Un nuovo mondo

                                                                                        Emma

Dormii come un ghiro. Dopo aver chiamato Tommaso mi sentii più leggera, come se mi fossi tolta un grande peso. Mi svegliai tardi per i miei standard, con una strana euforia addosso, che non provavo ormai da tempo. Mi decisi a tornare in piscina. Quando Fabio, l'istruttore, mi si trovò di fronte, rimase di stucco. Un'ora stile dorso e rana, in modo da non affaticare troppo il fisico. Tornai a casa per pranzo e poi cominciai ad aspettare la chiamata di Tommaso. Quando squillò il cellulare, corsi a rispondere credendo fosse lui. Ma non era lui, era sua sorella, che avevo completamente dimenticato di richiamare.

"Emma scusami per ieri, sono rientrata tardi a Milano e sono uscita a cena con la mia troupe!"

"Figurati Giada, nessun problema, anzi scusami tu per essermi dimenticata di richiamarti prima"

"Dovevi chiedermi qualcosa?"

"No, solo scusarmi per essere andata via senza salutarti e...dovrei dirti anche un'altra cosa: ieri ho chiamato Tommaso e ho accettato la sua proposta!"

Il suo grido dall'altro lato del telefono mi fece capire che fosse molto contenta di questa mia scelta. Iniziò a blaterare di appartamenti, soggiorni e altre diavolerie, a cui io non avevo ancora minimamente pensato.

"Passeremo molto tempo insieme! Vedrai, sarà una bella esperienza! Farò in modo che Tommaso ti riservi il meglio!"

Non so perché, ma quell'ultimo commento mi suonò strano, non positivo. La salutai, in modo molto meno caloroso del suo e attesi ancora l'altra chiamata, quella che mi interessava davvero. C'era un preciso motivo per cui non ero riuscita a resistere a quella proposta, e non era solo una questione di soldi. Quelli mi avevano fatto gola, molta gola, ma il vero motivo è che da troppo nessuno mi considerava, io per prima. Forse questo era lo stesso motivo per cui avevo accettato anche l'intervista. Per quanto il ritorno mediatico e la popolarità mi spaventassero, ero stanca di nascondermi a casa, mangiare, dormire, fare controlli medici. In una parola sopravvivere. L'etichetta della sopravvissuta non me la sarei più tolta di dosso, quindi potevo solo cavalcare l'onda, e prenderne i benefici. Fu nel mezzo di questi pensieri, che lo squillo del cellulare mi riportò alla realtà. Il nome di Tommaso lampeggiò sullo schermo. Lo avevo salvato la sera prima, dopo averlo chiamato. Mi affrettai a rispondere.

"Pronto, Tommaso?"

"Emma ciao, spero di non averti disturbato..."

"Nessun disturbo!" dissi, omettendo che aspettavo la sua chiamata dal mattino.

"Mi chiedevo se mercoledì potessi salire a Milano..."

"Mercoledì? Tra due giorni?"

"Sì, per iniziare ad organizzarci. Magari trovo qualche appartamento in cui tu possa sistemarti per il tempo che passerai qui...ovviamente sarebbe un viaggio spesato, ti prenoterò un posto in treno e manderò qualcuno a prenderti in stazione per accompagnarti in agenzia"

"Oh...sì, ok...mi pare tu abbia tutto sotto controllo!"

"Beh,è il mio lavoro, cerco di non lasciare nulla al caso. Quindi? Posso procedere?"

"Sì, sì, va bene..."

"Domani riceverai la prenotazione e, a questo proposito, dovresti mandarmi la tua email..."

"Lo faccio subito!"

"Perfetto! Ciao Emma, stammi bene! A mercoledì"

"A mercoledì...ciao Tommaso!"

Non mi aspettavo succedesse tutto così in fretta. Sentii salire un po' d'ansia. Mi allungai sul letto e presi a respirare.

