extra | special weekend | second part
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Distiamo pochissimo dalla casa in montagna; dovrebbero mancare pressapoco cinque minuti e l'idea di ciò che faremo lì, mi elettrizza già da adesso. Sebbene il tragitto non sia andato come previsto, con quell'incontro al supermercato e con ogni sosta effettuata negli autogrill perché Jason ha avuto la dissenteria a causa dell'aranciata e della cioccolata, che lui ha ben voluto bere e mangiare insieme, entrambi sappiamo che nella casetta rimedieremo. Stiamo percorrendo una salita, cui fine riusciamo ad intravedere a poco più di sei metri, ma quando finalmente arriviamo a destinazione, notiamo la presenza di cinque auto. Ci rivolgiamo uno sguardo confuso e quasi intimorito, e prendendoci per mano e portando al contempo il cibo comperato, mettiamo piede dentro... pentendocene amaramente subito dopo: nostra figlia e Jacob stanno correndo su e giù per le scale, i genitori di Jason stanno ballando dinanzi al camino, Aaron e la sua compagna si stanno coccolando, Theo e Scott stanno giocando ad Uno sul tavolo e, come se non bastasse, Carly alla nostra vista, ci é corsa incontro stritolandoci in un abbraccio.
"Siete arrivati! Oh, mamma mia, mi siete mancati un botto! Le mie giornate senza voi due che vi stuzzicate sono state noiose, ma tipo, noiose noiose. Mi capite? Cioè, cazzo, adesso trascorrete più tempo insieme voi due e trascurate tutti noi! Però state davvero bene insieme. Ah, mi siete mancati un casino!" ci investe con la sua solita parlantina che, nonostante sia alquanto irritante, mi é mancata.
"Carly, ripigliati." consiglia il mio fidanzato prendendole le labbra con il pollice e l'indice per farla stare muta. Ogni nostro piano si é sfumato in un lontano desiderio che, se solo potessimo, avremmo corso per raggiungerlo, ma Sophia e Bob, ovvero i signori Kent, danno fine al loro lento e gridano per la gioia portando l'attenzione di tutti su di noi.
Veniamo soffocati dai presenti, compresi i bambini che, fortunatamente, erano troppo presi dal giocare per domandarci il perché non fossimo a lavoro.
"Siamo ancora in tempo per scappare." bisbiglia Jason guardando con occhi a strapazzo i nostri famigliari e i nostri amici.
"Al mio tre." dico di rimando con lo stesso tono, ma Juliette s'attacca subito alle nostre gambe e ci invita a seguirla. Sforziamo un sorriso e ubbidiamo: arriviamo al piano di sopra che é spettacolare, ha praticamente sette stanze e tre bagni e io come una mongola rimango incantata da ciò. Juliette abbranca la mano di suo padre e ci trascina in camera dove ci mostra come lei e Jacob dormiranno insieme.
"Poi ci abbracciamo come fate voi." illustrano e seppur non sia d'accordo, li trovo estremamente carini.
"No no no, sei mio nipote Jacob, lo so, ma lo spazio vitale è importante. Mia figlia può passare le giornate con te, ma non le notti. Adesso divido i letti."
Ridacchio a questo suo scatto iperprotettivo nei confronti di nostra figlia e lo lascio fare: sposta i due letti affinché siano ognuno dalla parte opposta della stanza.
"Ma perchè? Voi lo fate!" si lamenta la piccola, facendo solo aumentare le mie risa, che in qualche modo riesco a trattenere.
"Non é vero e poi voi siete praticamente cugini." ricorda il biondino facendo così mettere il broncio a Juliette.
"Voi lo fate!" continua, e se non fosse per il fatto che Jacob è suo nipote, credo lo avrebbe cacciato fuori di casa, da come lo guarda.
"Basta Juliette, hai solo sette anni. Potrai dormire vicino ad un maschio dai trentacinque anni poi." commenta autoritario, guardando Juliette con sguardo di rimprovero, mentre lei incrocia le braccia sopra il petto, guardandolo a sua volta in malo modo.
"Ma sono tanti anni!" esclama, rendendosene conto, e Jacob annuisce in accordo.
