La musichetta era bassa, leggera, seducente. Mi faceva venire in mente un pomeriggio di sole, l'erba che brillava, i fili di luce che ti accarezzano la pelle.
Lanciai uno sguardo al piccolo macchinario che riproduceva la mia playlist preferita. Avevo scelto le canzoni con cura, pensai, le cuffiette inserite nelle mie orecchie. Passai alla canzone successiva, accarezzando con una mano i capelli e tirandoli indietro. Una musica leggera e graffiante.
Aggrottai la fronte. Eppure quella musichetta non la ricordavo proprio. Quando l'avevo messa? Non lo sapevo, ma non sembrava poi così male. Era leggera, dolce, incantevole. Chiusi gli occhi e sprofondai un po' di più nel divano di Draco, abbassando le palpebre. Volevo solo rilassarmi, dopo gli ultimi avvenimenti. La musichetta continuò, seducente. Mi sembrava che delle immagini si stessero formando nella mia mente. Ballerine di danza classica. Principesse con coroncine e lunghi abiti. Cavalieri intenti a duellare. E poi la musica cambiò, divenne più rapida, meno dolce, quasi... aggressiva. Lo stomaco mi si chiuse in una morsa dolorosa come se avessi ricevuto una pugnalata. Immagini orribili. Sangue, lacrime, graffi. Mi strappai le cuffiette dalle orecchie. Fu un gesto istintivo. Orrendamente istintivo. E tremavo. Tremavo molto. Sentivo la gola chiusa, come se qualcuno mi stesse strangolando. Mi alzai e inspirai a fondo, concentrandomi sul battito furioso del mio cuore. Il senso di malessere diminuì senza però scomparire del tutto. Quello che era appena successo mi lasciò turbata. Molto turbata. Cosa stava accadendo? Oh, certamente stavo esagerando. Presto tutto sarebbe passato. O perlomeno lo speravo.
Era passata un'ora, ma continuavo a sentirla. Quell'odiosa musichetta. Draco parlava, ma io non riuscivo ad ascoltarlo. Seduto davanti a me, al tavolo della cucina, muoveva le labbra languidamente. Io però ero distratta da quella stupida canzoncina. Mi graffiava i timpani. Feci una smorfia. Era quasi dolorosa. Mi portai involontariamente le mani alle orecchie attirando lo sguardo sorpreso e preoccupato di Draco.
-Che succede?- mi chiese, socchiudendo gli occhi e riducendoli a due fessure.
-Nulla- scossi la testa.
Fu inutile. Draco mi capiva. A volte quel suo capirmi era quasi pericoloso. -Lo sai che non accetto una bugia- si spinse in avanti e mi scostò, con un gesto lento e delicato, una ciocca dal viso. -Che ti succede, Granger?-
-Lo sai che non ti sopporto quando mi parli così- borbottai.
-Non è un problema mio- rispose, facendo spallucce, ma non distogliendo lo sguardo.
-Quando mai è un tuo problema e... ahia!- gemetti. Un coltello che mi si conficcava nelle tempie, ecco cosa mi sembrava di avere!
Lo sguardo grigio di Draco sgranò. -Ora inizio a preoccuparmi sul serio... che succede?- si alzò, fece il giro del tavolo e le sue mani scesero ad afferrarmi le spalle. Mi sentii piccola e debole davanti a lui. Una bambina. Odiavo quella sensazione, quella mancanza di controllo, quella... ahi! Aggrottai la fronte e chiusi gli occhi. Faceva male. -Granger... cosa succede?-
-Ho scaricato una canzone- ammisi -e... continuò a sentirla- feci una smorfia. Faceva male, tanto male che non riuscivo a ragionare. Fui assalita dalla nausea, che quasi mi fece piegare in avanti. Non riuscivo più a sopportarlo.
-Devi dirmi tutto- disse Draco, scuotendomi dolcemente.
Annuii debolmente. -Si tratta di una musica... non finisce più... io non ce la faccio più... - gli occhi mi bruciavano per le lacrime.
Lo sguardo grigio di Draco si fece dolce. -Ci penso io, Hermione- mi aiutò ad alzarmi e mi accompagnò, un braccio intorno alla vita, fino al divano, dove caddi, esausta. -Va tutto bene, Hermione-
Hermione? Mi chiamava per nome e non Granger? Allora la situazione era davvero drammatica, pensai, un attimo prima di scivolare nelle tenebre.
Il punto di vista di Draco
-Tu resta qua... io troverò qualcosa- dichiarai, fingendomi sicuro di me. Hermione però già dormiva. O era svenuta. Il suo volto continuava a contorcersi, come se fosse preda di un orribile dolore.
E ora a chi potevo rivolgermi? Non lo sapevo. Non avevo più molti amici da quando... le immagini della battaglia mi esplosero davanti. Succedeva spesso ultimamente. Non era quello però il momento per perdermi nel passato. Dovevo pensare a Hermione. Lei era l'unica cosa davvero importante. Dovevo mantenere la calma e soprattutto essere lucido. Molto lucido.
