Chapter 19.

"Ehi Frank,
Come stai? Come te la passi?

Gwen mi ha detto che ti sei ritirato da scuola per cercarti un lavoro, considerando che stai per avere un figlio mi sembra un'ottima cosa!

Come sta il bambino? In due mesi dev'essere cresciuto un sacco.

Sono stato licenziato, comunque.
Non ti dirò il motivo, perchè sono sicuro che non te ne freghi più nulla di me.

Al contrario, vorrei sapere come stai tu.

Sei tornato da tua madre? O forse da tuo padre?
Mi ha chiamato poco dopo il litigio, evidentemente non lo avevi avvisato di nulla perchè mi ha subito chiesto di te.

O forse sei andato a vivere con Jamia, come una vera famiglia felice.
Te lo meriti, insomma, sei la persona migliore del mondo, tu devi essere felice.

Ma Frank, tu sei davvero felice?

Mi manchi.
E non so neanche se ti manderò questo messaggio, in caso lo dovessi fare sappi che non mi pento di nulla.

Di averti abbracciato il primo giorno di scuola, di averti detto una bugia per convincerti a parlare con me, di averti dato un bacio nei corridoi della scuola, dove tutti potevano vederci.
Di averti ospitato a casa mia per tutto quel tempo.

Ma tu Frank, te ne sei pentito? "

Cancellò tutto per ritornare seduto per terra e per attaccarsi alla bottiglia della birra, la sua casa era ridotta un macello, bottiglie vuote sparse ovunque, piatti da lavare..

E poi, attaccata sullo specchio del bagno, una siringa usata.
La teneva lì per ricordarsi quando era caduto in basso e quanto faceva schifo, ogni mattina la vedeva e ritornava indietro nel tempo di qualche giorno.

Era stato male, comunque.
Tutti dicono che le droghe ti fanno sballare, ti portano in alto e ti rendono felice.
A Gerard aveva fatto l'effetto opposto.

" Ehi Frank,
Come stai? Come te la passi?
Sono giorni che non ci sentiamo.

Lo ammetto, ho esagerato, ma chi non l'avrebbe fatto al posto mio?
Ti ho dato tutta la mia fiducia e tu l'ha strappata in mille pezzi. "

Cancellò tutto una seconda volta, era patetico.
Non doveva pensare ancora a Frank, doveva trovarsi un nuovo lavoro, riprendere in mano la sua vita e tornare alla normalità.

Michael entrò in casa senza neanche bussare.

-Ehi, come va?-

L'odore aspro degli alcolici gli aveva riempito le narici in pochi secondi, Gerard sembrava essere entrato di nuovo in depressione.

-Lo amo ancora-

Sbattè il pugno forte sul tavolo, creando una piccola depressione sulla superficie e facendo alzare di scatto la testa a Gerard.

-Ti ha tradito, sta per diventare padre! Lascialo vivere la sua vita e tu viviti la tua-

-Lui è la mia vita-

-E allora invece di autocommiserarti, vattelo a riprendere-

Ma ormai non ne valeva più la pena, lo sapeva.
Si chiedeva se avrebbe avuto un bambino o una bambina, se avessero acquisito i lineamenti di Frank sarebbe stato un bambino o una bambina perfetta.

Non si era neanche accorto che Mikey era lì che lo stringeva, non si era neanche accorto di essere in lacrime.
Era morto, di nuovo, e l'unica medicina per guarire era lo stesso veleno che l'aveva ucciso.

-Voglio chiamarlo-

-Gee...-

-Voglio farlo davvero, voglio riprendermi ciò che è mio, è lecito no?-

Annuì con la testa, in ogni caso, Frank sarebbe sempre stato visto come un idiota da lui, ma la felicità di suo fratello era più importante.

Vederlo in quello stato gli spezzava il cuore, il suo passo era incerto per via degli alcolici, era ancora più pallido e aveva degli occhi talmente rossi e gonfi che facevano paura.

Compose il numero sbagliando più volte, gli tremavano le mani per l'agitazione.
Aveva bisogno di sentirlo parlare almeno un'altra volta, adorava la sua voce.

-Professor Way..-

Il suo cuore fece un balzo, dopo quasi due mesi era tornato a sentire la sua splendida voce, doveva dirgli troppe cose, doveva convincerlo a tornare da lui, anche se formalmente era stato proprio lui a troncare tutto.

E poi, la rabbia, la delusione e tutto il resto tornarono a galla senza dare il minimo preavviso, facendogli contorcere lo stomaco.

Non emise alcun suono, rimase zitto finchè il suo ex ragazzo chiuse la chiamata sospirando, che stesse soffrendo pure lui?
Dio, no, Frank non poteva stare male.

Richiamò una seconda volta e l'altro rispose dopo poco.

-Non è divertente-

-Ti amo-

Ecco, l'aveva detto, la testa gli pesava un po' meno dopo essersi liberato di quelle due paroline che chiedevano impellenti di essere dette.

Con quel "ti amo", voleva dire tante cose.
Voleva dire mi dispiace.
Voleva dire mi manchi.
Voleva dire torna qui.

-Dobbiamo parlare-

-Sì-

-Io... penso che.. sarebbe il caso di incontrarci, forse, non so se..-

-Frank, calmati. Dimmi un posto e il gilrno dove vuoi incontrarmi, ci sarò, promesso-

Michael continuava a guardarlo storto, sapeva cosa stava pensando, sapeva che voleva solo strangolarlo per tutto quello che gli aveva fatto passare.

-Domani al bar sotto casa tua?-

-Sì-

-Gerard?-

-Sì?-

-Ti amo anch'io-

Sorrise, l'aveva chiamato Gerard.

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