fuggire Morfeo
nella notte scura, troppo dei rumori
innocui pavido, preda del timore.
Io rivelo come la donna di serpi
sgusciò nel suo nido protetto da scudi
e incantesimi di materni baci
e senza un gemito strappò il cuore
del piccolo uomo reso dal terrore,
e dagli occhi suoi, di scolpito marmo.
Mediti, musa, se il bimbo tremante
si accorse di lei. Vide, il momento
prima della morte, l'ombra dell'ali
di Thanatos scuro? Sentì il respiro
glaciale correre lungo la sua pelle?
No, lui fu strappato come un Giacinto
da Zefiro plumbeo. Non si accorse mai
delle macchie rosse che tinsero crude
quei suoi morbidi petali bianchi.

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