Tommaso

Cinque minuti dopo averla chiamata arrivò un suo messaggio con l'indirizzo email. Chiamai Bruno e gli dissi di prenotarmi un posto su un freccia rossa con tratta Roma Termini - Milano Centrale, per il mercoledì successivo. Io continuai la ricerca di appartamenti nei pressi dell'agenzia. Rimasi colpito da uno a cinque minuti a piedi, tanto che decisi di farci un sopralluogo. Sessanta metri quadri, suddivisi in cucinino, soggiorno, camera da letto e bagno. Il prezzo era altino, ma Giada si era raccomandata di trattarla bene, e non volevo deluderla. Mia sorella era la mia famiglia, senza di lei mi sarei di sicuro perso. Dopo la morte di nostra madre, dieci anni orsono, lei diventò la donna di casa. Era appena diventata maggiorenne, io avevo appena preso la laurea magistrale in editoria e giornalismo. Sette anni è la differenza d'età tra me e mia sorella, eppure l'ho sempre considerata più matura di me. È rimasta a vivere in quella casa, con mio padre. Io non ce l'ho fatta, sono scappato dopo aver trovato il primo impiego come giornalista. Tre anni fa ho aperto la mia casa editrice, la D.C.T editori, e non pensavo che avrei raggiunto quel successo. Emma era il mio asso nella manica. Si meritava quell'appartamentino.

Non appena Giada vide le foto se ne innamorò. Tornai in agenzia e chiesi a Caterina di raggiungermi.

"Mercoledì arriva Emma Lisi e settimana prossima iniziamo. Sei pronta?"

"Sempre pronta!"

"Dai, non fare la scema...parlo sul serio!"

"Ho buttato giù una serie di punti su cui basarmi: com' era la sua vita prima dell'incidente, cosa è cambiato dopo, il periodo in ospedale e ovviamente sollecitare nel far uscire tutte le emozioni, soprattutto quelle riguardanti la morte del compagno e del figlio!"

"Ti ho già detto di andarci piano, non dimenticarlo..."

"Non lo dimentico Tommaso, ci andrò cauta!

Mi fidavo di Caterina. Volevo assolutamente fidarmi di lei. Tornai a casa ad ora di cena. Ordinai una pizza e nel mentre mi feci una doccia. Ancora in accappatoio preparai i completi che avrei portato in lavanderia il giorno dopo. Ne guardai bene le varie tasche, per sincerarmi che all'interno non ci fossero soldi e carte varie. Nella giacca che avevo indossato il giorno prima a Roma ritrovai la scontrino del bar in cui io e Emma ci eravamo presi un caffè. Non so perché lo feci, ma mi venne voglia di mandarle le foto dell'appartamento che avevo visto quella mattina. Avevo la sua email , quella che mi ero fatto inviare per spedirle il biglietto del treno di cui si era occupato Bruno. Nel mentre arrivò la mia pizza. Aprii la porta e mi trovai di fronte una ragazzina di diciannove, al massimo venti anni, che si imbarazzò nel trovarmi in accappatoio e ci mise qualche minuto a comunicarmi il prezzo dell'ordine. Le sorrisi e le diedi una mancia di 2 euro. Diavola con salame piccante, che divorai seduto sul divano, accompagnata da una birra. Avevo sempre avuto un certo effetto sulle donne. In più il mio atteggiamento un po' distaccato aveva sempre giocato a mio favore. Ma non era strategia, o una tattica: ero proprio così. Non mi lasciavo mai andare completamente. La natura era stata generosa con me in quanto ad altezza e una muscolatura che mi aveva permesso di evitare sempre la palestra. Mi ero attrezzato a casa, con tapis roulant, qualche peso e tappetino per gli addominali. L'arrivo di una email mi fece riprendere il mio cellulare. Era la risposta di Emma alle mie foto, un  'è bellissimo' accompagnato da una faccina sorridente. Sorrisi complimentandomi con me stesso e mi misi a vedere un po' di tv, restando, come spesso accadeva, addormentato sul divano.

