Giocando a fare gli investigatori
Emma
Non riuscivo a capire: che stava succedendo? Guardai Giada che guidava, silenziosa. Ma era il suo sguardo preoccupato a parlare.
" Che sta succedendo? Dimmelo!", le dissi guardando il suo profilo corrucciato.
Estrasse il cellulare dalla sua tasca e mi disse di cercare nella cronologia l'ultima voce della ricerca. Lessi quell'articolo, vidi quelle foto, sempre più perplessa.
" G.R.: è Russo?", le chiesi.
" Ovviamente...", rispose riducendo gli occhi a due fessure.
" Tommaso lo ha visto?", chiesi preoccupata.
" Non lo so...ho paura anche a chiamarlo!", rispose sospirando.
Se non lo voleva fare lei, lo avrei chiamato io. Presi il mio cellulare e feci partire la chiamata. Tre, quattro, sette squilli a vuoto. Poi partì la segreteria. Riagganciai, grattandomi la testa.
" Giada non possiamo lasciarlo..."
" Ci pensa Bruno a trovarlo!", mi disse, bloccandomi subito.
" Non è lo stesso! Non lo voglio lasciare solo! E se facesse qualche sciocchezza?", le dissi cercando di far leva sulla sua compassione.
" Emma, ti faranno a pezzi! Questo è il mio lavoro, so come vanno queste cose! Non potresti mettere piede fuori casa! E nella tua condizione sarebbe peggio: se scoprissero che sei incinta non si farebbero problemi a usare questa gravidanza come fonte di scoop!".
Non era così che avevo immaginato il mio rientro a Frosinone. Doveva esserci Tommaso al posto di guida, sarei dovuta rientrare a casa con lui al mio fianco, avremmo comunicato la bella notizia ai miei genitori e passato la serata insieme. La nausea tornò a infastidirmi, quindi decisi di chiudere gli occhi e presi a massaggiarmi la pancia. Quando sentii una mano posarsi sulla mia, mi ridestai.
" Sto solo cercando di proteggerti...ti prometto che non succederà nulla a Tommaso e che farò di tutto per riuscire a scoprire perché Russo ce l'abbia così tanto con mio fratello!", mi disse Giada rivolgendomi uno dei suoi sorrisi teneri e comprensivi, come quello che le avevo visto il giorno dell'intervista. Poi chiusi di nuovo gli occhi e mi addormentai.
Tommaso
Mentre ero in macchina, diretto a casa di Caterina, mi arrivarono una serie di messaggi e chiamate. Non gli diedi peso finché non parcheggiai sotto casa della mia ex e, non notando la macchina, decisi di aspettarla. Controllai le chiamate: Emma e Bruno. Nei messaggi invece, inviati da alcuni miei dipendenti, c'erano dei link da aprire. Mi resi conto che era lo stesso articolo: c'eravamo io e Caterina che litigavamo in strada, la firma del solito Russo in chiusura . Lessi velocemente quelle poche righe, sentendo la rabbia crescere. Non avevo mai creduto alle coincidenze. Ma quella volta facevo fatica ad essere così razionale: se non si fosse trattato di caso, voleva dire che Caterina era complice di quel mercenario di Russo. Le avevo fatto davvero così male da meritare quella vendetta? I minuti passavano e di Caterina neppure l'ombra. Fremevo dal nervoso, quindi provai a chiamarla. Il cellulare risultava staccato. Gettai il mio sul posto del passeggero. Non era in quel modo che avevo immaginato il proseguo della giornata. Ripensai ad Emma, che probabilmente in quel momento era in autostrada diretta verso Frosinone. Chiamai Giada, che mi rispose dopo appena due squilli.
" Tom, dove sei?", mi chiese a bassa voce.
" Sotto casa di Caterina, sto aspettando che rientri, tu sei con Emma?"
" Si, sta dormendo...parlo piano per non svegliarla...Tom questa storia non mi piace, lascia stare Caterina!", mi disse con tono autoritario.
" Pensi anche tu che si sia alleata con Russo?"
