E non ce ne accorgiamo

Pensiamo al mondo come a un'immensa platea all'aperto,
dove tutti noi siamo sempre
indaffarati ai propri posti,
a guardare talvolta stupiti
lo spettacolo sognante del cielo.

Invertiamo le parti!

Immaginiamo che sia il cielo a guardare, talvolta esterrefatto,
attraverso quelle piccole finestre
che chiamiamo favelle,
lo spettacolo deprimente
di una umanità allo sbando.

Resisterà ancora,
fino a quando?
Ancora per quanto?
L'umanità o il cielo?

Che libertà infinitamente limitata abbiamo ...

E non ce ne accorgiamo!

Solo da lassù la si può concepire.

Che immensità profondamente definita desideriamo ...

E non ce ne accorgiamo!

Solo da quaggiù la possiamo percepire.

In ogni cosa posso sperimentare
quella stessa profondità del cielo,
solo se ho tutti i sensi accesi.

Ma se non ho quella sensibilità,
a nulla varranno i miei sensi,
i miei passi incerti ...

E con essi perderò tutto il senso,
ogni mio fugace sogno.

Cosa perde il presente
senza la mia presenza accesa?
Cosa sto perdendo del mio presente?

Me ne sto accorgendo?

...

Me ne potrei accorgere, ... accendendoli !

...

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