Chapter 4.

La settimana seguente fu carica di tensioni, dopo la chiamata del preside Gerard era diventato più cauto, diciamo.

Mentre il primo giorno non si era fatto problemi ad abbracciarlo o ad accarezzarlo ora a malapena lo guardava.

Stava davvero iniziando a pensare che si fosse ricreduto su di lui e si fosse reso conto che uno stupido ragazzino di 19 anni non poteva soddisfare i bisogni di un uomo di 27.

Durante le sue ore si perdeva sempre a fissarlo, sembrava davvero più giovane, era sicuramente per via di quel naso a punta e di quello sguardo sempre vispo.

Mentre spiegava a volte lo sguardo si posava su di lui ma vedendo che l'alunno stava già ricambiando si spostava subito come se fosse imbarazzato, faceva così schifo?

Scrisse le ultime righe soddisfatto; aveva studiato tutta la sera per quella verifica di psicologia, si sentì un po' stupido ad aver studiato solo per compiacere il proprio professore

Ho seriamente bisogno di parlarti

Scrisse in matita in fondo al foglio, meditò a lungo prima di consegnarlo pensando bene a quello che stava per fare.

Lo faccio? Non lo faccio? E se non mi rispondesse? E se gli facessi davvero schifo? E se. E se. E se. E se. E se.
E se te ne andassi un po' a fanculo, Frank Iero? Fallo e basta.
Fallo.
Sappiamo che lo vuoi, sappiamo che il suo silenzio ti sta logorando dentro, sappiamo che vuoi solo che il tuo sguardo venga ricambiato per più di due secondi.

Arrossì un poco, stava diventando pazzo, parlava da solo.

Avanzò barcollando verso la cattedra mentre si chiedeva per l'ultima volta se fosse stato necessario.

-Stai bene Iero?-

No non sto bene porca miseria

Consegnò la verifica con le mani tremanti; ormai era fatta, forse non avrebbe visto il messaggio, forse avrebbe fatto finta di nulla.

-C'è scritta una cosa sull'angolo del foglio-

Sussurrò velocemente, ok, ora non aveva più via di scampo

-Iero sei pallido come un morto, ti accompagno in infermeria, ragazzi state buoni-

No. No. No. No. No. No. No. No.

Uscire da quell'aula fu come una doccia gelata, ora erano soli, lui e Gerard, Gerard e lui, solo loro due.

-Perchè mi ignori?- ecco, l'aveva detto.

Gerard avrebbe voluto dire che non lo stava facendo, che era una sua impressione, che andava tutto bene, che aveva frainteso ma non era affatto così.

Appena una settimana prima li avevano scoperti abbracciati, era stato un ragazzo riccioluto, uno un po' tocco a dir la verità.

Era un suo vecchio amico con cui aveva passato i 5 anni del liceo, e ora, casualmente, si ritrovavano ad insegnare nella stessa scuola.

Se n'era uscito con un "Tranquillo Way, non ti ha chiamato il preside, dobbiamo solo parlare" non poteva trovare frase peggiore per metterlo in ansia.

Avevano parlato a lungo di quanto lui stesse mettendo in pericolo la reputazione di quel ragazzo che a lui piaceva tanto.

"Sono ragazzi Way, anche se vi trovassero più vicini del normale salterebbero fuori casini, il mio consiglio è: stagli lontano"

Quella frase gli rimbombava nelle orecchie, aveva ragione, aveva dannatamente ragione, doveva iniziare a vederlo come un alunno, ma era complicato.

In quella settimana aveva provato a non fissarlo, ci riusciva per non più di quindici minuti poi lo guardava e doveva subito distogliere lo sguardo perchè il più piccolo lo stava già guardando.

-Non voglio metterti nei casini, se venissero a sapere che sei gay sarebbe la fine per te-

Il suo cuore batteva forte.

I loro cuori battevano forte.

-Io pensavo di piacerti-

Sembrava una 15enne alle prese con il primo fidanzato

-Ascolta, tu mi piaci ok?- le guance diventarono subito rosse -Ma forse non è questo il posto per dimostrarcelo-

Parole come lame.

Aveva ragione, non potevano.

Ma non potevano neanche fingere di non essere niente.

Che poi cos'erano?

Nulla, ora che ci pensava.

-Gerard fammi un favore, guardami ogni tanto. Perchè ho..-

Ho bisogno dei tuoi occhi puntati nei miei.
Ho bisogno di perdermi per qualche secondo in quelle due pozze dal colore indefinito che ti trovi al posto degli occhi.

-Niente. Scherzavo-

Il più grande lo fissava dispiaciuto, erano passati molti minuti dalla loro assenza e dovevano tornare in aula

-Dobbiamo andare Frankie-

-Senti... domani all'ultima ora ho psicologia, ci fermiamo qui?-

Lo sguardo del più basso era implorante.

Stava per cedere.

Ma non doveva.

Non.

Doveva.

Cedere.

Poggiò le labbra sulla bocca di Frank facendole schioccare appena; brividi.
-Dobbiamo andare davvero-

Scusatemi per questo capitolo troppo, t r o p p o corto.
Ma è una sorta di "capitolo di mezzo" non so come definirlo.
Non succede nulla di che ma è fondamentale per lo sviluppo della storia e non mi uccidete.
E non uccidete Gerard che in questo capitolo è un po' bastardo. ♡

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