Tempo di scelte
Tommaso
Non la conoscevo bene e non potevo affermare che la sua situazione finanziaria fosse da risollevare, ma ricordai che poche ore prima mi aveva detto di essere disoccupata. Immaginai che in parte fosse dovuto alla sua condizione fisica che le impediva di lavorare. Ma comunque non mi sembrò il caso chiedere. Ripercorremmo la strada a ritroso, per tornare alle nostre macchine, parcheggiate ancora davanti l'hotel. La vidi prestare attenzione verso un artista di strada: suonava la chitarra, se non erro Wonderwall degli Oasis.
"Ti piace la musica?", le domandai.
"Si,molto...avrei voluto lasciargli una mancia, ma ho dimenticato la mia borsa in macchina...", disse assorta nell'ascolto.
Mi frugai nelle tasche e ne estrassi due euro. Mi avvicinai alla custodia della sua valigia e li gettai dentro, andandosi a sommare ad altre monete. Tornai vicino a lei, mi sorrise e mi ringraziò. Una volta raggiunto l'hotel, la accompagnai alla sua macchina.
"Questo è il mio biglietto da visita...prenditi qualche giorno e poi mi comunicherai la tua decisione".
Non rispose, si limitò ad annuire.
"Ciao ,Emma..." , salutai banalmente.
"Ciao Tommaso...salutami Giada", mi rispose.
Salì in macchina e andò via, mentre io raggiunsi mia sorella. Lei e la sua troupe stavano lasciando l'albergo per andare a pranzo e così mi aggregai a loro.
"Ehi, ma che fine avevi fatto? Ho provato a chiamarti, ma il tuo cellulare pareva morto!"
Lo estrassi dal taschino della giacca, ed effettivamente mi resi conto si fosse scaricato. Attaccai la power bank e iniziai la lettura dei messaggi e delle chiamate perse.
"Allora? Che ha deciso Emma?"
"Nulla...deve pensarci...ma credo che il guadagno che ne potrebbe ricavare l'abbia attirata e non poco"
"Beh, i soldi fanno gola a tutti..."
"Sai per caso in che condizione finanziaria si trovi?"
"No, non saprei...ma quando è ripartita? Pensavo venisse a salutarmi..."
"Ha chiesto a me di salutarti... lo avevo dimenticato..."
"Umm...ok...mi richiamerà...e se non dovesse farlo è tutta colpa tua!"
Giada incrociò le braccia al petto e mi superò, sculettando per darsi un tono da super donna che aveva sempre ragione. Lo faceva spesso e quella cosa mi infastidiva non poco. Però quella volta non riuscii a darle torto. Ero decisamente partito con il piede sbagliato con Emma.
Emma
Il viaggio di ritorno fu molto più lungo. Incontrai traffico, tanto da essere costretta a fermarmi nel primo autogrill che incontrai per mangiare qualcosa. Lo stomaco reclamava cibo. Presi una piadina al prosciutto e una bottiglietta d'acqua, e mi rimisi in viaggio. Rientrai a casa che era pomeriggio inoltrato. Mio padre e mia madre erano in salotto davanti la tv e appena mi videro mi chiesero subito come mi sentissi, e se il viaggio mi avesse spossata troppo. Li tranquillizzai, ma in realtà mi sentivo abbastanza stanca. Andai in camera , presi la mia tuta da casa e lanciai le scarpe. Avevo bisogno di una doccia e di distendermi. Nello sfilarmi i jeans cadde dalla tasca posteriore il biglietto da visita di Tommaso. Lo raccolsi e lo depositai sulla mia scrivania. Ero molto tentata nell'accettare la sua offerta, i guadagni erano da capogiro. Ma restava il fatto che la mia vita sarebbe stata sbattuta alla mercé di tutti, ed ero tremendamente angosciata dalle ripercussioni che questo avrebbe avuto su di me. Uscita dalla doccia misi la mia crema cicatrizzante: quella cicatrice non sarebbe mai scomparsa, ma in questo modo tenevo la pelle idratata. Lo specchio non era mai stato un problema per me, ma dopo quell'incidente lo divenne. Non mi piaceva l'immagine che mi rimandava, la mia espressione mesta, il mio pallore, le mie occhiaie. E quei segni sul mio corpo che continuavano a ricordarmi ciò che era successo...e di conseguenza tutto quello che avevo perso. Mi guardai e sperai che il mio viso fosse stato più rilassato quella mattina. Ero stanca di passare per la povera sopravvissuta. Raggiunsi i miei per cena.
