La quiete prima della tempesta


Tommaso

Mi ero alzato con un terribile mal di testa. Scolarmi una bottiglia di champagne non era stata una grande idea. Mi infilai sotto la doccia, e l'acqua calda mi fece riprendere dal post sbornia. Ricordavo poco, o meglio, i ricordi si fermavano a Cate che entrava in casa e che iniziava a spogliarsi. Ma non mi ci volle un genio per capire cosa potesse essere successo dopo. Andai in cucina e misi a fare il caffè. Nel mentre recuperai il mio cellulare e andai a vestirmi. C'era una chiamata persa di Maria e vari messaggi. Quello di Maria mi chiedeva di richiamarla. Uno di Giada che mi diceva le servivano dei documenti, e altri di Bruno per alcuni problemi da risolvere in agenzia. Ma che ore erano? Mi accorsi che erano già le nove ed ero in ritardissimo. Mi vestii al volo, avrei richiamato Maria in macchina, mentre risposi velocemente a Giada dicendole di passare lei a casa a prenderli perché io sarei stato fuori tutto il giorno. Tornai in cucina, presi la tazzina col caffè da sotto la macchinetta e lo bevvi amaro. Ritrovai le chiavi dell' auto sul divano e uscii. Prima di partire inserii l'auricolare bluetooth e avviai la chiamata a Maria.

"Tommaso, ma che fine hai fatto?"

"Scusa Maria, ho avuto una serata complicata...dimmi tutto, hai scoperto qualcosa?"

"Sì: Russo ha fatto delle allusioni sul tuo reale interesse verso Emma..."

"Spiegati meglio!"

"Non mi ha detto proprio le parole esatte, ma ho capito che abbia alluso al fatto che in realtà tu voglia solo portartela a letto, e che a lei vada bene questa cosa per sfruttare l'onda del successo..."

"Bastardo!"

"Tommaso si sa che queste storie tragiche, come quella di Emma insomma, vendono bene...è normale che una ragazza di ceto medio, come lei, veda una grande opportunità di guadagno e non se la lasci sfuggire! Come è normale che dal di fuori questo suo comportamento venga giudicato sconsiderato da parte dei puritani..."

"Maria fermati, ti prego! questo non giustifica quell'imbecille! Come si permette di giudicare la mia vita o le scelte di una ragazza? Anche mia sorella è una giornalista e non fa queste cose!".

"Giada è un altro mondo, non scrive notizie scandalistiche!", disse Maria, facendosi una risata.

"Se potessi lo denuncerei per diffamazione...ma gli darei ancora più visibilità, preferisco non fare nulla, almeno non pubblicamente!"

"Tommaso, non sporcarti le mani, non ne vale la pena!"

"Adesso devo andare Maria, ci risentiamo!".

Riagganciai prima che potesse salutarmi a sua volta, o aggiungere altro. Forse avevo chiuso la chiamata proprio per quello, perché non volevo che aggiungesse altro. Salii in agenzia e andai diretto al mio ufficio, chiudendo la porta. Ma Bruno era sempre dietro l'angolo, e anche se non mi vedeva riusciva a fiutare l'odore del mio arrivo. Lo ascoltai chiedendogli di essere veloce e lo liquidai in pochi minuti, dandogli le dritte di cui aveva bisogno. Avevo una riunione alle undici, un pranzo di lavoro e un'altra riunione alle tre. Mancava ancora qualche minuto alle dieci, quindi avevo un'ora a disposizione per andare a fare due chiacchiere con quel giornalista. Mentre uscii dal mio ufficio notai Caterina venirmi incontro.

"Ehi buongiorno...posso parlarti un momento?"

"Vado un po' di fretta...che succede?"

Mi fece cenno di seguirla nel suo ufficio e chiuse la porta.

"Ho perso uno degli orecchini che mi hanno regalato i miei per il mio compleanno. Ci tengo troppo, potresti controllare se fosse caduto nella tua cucina ieri notte? Sei stato un po' irruento, sai..."

Le scostai i capelli dietro alle orecchie, guardandomi prima attorno per sincerarmi che nessuno ci stesse osservando. Notai quell'orecchino dalla pietra verde sul lobo destro, e il sinistro ne era privo.