"Appunto."
Non riesco più a contenere la mia risata perciò, esco dalla camera portando con me Jason che mi ha ricordato un po' il comportamento di mio padre quando ero adolescente.
"Il nostro weekend é andato in fumo." ammette amareggiato, abbassando la testa come se si stesse scusando, quando lui, invece, c'entra poco e niente. Prima che possa smentire le sue parole, Aaron e Marnie, nonché sua moglie, spuntano dalle scale.
"Mea culpa moment." confessa Aaron con la mano sul petto e con un sorriso di chi la sa lunga.
"Testa di cazzo che non sei altro! Solo perchè l'ultima volta vi ho interrotti non ti dà il diritto di rovinare i miei piani!" cambia subito umore e, a una certa, ho avuto il timore che si trasformasse in Hulk - anche se vederlo strapparsi i vestiti, non mi dispiacerebbe personalmente.
"Tranquillo, quello che hai preparato nella vostra camera non l'ha toccato nessuno." gli strizza l'occhi e io di conseguenza assumo un'espressione interrogativa. Il mio ragazzo impallidisce e fulmina intensamente l'altro, così tanto da far invidia al Dio della folgore.
Io e Marnie rimaniamo mute, confuse e con la voglia di lasciarli per non avere niente a che fare con questi drammi, e puntualmente la voce di Theo ci salva.
"Andiamo a sciare, muovetevi!" avvisa dal piano inferiore e io mi paro dinanzi a due opzioni: andare con gli altri dato che non scio da davvero, ma davvero tanto tempo, oppure approfittare dell'assenza di tutti per un momento intimo con Jason. Metto in tavola i pro e i contro, ma poi mi stanco e scelgo la seconda.
"Muovetevi voi due!" ci istigano mentre un via e vai di persone ci passano davanti con tute, snowboard e quant'altro.
"Noi rimaniamo qui." controbatte Jason dopo avermi rivolto un sorrisino malizioso che ho ricambiato volentieri, ma in un batter d'occhio io vengo sollevata da Theo e Jason, invece, da Scott e Aaron, obbligandoci ad aggregarci.
I bambini ci raggiungono sotto, correndo come pazzi, non vedendo l'ora di uscire e giocare con la neve; Scott, Theo e Carly si vantano di quanto siano bravi a sciare, e a quanto pare, gli unici che sono contrari a quest'uscita siamo io e Jason.
"Allora, voi due avete queste tute, i bambini quest'altre, Ruth, Theo e Carly queste, ce n'è una viola ed è per Scott, e a noi queste." distribuisce Aaron, facendo ironicamente cenno alla tuta viola di Carly, mettendo in dubbio la mascolinità di Scott. Incominciano a deridere e a fare battute, e Jason, sperando di passare inosservato, cerca la mia mano per poi allontanarci lentamente, ma gli altri se ne accorgono non appena varchiamo la soglia. Sbuffiamo e a quel punto, ci arrendiamo e tentiamo di divertirci con questi stronzi.
"Faremo stasera." sussurra al mio orecchio mordendo poi il mio lobo.
"Piccioncini, cambiatevi su!" ordinano all'unisono irritandoci ancora di più.
"Ma sì, abbiamo capito." si lamenta Jason risalendo le scale mentre lo seguo per cambiarci. Appoggio la mia mano su un pomello, ma prima che possa girarlo per spalancare la porta, Jason grida allarmato che quella é la stanza di Aaron e che sicuramente c'é dello sperma sul letto, sulle pareti e sul pavimento.
"Non esageriamo, non é come te."
"Ehi! E con questo che vorresti dire?" chiede facendomi arretrare, fissandomi con occhi curiosi.
"Ogni volta che lo facciamo, non butti il preservativo nel cestino!" mi lamento rammentando che c'eravamo conosciuti in quel modo.
"Abbassa il tono, zuccherino." ride cingendomi la vita dopo aver lasciato le tute per terra, ma io lo respingo.
"Perchè non posso entrare e cambiarmi lì?" domando corrugando la fronte, ma lui svia il discorso.
"Perchè hai usato le mie foto per pulirti il culo due anni fa?"