"Allora Emma...come è andata oggi?", mi chiese mio padre.
"Mi hanno proposto di scrivere un libro...per raccontare la mia storia..."
Calò il silenzio, rotto solo dal sottofondo della tv.
"Eh...tu che hai detto?", chiese mia madre.
"Che devo pensarci...'.
Mi guardavano in modo strano. Mio padre era in pensione da qualche anno, mia madre era casalinga. Io non lavoravo e percepivo una minima pensione di invalidità. Quei soldi facili non sarebbero stati rimpianti da nessuno.
"Se va bene, guadagnerei molti soldi..."
"Vuoi accettare?", chiese mio padre.
"Sono tentata...ma ho bisogno di sapere cosa ne pensate voi...perché inevitabilmente avrò un ritorno mediatico, e ci finireste in mezzo anche voi".
"La vita è tua Emma...sei tu a decidere cosa farne delle tue esperienze", rispose mia madre, sorprendendomi.
Giocherellai con una mollica di pane per qualche minuto, sovrappensiero. Aiutai mia madre a sparecchiare e mi ritirai nella mia camera, esausta. Mi allungai sul letto e azionai 02, aspettando che compisse il suo dovere. Dopo qualche minuto di immobilità, iniziai a sentirmi meglio. Mi ricordai di Giada, le avevo detto che l'avrei chiamata. Mi alzai per prendere il mio cellulare nella borsa. Il display segnava le 21. Mi rispose la segreteria, quindi le scrissi un messaggio dicendole di essere rientrata a casa sana e salva e che avrei provata a richiamarla il giorno dopo. Stavo per spegnere il cellulare, quando quel biglietto da visita attirò di nuovo la mia attenzione. La notte avrebbe portato consiglio? Forse non serviva neanche aspettare. Avevo già deciso cosa fare.
Tommaso
Ero rientrato a Milano alle 9. Avevo fame ed ero stanchissimo. Mi ripromisi di non viaggiare più in macchina, e di prendere un treno come tutti, risparmiando tempo e scocciature del traffico. Andai di corsa in bagno e mi feci una doccia. Uscii a piedi nudi e in accappatoio, dirigendomi in cucina. Aprii il frigo e decisi di prepararmi qualcosa di veloce, un panino accompagnato con dell'insalata. Era davvero troppo tardi per perdere anche del tempo a cucinare. Mi versai anche un bicchiere di vino rosso, che legava bene con la fesa di tacchino all'interno di quelle due fette di pane . Il mio cellulare prese a squillare. Mi alzai leggermente infastidito: mancavano venti minuti alle 10 e ancora c'era chi aveva il coraggio di chiamarmi. Quel numero che lampeggiava sul mio schermo non era tra i miei contatti. Pensai di non rispondere, ma la curiosità di sapere chi fosse fu più forte.
"Sì?"
"Ehm, Tommaso? Sono Emma...Lisi, scusa per l'ora..."
Restai sorpreso quando sentii la sua voce dall'altro capo del telefono.
"Emma, ciao...non mi aspettavo una tua chiamata...non così a breve insomma..."
"Già, neppure io pensavo che avrei preso questa decisione così in fretta..."
"Quindi hai deciso?"
"Si...accetto la tua proposta..."