" Hai letto l'articolo?"
" Si, me lo hanno inviato alcuni miei dipendenti...perché non mi hai detto nulla?", le chiesi con prepotenza.
" Perché volevo evitare questo nervosismo che sento nella tua voce..."
" Non sono nervoso, sono incazzato nero, Giada! Emma come sta?", le chiesi, cercando di recuperare un po' di calma.
" Abbastanza bene...", rispose evasiva.
" Che vuol dire abbastanza?"
" Ha solo avuto un piccolo capogiro, dopo che te ne sei quasi scappato via...ma si è ripresa subito!"
" Non va bene così Giada, questa situazione non è salutare né per lei né per il bambino!", le dissi passandomi una mano sulla faccia.
" Tommaso, ti prometto che arriverò in fondo a questa storia, ma tu non devi fare cazzate! Quindi adesso te ne torni a casa tua, ti fai una doccia e ti stendi, ok? Non devi incontrare Caterina, devi farti vedere in giro il meno possibile e non attirare l'attenzione, chiaro? Per una volta Tommaso, dammi retta, ti prego!", continuò a sussurrarmi a bassa voce.
Riagganciai e feci come diceva. Caterina non era rientrata e io me ne tornai a casa. Trovai Bruno ad aspettarmi. Non gli dissi nulla, lo guardai e gli lasciai la porta aperta per farlo entrare.
" Ti manda mia sorella? Non ho bisogno della guardia, giuro che non faccio sciocchezze! Mi scolo una bottiglia di grappa e collasso a letto, promesso!", gli dissi mostrandogli quel liquore incolore e prendendo a bere a canna.
" Non credo che...", iniziò a rispondere, bloccandosi non appena lo guardai torvo. " ...berla da solo sia la scelta giusta...magari potresti offrirmene un sorso!", mi disse titubante.
Gli passai la bottiglia e mi guardai attorno: le candele mezze consumate e spente, i residui della colazione. Gli strappai di nuovo la bottiglia dalle mani e bevvi un'altra lunga sorsata, lasciando che il bruciore mi annebbiasse i sensi. Me ne andai in camera e mi sedetti sul letto, togliendomi le scarpe. Bruno mi seguì e si appoggiò allo stipite della porta, scrutandomi mentre continuavo a bere.
" Vedrai che si risolverà tutto...abbi solo un po' di pazienza", mi disse, o meglio è l'ultima cosa che ricordi.
Bruno
L'alcool non lo reggeva proprio. Scrissi a Giada che suo fratello era ridotto uno straccio, ma che di sicuro in quelle condizioni avrebbe dormito fino al mattino. Lo vidi stendersi e mi avvicinai quando mi fece cenno con una mano di raggiungerlo.
" Tu e mia sorella...volete dei figli?", mi chiese.
Pensai che stesse iniziando a delirare, quasi mi fece pena nel vederlo ridotto in quelle condizioni. Lui, il mio capo, sempre preciso, sempre composto, rovinato da mezza bottiglia di grappa.
" È presto per parlare di bambini, ma si, un giorno mi piacerebbe averne...", gli risposi.
" Sai che io mi fido più di te che di mia sorella? Giada è una testa calda...", continuò con voce impastata.
" Giada ti vuole molto bene, Tommaso!", gli dissi sorridendo.
" Saresti un buon padre Bruno, sono sicuro! Sai che io mi fido di te?", disse sbottonandosi la camicia.
" Si, ho capito che ti fidi di me, e spero che tu avrai ragione sul fatto dell'essere un buon padre. Ma perché mi parli di figli?", gli chiesi perplesso.
Mi tirò per un braccio e mi fece abbassare, poi mi prese la testa e mi sussurrò in un orecchio: " Emma è incinta, e io sono decisamente lontano dall'essere un buon padre!".
