✔Lasciati portare via
Ohibò son di nuovo qui! Oggi parlo di... Lasciati portare via di kaname125. È una storia, come vedremo, scritta in modo buono e nella quale si vede che l'autrice sa perfettamente dove vuole arrivare. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: quando un autore ha in mente la storia risulta tutto più garbato e lo sta dicendo una che, di solito, ha solo in mente il Prologo e nulla più.
Orsù, pronti?
GRAMMATICA/LESSICO: Storia tutto sommato corretta o, almeno, senza gravi deformazioni sintattiche. Tuttavia io che sono una pignola del c... *coff coff * menga, trovo sempre qualcosina da ridire.
Per la maggior parte del testo ho riscontrato due specie di errori: punteggiatura e tempi verbali. Non sono gravissimi, cioè non violano apertamente la grammatica italiana, ma rendono difficoltosa la lettura. La punteggiatura è una brutta bestia perché è quella che detta il ritmo della lettura e sulla quale si regge l'empatia che s'instaura con chi fruisce. Iniziamo dunque dalla punteggiatura.
Molte frasi sono costruite in modo contorto e spesso la virgola sostituisce altri elementi che darebbero maggiore fluidità. Ci sono poche pause forti e nessuna pausa "medio-forte", come ad esempio i due punti o il punto e virgola. Il problema però è che le frasi risultano pesanti e questo è in netto contrasto con lo stile semplice e diretto dell'autrice. Lo dico perché a volte può capitare che un autore scelga per principio uno stile grave e questo emerge anche nella costruzione delle frasi; in questo caso, tuttavia, non c'è bilanciamento fra stile e sintassi. Come al solito faccio qualche esempio, giusto per far capire cosa intendo.
"... abbassò le mani sui pantaloni, li aveva sempre preferiti alle gonne perché non le piacevano le sue gambe".
In questo caso il periodo risulta pesante e singhiozzato, tanto che ho dovuto rileggere la frase due volte. Il motivo è quella piccola virgola. Se la sostituissi con un "che", ad esempio, la frase verrebbe così:
"... abbassò le mani sui pantaloni CHE aveva sempre preferito alle gonne perché non le piacevano le sue gambe". C'è anche un'altra piccola cosa: la ripetizione di "le" che ingessa la frase. Quindi, parere mio ovviamente, andrebbe snellita ulteriormente: "perché aveva sempre odiato le sue gambe".
Ancora, nel primo capitolo si legge:
"Cassandra non capì un accidente di quello che il comandante aveva detto, per lei poteva anche aver dichiarato che ci fosse un dirottatore in cabina, ma vedendo la calma sul volto degli altri passeggeri doveva aver detto altro". Qui l'inciso che hai creato spezza molto la frase, cioè quel "per lei poteva anche aver dichiarato che ci fosse un dirottatore in cabina" messo fra virgole appesantisce la frase che di per sé dovrebbe essere ironica. Esistono due modi per semplificare il tutto:
- il primo è quello di usare i trattini per creare l'inciso, perché rappresentano una sorta di parentesi, quindi un'introspezione, e manterrebbero lo stile dell'inciso facendo sorridere il lettore.
- cambiare l'inciso rendendolo "incisivo" (pardon, gioco di parole). Es: "... poteva anche aver avvisato di un dirottatore in cabina per quanto ne sapeva, ma..."
Personalmente preferisco la prima soluzione.
Per quanto riguarda i verbi, invece, c'è un problemino col passato. Premetto che la consecutio è, in linea di massima, l'errore più comune di ogni scrittore. Ma cos'è questa benedetta consecutio?? È la corrispondenza verbale delle subordinate.
In generale i tempi verbali italiani sono:
presente
passato prossimo
imperfetto
trapassato prossimo
passato remoto
trapassato remoto
futuro semplice
futuro anteriore
Per semplificare, ragionate sempre saltandone uno, cioè se la narrazione fosse al presente, una consecutio funziona con l'Imperfetto (So che sei impegnato, quindi cercavo qualcosa da fare: nel presente racconto qualcosa di passato); un passato prossimo si sposa bene con un trapassato prossimo (Avevo detto a Barbara di correggere la storia, ma non lo fece: nel passato racconto qualcosa di ancora più passato). L'imperfetto, invece, è un'eccezione (strano!) perché si sposa col suo dirimpettaio trapassato: Ero una cattiva ragazza e decisi di non scordarlo mai.