Fui molto contento per quella decisione. Sapevo che poteva venirne fuori un bel lavoro. Quel libro sarebbe stato un grande successo, non ne avevo dubbi. Non nascosi il mio entusiasmo neppure con lei. Le dissi che l'avrei ricontattata il giorno dopo e le avrei spiegato come ci saremmo mossi nei prossimi giorni. La ringraziai, forse più di una volta, e le augurai la buonanotte. Tornai verso l'isola della mia cucina, mi versai un altro bicchiere di vino e lo bevvi tutto d'un fiato. Mi sentivo ricaricato, euforico. Dopo quella bella notizia non avevo proprio voglia di andare a dormire così presto, per giunta da solo. Composi quel numero, come ormai succedeva spesso negli ultimi mesi. Una voce bassa e tremendamente sexy mi rispose dopo soli due squilli.
"Ciao bell'uomo...a cosa devo questa chiamata?"
"Dove sei Cate?"
"In un locale con degli amici... altri scrittori pazzi come me"
"Ti va di raggiungermi? Dobbiamo festeggiare!"
"Aspetta: la Lisi ha accettato la proposta?"
"Mi ha appena chiamato per dirmelo!"
"Metti una bottiglia in frigo! Tra 10 minuti sono da te".
E difatti, dieci minuti dopo, il mio campanello suonò. Avevo avuto appena il tempo di mettere una bottiglia di champagne in freezer e indossare un paio di boxer. Non avevo bisogno di molti vestiti, tanto li avrei comunque indossati poco. Non appena aprii la porta mi bastò guardare i suoi occhi, per capire che anche lei aveva la stessa mia voglia. Mi saltò addosso, allacciando le sue gambe attorno ai miei fianchi e le braccia dietro al collo. Tra di noi era tutto così fisico, frenetico. E ad entrambi andava bene così. Il sesso era appagante, e non avevamo nessuna voglia di complicarci la vita con una relazione normale, andando ad abitare insieme, dividendoci le bollette da pagare, la spesa e magari comprarci un cane. Bastava lavorare insieme, e divertirci di notte, quando ne avevamo voglia. Era quasi sempre lei a venire da me, e non sempre restava a dormire. In agenzia tutti erano a conoscenza del nostro rapporto poco professionale, ma nessuno metteva naso nella mia vita. Erano tutti ben pagati per lamentarsi della poco professionalità dell'editore e direttore di una delle case editrici di maggior successo di Milano. Avevo sudato per arrivare dov'ero, e non ero ancora soddisfatto. Caterina era brava, e non veniva a letto con me per ottenere una promozione, cosa che per altro io non le avrei dato così facilmente. Eravamo ancora sudati e stremati, quando le feci quella domanda.
"TI va se la affido a te?"
"Stai parlando della Lisi?"
"Si...vorrei che ti occupassi tu di lei: dovrai ascoltare la sua storia e farne uscire qualcosa di buono, davvero buono! Magari anche Bruno potrebbe darti una mano..."
"Vuoi farmi commuovere stasera, Tommaso?'
"Ormai mi fido di te...sei brava nel tuo lavoro"
"Solo nel mio lavoro?"
"Non solo...ecco perché sei qui infatti!"
"Sei uno stronzo!" , disse ridendo.
"E tu una cattiva ragazza...e a me piacciono tanto le cattive ragazze!", le dissi, dandole un morso sul sedere.
Guardai la sveglia: era mezzanotte.
"Meglio se dormiamo..."
"Resto qui?"
"Si, ti lascio tutto il letto..."
"Sai che ci entreresti anche tu, vero?"
"Cate, sai che ho difficoltà a dormire insieme a qualcuno..."
"Umm...ok,come vuoi..comunque me ne occupo io della Lisi,puoi fidarti!"
"Ho solo una precauzione da farti: è molto emotiva...cerca di far uscire tutta la tua empatia e solidarietà femminile..."
"E magari tengo per me il fatto che scopiamo...non sia mai sia anche puritana!"
"Forse è meglio..."
Posò la testa sul cuscino, si addormentò all'istante, mentre io lasciai la stanza ed andai a dormire sul divano.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top