Rimasi spiazzato davanti a quella confidenza. Era sincero, guardai i suoi occhi velarsi di lacrime. Mi lasciò la testa e mise la sua sotto il cuscino. Sentii dopo pochi secondi il respiro pesante e immaginai si fosse addormentato. Mi alzai e me ne tornai in salotto, portando con me la bottiglia di grappa. La versai nel lavello della cucina, sperando che non ne avesse altre. Iniziarono ad arrivarmi delle notifiche sul cellulare e andai a controllare. Lessi quell'articolo scandalistico con le foto di Tommaso e Caterina che litigavano per strada. La mia presenza in quella casa era inutile, Tommaso era in semi coma etilico. C'era una persona con cui ,invece,mi sarebbe piaciuto scambiare due chiacchiere. Provai a chiamarla, ma il suo cellulare risultava spento. Come fare a trovare qualcuno che, evidentemente, non voleva essere trovato? Mi ricordai in quel momento del satellitare applicato alla mia auto. Tommaso aveva proposto a noi dipendenti, qualche mese prima, la possibilità di cambiare la nostra assicurazione per passare alla sua stessa compagnia. Molti non accettarono, ma io e Caterina, in quanto braccio destro e compagna, decidemmo di accordarlo, insieme a pochi altri. E ricordai in quel momento dell'applicazione che era stata installata sul computer personale di Tommaso, per avere sotto controllo i vari satellitari e sapere in qualsiasi momento dove ci trovassimo. Corsi nello studio e accesi il pc. Non conoscevo la password, ma non ebbi problemi a procurarmela. Tommaso aveva una specie di taccuino che si portava sempre dietro e su cui annotava di tutto: mi bastò frugare nella sua valigetta per trovarlo. Digitai la password, una banale DCT84, e aprii l'applicazione. Dopo qualche minuto scoprii che la macchina di Caterina era ferma davanti un centro commerciale: era andata a fare la spesa dopo la lite? Una stranezza che non mi quadrava. Sperai che la fortuna fosse dalla mia parte, corsi alla mia macchina e mi diressi verso quell'indirizzo. Non appena arrivai feci un giro per trovare l' auto di Caterina. Una volta individuata parcheggiai a due file di distanza e attesi. Dopo dieci minuti arrivò un'Audi nera: la notai perché quella macchina mi era sempre piaciuta, ma per il momento le finanze non mi permettevano di cambiare la mia utilitaria. Quello che mi colpì però fu la persona che ne scese: Caterina. Scivolai un po' sul sedile, e scattai delle foto alla targa dell'auto e alla mia ex collega. Si guardava attorno, sospettosa. Si avvicinò alla sua auto, mentre l'Audi pian piano se ne andava via, e vi si infilò velocemente dentro. Per quanto avrei voluto scambiare due chiacchiere faccia a faccia con Caterina, preferii seguire l'Audi. Il semaforo rosso mi aveva permesso di raggiungerla, e mi tenni dietro a due macchine per non attirare l'attenzione. Quando arrivai davanti alla redazione dove lavorava Russo, e lo vidi scendere dirigendosi ad aprire la sede, deserta in quanto giorno festivo, non ebbi più dubbi: Caterina si era venduta al nemico.
Giada
Emma si svegliò solo una volta arrivate a Frosinone, quando fui costretta a chiederle dove andare, non essendo mai stata a casa sua. Entrammo in casa: conobbi la mia consuocera Anna e il mio consuocero Massimo. Emma si massaggiava la testa e pareva davvero stanca.
" Come mai non sei tornata con la tua macchina?", le chiese sua madre.
" Oh, ecco...ho bucato, Tommaso dice che mi farà sostituire la gomma", rispose bevendo un bicchiere d'acqua e mandando giù una compressa.
" Ok...", rispose sua madre, sempre più dubbiosa. " Ti fermi a cena con noi? Sarai stanca dal viaggio...", si rivolse a me sorridendo.
" Ecco, io veramente dovrei...", dissi prima di essere interrotta da Emma.
" Si mamma, apparecchiate anche per lei! E dorme qui, riparte domattina presto.", disse lei.
" Emma, che...", la guardai interrogativa.
