Carta canta


Tommaso

La prima persona che trovai in stanza, appena sveglio, fu Caterina. Se ne stava seduta su una sedia, accanto al letto. Mi accarezzava il braccio e mi guardava.

"Ehi, ben svegliato...come ti senti?"

Cercai di fare mente locale. L'ultima cosa che ricordavo era Emma che usciva dalla stanza. Ricordai come avevo accarezzato i suoi piedi e le sue gambe: erano belle e aveva la pelle molto liscia. Cercai di concentrarmi su Caterina e di smettere di pensare all'altra.

"Meglio, sono in ripresa".

"Allora? Mi dici cosa è successo con Emma? Perché si è sentita male?"

"Non voleva più scrivere il libro e ti stava cercando per strappare il contratto che le avevi fatto firmare poco prima..."

"Cosa? Perché avrebbe cambiato idea?"

Non sapevo bene cosa risponderle. Sapevo che le aveva dato fastidio il mio rapporto con Caterina, che le aveva ricordato il tradimento del suo defunto compagno con la dirigente della fabbrica dove lavoravano. Ma quella reazione che aveva avuto era sembrata eccessiva anche a me. Per quanto io potessi risultare poco professionale avendo una relazione con una mia impiegata, non avevo mai fatto nulla di provocatorio nei confronti di Emma, che potesse cioè mettere in discussione la mia integrità. Non sapevo cosa inventarmi con Caterina, perché avrei dovuto raccontarle della cena a casa di Maria Boldrini e di Russo, da cui tutto era iniziato.

"Non lo so Cate...non la conosco bene, non capisco tutte le sue reazioni...ma pare abbia cambiato idea: prima di essere operato ha voluto parlarmi, io credevo volesse strappare il contratto, invece me lo ha restituito".

Caterina tirò un sospiro di sollievo. Era professionale sul lavoro, anche se avevo capito che Emma non era esattamente tra le sue grazie. Poco dopo arrivò Giada. Aveva la faccia un po' spaurita, e continuava a guardare Caterina in modo strano. Conoscevo bene mia sorella, troppo bene, e quando mise in scena quel teatrino capii che volesse solo farla allontanare .

"Come stai Tom? Non mi hai fatto dormire stanotte nel pensarti qui da solo...mi sento a pezzi, mi servirebbe un altro caffè, perché quello che ho preso a colazione non mi ha fatto nessun effetto!"

"Ma si Giada, parla di cibo davanti ad uno che non potrà mangiare nulla neanche oggi!", le dissi tra lo scherzo e l'alterato.

"A dire il vero io non ho fatto proprio colazione per arrivare qui all'alba...", disse Caterina cadendo nella rete di mia sorella.

"Oh Cate, ma allora perché non ne approfitti e vai al bar, visto che adesso ci sono qui io per un po', prima di andare al lavoro?e magari saresti così gentile da portarmi un po' di benedetta caffeina?", le disse con tono supplichevole.

"certo...vado e torno!", rispose Cate, ignara del comportamento infingardo di Giada.

Non appena uscì dalla stanza, Giada andò a chiudere la porta e mi si riavvicinò guardandomi in modo torvo. Prese la borsa e ne estrasse un giornale, una di quelle riviste di gossip che io odiavo, buttandomela sul letto.

"Sai che non leggo questo tipo di notizie Giada!", le dissi buttando uno sguardo schifato su quella copertina.

"Apri a pagina 20!", mi ordinò.

La guardai accigliato. Ero preoccupato. E quella preoccupazione si trasformò in rabbia non appena mi ritrovai ad osservare una foto di me ed Emma , sotto il portico di Maria Boldrini, mentre io le ponevo sulle spalle la sua giacca. Poi un'altra in cui le aprivo lo sportello per farla salire in macchina ed infine una di me, in tuta e giacca di jeans, mentre entro nell'edificio dove si trova il suo appartamento.

"Merda!", dissi, gettando a terra quel giornale.

"Quanto ne sa Caterina di tutto questo? Aspetta, lasciami indovinare: nulla vero?", mi disse Giada piccata.

Appoggiai la testa sul cuscino e mi passai le mani tra i capelli.