Vengo colta di sorpresa da questa sua domanda e spremo le meningi per ricordarmi il momento esatto in cui l'ho detto, ovvero durante la sua festa dopo la partita vinta, più precisamente mentre mi stava mandando via.
"Non ho mai usato le tue foto per quello scopo!" ammetto e lui, pervertito com'è, presuppone che le abbia usate per altro.
"E quindi le hai usate per...?" ammicca, facendomi diventare rossa come un il sedere di un babbuino.
"Maiale!" lo spintono sorridendo imbarazzata.
"Non hai detto di no però." persiste. Non ho smanettato la mia amichetta con le sue foto, ma vederlo convinto del contrario, mi diverte in un modo o nell'altro.
"Dobbiamo cambiarci, ci stanno aspettando."
Riporto l'attenzione sul vero motivo per cui siamo tornati al piano di sopra e lui, d'accordo, riprende le tute e ci rinchiudiamo in una stanza qualunque.
"Ti ricordi l'ultimo giorno a Las Vegas?" domanda improvvisamente, prendendomi piuttosto alla sprovvista.
"Più o meno, perchè?" chiedo di rimando, sciogliendomi la coda.
"Mi devi ancora due spoglierelli e una doccia insieme." conclude, facendo crescere irrimediabilmente la voglia di sbattere la testa contro il muro, ripetutamente.
"Te li sogni." sbotto, dandogli le spalle.
"Già fatto, ma sai, come tutte le persone sulla terra, aspiro a farli diventare reali." pronuncia, facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Quanto sei deficiente."
Mi volto verso di lui dato che fino a quel momento sono stata rivolta allo specchio, e mi spavento un poco quando realizzo che é a pochi centimetri da me - altro che Damon Salvatore. Unisce le nostre labbra che, sebbene si siano toccate innumerevoli volte, si cercano sempre.
"Oh, ma ce la fate?!" bussa Aaron dall'altra parte, facendo sbuffare Jason, che vuole solo un attimo di pace.
"Non lo sopporto più!" borbotta, portandosi le mani tra i capelli e io mi avvicino ancor di più a lui, ridacchiando, poggiandogli una mano sulla spalla con l'intento di confortarlo.
"È tuo fratello." cerco di sbollire un po' la sua rabbia, anche se Aaron ha davvero fatto del suo meglio per fargli perdere le staffe.
"E mi ha rovinato il weekend con te, uno dei pochi che abbiamo." dice, e rimango zitta, dato che non gli posso dare neanche torto, perché è esattamente così.
"Possiamo ancora migliorarlo... mentre tutti dormono o mentre tutti stanno sciando." affermo, tracciando con le dita il suo petto scolpito, visibile dalla maglietta attillata.
Lui alza di poco la testa, e mi basta quel poco per posare le mie labbra sulle sue, in un semplice bacio a stampo, che però non gli basta.
"Possiamo anche non andare a sciare, qua dentro fa molto caldo e si sta davvero bene." afferma, lasciando dolci baci sul mio collo, che mi fanno mordere il labbro, fino a far quasi fuoriuscire il sangue, pur di non gemere vergognosamente.
"Ci aspettano tutti." continuo con questa frase irrilevante, e subito il suo braccio è attorno alla mia vita, in modo possessivo.
"Aspetteranno." ghigna, riprendendo a baciarmi appassionatamente, succhiando forte il mio labbro, lasciandomi così gemere nella sua bocca, ma il momento dura poco, dato che qualcuno bussa alla porta, facendoci distogliere dalle nostre azioni.
"Se è ancora Aaron, giuro che lo strozzo." impreca, prima di sistemarsi un attimo e staccarsi da me per indossare la tuta.
"Guardo chi è." mi offro e con un suo cenno di assenso, apro la porta, ritrovandomi la nostra piccola e dolce Juliette, nella sua piccola tuta rosa e bianca.
"Come sto, ma'?" mi domanda ingenuamente, facendo una piroetta su sè stessa ed un sorriso si piazza sul mio viso.
"Sei bellissima, amore mio." le rispondo, abbassandomi sulle ginocchia, per raggiungere la sua altezza, cosicché possa focalizzare la sua attenzione su di me e non alle mie spalle.