Emma

Mercoledì arrivò prima del previsto. Non vedevo l'ora di vedere dal vivo quell'appartamento che Tommaso mi aveva mostrato in foto due sere prima. Era una novità inaspettata nella mia vita, che mi caricava di energie. Mi sentivo bene, come non mi succedeva da tempo. Dentro di me però sapevo il lavoro che avrei dovuto affrontare, lo sforzo che avrei dovuto fare per non crollare nel ricordare tutto quello che di brutto era successo nella mia vita negli ultimi anni, era davvero grosso. Ma volevo essere positiva e non lasciarmi abbattere dall'ansia. I miei mi accompagnarono in stazione, abbracciandomi più del dovuto. Non era un trasferimento definitivo e non andavo in prigione, ero libera di tornare a trovarli. Ma per loro era comunque un distacco difficile da accettare. Arrivai a Roma e da lì presi l'altro treno, quello che mi avrebbe portato a Milano. Come mi era stato detto trovai ad attendermi un ragazzo, con un paio di occhiali rossi tondi, come la sua faccia.

"Emma è un piacere conoscerti! Io sono Bruno, un collaboratore di Tommaso...diciamo una sorta di braccio destro, un tuttofare, chiamami come vuoi! Al tuo servizio!"

Bruno mi fece subito una buona impressione, era un tipo sicuramente simpatico e pieno di energie. Mi presentai e prese subito le mie valigie, incamminandoci alla macchina. Poi mi accompagnò nel mio appartamento.

"Tommaso mi ha detto di lasciarti del tempo per ambientarti e riposarti dal viaggio. Verrò a prenderti nel pomeriggio e ti porterò in agenzia per presentarti altri pazzi come me e farti prendere confidenza con l'agenzia. Il frigo è pieno, come la dispensa, ma se avessi voglia di pizza, sushi o altro, ti ho preparato una lista con i numeri di vari ristoranti che fanno consegne d'asporto!".

Mi consegnò quel foglio pieno zeppo di nomi e numeri. Non ero abituata a tutte quelle premure, anche se i miei non mi avevano mai fatto mancare nulla. Ringraziai Bruno e lo accompagnai alla porta. Mi tolsi giacca e sciarpa e cercai di ambientarmi. Aprii le finestre: era una giornata nuvolosa e umida, ma un po' di ricambio d'aria non avrebbe fatto male a quelle mura. L'appartamento affacciava sui Navigli. Era un open space, solo il bagno, che si trovava proprio accanto all'ingresso, aveva una porta chiudibile. La cucina e il salottino erano divise solo dall'isola,  mentre la camera da letto era stava ricavata su un soppalco a cui si accedeva tramite una scala di legno chiusa da vetri, come il soppalco stesso. Andai subito a vederla: un letto basso, dei tappeti sul pavimento, un armadio due ante e un comodino tondo, con al di sopra una lamdada dal portalume bianco. Avvisai mia madre di essere arrivata e di stare bene. Avevo parecchio tempo a disposizione, quindi pensai di prepararmi qualcosa da mangiare , riposarmi e cambiarmi per andare in agenzia. Immaginai però che Bruno fosse uno puntuale e a cui non piaceva perdere tempo, quindi accantonai il riposino. Alle quattro sentii suonare alla porta e la faccia tonda e sorridente di quel simpatico tuttofare mi si palesò davanti. Presi giacca e sciarpa e lo seguii. L'agenzia era molto vicina al mio appartamento, avrei potuto raggiungerla anche a piedi. Prendemmo un ascensore per quattro piani e non appena le porte si aprirono venni investita dal caos: telefoni che squillavano, gente che correva da una parte all'altra e libri e carta ovunque. Cercai di stare il più vicina possibile a Bruno per non perdermi in quei corridoi, quando finalmente entrammo in un ufficio vuoto.

