5.
"Dove credi di andare?"
Jimin si fermò, zaino in pelle nera sulle spalle, vestito con una maglia dei Chicago Bulls e jeans. Fece un sorriso forzato e si voltò, "Sto andando a scuola, nonno."
"Vestito così, sei pazzo?!" Il nonno di Jimin, Dongsuk, chiese. Lo guardò dal basso verso l'alto, "Sembri un delinquente. Vai a cambiarti."
Jimin sospirò, "Nonn-"
"Dovresti vestirti appropriatamente! Sei al college ora, non sei un bambino. So che hai dei bei vestiti, vai a metterne qualcuno."
"Nonno, anche se indossassi un completo, non sarei in grado di fare i miei studi considerando che la maggior parte sono corsi di danza."
"Indossa comunque un completo! Non andrai mai da qualche parte nella vita con la danza! Dovevi prendere strumenti tradizionali, come ho fatto io! Sono stato un grosso problema, lo sai."
Jimin si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo. In primo, suo nonno era molto bravo al gayaguem, uno strumento tradizionale usato in Corea, ed era stato tra i primi tre artisti tradizionali. Sapeva che suo nonno avrebbe preferito che Jimin seguisse le sue orme, e dopo un sacco preghiere da parte di Jimin e di Taehyung, aveva permesso a Jimin di studiare danza, invece.
Per fortuna, bussarono alla porta, segno che Taehyung e Jungkook erano finalmente arrivati a prendere Jimin. Fece un grande sorriso, "Mi dispiace, nonno, ma i miei amici sono qui. Devo andare adesso, ciao!"
Strisciò fuori prima che Dongsuk potesse dire qualcos'altro, chiudendo velocemente la porta alle sue spalle. Finì per entrare in macchina di Taehyung con il respiro pesante. Jungkook gli lanciò un'occhiata, "Hyung, perché sembra che hai appena corso una maratona?"
"Mentre scappi dai leoni allo stesso tempo," Aggiunse Taehyung.
Jimin fece semplicemente cenno a Taehyung di andare, mettendo la cintura di sicurezza, "Mio nonno mi stava infastidendo di nuovo."
Jungkook ridacchiò, "Ehi! Park Jimin! Vai a cambiarti la maglia."
"Non c'è niente di sbagliato con la mia maglia, oh potente nonno!" Disse Taehyung in una voce alta che avrebbe dovuto assomigliare a quella di Jimin.
"Avrei dovuto forzarti a fare gayaguem!" Jungkook imitò infine.
I tre ragazzi scoppiarono a ridere. Le persone normali si sarebbero offese, ma a Jimin non gliene sarebbe potuto fregare di meno, a meno che non fosse qualcosa di veramente brutto. Sapeva che i suoi due migliori amici stavano solamente scherzando, e sapeva anche quando intervenire se era troppo.
"Quindi, Jimin, hai deciso con cosa ti esibirai?"
"Per cosa?"
Taehyung e Jungkook si guardarono, e ridacchiarono. Il più piccolo guardò Jimin divertito, "Per quella scommessa che hai fatto."
"Oh Dio, l'avevo dimenticata!"
Taehyung alzò un sopracciglio, "Come puoi dimenticare qualcosa del genere?"
"Ero occupato."
"Giusto..."
___
Jimin rimase a bocca aperta quando colpì il pavimento. Aveva inciampato sul laccio per la ventesima volta, dopo averlo legato più e più volte. Si stava infastidendo, e decidendo se levarli. Sospirò e, alla fine, li tenne, questa volta facendo il doppio nodo, anche se era sicuro che non avrebbe aiutato la situazione, come aveva già fatto e adesso erano ancora sciolti. Si fece un appunto mentale; di non indossare di nuovo le scarpe se stava andando a ballare.
Non si preoccupò di alzarsi, si sdraiò sul pavimento di legno freddo. 'Sober' dei Big Bang assordava attraverso lo stereo nero e rosso all'angolo della stanza. Gemette, sentendo il dolore delle cadute, sapendo che avrebbe provato dolore per i prossimi giorni, quindi decise di finirla qui per la pratica.
In quel momento la porta si aprì, facendo alzare la testa a Jimin e guardare nella sua direzione. Lì c'era un ragazzo alto, che Jimin pensò avesse circa la sua età. Aveva i capelli biondi tinti, ovviamente, e aveva un piccolo sorriso sul volto, si guardò intorno nervosamente mentre parlava.
"S-Scusa, non volevo i-interromperti. Non sapevo che ci fosse qualcuno qui."
"È okay. Ho comunque finito di usare la stanza."
Il ragazzo entrò e chiuse la porta, "Oh, va bene."
Jimin annuì semplicemente e spense la musica, tirando fuori il disco dallo stereo. Si girò verso le sue cose che erano poggiate su una panchina al lato sinistro della stanza.
"Sono Jimin, comunque."
"Io sono Namjoon, piacere di conoscerti."
"Anche per me," Jimin sorrise dopo aver finito di prepararsi, "Um, Namjoon, spero non ti dispiaccia, ma posso rimanere qui per un po' fino a quando non arrivano i miei amici? Dovrebbero venire presto."
"Sì, um, certo. Va bene, davvero."
"Okay, grazie."
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