"Dov'è papà?" chiede, cercando di scorgerlo dietro di me, non riuscendoci per la sua statura minuta.
"Si sta cambiando, fra poco saremo pronti, tu vai a giocare con Jacob." le dico, e subito sfreccia via come una moto, incominciando a correre verso quest'ultimo e io chiudo la porta dietro di lei.
"Devi sbrigarti." esclamo, prima di togliermi la maglietta per infilare quella della tuta, venendo bloccata però dai suoi passi.
"Vuoi un aiuto?" mi sussurra poggiando la mano sopra la mia schiena, delicatamente, facendola scorrere fino al gancio del reggiseno, ma lo fermo in tempo.
"Sono abbastanza grande per fare da sola." affermo, girandomi nella sua direzione, con solo il reggiseno a coprirmi.
"Questo lo noto." commenta, facendo scorrere velocemente lo sguardo sul mio corpo, prima di riindirizzarlo ai miei occhi, che lo scrutano con desiderio.
"Non possiamo." lo blocco prima che possa anche solo dire una parola, e lui alza il dito come a permettermi di farlo parlare. Permesso che non gli concedo.
E prima che possa controbattere, lo sbattere violento di una mano alla porta ci ferma.
"Muovetevi, coglioni!" urla stavolta quel che credo sia Theo, facendo bestemmiare Jason, che di fretta e furia si mette la tuta, seguito successivamente da me.
"Sei un amico di merda!" sbotta Jason uscendo furiosamente dalla porta, mentre io alle sue spalle ridacchio.
Non cambierà mai.
Prendendo tutte le macchine ci dirigiamo là dove si può sciare tranquillamente, senza alcun pericolo. Scesi, Juliette e Jacob vengono accompagnati dai genitori di Jason, pronti a badare a loro mentre noi altri cerchiamo di non fare scoppiare la terza guerra mondiale tra i fratelli Kent; io, Carly, Marnie, Theo e Scott siamo dunque la Svizzera.
"Io non so sciare, guai a voi se mi spingete!" minaccia Marnie facendoci ridere con la sua espressione.
"Tranquilla, Ruth ti fa compagnia." commenta Jason, facendomi girare bella sua direzione, mentre gli lascio uno scappellotto sulla testa.
"Io so sciare, testa di cazzo." controbatto, fingendomi offesa.
"Difficile a credersi, zuccherino." mi deride, come suo solito fare, facendomi una linguaccia - infantile, penso.
"Ah sì? Se te lo dimostro, che ci guadagno?" chiedo, incrociando difficilmente le braccia, a causa della scomoda tuta che mi ricopre.
"L'orgasmo più bello della tua vita." mi strizza l'occhio, e volendo stuzzicarlo un minimo ribatto: "Davvero? Grazie a chi? Lo conosco?"
"Sono io, scema."
"Non sopravvalutarti molto, amore mio." gli suggerisco, incominciando a prendere il necessario per sciare.
"Ecco, mi é mancato tutto questo." s'intromette Carly, "Secondo voi, vendono pop corn qui?" continua, e sia io che Jason la mandiamo a fanculo.
Roteo gli occhi al cielo, "Adesso salgo là e ti faccio vedere!" sbotto contro Jason, che prontamente di riprende dicendo: "Non morire, eh."
Improvviso una risata finta, che lo fa alzare gli occhi al cielo.
E prima che possa allontanarmi odo il mio ragazzo dire:"Sono fottuto, vero?"
"Al cento per cento." gli risponde Theo e, con un sorriso già vittorioso, do via alla mia performance. I miei amici mi acclamano, al contrario di Jason che é rimasto di sasso.
"E questo tuo lato sportivo da dove spunta?" balbetta ancora basito, indicando più volte la pista e me.
"Eh, sapessi." ridacchio alla sua smorfia, anche se invece di bestemmiare per la sua perdita, mi sorprende.
"É possibile amarti di più dopo questa scoperta?"
"Jason, ritorna in te!" lo deride Scott lanciandogli una pallina di neve in piena faccia e facendogli tirare giù tutti i santi.