"Tommaso ti raggiungerà a minuti, puoi aspettarlo qui!", disse , uscendo velocemente.

Immaginai quello dovesse essere il suo ufficio: mobili neri, divani in pelle sempre nera, scaffali pieni di libri e una grande scrivania di legno massiccio proprio al centro. In quella stanza regnava un ordine quasi maniacale che contrastava enormemente con il caos all'esterno. Restai in piedi, sfregandomi le mani e non curiosando troppo in giro, cosa che mi sarebbe piaciuta tanto fare. Dopo circa cinque minuti qualcuno bussò ed entrò prepotentemente nella stanza.

"Tom... oh , non è ancora arrivato... tu devi essere Emma, vero? Io sono Caterina, piacere!"

Una ragazza giovane, alta, con un bel fisico e i capelli neri legati in una crocchia tenuta su da una penna, mi venne davanti tendendomi la mano. Occhi azzurri, limpidi, e un sorriso furbetto sulle labbra: una ragazza che di sicuro sapeva il fatto suo. Mi disse di sedermi accanto a lei sul divano e mi chiese se gradivo qualcosa da bere. A dire il vero un caffè non mi sarebbe dispiaciuto e glielo dissi. Uscì lasciandomi di nuovo lì in attesa. Dopo qualche secondo la porta si aprì di nuovo e vidi entrare Tommaso. Mi alzai subito, lui era assorto a controllare dei documenti e all'inizio non si era neanche accorto della mia presenza.

"Oh, Emma...scusa, non ti avevo notata...è molto che aspetti?"

"Ciao Tommaso, no non molto, una decina di minuti..."

Posò quei documenti sulla scrivania e proprio in quell'istante rientrò Caterina con i caffè.

"Cate, grazie del caffè!", disse lui, quasi strappandole dalle mani un bicchierino. Lei alzò un sopracciglio, probabilmente quel caffè lo aveva preparato per lei , servì il mio e fui quasi tentata di cederglielo, ma Tommaso la chiamò subito per spiegarle un lavoro da fare di lì a poco.

"Mi fa piacere vi siate già conosciute. Emma, tu e Caterina passerete molto tempo insieme, sarà lei che si occuperà della stesura del tuo libro. Pensavo di farvi iniziare lunedì, che ne dici?"

"Oh, sì, va bene..."

"Perfetto, così hai tempo per ambientarti qui a Milano, ci sei già stata?"

"No, veramente è la prima volta!"

"Allora spero che il tempo sia clemente e che ti dia la possibilità di farti un giro in questi giorni...potresti sentire mia sorella, sono sicuro che sarebbe felice di farti da guida!"

Pensai che non fosse una cattiva idea, avrei considerato quei giorni come una breve vacanza. Caterina ci lasciò, salutandomi con due baci sulle guance, ed io e Tommaso restammo soli, ma per poco. Notai lo sguardo di Tommaso posarsi sul fondoschiena di quella ragazza. Aveva davvero un bel fisico, non c'erano dubbi, e lui era pur sempre un uomo libero. Almeno credo.

"Mi sarebbe piaciuto trattenermi di più Emma, ma mi hanno incastrato in una riunione dell'ultimo momento e per giunta ho un tremendo mal di testa!"

Estrassi dalla mia borsa una delle tante medicine che mi portavo dietro e gli diedi una pillola.

"Tieni, prendi questa... "

"Oh, non sai quanto ne abbia bisogno, grazie!", disse, prima di inghiottirla con una sorsata d'acqua.

Mi riaccompagnò fuori, nella bolgia infernale di quella casa editrice, mi accarezzò un braccio per salutarmi e sparì nell'ascensore. Prima che le porte si richiudessero mi disse:  "Cerca Bruno e fatti riaccompagnare al tuo appartamento!"

 Pensai che non sarei mai riuscita a trovarlo .

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