Okay, di esempi ed eccezioni ce ne sono una marea... in generale leggere ad alta voce può aiutare a comprendere se la consecutio funziona. Ti faccio solo un esempio tratto dal testo:
"Un'ultima aggiustatina ai capelli, che per l'occasione raccolse in una comoda coda bassa, ed era pronta per lo show" che dovrebbe essere"che per l'occasione aveva raccolto in una comoda coda bassa e fu pronta per lo show"
- Momento personale- Ovviamente, questi appunti grammaticali non vogliono essere un betaggio né l'opera di una maestrina con penna rossa. Sono solo consigli per poter migliorare la storia, tenuto conto che la maggior parte dei lettori spesso nemmeno si accorge di queste imprecisioni. Per me una recensione deve anche fornire materiale di riflessione all'autore, non solo elogiarne/criticarne i contenuti perché altrimenti non si crescerebbe né come scrittori né come lettori.
Il lessico usato, invece, funziona! Non ci sono né paroloni altisonanti né parole dialettali, il tutto si regge su un equilibrio che l'autrice riesce a gestire bene in ogni situazione. Non ho riscontrato nulla che non mi convincesse *legge e rilegge e... maledizione ci deve pur essere qualcosa che non va! No, nulla*
STILE: Come ho detto all'inizio, lo stile è perfettamente in linea sia col genere sia con i personaggi. L'autrice ha le idee chiare e questo emerge bene dalla lettura perché procede lineare facendoci immergere nella storia per gradi (un po' come quando si entra nell'acqua: prima il pancino, poi le braccia e infine ci tuffiamo). È scorrevole e rende la lettura piacevole. L'unico appunto (ehehe credevi che non avessi nulla da dire? Sbagliato!) va alla "timidezza": in alcuni momenti emerge il tuo essere ironica e lo si apprezza - o almeno io l'ho fatto. Tuttavia, sembra che a volte tu abbia remore a spingerti più in là. Non dovresti: un testo ironico non è comico, non toglie nulla alla storia d'amore anzi lo arricchisce. Cassandra è una giovane donna divertente, lo si percepisce da alcune battute, perciò non avere timore! Falla uscire di più, calca la mano sulla sua acutezza e prontezza di spirito perché ne guadagnerà un sacco.
COERENZA: Ottimo lavoro! Cassandra riesce subito a ingolosirci e Ryou... beh, giapponese manzo e ricco? Wow! Mi piace come tu abbia messo l'enfasi sulla differenza fra ciò che la sua cultura vorrebbe da lui e ciò che lui desidera per se stesso. La figura della nonna è eccezionale! I tuoi personaggi sono coerenti e ben costruiti, si vede che sei la loro prima fan. Unica cosuccia riguarda il cliché di Cassandra: timida, poco sicura di sé, impacciata... Mi piacerebbe ogni tanto leggere di donne sicure, fiere e fighe! Ma sono gusti...
ORIGINALITÀ: Ecco... qui... bah. Non mi hai convinta in pieno. Non tanto per la storia quanto per i "tipi" un peletto già visti. Lei alle prime armi incontra lui uomo cazzuto. Ma... un punto a tuo strafavore è la "finzione" del fidanzamento. Questo elemento ha messo pepe in una storia che, altrimenti, avrebbe ricalcato le tante in circolazione. Mi ha ricordato un po' "Il profumo del mosto selvatico", storia che ho amato da morire.
In conclusione:
Grammatica: 6/10
Stile: 7/10
Coerenza: 10/10
Originalità: 6,5/10
totale: 7/10
Consigli: Mi sento di invitarti a rileggere la storia stando attenta alla punteggiatura e ai tempi verbali. Ripeto, non sono errori madornali ma correggerli farà la differenza. Tuttavia, la cosa che ti consiglio maggiormente è: fai uscire la tua ironia! Facci ridere, facci provare ancora più simpatia per Cassandra. Non essere timida: l'ironia è sinonimo d'intelligenza mia cara e tu ne hai!
Quindi, io procedo con le ultime letture e mi farò viva a breve. Altra citazione? Perché no...
"Tenente Daaan... gelato alla crema!"
Bye bye!
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