" Seguimi"mi disse."Mi cambio e arriviamo subito, apparecchiate pure!", disse Emma rivolta ai suoi genitori.
Io la seguii ed entrai in quella che probabilmente era la sua stanza, ed Emma richiuse la porta alle sue spalle.
" Non ti faccio fare altre cinque ore di viaggio, senza riposarti e mangiare qualcosa!", mi disse seria.
" Emma: domani mattina alle nove devo essere al lavoro!"
" Vorrà dire che metterai la sveglia alle quattro...non mi va che viaggi di notte, potrebbe prenderti un colpo di sonno!".
La abbracciai e feci come diceva. Avvertii Bruno, mangiammo, preparammo velocemente l'albero e dimenticai per qualche ora i problemi che avevo lasciato a Milano. Alle dieci mi stesi sul divano e, contro ogni pronostico, crollai dal sonno. Alle tre e trenta suonò la sveglia del mio cellulare. Mi alzai e mi stropicciai gli occhi, sentendo il profumo del caffè giungere alle mie narici. Credetti di sognare, invece poco dopo venni affiancata da Emma con una tazzina in mano.
" Tieni, questo di sveglierà, è abbastanza forte. Ti ho preparato anche qualcosa da sgranocchiare, nel caso ti venisse fame durante il viaggio", mi disse sedendosi accanto a me sul divano.
" Non c'era bisogno, torna a dormire, è presto!", le dissi bevendo il caffè.
" Non riuscivo a dormire, Tommaso non mi risponde al cellulare...", mi disse, notando nel suo sguardo preoccupazione.
" Bruno mi ha detto che si è scolato un bel po' di grappa e si è addormentato...", le confessai.
Riprese la tazzina e andò a posarla nel lavello. Io approfittai del bagno per lavarmi la faccia e poi ripartii. Emma mi accompagnò alla macchina.
" Tieni, sono le chiavi della mia auto, nel caso dovessero servirvi per spostarla...e comunque in questo modo i miei genitori crederebbero di più alla balla che gli ho raccontato riguardo all'aver bucato", mi disse mestamente.
" Ti giuro che vengo a capo di questa storia, ma tu promettimi che penserai a te e farai tutti i controlli necessari!", le dissi prendendole la mano.
" Te lo prometto...domani vado dal mio medico per farmi prescrivere gli esami del sangue", mi rassicurò.
" Lo dirai ai tuoi?", chiesi mettendo in moto.
" No, per adesso no...", rispose.
Era una sua scelta, condivisibile o meno era la sua vita e decideva lei come comportarsi. Il viaggio di ritorno non mi diede problemi: non incontrai nessuno a quell'ora. Divorai gli snack che Emma mi aveva preparato, presa da un grande appetito. Arrivai in redazione in perfetto orario, trovando il caos più totale. Mi guardavano tutti in modo strano e l'agitazione cominciò a pervadermi. Quando entrai nel mio ufficio trovai il direttore ad attendermi.
" Chiudi la porta", mi disse, senza darmi neppure il buongiorno. " Mi è arrivata una soffiata...domani Russo pubblicherà un'intervista che metterà tuo fratello in una brutta posizione, Giada".
" Qualche notizia più precisa?", chiesi gettando la borsa sulla scrivania e avvicinandomi a lui a braccia conserte.
Non rispose e fece per andarsene.
" Come ne esco da questa storia, la prego direttore mi aiuti lei! Come faccio ad aiutare mio fratello? ", lo quasi supplicai.
" Tutti abbiamo uno scheletro nell'armadio ,Giada, un punto debole, un tallone d'Achille: trova quello di Russo!", mi disse, richiudendosi la porta alle spalle.
Mi gettai sulla sedia, dietro la mia scrivania. Non avevo più sentito Bruno dalla sera precedente, né tanto meno Tommaso. Provai a chiamare entrambi ma nessuno dei due mi risposi. Accesi quindi il pc e iniziai a cercare informazioni su Russo: qualcosa sarebbe saltata fuori, doveva saltar fuori.
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