"Scusami per ieri, ero brillo e avevo passato una brutta serata...vieni a cena da me stasera? Mi faccio perdonare, ti cucino qualcosa di buono!"

"Alle otto?"

"Alle otto!"

Mi sorrise e io feci lo stesso, poi uscii e tornai sulla tabella di marcia. Purtroppo, giunto alla redazione del giornale per cui lavorava Russo, non ebbi la fortuna di trovarlo. Ma lo avrei beccato di sicuro l'indomani. Andai alla prima riunione, poi al pranzo e poi alla successiva riunione. Si fecero le cinque, quindi decisi di non tornare in agenzia e di andare a comprare qualcosa per la cena, magari del pesce. Tornai a casa, sistemai le buste sull'isola della cucina e l'orecchino di Cate pareva stesse proprio aspettando me. Possibile non lo avessi visto quella mattina? Per quanto potessi essere ancora rintronato, non mi sarebbe sfuggito quel luccichio. Mi ricordai che Giada doveva passare a prendere i documenti, forse lo aveva trovato lei e lo aveva spostato. La chiamai nel mentre mi cambiavo, mettendomi una comoda tuta.

"Ciao fratello, che succede?"

"Giada sei passata a prendere i documenti che ti servivano oggi?"

"Yes...perché?"

"Hai trovato un orecchino e lo hai posato sull'isola in cucina?"

"Oh,no, non sono proprio andata in cucina...ci ho lasciato Emma lì..."

"Emma?"

"Sì, l'ho portata a vedere il Duomo, la Galleria...abbiamo passato mezza giornata insieme...a proposito, mi ha raccontato della serata da Maria e di Russo..."

"Che ti ha detto?"

"Che Russo l'ha avvisata del fatto che tu voglia portarla a letto..."

"Ascolta adesso ho da fare, ci sentiamo domani ok?"

"Ok, tutto apposto Tommaso?"

"Si, forse...non lo so...devo andare ciao!"

Era stata Emma a trovare l'orecchino? Lo aveva poggiato lei sull'isola della cucina? Misi il salmone a marinare e lo riposi in frigo, lavai l'insalata e la misi a scolare sul lavello. Impostai il timer del forno, dopo aver programmato il tipo di cottura per l'orata e le patate. Presi la bottiglia di vino bianco che avevo comperato nella mia enoteca di fiducia, e la riposi in frigo a rinfrescare. Misi quell'orecchino in tasca. Poi presi una giacca di jeans, le chiavi della macchina e uscii di casa. Dovevo parlarle.

Ma proprio mentre uscivo dal portone dell'edificio mi quasi scontrai con Caterina. Cosa ci faceva sotto casa? Dovevamo vederci circa due ore dopo.

"Ehi bell'uomo, dove vai così di corsa?", mi chiese dandomi un bacio sulla guancia.

"Ho dimenticato di fare una cosa...ma come mai sei già qui?"

"Non avevo nulla da fare e pensato ti servisse una mano in cucina". Le lasciai le chiavi di casa e le chiesi di aspettarmi su, non ci avrei messo molto. Forse .

"Oh, Tommy, hai per caso controllato se in casa fosse caduto il mio orecchino?", mi chiese mentre saliva i primi gradini.

Mi frugai in tasca: perché lo stavo portando con me? Mi avvicinai a lei e glielo restituii. Fu sollevata nel vederlo, ti tirò per la giacca e mi diede un bacio a stampo, poi continuò a salire velocemente le scale. Ed io andai a 'fare una cosa che avevo dimenticato di fare'.

Emma

Fui svegliata da qualcuno che bussava alla porta. Mi alzai parecchio rintronata e scesi di sotto. Quando aprii mi ritrovai davanti Tommaso, in giacca di jeans e tuta. Mi sentii in soggezione: ero scalza, con i capelli in disordine e gli occhi impastati di sonno. Lui invece era fin troppo perfetto.

"Tommaso...prego, entra! E scusa per il mio aspetto..."

"Ti ho svegliata?"

"A dire il vero si, ma hai fatto benissimo! Tre ore per un riposino sono davvero troppe!"

"Giada ti ha fatto stancare? L'ho sentita prima, mi ha detto che questa mattina siete uscite insieme..."

"Beh...è stata una bella mattinata, un po' stancante, si, ma assolutamente da rifare...il Duomo e la Galleria sono bellissimi!"

