Fragile equilibrio

                                                                                       Emma

Mi svegliai presto, presi le poche cose che avevo preparato e aspettai che Giada mi venisse a prendere. Alle sette sentii bussare alla porta.

"Andiamo cara, dobbiamo passare in agenzia..."

"Hai sentito Tommaso?"

"Ieri sera...sta male, ha la febbre..."

"Oh, quando è passato qui mi pareva stesse bene..."

"Passato da te? Non vi siete sentiti?"

"No, è passato per parlarmi di quella storia di Russo...è stato poco e poi è andato via..."

"Oh, bene..."

Giada era strana. Cercai di non farci caso. Mentre eravamo in macchina ricevette un messaggio proprio da suo fratello, che le diceva che non ce la faceva ad andare in agenzia e che avremmo dovuto chiedere a Caterina i documenti da firmare. Proprio lei, bella pimpante, mi consegnò quei documenti e io li firmai. Poi successe una cosa strana: nell'abbassarsi a controllare se avessi firmato tutte le clausole , si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, e vidi quell'orecchino. Lo stesso che avevo raccolto da terra, a casa di Tommaso, e che avevo posato sull'isola della sua cucina. Era una coincidenza? Io non avevo mai creduto alle coincidenze, e non ci credetti neanche quella volta. Arrivammo alla stazione, salutai Giada e mi diressi al binario . Accettare l'offerta di Tommaso era stato una sbaglio. Non era così professionale come professava. Forse quel Russo aveva ragione.

Giada

Qualcosa cominciava a non tornarmi. Quindi dopo aver salutato Emma, andai a casa di mio fratello. Avevo le chiavi, quindi non mi serviva bussare. Mi diressi direttamente in camera e lo trovai ancora a letto. Aprii le tende e lasciai entrare la luce. Lo sentii mugugnare e rigirarsi tra le coperte, finché non mi guardò aprendo un occhio. Me ne stavo a braccia conserte, attendendo che connettesse il cervello.

"Come stai fratellone?"

"Umm...male,uno straccio...perché sei qui di prima mattina?"

"Perché vorrei che mi chiarissi delle cose..."

"Del tipo?"

"Ieri non hai sentito Emma...sei andato a parlarci a casa... perché non me lo hai detto?"

"Ti stai davvero attaccando a questa piccolezza?"

"Piccolezza Tommaso? non eri solo quando ti ho chiamato , vero?"

"..."

"Guarda che lo so che ti scopi Caterina, non sono scema Tommaso..."

"Dove vuoi arrivare Giada?"

"Dimmi che non sarà lei a scrivere il libro di Emma, ti prego!"

Non mi rispose, si alzò dal letto e si diresse al bagno. Non potevo crederci. Ma quando aveva sbattuto la testa? Quando era diventato così coglione? Lo seguii prima che chiudesse la porta.

"Giada esci per favore...ho bisogno di farmi una doccia..."

"Non mi scandalizza vederti nudo, mi meraviglia di più la tua superficialità e stupidità!"

"Caterina è la mia scrittrice migliore Giada!"

"Tommaso, è una tua dipendente e te la scopi! Dirigente e impiegata, come il suo ex compagno che la tradiva con la capa!"

Mi chiusi gli occhi con le mani e sbuffai. Tommaso chiuse l'acqua del rubinetto e mi si avvicinò.

"Ma dove sta il problema? Io e Emma non stiamo insieme!"

"Dai, è uno stress Tommaso! Per quanto tu non sia Marco, l'ex di Emma, e non stiate insieme , è come metterla di fronte a un qualcosa di simile al passato!"

"Quindi l'ex compagno stava con lei, ma nello stesso tempo anche con la capa?"

"Sì, e nel mentre pensava a convivenza e matrimonio probabilmente...ma non hai visto l'intervista?"

"Certo che l'ho vista, per di più era anche incinta...era un pezzo di merda questo Marco!"

"Capisci che se viene fuori che tra te e Caterina c'è qualcosa, Emma potrebbe essere di nuovo buttata al centro dello scandalo? Come se la storia si ripetesse...risolvi questa cosa Tommaso!"

"Che vuoi che faccia?"

"Parlale e dille la verità...prima che la scopra lei e non la prenda bene!"

Gli poggiai una mano sulla fronte. Non scottava, niente febbre. Gli diedi un bacio sulla guancia e lui mi abbracciò. Poi me ne andai, con una strana sensazione addosso, che non presagiva nulla di buono.

Emma

Non presi quel treno. Chiamai un taxi e mi feci riportare in agenzia. Andai alla ricerca di Caterina, che sembrava sparita nel nulla. Incontrai però Bruno.

"Ciao Emma, come mai da queste parti così presto?"

Mi guardò in modo strano. Credo che la mia cera non fosse delle migliori.

"Sto cercando Caterina, era qui mezz'ora fa...", dissi con un po' di affanno.

"Oh, non saprei, io sono appena arrivato, vieni nel mio ufficio, la chiamiamo ...ok?"

