Chapter 2.
Continuava a pensare incessantemente alle parole del professore "So il tuo segreto" che segreto? Che fosse sfigato lo sapevano tutti, non c'era alcun dubbio.
Forse era venuto a sapere dei suoi genitori? Insomma, non che avere i genitori divorziati fosse chissà che segreto.
Forse, essendo un professore di psicologia aveva captato qualche cosa che poteva considerarsi tale? Il solo pensiero gli faceva ribrezzo.
Se mai si fosse deciso ad andare all'università per poi diventare psicologo non avrebbe mai fatto una cosa del genere, era diabolica e inquietante.
Tornò in classe deciso a sapere quale intendesse dire il professore, mancavano 20 minuti alla fine dell'ora.
-Posso entrare?-
Il viso di Frank fece capolino dalla porta e venne accolto da un paio di risatine
-Siediti vicino alla cattedra, con me. Il tuo banco è appena stato occupato da un'altra ragazza-
Beh, poco male; Da quella posizione potè notare tutti i dettagli del corpo del professore.
Non era "tonico" come la maggior parte degli uomini della sua età, anzi, aveva qualche centimetro di pancia che si intravedeva da sotto la camicia nera, le cosce invece erano compresse in un paio di jeans anch'essi neri, forse troppo stretti.
Un'altra cosa che potè notare fu il suo pallore quasi mortale reso ancora piú visibile dai vestiti neri.
Era carino, andava contro i classici modelli di uomo 'figo', era davvero carino.
Nonostante mancassero poco meno di 10 minuti Way continuava a spiegare Pavlov e la storia del suo fottuto cane
-Di che segreto parlava?-
Scrisse su un foglietto facendo finta di prendere appunti per poi passarlo al prof.
-Bene ragazzi, per oggi ho finito, avete 5 minuti per fare ciò che volete-
Si girò verso Frank velocemente, facendo ricadere un ciuffo di capelli davanti agli occhi
-Te lo dirò, ma prima spiegami perchè mi stavi fissando- disse poggiando una mano sulla gamba del ragazzo
-Non la stavo fissando-
Sentiva la mano di Way salire sempre di più, ma che diavolo stava facendo?
-Non ti preoccupare, ci copre la cattedra-
Frank si trovava davvero a disagio, ok, aveva pensato che fosse carino, ma ora il comportamento di quell'uomo gli faceva pensare che fosse uno psicopatico, non avrebbe neanche potuto ribellarsi perchè l'avrebbero notato tutti.
Suona, cazzo di campanella continuava a pensare
-Quindi? Mi trovi attraente per caso?-
Strinse i denti contraendo la mascella
-A che gioco sta giocando?- sussurrò più lentamente possibile -E mi levi la mano dalla ah... gamba.-
Way aveva fatto salire la mano fin sopra al cavallo dei pantaloni, facendo pressione lì.
-Ti piace Iero?- un altro sorriso beffardo comparve sul volto dell'insegnante, venne subito spento però dal suono della campanella
-Ora devo andare, professore-
Raccolse tutte le sue cose, stizzito
-Vieni con me Iero, ho un'ora buca. Ti dirò quel che vuoi sapere-
Ma a lui ormai non importava più, si era rotto davvero le scatole di quell'uomo, inutile pervertito testa di cazzo! Come si permetteva a toccarlo come se fosse un dannato pupazzo?
-Beh, io no, devo andare-
Il professore lo guardò da sotto il ciuffo tenendo quel sorriso inquietante, Frank aveva capito 2 cose; Non avrebbe mai capito di che segreto stesse parlando Way e che quest'ultimo era dannatamente pazzo.
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La sua casa era un vero macello, il letto era sempre disfatto, i vetri non venivano mai lavati e una pila di piatti sporchi riempiva quasi totalmente il lavandino.
Ma a lui piaceva tutto quel casino, perchè era il suo casino; lo rispecchiava, ecco.
Se solo qualcuno fosse riuscito ad entrare nel suo cervello sarebbe corso via dalla paura, aveva dei ricordi troppo brutti per essere scoperti e poi c'era una cosa che lo terrorizzava particolarmente, un suo problema che cercava invano di nascondere.
Era una cosa che lo faceva stare male e stare bene allo stesso tempo, era una sorta di droga; prima ti eleva e poi ti distrugge.
Si vergognava, dannazione, sapeva che era una cosa che non dipendeva da lui, era nato così e, molto probabilmente, sarebbe morto nello stesso modo.
Era gay, e non ne andava di certo fiero.
Gli piacevano gli uomini e spesso si faceva schifo per questo, era "contronatura" , era una cosa che tutti, nella sua famiglia, ripudiavano.
Una volta, andava ancora al liceo, e aveva portato a casa il suo ragazzo dell'epoca.
Non pensava davvero che i suoi genitori potessero essere tornati a casa dal lavoro così presto, ad ogni modo, una cosa tira l'altra ed erano finiti a fare sesso.
Credendo che la casa fosse vuota non avevano badato di certo a non fare rumore, si ricordava ancora la faccia di Donald coperta di vergogna mentre buttava letteralmente fuori a calci il ragazzo e poi... solo botte.
"Cristo santo, mio figlio è una checca! Donna, l'hai visto anche tu no? Gerard si faceva inculare da quel biondino!"
Quelle parole gli suonavano ancora in testa come un promemoria mentale; Gerard way, sei una vergogna e sei destinato a fare schifo per sempre.
Strinse gli occhi cercando di bloccare le lacrime
Perchè io? Pensò.
Ciao peopleee, dopo una paio di giorni ecco il secondo capitolo, non è nulla di che effettivamente.
Buona lettura anyway :)
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