"Ti rode essere single e vedere quanto sia felice con Ruth, eh?" lo stuzzica, facendo riferimento alla sua sfortuna in amore.
"Beh, Ruth é davvero una bella d-..." incomincia, ma quasi non muore fulminato da Jason.
"Io mi fermerei e inizierei a correre." consiglia incominciando a rincorrerlo, ma cade miseramente a terra, per colpa del troppo peso addosso. Scoppio in una risata volontaria, e tutti i presenti con me, prima che la sua mano raggiunga la mia gamba, spingendomi verso di lui.
Cado, inevitabilmente sul suo corpo, facendomi anche piuttosto male alla mano, che ha cercato in qualche modo di salvarmi dalla caduta, e alle tette.
"Sei un pezzo di merda." gli sussurro, per non farmi sentire dai ragazzi che si sono distratto da qualcosa e non ci degnano neanche più di uno sguardo.
"Ma tu ami questo pezzo di merda." mi risponde, lasciandomi un veloce bacio sulle labbra, prima di alzarsi dalla neve e porgermi la mano che, senza pensarci ulteriormente, afferro.
"Hai appena confermato di essere un pezzo di merda." non rispondo, anche se sappiamo entrambi che è la verità, pezzo di merda o meno.
"E tu sei l'altro pezzo di merda mancante."
"Fai proprio schifo con le frasi dolci." lo informo, nascondendo un sorriso alla sua stupidaggine.
"In compenso sono bravo con i gesti." dice malizioso, e non posso evitare di affermare quanto lo ami.
"Ti amo anche io, Ruth."
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"Buona notte. Vi voglio bene." augura affettuosa Juliette, non appena le imbocchiamo le coperte e lasciamo camera sua silenziosamente. Ha compiuto sette anni lo scorso mese e ancora non mi capacito di quanto veloce sia passato il tempo. Sta crescendo troppo in fretta e l'idea che il giorno in cui ci lascerà per mettere su famiglia sia sempre più vicino, mi destabilizza.
Il palmo di una mano calda, si poggia sul mio fianco, portando la mia attenzione sull'uomo che non ho curato molto in questi giorni. Mi rifila un sorriso caloroso e io gli circondo il collo con le braccia, alla ricerca disperata di un po' di coccole dato che siamo sempre stati impegnati a lavorare o a badare Juliette.
Ha fatto molti sacrifici per Juliette, che non é nemmeno sua figlia biologica, e ha avuto anche in un primo tempo, l'intenzione di abbandonare la pallacanestro per noi, ma non potevo permetterglielo, così l'ho incitato ogni secondo a non mancare alla partita che si sarebbe tenuta a Chicago tra una settimana. L'unico problema é mettere a conoscenza di ciò, nostra figlia che di sicuro farà mille capricci e si attaccherà alla sua gamba per trattenerlo qui.
"Andiamo a dormire, zuccherino?" domanda sbadigliando, mantenendo ancora un braccio per tenermi ben stretta a lui, ma io in risposta emetto un verso di disapprovazione.
"Sono stanco morto." bofonchia e al contempo mi solleva prendendomi per le natiche, costringendomi a cingergli la vita con le gambe. Si indirizza verso camera nostra e quando giungiamo dinanzi alla porta, esclamo:"Va bene, sarà per la prossima volta."
"Cosa?" si mette sull'attenti, assumendo l'espressione pervertita che, per mia sfortuna, non vedevo da tanto, troppo tempo.
"Non hai mica detto di volere dormire?" faccio la stronza, accennando a ciò che poco fa ha detto, provocandolo soltanto.
"Se vuoi fare quel che penso io, io ci sto al cento per cento." mi informa e sorrido perfidamente, decidendo di stuzzicarlo ancora un pochino.
"E a cosa sta pensando il tuo minuscolo cervello?" domando ingenuamente, cercando di sembrare il meno interessata possibile, cosa davvero impossibile.
Rimango un po' sorpresa, quando dinanzi a me vedo solo un letto disfatto e delle valigie.
"Allora, ti piace?" chiede, ancora poggiato alla porta, aspettando una mia reazione.
"Ehm..."
Notando il mio cipiglio strambo, osserva la camera e sembra persino lui sorpreso.
