0.3 Narciso
Comunque, per quanta riguarda il dolore è a dir poco doveroso dire che è quella cosa che ogni essere umano prova almeno una volta, e che probabilmente proverà più spesso nel lungo e complesso arco della sua vita... e perciò la sofferenza si ritrova ad essere la sensazione umana più universalmente riconosciuta e condivisa, nonché la più comune e semplice via per empatizzare.
"Come avevo detto noi non vogliamo metterci a nudo e non vogliamo lamentarci del nostro dolore con noi stessi in quanto già lo conosciamo... Ma è davvero così?"
Questa è la fine del primo capitolo, il quale come potete vedere finisce con una domanda di cui adesso proverò a darvi risposta. E dico che ci proverò perché probabilmente nemmeno io so di cosa parlo, ma amo fare il saccente.
Be' diciamo che noi conosciamo e non conosciamo il nostro dolore in quanto lo conosciamo inconsciamente ma non lo conosciamo consciamente. Ovviamente questa situazione non è irreversibile e questo vuol dire che il conflitto con noi stessi è il più odiosamente divertente perché noi possiamo sia ricoprire la parte di chi si lamenta sia la parte dell'ascoltatore, e, in questo modo stiamo sia godendo in quanto ci stiamo lamentando e in quanto abbiamo qualcuno che ci ascolta. Ovviamente stiamo altresì soffrendo in quanto stiamo effettivamente provando rammarico.
Inoltre noi conosciamo (e non conosciamo) quel tormento che perciò perde in un certo senso di valenza. C'è inoltre da dire che noi abbiamo paura di ciò che davvero abbiamo dentro ma siamo comunque costretti da noi stessi a ricercare qualcosa che già sappiamo. E, avendo paura di conoscere qualcosa che già conosciamo, ma che non vogliamo conoscere, finiamo per spingerci sia dentro che fuori dal nostro inconscio continuamente.
È questo è il "conflitto" Di cui vi parlavo. Una battaglia in cui noi siamo sia caverna che avventuriero, in cui siamo tenebra e lanterna all'unisono. Ogni momento della mostra vita è una costante lotta con noi stessi (e gli altri), in cui tuttavia possiamo anche perdere.
"Ma come possiamo perdere se siamo noi stessi a vincere? Non è forse un pareggio?"
Be' si, almeno se consideriamo un pareggio l'avere talmente paura del buio da sopprimere tutto al nostro interno, vivendo un esistenza in cui releghiamo una parte (probabilmente fondamentale) di noi stessi in una cella buia e umidiccia all'interno di noi stessi.
Se questa la considerate una VITTORIA allora si... Abbiamo vinto. Evviva!
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Tornando seri.
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Capite adesso cosa intendo con "conflitto odiosamente divertente"?
Intendo dire che noi abbiamo un enorme curiosità di conoscere qualcosa che già sappiamo. E questa è una curiosità che è difficile da ignorare (almeno per me). Allo stesso tempo siamo colui che mantiene i segreti e che prova una terribile paura in quanto quest'ultimi possono essere facilmente disvelati. Perciò li protegge... E li protegge benissimo, talmente bene che nemmeno lui —ovvero noi— abbiamo il coraggio di svelarceli.
È un po' questo in realtà il lavoro compiuto dalla losca e infida (o forse no) figura dello psicologo. Lui è praticamente l'aiutante di Indiana Jones. Ci aiuta ad esplorare il tempio maledetto, il sottosuolo. Tuttavia ancora una volta c'è qualcosa che genera un conflitto in noi, e ovviamente per noi.
Che bella che è la psicologia umana.
Alla continua ricerca di un qualcosa che crei un conflitto in noi e tutto per noi, e a modo suo unico e particolare, MA tuttavia quasi universale. Mi spiego meglio. Be' in realtà c'è ben poco da spiegare: ogni essere umano affronta conflitti similari dovuti a cause diverse ma con conseguenze quasi omologhe... e... e ma perché ve lo sto dicendo? È una cosa ovvia e a dir poco scontata! e io che ve ne parlavo e che facevo tutto il dottorone! Ma ho davvero tutto questo bisogno di sentirmi intelligente?
Ho davvero una così disperata necessità di sentirmi buono in qualcosa? Sono davvero così banale e scontato da dover credere in una falsità creata da me, su di me, per poter mentire a me stesso e credermi speciale, o più intelligente? Come se solo l'intelligenza potesse migliorare una persona, e come se altre doti non contassero o non esistessero. Come se essa (l'intelligenza) fosse l'unica via di fuga dalla banalità e dalla normalità. Come se essendo io cosciente di non avere altre doti e forse nemmeno una, costringa me stesso a puntare completamente su una singola dote che il mio IO percepisce in maniera spropositata rispetto alla vera natura di questa mia dote.