Emma

Me ne ero andata al bar, avevo voglia di un thè e di riflettere. Me ne stavo seduta ad un tavolo e guardavo assorta il fumo che usciva da quella tazza. Ogni tanto mi sentivo osservata: mi voltavo e puntualmente mi trovavo ad incrociare lo sguardo di qualcuno che si accorgeva della mia presenza, mi riconosceva, e distoglieva lo sguardo solo quando incontrava il mio. Ma quel giorno era diverso: uno di questi osservatori spostava l'attenzione da un giornale a me, e viceversa. Lo aveva preso tra quelle poche riviste che l'ospedale smerciava, un modo come un altro per allietare la permanenza dei pazienti all'interno della struttura. Riuscivo a vedere la copertina e il nome della rivista. Mi alzai e , mossa da una strana curiosità, andai a prenderne un'altra copia e iniziai a sfogliarla anche io. Quando arrivai a pagina 20 mi tornò l'ansia, e dovetti appoggiarmi al muro per non cadere. Un articolo intitolato: ' Emma Lisi e Tommaso De Curtis, un colpo al privato e uno al professionale!'. Non ebbi la forza di restare lì dentro. Pagai il thè e il giornale e uscii da quel bar, con quella rivista stretta tra le mani, sperando non ce ne fossero altre copie. Nell'attesa dell'ascensore continuai a sentirmi osservata. Non vedevo l'ora di entrare in camera e chiudermi lì dentro fino al giorno delle dimissioni. Non appena le porte si aprirono mi ritrovai faccia a faccia con Caterina. Mi pareva tranquilla, immaginai che a lei quella notizia di gossip non fosse arrivata.

"Emma, ciao! Come ti senti?"', mi chiese poggiando una mano sulle mie braccia conserte , mentre stringevo ancora di più la rivista.

"Insomma...scusa, ho bisogno di andare in camera a stendermi", le dissi sorpassandola.

Mentre le porte si chiudevano notai lo sguardo perplesso di Caterina. Prima o poi avrebbe saputo di quell'articolo. O forse lo sapeva già? Tommaso le parlava di tutto? D'altronde avevano una storia, una frequentazione, o come volessero chiamarla insomma. Anche nell'ascensore mi sentivo osservata. Quei cinque piani mi sembrarono interminabili. Non appena arrivai al quinto piano, quasi corsi fuori e mi diressi velocemente nella mia stanza.

Una volta dentro potei tirare un sospiro di sollievo. Riaprii quell'articolo. Lo lessi tutto, partendo dal nome del giornalista che lo aveva scritto: Gabriele Russo. All'ansia si unì la rabbia. Si citava la mia storia, a grandi linee, si alludeva al fatto che Tommaso De Curtis volesse guadagnarci su, e approfittare anche della mia disponibilità per ottenere altro. Si era permesso anche di dare un suo personale giudizio su di me, definendomi "una donna fredda, insicura, piacente quanto basta per non essere scartata dal radar del famoso editore. Una donna di certo lontana dai luoghi intellettuali e dalle conoscenze altolocate del De Curtis, ma che con il suo passato attira su di sé non poca attenzione e curiosità." Per quanto potessi rispecchiarmi in quella descrizione, o non rispecchiarmici affatto, la cosa che mi colpì maggiormente fu quell'espressione piacente quanto basta . Non mi definiva né brutta né bella, in parole povere. Avrei preferito essere una delle due cose, invece che restare in bilico tra le due categorie. Per quanto riguarda gli altri aggettivi, fredda e insicura, non potevo dargli torto. Però non so cosa fece scattare quell'articolo nella mia testa, so solo che presi il cellulare e chiamai Giada.

Giada

Avevo sempre cercato di proteggere mio fratello, di stare dalla sua parte. Era quello che aveva sofferto di più per la morte di nostra madre, e per quanto io abbia cercato di ricoprire il ruolo mancante di quella figura femminile, non avrei mai saputo quanto bene ci fossi riuscita. In fatto di donne Tommaso era sempre stato vago. Non mi aveva mia confidato di essersi innamorato di qualcuna, ne mi aveva mai fatto conoscere una di queste donne. Caterina non mi era mai piaciuta: era una bellissima ragazza, era anche molto brava nel suo lavoro, ma non riuscivo a vederla nel futuro di mio fratello. A dire il vero mi ero chiesta più volte se mio fratello avesse mai immaginato un futuro con qualcuna. Lo guardavo fare espressioni strane, risate forzate e finte, e scuotere la testa mentre leggeva quell'articolo.