"Lo ammazzo." esclama, prima di catapultarsi fuori dalla stanza con sguardo furioso.
"Dove vai?" gli urlo dietro, ma poco ci fa conto, così mi decido a seguirlo giù per le scale.
"Jason, fermati!" ma non ne vuole proprio sapere, anzi quasi incomincia ad andare più veloce, cercando chissà chi.
"Che è successo?" continuo a cercare di capire, mentre lui continua solo a darmi più sui nervi.
"Cazzo, Jason! Rispondimi!" faccio uno scatto verso di lui, riuscendo finalmente ad afferrarlo per il braccio, facendolo così girare verso di me.
"Quel figlio di puttana ha rovinato tutto!" grida infuriato, come davvero poche volte l'ho visto, togliendo con uno strattone la mia mano dal suo braccio, lasciandomi così con la mano a penzolare, mentre lui si dirige verso il divano, buttandocisi sopra.
"È anche tua madre." ribatto, cercando di sdrammatizzare, ma dall'occhiata che mi riserva, direi che non ci sono riuscita.
"Vuoi illuminare anche me?" suggerisco, curiosa di capire cosa abbia fatto suo fratello, da farlo arrabbiare in quella maniera.
"No." sbotta netto, senza pensarci neanche pochi secondi, lasciandomi leggermente spiazzata.
"E per quale assurdo motivo?" domando, quasi offesa, ma come se nulla avesse detto, si alza di colpo venendo verso di me.
"Vieni con me." quasi mi ordina, non aspettando una mia risposta per incamminarsi, mentre io me ne sto indietro con le braccia incrociate.
"Non accetto passaggi dagli sconosciuti." mormoro, adesso definitivamente offesa per tutti questi suoi cambi d'umore. È peggio di me quando ho le mie cose, e vi assicuro che ce ne vuole.
"Non fare la bambina." sbuffa annoiato, e per poco non mi avvicino solo per prenderlo a sberle.
"L'unica bambina qui sei tu, alle prese con il suo primo ciclo." commento, e la sua bocca si spalanca un pochino alla mia affermazione.
"Ti prendo di peso."
"Non ce la faresti, sei troppo vecchio." lo sfido, vedendo fino a che punto può arrivare la sua pazienza, già relativamente bassa.
"Sono tutto tranne che vecchio." ribatte deciso, mettendosi anche lui a braccia conserte dinanzi a me.
"Questo lo dici tu."
"Beh." si porta la mano al mento, come a pensarci su, ma in uno scatto felino, mi prende tra le sue braccia, a mo' di sposa, portandomi su per le scale.
"Ora caschiamo entrambi." borbotto impaurita, incominciando a sganciarli piccoli pugnetti sul petto, che gli fanno solo rafforzare la presa su di me.
"Se continui a malmenarmi, sicuro." impreca contro di me un paio di volte, fino a quando dell'aria fresca non colpisce le mie gambe, per metà nude.
Non mi ero accorta di dove si stava dirigendo, troppo presa ad ammirare i suoi muscoli che si contraevano per il mio peso.
Mi poggia delicatamente a terra, e subito incomincio a guardarmi intorno, vedendo solo tanta neve, tanti alberi e, soprattutto, tante stelle. Migliaia di stelle ricoprono il cielo, che sembra sia stato decorato con troppi glitter. La luna è quasi piena, luminosa come poche volte ho potuto contemplare, permettendo così che una perfetta aria romantica aleggi tra di noi.
"È meraviglioso." pronuncio, con gli occhi meravigliati, destando poca attenzione all'individuo accanto a me.
"Sì." concorda con me, avvicinandosi di un poco al muro che ci divide dal cadere.
"Perché mi hai portato quassù?" chiedo smarrita, ma soprattutto felice, anche se non lo guardo mentre gli chiedo la ragione.
"Le vedi tutte queste stelle?" ignora la mia domanda, ponendomene un'altra.
"Non si risponde alle domande con altre domande."
"Le vedi tutte queste stelle?" continua imperterrito, e con un sorriso gli rispondo: "Impossibile non vederle."