E tutto ciò solo per sentirmi migliore o diverso! È forse questa la verità? Ovvero che io non sono altro che uno di quei tanti mila milioni di miliardi di miliardi di triliardi di adolescenti, che vuole solo sfuggire alla propria IN-unicità con una menzogna, un illusione, un sogno!
UN SOGNO COSI IRREALIZZABILE CHE PUR DI NON SMENTIRE, PER AVERE UN MINIMO DI PERSONALITÀ VERRÀ CONTINUAMENTE PROPOSTO E RIPROPOSTO COME MENZOGNA A ME STESSO FINO A CONVINCERMI NEL PIÙ PROFONDO DELLE MIE VISCERE DI ESSERE SOLTANTO UN UOMO INCOMPRESO (perché si ragazzi sono un maschio e mi sento tale, che disdetta, lo so),
POICHÉ MORALMENTE E INTELLETTIVAMENTE IRRAGGIUNGIBILE E INECCEPIBILE!
UN UOMO COSI UNICO CHE NON POTRÀ MAI ESSERE EGUAGLIATO IN TUTTA LA STORIA E POICHÉ TALE UNICITÀ È STATA VISSUTA IN UN EPOCA O IN UN CONTESTO SBAGLIATO! E PER TALE SVENTURA QUESTA MIA UNICITÀ NON VERRÀ MAI RICONOSCIUTA E PERCIÒ LA MIA MEMORIA E ANCHE LA MIA MENTE ANDRANNO PER SEMPRE PERSE!
PERDUTE NELL' ETERNITÀ CON QUELLE DI ALTRE MILIONI DI UOMINI E DONNE VISSUTE PRIMA E DOPO DI ME, MA CHE CON ME NON HANNO AVUTO E MAI E POI MAI AVRANNO A CHE FARE!
Voglio io solo sentirmi speciale in un modo o in un altro? Forse si, ma quanto meno ho il coraggio ammetterlo a me stesso... Oppure, oppure, voglio solo spiegare le cose in maniera dettagliata in modo che ogni tipo di allocco possa comprendere ciò che voglio dire.
Nah, l'ultima è solo una mia giustificazione. In realtà cerco come tutti un motivo per sentirmi speciale. Quanto meno io ne sono consapevole e, appunto perché ne sono consapevole, smetto fondamentalmente di cercare qualcosa che mi renda diverso: perché forse non c'è, e se c'è arriverà da sola.
Non avrò perciò bisogno di mentire a me stesso come fanno tutti. io sono solo io e altro non voglio essere. Come dicevo prima... porca miseria quanto ho divagato! Comunque, come dicevo prima (e come avete visto dal mio infinito smonologare freneticamente) ogni uomo è in conflitto con se stesso, ed essendo ogni uomo in conflitto con se stesso in una battaglia che non può vincere deciderà, o meglio, scaturirà inevitabilmente in conflitto con gli altri.
Questo nuovo conflitto altro non è che lo stesso conflitto che noi abbiamo con noi stessi ma in un contesto diverso e, lasciando stare lo psicologo che è un caso specifico, (ovvero il nostro aiutante) ritorniamo alla domanda iniziale.
"Vogliamo davvero essere messi a nudo?"
Anche perché essere messo a nudo equivarrebbe ad una sconfitta considerando che in tale condizione possiamo essere maggiormente feriti. Proprio nel momento in cui siamo spogliati da ogni difesa.
Adesso risponderò alla domanda per smettere di tenervi sulle spine.
SÌ! sì.
Vogliamo davvero essere messi a nudo. Anzi possiamo quasi dire che ne abbiamo un disperato bisogno. E sapete perché? Ovvio che non lo sapete, altrimenti non stareste qua a leggere le strampalate teorie di un idiota che si è casualmente ritrovato scrittore. Avrei voluto scrivere "coglione" ma non avreste capito la battuta.
Noi vogliamo denudarci (metaforicamente) perché, come dicevo prima, noi siamo dei grandissimi rompiscatole. infatti se riuscissimo ad esporci potremmo LAMENTARCI finalmente del nostro DOLORE e, inoltre, saremmo sicuramente ascoltati e riceveremmo perciò delle attenzioni di cui abbiamo inspiegabilmente (in realtà non è inspiegabile) bisogno! E non solo.
Infatti una volta apertoci quel qualcuno con cui ci stiamo aprendo dovrà ascoltarci mentre ci lamentiamo della nostra sofferenza e offrirci attenzioni consolandoci.