"Perché non le hai detto nulla...intendo a Caterina", gli chiesi riportando l'attenzione su di me.

"Abbiamo una relazione aperta, non siamo costretti a raccontare tutto quello che ci succede", mi rispose serio.

"E spiegami una cosa: se Caterina quindi venisse a scoprire questa cosa non dovrebbe prendersela, giusto? Perché tra di voi non c'è nulla di serio!"

"Sì, credo di si..."

"E allora perché sei così agitato all'idea che Caterina posso scoprire questa cosa? Perché è questo il tuo problema, non te ne frega di quello che Russo scrive su di te, ma ti da fastidio non riuscire a controllarlo, non è vero?"

"Mi da fastidio che si parli della mia vita Giada, mi da fastidio che uno come Russo voglia scombinare i miei equilibri e mi da fastidio che Emma possa finire in mezzo a questo macello! Caterina è forte e abituata alla stampa!"

"Non so di cosa stiate parlando, e sinceramente sono abbastanza curiosa di scoprirlo, ma se quello che potrebbe sconvolgere Emma è scritto su quella rivista credo che il danno sia fatto! L'ho incontrata poco fa davanti l'ascensore e teneva stretta al petto lo stesso giornale", disse Caterina indicando la rivista tra le mani di Tommaso, ed entrando nella stanza.

Mi ero girata non appena aveva iniziato a parlare. Si avvicinò a me e mio fratello, che ci guardavamo senza riuscire a dire nulla. Mi allungò il caffè, degnandomi appena di uno sguardo. Strappò dalle mani di Tommaso la rivista e iniziò a leggere. Regnava un completo silenzio in quella stanza. La vibrazione del cellulare all'interno della borsa poggiata sulle mie gambe mi fece sobbalzare. Mentre lo cercavo all'interno guardai Tommaso che continuava a passarsi le mani sul viso, mentre Caterina che leggeva, con un'espressione impassibile, quell'articolo. Quando estrassi il cellulare e lessi il nome di Emma lampeggiare sullo schermo restai lì, ferma, incapace di decidere se rispondere o meno. Rimisi il cellulare nella borsa, mi alzai e feci per andarmene.

"Dove vai?", mi chiese Tommaso.

Non gli risposi. Poteva immaginarlo anche da solo.

Emma

Squilli a vuoto. Chissà cosa stesse facendo Giada, dove si trovasse. Magari era al lavoro? Non dovetti chiedermelo a lungo, poiché la porta si aprì e lei entrò nella stanza. Mi guardò con sguardo afflitto e venne velocemente a sedersi accanto a me sul letto.

"Hai letto l'articolo, vero? Scusa se non ti ho risposto, ma ero in stanza con Tommaso e Caterina..."

"Hai detto tu a Tommaso dell'articolo?"

"Sì, e probabilmente adesso lo sa anche Caterina...mi dispiace..."

"A me no!"

"Cosa?"

"Basta fare la vittima! Sapevo a cosa andavo incontro accettando di fare l'intervista e di scrivere il libro! Quindi adesso si cambia registro!"

"Che...intendi?", mi chiese Giada sempre più spaesata.

"Ho bisogno di un parrucchiere, di vestiti nuovi, e di acquisire un po' di sicurezza ...mi aiuti?", le chiesi pacatamente.

Mi abbracciò, e senza parlare capii che lo avrebbe fatto.

"Facciamo uscire una nuova Emma Lisi, diversa sia da quella che ero prima del 2017 che da quella che l'incidente mi ha fatta diventare!".

"Quando iniziamo?", mi chiese Giada, strofinandosi le mani.

"Domani esco...comincia a prendere appuntamento dal tuo parrucchiere!"

Giada mi saltò letteralmente addosso, cominciando a baciarmi su tutta la faccia. Uscì dicendo di avere un impegno di lavoro, ma che mi avrebbe aiutata e mi avrebbe trasformata in una figa da paura.

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