A cuore aperto

Tommaso

Quella pioggia aveva davvero stancato. Non riuscivo a andare più veloce degli 80 km/h. Ci impiegai molto più del previsto ad arrivare. Il mio navigatore mi aveva portato proprio dove Emma mi aveva detto di andare, o almeno così speravo. C'erano una serie di villette a schiera, quasi tutte uguali. Le feci una chiamata e la vidi uscire da uno di quei cancelli, stretta sotto un ombrellino rosso per cercare di ripararsi dalla pioggia. Entrai passandole accanto con l'auto, parcheggiai vicino alla sua macchina e, fregandomene della pioggia, le corsi in contro. Mi infilai sotto quell'ombrellino che a mala pena riusciva a coprire lei.

"Che ci fai qui?" mi chiese a voce alta, cercando di sovrastare il rumore della pioggia.

"Mi mancavi Emma...troppo!".

Mi prese per mano per condurmi al riparo, probabilmente sotto la piccola tettoia davanti il portone , ma io rimasi piantato dov'ero, sotto la pioggia.

"Tommaso siamo zuppi!"

"Non mi importa...fatti guardare: quanto sei bella!"

Le passai le mani tra i capelli bagnati, mentre cercava di sostenere quell'ombrello su cui si riversavano secchi di acqua.

"Smettila dai...entriamo in casa!"

Mi diede una spinta e corse verso la porta, gettò l'ombrello e infilò la chiave facendo scattare la serratura . Fece appena due passi nell'ingresso, mentre io rimasi sotto l'arco, grondante d'acqua.

"Che ci fai ancora lì? Entra dai, ti ammalerai!"

"Devo dirti una cosa..."

"E non puoi dirmela dopo essere entrato?"

"No, voglio farlo adesso..."

"Smettila di fare il cretino, dai entra!"

"Mi hai rovinato Emma!"

"Che vuoi dire?"

"Hai distrutto ogni mia certezza, ogni mia convinzione! Hai cambiato il mio modo di vivere entrando prepotentemente nei miei spazi, nella mia famiglia e nei miei pensieri! Vorrei non averti mai conosciuta!"

Era perplessa: con una mano continuava a reggere la maniglia della porta, stringendola forte, forse per rabbia, o forse per il freddo a causa dei vestiti bagnati .

"Quindi sei venuto qui per dirmi che mi odi?"

"Oh si, ti odio Emma, non sai quanto!"

"Allora ti odio anche io, Tommaso! Perché anche tu sei entrato prepotentemente nella mia vita e nei miei pensieri, rendendomi fragile! Non mi era mai pesato così tanto stare sola come in queste due settimane lontane da te!"

Avanzai di due passi, tolsi la sua mano stretta sulla maniglia e mi chiusi la porta alle spalle. Si strinse le mani sul petto: tremava. L'abbracciai. La tenni stretta a me finché non la sentii rilassarsi, lasciò scivolare le sue mani sul mio petto e mi cinse i fianchi in un abbraccio. Il mio cuore non aveva mai battuto così forte.

Emma

La mia testa mi comandava di staccarlo da me, aprire la porta e spingerlo fuori: prima o poi se ne sarebbe andato. Ma il battito del mio cuore era troppo forte e riusciva ad ovattare il rumore dei miei pensieri, non permettendomi di ragionare lucidamente.

"Vattene Tommaso, ti prego!" gli dissi trovando la forza di uscire dalle sue braccia.

"Voglio starti vicino Emma..." mi rispose seguendomi in salotto.

"La mia vita fa schifo, chi cazzo te lo fa fare a sobbarcarti dei miei problemi?"

"Emma, ti assicuro che anche fare i conti con la tua assenza e il vuoto che hai lasciato è un grande problema per me!".

Un colpo al cuore. Era davvero lui a parlare? Chi era il vero Tommaso? Quello delle relazioni aperte, delle riviste scandalistiche, o quello che avevo davanti e che a cuore aperto mi faceva capire quanto gli fossi mancata dopo essersi fatto un viaggio di 6 ore in macchina per vedermi? Mi avvicinai quel tanto che bastava per prendere il suo viso tra le mie mani. Chiuse gli occhi al mio tocco, ma io gli chiesi di riaprirli: mi erano mancati troppo.

"Ti do tutto lo spazio e il tempo che vuoi Emma, ma ti prego: non tagliarmi fuori dalla tua vita!" mi disse con sguardo supplichevole.

Attirai la sua testa verso di me, facendo in modo che le nostre fronti si toccassero.

"Oo non voglio tagliarti fuori dalla mia vita Tommaso!"

"Ma lo hai fatto!"

"Ma non capisci? Non capisci che tu sei per me una tentazione troppo grande, che in questo momento non posso permettermi perché devo pensare alla mia famiglia?!" gli dissi indietreggiando di qualche passo.

"Quindi in questi giorni tu non mi hai pensato, Emma!?"