Seguii Bruno e tirai fuori 02. Non mi sentivo bene, l'agitazione mi faceva sempre quell'effetto. Quello che avevo scoperto quella mattina aveva riportato alla mia mente ricordi dolorosi che credevo di aver messo da parte, ma che evidentemente bastava poco a far tornare a galla. Lasciai che l'ossigeno mi aiutasse. Sentivo un peso opprimente sul petto. Mi sentivo tradita da Caterina, da Tommaso e soprattutto da Giada. Vedevo Bruno parlare al cellulare fuori dal suo ufficio. Tolsi la mascherina e iniziai a camminare. Passarono dieci minuti, forse quindici. Bruno cercava di tranquillizzarmi e di dirmi che Caterina stava arrivando. Ma quando vidi arrivare Tommaso ed entrare nell'ufficio di Bruno, chiedendogli di uscire, mi sentii tradita anche da quel tuttofare leccapiedi.

"Non riuscirai nel tuo intento Tommaso!"

"Emma calmati, ti prego..."

"Non mi porterai a letto per finire su qualche copertina scandalistica!"

"Non è il mio scopo, mi pare avessimo già chiarito questa cosa..."

"Sei sicuro? perché tu una donna già ce l'hai e lavora qui dentro...le ho visto quell'orecchino stamattina"

"Ok è vero, tra me e Caterina c'è una frequentazione da mesi...ma non è una cosa seria!"

"Quindi hai pensato che non fosse un problema mettermi a lavorare fianco a fianco con la tua amante! Quel Russo aveva ragione, eccome se aveva ragione!"

Mi alzai e mi diressi a grandi passi verso la porta. Non so dove trovai la forza, ogni passo era una grossa fatica. Mi sentii afferrare per un braccio prima di raggiungere la maniglia e Tommaso mi voltò verso di lui, bloccandomi le braccia con le mie mani.

"Emma io non sono Marco, noi non stiamo insieme e io non ti tradisco con Caterina, che per di più non è tua amica!"

"Chiama Caterina e dille di strappare quel contratto!"

La vista si annebbiò. Avevo quasi dimenticato quella sensazione, proprio prima che le lacrime inizino a scorrere sul volto. Dovevo uscire, andarmene da quell'ufficio. Ma non riuscivo a liberarmi dalla stretta di Tommaso. Fu un sollievo veder rientrare Bruno. Tommaso, in imbarazzo, fu costretto a lasciare le mie braccia e io potei fuggire fuori di lì. Mi chiusi in bagno e, dopo anni, piansi. L'ultima cosa che ricordi.

Tommaso

Avrei ucciso Bruno in quell'esatto momento. Lo sorpassai e andai alla ricerca di Emma. In un primo momento pensai se ne fosse andata. Ma chiesi ad alcuni dei miei dipendenti se l'avessero vista prendere l'ascensore e tutti risposero di no. Poi pensai ai bagni. Non potevo entrare in quello delle donne, quindi aspettai che qualche ragazza ne uscisse o vi entrasse per chiederle di controllare. Quando Giulia, una delle ultime assunte, uscì da lì, la fermai subito.

"Giulia c'era qualcun altro nei bagni, oltre te?"

Mi guardò perplessa e titubante mi rispose: "Non mi pare, ma ora che ci penso..."

"Cosa?", domandai incalzandola a parlare.

"C'è una porta chiusa e non mi pare ne sia uscito nessuno, anche se non ho sentito movimenti all'interno"

La sorpassai ed entrai. Bruno aveva raggiunto i bagni, insieme a Caterina e qualche altro dipendente.

"Emma sei qui? Apri la porta per favore!", quasi gridai.

Non ottenni risposta. Provai ad abbassare la maniglia, ma la porta era chiusa a chiave dall'interno. Mi tolsi la giacca e diedi due spallate a quella barriera. Sentii la serratura cedere e io quasi caddi all'interno di quelle due mura. Spalancai gli occhi quando mi trovai davanti Emma seduta sul water, accasciata di lato con la testa appoggiata al muro. Sembrava priva di forze, come se la vita l'avesse abbandonata. La presi in braccio, passandole un braccio dietro le ginocchia e uno dietro la schiena. La portai fuori stendendola a terra. Caterina, non appena vide Emma in quelle condizioni, mi raggiunse facendosi largo. Io chiamai un'ambulanza. Ero agitato come forse non ero mai stato in vita mia, e mi sentivo in colpa, Giada aveva ragione: avrei dovuto dirle da subito la verità. Ero stato troppo superficiale. Vidi Caterina bagnare una salvietta asciugamani e poggiargliela sulla fronte, mentre io tra me e me mi recriminavo della mia condotta.

"Tommaso, pare che respiri male!", mi disse Caterina guardandomi con occhi allarmati, inginocchiata accanto a lei.

Mi abbassai anche io a terra, e poggiai l'orecchio sul suo petto, accorgendomi di come Caterina avesse ragione. .

"La bombola d'ossigeno, l'aveva con sé, è nel tuo ufficio Bruno?", gli gridai guardandolo sotto l'arco della porta.

Non mi rispose neanche e lo vidi correre in direzione del suo ufficio. Caterina si alzò portandosi le mani sulla bocca e iniziando a piangere. Non c'era tempo per aspettare Bruno. Le afferrai il mento, facendole aprire la bocca, e dopo aver poggiato la mia sulla sua le soffiai aria all'interno . Riaprì gli occhi e io mi sentii subito un po' sollevato. Arrivò Bruno e la attaccai all'ossigeno. Poi finalmente arrivò l'ambulanza.  

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