Dove potevo trovare informazioni utili? Naturalmente in biblioteca. O perlomeno non mi veniva in mente un posto migliore, per cui decisi di cominciare da lì. Hermione avrebbe fatto così. Le lanciai uno sguardo. Era pallida, con il viso contorto dal dolore. Mi sembrava di essere io stesso ad essere ferito. Ricacciai indietro le onde di dolore. Non era il momento.
Dopo un'ora di ricerche, seduto al tavolo della biblioteca, avevo mal di testa, la nausea e gli occhi che mi bruciavano. Però forse qualcosa lo avevo scoperto. Il pifferaio magico. Aggrottai la fronte. A quanto pareva questo essere diffondeva una musichetta che, una volta ascoltata, non si riusciva a eliminare in nessun modo e ti entrava in testa fino a farti... impazzire. Il cuore mi si strinse in una morsa. Deglutii, scacciando i brutti pensieri, c'era sicuramente un modo per risolvere la questione... e avevo proprio intenzione di far fare una brutta fine a quel pifferaio. La soluzione forse era lì, scritta nero su bianco.
Dovevo evocare il pifferaio magico e costringerlo a togliere la maledizione... semplice. No, non era semplice. Era un disastro! Non potevo però arrendermi. E non dovevo scoraggiarmi... in fondo questo pifferaio magico non poteva poi essere così terribile, no? Non più di me comunque.
Beh, forse sbagliavo. La figura che mi apparve davanti infatti -dopo un lunghissimo ed estenuante rito che comprendeva ceneri, lacrime di gatto e altre mille cose improponibili- era leggermente... inquietante? Terribile? Da incubo? Probabilmente tutte e tre le cose insieme. Si trattava di un essere altissimo e sgraziato, con occhi iniettati di sangue e zanne invece di denti.
-Ehm, il signor pifferaio magico?- domandai, dandomi subito dello stupido perché non avrei dovuto essere così sottomesso. Dovevo essere aggressivo. Attaccare per non essere attaccato. Questo mi aveva insegnato mio padre. Ed era sempre la soluzione migliore. O quasi. Fu sull'onda di questo pensiero che agii. Afferrai il libro e lo colpii con tutta la forza che avevo. Pessima idea, lo compresi quando il pifferaio non solo non cadde a terra, ma mi si lanciò contro. Beh, era un vecchio essere decrepito, io ero giovane e forte, le probabilità erano dalla mia parte. Cosa poteva andare storto? Semplicemente tutto. Ci azzuffammo. Colpi, urla, perfino graffi. Dovevo prendere la bacchetta. Infilai le mani in tasca, colpendo il mio avversario con delle gomitate.
Alla fine ci riuscii. Afferrai la bacchetta... e gliela infilai nell'occhio. Okay, forse il piano iniziale era quello di lanciare un qualche straordinario incantesimo. L'essere fu scosso dalle convulsioni. Io strisciai indietro. Era morto? Non lo sapevo... e non avevo certo voglia di andare a controllare. La stanza si muoveva intorno a me. Ci misi alcuni istanti a capire che ero io che stavo tremando. Menomale che non c'era nessuno. Mi lasciai completamente ricadere all'indietro, permettendomi, solo per un istante, di rilassare i muscoli. Ce l'avevo fatta. Speravo solo di aver fatto in tempo. Hermione. Fu il pensiero di lei che mi fece balzare in piedi. Mi misi a correre, deciso a non fermarmi fino a quando non fossi arrivato a casa.
Mi fermai non appena superai la porta d'ingresso, sorpreso. Si era addormentata. Rimasi così, ad ammirare il suo corpo riverso sul divano. Il vestito era leggermente sollevato. I capelli le ricadevano sul viso, dandole un aspetto infantile. Il suo fisico però era indubbiamente quello di una donna. E che donna! Mi trovai a fare dei pensieri decisamente... oh, c'erano delle priorità. Mi avvicinai, cercando di non fare rumore. Volevo capire se stesse bene, ma non volevo nemmeno svegliarla.
Le posai una mano sulla guancia. Era fresca. Stava bene. La cosa mi rassicurò. Feci per allontanarmi.
-Draco- appena un filo di voce.
Mi voltai e vidi che aveva sollevato leggermente le palpebre. Le iridi castane brillavano. -Riposa, Granger... e basta con la musica, davvero, abbiamo rischiato molto-
-Grazie... io... -
-Riposa, Granger- e, dopo una breve esitazione, mi accoccolai al suo fianco. Fu bello sentire il calore del suo corpo. La sentii scivolare nel sonno... e restai così, ad ascoltare il suo respiro e il battito furioso del mio cuore, perché avevo davvero temuto di perderla per sempre. E perché forse Hermione era casa... ma questo era meglio che lei non venisse a saperlo.
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