"Certo che ti ho pensato Tommaso, e so solo io che sforzo ho dovuto fare per non cercarti!"

"E allora di che stiamo parlando Emma? Mi hai appena detto che anche se stiamo lontani mi pensi lo stesso, allora perché costringi sia te che me a questa sofferenza?"

"...è per questo che ti odio! Perché soffro!" gli dissi iniziando a piangere.

Lui si avvicinò a me e mi asciugò le lacrime, spostando dal mio viso i capelli che essendosi bagnati vi si erano appiccicati. Mi allontanai di nuovo da lui di qualche metro, dandogli le spalle.

"Tu mi odi perché ti faccio sentire di nuovo viva Emma, come ormai non ti succedeva da tempo! Non hai più necessità di essere forte da sola, fidati di me! so che è difficile, ma potresti almeno provarci?"

Tommaso

Se ne stava lì, immobile e mi dava le spalle.

"Dannazione Emma, parlami! Dimmi qualcosa, qualsiasi cosa! Vuoi che me ne vada?"

In realtà io non volevo affatto andarmene. Pregai che si voltasse e che mi chiedesse di restare.

"EMMA, IO CREDO DI ESSERMI INNAMORATO DI TE!"

Lo gridai quasi. Avevo il fiato corto, come se ammettere quella cosa, a me stesso in primis e poi anche a lei, mi fosse costata un grande fatica. Emma si voltò verso di me, la sua figura scura vicino la finestra. Sentii pronunciarle un 《Fanculo...fanculo tutto!》, poi corse verso di me e mi baciò. Le sue mani si infilarono tra i miei capelli, e si era sollevata sulle punte dei piedi per raggiungere il mio viso. Quei vestiti bagnati appiccicati addosso iniziarono a darmi parecchio fastidio: fu un sollievo vedere Emma staccarsi velocemente da me, togliermi la giacca e strapparmi con foga la camicia. Il ticchettio dei bottoni sul pavimento e i nostri respiri affannati e famelici riempirono il silenzio della stanza. Feci lo stesso con i suoi indumenti, che caddero a terra pesanti, zuppi d' acqua. Poi si bloccò di nuovo: mi guardava con sguardo carico di desiderio. Amavo tremendamente quegli occhi che nascondevano sempre un velo di paura. Glieli baciai.

"Se pensi che stiamo correndo troppo e vuoi fermarti..."

Ma non finii la frase. Mi prese le mani, che erano ferme ad accarezzare il suo viso, e le fece scivolare lungo il suo corpo, fino a fermarle sui suoi fianchi.

"Continua tu a spogliarmi..." mi disse continuando a tenere lo sguardo fisso su di me.

Le mie mani tremarono. Emma se ne accorse e le accompagnò sul bottone dei suoi jeans. Poi mi accarezzò il volto e mi baciò dolcemente le labbra, sussurrandomi: 《Mi fido di te...》. Quelle parole mi diedero l'input che aspettavo. Feci uscire quel bottone dall' asola e tirai giù la zip. Mi inginocchiai, le baciai l'ombelico e lasciai che nel mentre le mie mani accompagnassero quel tessuto semi rigido lungo le sue gambe, fino a raggiungere i piedi. Ne alzò prima uno e poi l'altro, allontanando con un calcio i pantaloni. Mentre mi rimettevo in piedi le accarezzai le gambe, il sedere, la schiena. Mi prese per mano e mi portò in camera sua. Riprendemmo a baciarci, mentre lei accendeva una lampada vicino la porta. Continuai a lasciare che fosse lei a condurre la situazione: accompagnò le mie mani dietro la sua schiena , sul gancio del reggiseno. Lo sganciai velocemente, abbassandone poi le spalline e lasciandolo cadere a terra. Credo sia stato il preliminare più erotico della mia vita. Ero abituato a donne che mi si spogliavano davanti in pochi secondi, o che non si spogliavano affatto, ma che si toglievano il minimo indispensabile al puro atto fisico. Non mi ero sbagliato: Emma era diversa, ed era per questo che me ne ero innamorato.

Emma

Con le mani sganciai il bottone dei suoi jeans e tirai giù la zip: se li abbassò e li scalciò velocemente lontano da lui. Mi baciò il collo mentre con le mani mi accarezzava i seni. Poi con la lingua seguì il percorso della mia cicatrice. Prima di tornare alla mia bocca mi disse: 《Volevo farlo anche in ospedale...》. Mi attaccai al suo collo, chiudendo di nuovo la sua bocca con un avido bacio. Sentii le sue mani scivolare sotto le mie natiche e alzarmi di peso. Mi aggrappai con le gambe al suo corpo fino a che non mi adagiò sul letto. Torturò i miei seni, il mio ventre nudo, l'interno coscia. Fece scivolare lungo le mie gambe le mutandine nere, l'ultimo strato di stoffa che mi copriva . Fece lo stesso con i suoi boxer e si riadagiò su di me, tra le mie gambe. I nostri corpi si attraevano, come le nostre bocche. Entrò in me delicatamente, io ebbi un sussulto e reclinai leggermente la testa all'indietro chiudendo gli occhi e respirando affannosamente. Ma mi sentii subito afferrare il viso tra le sue mani e fui costretta a guardarlo.