"Ma allora perché ci creiamo tutte queste corazze se vogliamo solo levarle?"
ma me lo state davvero chiedendo? non è una cosa ovvia?
"Fra io (e quindi tu) sono lo scrittore e loro non ti stanno chiedendo niente, quindi smettila di dire stronzate!"
"Be' e io, quindi tu, sono il personaggio narrante e sei tu, ovvero noi, che scriviamo queste cose. Quindi non fare lo stronzo con te stesso!"
"Comunque il capitolo in cui dovevamo rompere la quarta parete non era questo!"
"Cavolo hai ragione! Smettiamola subito che gli abbiamo già spoilerato abbastanza!"
Riprendiamo.
Noi non vogliamo metterci a nudo perché essenzialmente questa sarebbe una scommessa. Una scommessa che se non va per il verso giusto potrebbe ferirci grandemente e sarebbe qualcosa di cui faticheremmo a lamentarci.
Sarebbe qualcosa che POTREBBE anche colpirci nel profondo e magari il gioco potrebbe non valere la candela. In fondo sappiamo bene che nessuno di noi vuole uno svantaggio se da esso non potrebbe trarne vantaggio. In sostanza noi creiamo su noi stessi delle corazze perché non vogliamo soffrire.
"Eh ma sei stato tutto il tempo a dire che noi in realtà vogliamo soffrire e ora te ne esci cosi?"
SI. Noi non è che non vogliamo soffrire... è che non siamo coscienti di voler soffrire! Le corazze che ci creiamo per gli altri funzionano ancora meglio su noi stessi. Che geni che siamo. Le persone che più spesso tendono a chiudersi in sé stesse in genere si crede lo facciano perché insicuri di loro stessi, e in quanto non si amano. Perciò pensano che nemmeno gli altri possano apprezzarli e perciò si chiudono in loro stessi. In questo modo però si privano di tutto.
Sia dei piaceri dati dalle persone, sia dei piaceri dati dalla sofferenza, che loro non sono coscienti di desiderare; in un certo senso. A questo proposito si dice che non si può amare gli altri se non si ama prima se stessi, eh be', questa è una stronzata perché in realtà questo tipo di persona si ama più di tutte le altre persone. Loro sono quelle persone che io chiamo "Narciso". Perché vi chiedete? vi spiego immediatamente. Conoscete il mito greco di Narciso? Detto in parole povere:
- Lui è bellissimo, disdegni chiunque lo ami e finisce per innamorarsi di sé stesso e in fine morire.
Definisco perciò gli apatici insicuri come Narciso, perché fanno esattamente la stessa cosa.
Non apprezzano chi li ama e non tengono conto delle loro opinioni su di loro e, nonostante non sembri, loro stessi si amano immensamente. Cosi tanto che in un certo senso muoiono.
"Ma che stai dicendooooooo! Non è vero che si amano!"
Basta interrompermi. Per favore. Secondo voi perché loro si creano tutte queste barriere? Ma perché non vogliono soffrire è ovvio. Farebbero di tutto per non farlo. E ciò avviene proprio perché si amano e vogliono proteggersi. Si amano cosi tanto da fare di tutto per non arrecarsi danno. Nessuno proteggerebbe così qualcuno che odia, e nessuno proteggerebbe mai cosi disperatamente nemmeno qualcuno che gli stia indifferente.
Qualcuno protegge qualcuno in maniera cosi esaustiva e incontrollata solo se lo ama alla follia! Loro essenzialmente non vogliono soffrire, ma nella maggior parte dei casi non ricevendo nemmeno emozioni positive finiscono comunque per soffrire. Soffrendo il dolore più puro, un dolore di cui non possono lamentarsi con nessuno essendo loro completamente chiusi in loro stessi e non potendo perciò lamentarsi con nessuno.
È in tal senso loro muoiono, in quanto amano troppo loro stessi, vittima della loro stessa difesa. Ed è adesso che diventa innegabile una verità: quella di cui vi ho parlato fino ad ora. Ovvero:
Noi vogliamo soffrire. Infatti se loro (i cosiddetti Narciso di cui vi ho parlato) volessero soffrire e venissero perciò in accordo con l'idea inconscia che è in ognuno di noi che vogliamo soffrire, allora smetterebbero di soffrire nella loro sofferenza. È perciò l'inconscio a dirci che vogliamo soffrire in modo da non soffrire realmente, rivelandosi in tutto ciò per l'ennesima volta la vera natura umana che altro non è che conflitto con noi stessi.
Ora vi chiedo: Siete voi un Narciso? Sapreste riconoscervi in quanto tale? Se la risposta è sì... sappiate che non me ne frega un CAZZO!
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