Gli chiesi se volesse un caffè. Accettò e decisi di prepararne uno anche per me, per svegliarmi del tutto. Ci accomodammo sul divano.

"Vorrei chiarire quello che è successo ieri...", mi disse.

"Non mi devi spiegazioni Tommaso, è la tua vita...Giada ti ha parlato di quello che le ho raccontato?"

"Voglio farlo Emma, perché dovremmo lavorare insieme e non voglio che tu abbia dubbi sulla mia buona fede! Giada mi ha raccontato delle allusioni di quel Russo, e ne ho sentite tante sul mio conto, ma posso assicurarti che non ho secondi fini con te, come non ne ho mai avuti con altri miei clienti o dipendenti".

Apprezzai molto le sue parole. Mi fecero capire che forse sul lavoro era davvero serio e ci teneva a chiarire personalmente con me. Bevve il suo caffè e mi restituì la tazzina, alzandosi.

"Beh allora...io vado! Ci vediamo in questi giorni..."

"Ah Tommaso, a questo proposito...ho deciso di tornare a casa per il fine settimana...visto che avremmo iniziato a lavorare lunedì ho pensato di approfittarne, non so quanto mi impegnerà il libro nei prossimi mesi..."

"Oh...ok...sai già a che ora parti?"

"A dire il vero no, ma mi accompagnerà tua sorella in stazione..."

"Avrei dei documenti da farti firmare, potresti passare in agenzia prima di partire? Almeno velocizziamo alcune pratiche burocratiche..."

"Ok ci provo! Allora...buona serata!"

"Anche a te Emma..."

Restai lì a guardarlo mentre andava via. Avevo voglia di chiedergli se avesse impegni per cena, ma qualcosa mi fece desistere dal domandarglielo. Rientrai in casa e decisi di usare uno dei numeri della lista di Bruno per ordinarmi una pizza, che mangiai seduta sul divano, davanti la tv.

Tommaso

Di sicuro si era immaginata una serata diversa, e anche io. Dopo aver cenato ci mettemmo sul divano a guardare un film e io iniziai a sentirmi poco bene. Avevo freddo e dolore alle ossa, e un senso di spossatezza crescente. Cate mi diede del paracetamolo e mi rimboccò le coperte. Si offrì di farmi da infermiera, ma non volevo infettarla. Lunedì avrebbe dovuto iniziare un lavoro troppo importante per l'agenzia. E in quel momento di ricordai di Emma e dei documenti che le avrei dovuto far firmare la mattina dopo. Non sarei riuscito ad andare in agenzia in quelle condizioni. Avevo una sola speranza: Caterina.

"Potresti farmi un piacere? ci sono dei documenti nel mio ufficio che dovrei far firmare ad Emma...domani mattina dovrebbe passare in agenzia, io non so se riuscirò a venire a lavoro...puoi pensarci tu?".

"Certo, nessun problema!"

Proprio in quel momento arrivò una chiamata sul mio cellulare: mia sorella Giada.

"Ehi Tom? Che combini, disturbo?"

"Sono a letto con la febbre alta..."

"Oh, povero fratellino! ascolta Emma domani mattina torna a casa sua..."

"Lo so, l'ho vi... sentita prima, mi ha scritto un messaggio lei...", dissi in imbarazzo, quando incrociai lo sguardo di Cate, salvandomi quasi in calcio d'angolo.

"La accompagno io in stazione, alle otto", mi disse Giada tutto d'un tratto.

"Alle otto? Così presto?", risposi, con Cate che continuava a guardarmi perplessa.

"Sì, perché? C'è qualche problema?"

"Avrei dei documenti da farle firmare prima che parta".

Caterina si sedette sul letto e dal labiale capii che stava cercando di dirmi che ci avrebbe pensato lei. Salutai mia sorella e mi raddrizzai un po' per ascoltarla: il paracetamolo iniziava a fare effetto.

"Allora che dici se vado io domani mattina presto in agenzia, e glieli faccio firmare io?"

"Dici sul serio?", risposi sorpreso.

"Certo! Ti lascio riposare! Per oggi...quindi cerca di riprenditi presto!", mi disse con quello sguardo sbarazzino e dandomi dei baci sul collo. Uscì dalla stanza e, dopo aver sentito la porta chiudersi, mi addormentai.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top