"Non distogliere mai il tuo sguardo dal mio...fammi capire che è tutto ok...mi basta che tu chiuda gli occhi e io mi fermerò!" mi disse a pochi centimetri dalle labbra.

Feci di sì con la testa, poi mi aggrappai alla sua schiena e strinsi così forte le mie unghie nella sua carne che lo sentii gemere contro il mio collo. Tornò a guardarmi mentre aumentava le spinte e il mio corpo lo accoglieva, sconquassato dall'arrivo prepotente dell'orgasmo. Non chiusi mai gli occhi, almeno fino a quando, appagati, non ci addormentammo uno nelle braccia dell'altra.

Mi svegliai qualche ora dopo. Ero stremata, ma non ricordavo l'ultima volta che mi ero sentita così felice. La luce dei lampioni filtrava dalla finestra, languida, mentre la stanza era illuminata dalla lampada sul comò. Tommaso dormiva al mio fianco, o almeno così credevo, il suo braccio mi teneva stretta per la vita, le nostre gambe erano allacciate tra di loro. Faceva freddo, non avevo acceso i riscaldamenti. Cercai di sgattaiolare per rimediare, ma non appena mi mossi strinse la presa su di me.

"Lo so che sei sveglio..." gli sussurrai.

"Non è vero, dormo profondamente..." mi rispose con la bocca impastata.

Mi uscì una risatina. Gli accarezzai i capelli mentre lui sistemava la sua testa sul mio seno.

"Ti prometto che torno tra un minuto, vado solo ad accendere i riscaldamenti!"

"Sicura che non scappi?" mi domandò con tono preoccupato.

"Sicura!" gli dissi, dandogli un bacio sulla testa.

Allentò la presa e si girò supino. Corsi al piano di sotto, coprendomi con la maglia del pigiama spiegazzato sotto il cuscino. Feci partire il termostato, che segnava 13 gradi, e accesi anche il camino, sistemandoci davanti i vestiti bagnati che ci eravamo tolti in salotto. Diedi un'occhiata veloce al mio cellulare: segnava le tre e mi accorsi che mia madre mi aveva chiamata più volte e scritto dei messaggi per sapere se fossi rientrata sana e salva . Le risposi con un sms per rassicurarla, sperando che dormisse e che lo leggesse al suo risveglio. Andai in cucina e presi qualcosa da mangiare: avevamo entrambi saltato la cena e il mio stomaco me lo ricordò in modo prepotente. Immaginai potesse aver fame anche lui , quindi presi alla rinfusa quello che trovai: del pane in cassetta, delle sottilette e del prosciutto sottovuoto. Presi anche una bottiglia di acqua e due banane, e con le braccia cariche me ne tornai in camera. Tommaso si era rannicchiato su un fianco e si era tirato la coperta fin sopra la testa. Posai il cibo sul comodino e tornai al suo fianco, abbracciando il suo corpo caldo. Non appena posai la mano sul suo fianco la tirò e se la portò a stringerla sul petto.

"Dormi ancora?" gli chiesi strofinando il mio naso infreddolito sulla sua schiena.

"Sì, non vedi?" mi rispose ironico.

"Allora posso dirti quello che voglio, tanto una volta sveglio non ricorderai nulla, giusto?" gli dissi sorridendo in modo malizioso.

"Giusto!" rispose lui girandosi verso di me, con un occhio aperto ed uno chiuso, e le labbra che si sforzavano di non sorridere.

"Anche io credo di essermi innamorata di te, Tommaso. Lo so perché questa mattina mi sono svegliata felice, e mi hai dato la possibilità di ringraziare la vita per avermi riservato la gioia di incontrarti; ti amo perché non mi sono sentita mai così viva come oggi, o come in qualsiasi altro giorno passato insieme a te; ti amo perché sei l'inaspettato!"

Mi tirò su di se, facendomi appoggiare sul suo petto , mentre lui mi accarezzava la testa, facendo scorrere le dita tra i miei capelli .

"...e ti ringrazio per avermi fatto capire che sono ancora in grado di amare ed essere amata!" gli dissi guardandolo negli occhi, che ormai teneva belli aperti.

Mi tirò verso di lui e mi baciò con passione. Poi mi fece girare sulla schiena e ricadde con il suo corpo su di me, prendendo le mie mani e bloccandomele sopra la testa.

"Dillo ancora!" mi sussurrò sulle labbra, mentre si faceva di nuovo spazio tra le mie gambe e mi baciava il collo.

"Ti amo, Tommaso!" ansimai vicino al suo orecchio.

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