"Ecco, io ne vedo solo una e vorrei passare il resto della mia vita con quella." ammette, e quasi le gambe non mi cedono appena capisco cosa ha appena affermato.
Mi giro verso di lui, trovandolo già inginocchiato nella mia direzione, con un piccolo cofanetto tra le sue mani, ancora chiuso. I miei occhi diventano lucidi alla visione, mentre lui con uno sguardo pieno di emozione fa la fatidica proposta:"Mi vuoi sposare?"
Un sì esce subito dalle mie labbra, senza neanche un dubbio, mentre lui mi infila il diamante al dito, a cui faccio davvero poco caso, prima di catapultarmi fra le sue braccia. Ripeto più volte sì, baciandolo dappertutto, ed in poco mi ritrovo con le gambe intorno alla sua vita, mentre lui cammina all'indietro, pronto a rendere questa notte indimenticabile.
Mi porta verso una porta, e senza neanche pensare a chi possa appartenere, la apre, poggiandomi immediatamente a terra.
Si guarda intorno per un paio di secondi, prima di esclamare: "Ah, cazzo, avevo solo sbagliato camera."
Si dà dello stupido da solo e, quando mi giro per capire cosa intende, rimango senza parole: la stanza è ricoperta da capo a fondo di rose, bianche e rosse, che rendono l'atmosfera estremamente romantica, il tutto accompagnato dalle candele accese, che danno un po' di luce alla stanza. Non ho mai immaginato di potermi trovare in una di quelle situazioni in cui sono solite essere le altre ragazze con il proprio fidanzato, e ora come ora mi manca il respiro. Come se non fosse sufficiente, lo stupore nei miei occhi aumenta e lacrime di gioia incominciano a fare a gara sulle mie guance nel momento in cui scorgo la scritta sul letto: vuoi sposarmi?
"Avevo organizzato questo..."
Non riuscendo neanche a parlare per le troppe lacrime, mi fiondo sulle sue labbra camminando verso il letto, sul quale poi ci buttiamo con la stessa delicatezza dei wrestler: io a cavalcioni su di lui. Poi però, mi ricordo la nostra prima volta insieme e capovolgo la posizione per evitare di farlo sentire poco virile - parole sue. Gli tolgo la felpa, seguito poi dalla maglietta e dopo cerca di fare lo stesso con me, ma quando scopre che mi sono vestita a cipolla, ossia con strati e strati di indumenti, mi maledice. Ridacchio non appena un "alleluia" lascia la sua bocca quando mi ritrovo solo con il reggiseno, che viene lanciato immediatamente da qualche parte sul pavimento. Incrocio il mio sguardo con il suo, perdendomici dentro, e poi mi lascio trasportare dal piacere quando mi stampa una scia di baci umidi su tutto il corpo. Sto andando letteralmente a fuoco e di conseguenza lo libero dai pantaloni e dai boxer che in quel momento mi paiono solo d'intralcio. La sua erezione riesce così a respirare, al contrario della sottoscritta che rimane sempre più impressionata dalla misura del suo membro, domandandosi se ne uscirà viva.
Ritorno a noi quando la sua mano scivola verso il mio basso ventre, iniziando una tortura piacevole stuzzicando il mio clitoride. Effettua dei giri circolari, fa pressione e io mi bagno così tanto da far concorrenza alle cascate del Niagara. Ansimo sotto i suoi occhi colmi di desiderio e soddisfazione nel vedere cosa riesce a farmi provare.
Ad un tratto, mi infila due dita dentro mentre io pompo il suo bazooka cercando di farlo impazzire così come lui sta facendo impazzire me. Interrompiamo questi preliminari e si insinua tra le mie gambe per penetrarmi. Caccio un urlo che, se non fosse stato nascosto da un suo dolce e passionale bacio, avrebbe svegliato tutti.
Il suo profumo arriva alle mie narici come un mix letale che mi stringe in una morsa. Il suo tocco mi manda il cuore in fibrillazione. Il suo sguardo magnetico mi fotte più di quanto non lo stia già facendo. Va avanti con una sequenza dentro e fuori distruttiva che mi porta ad inarcare la schiena e a stringere il lenzuolo.
"Sto per..." tenta di dire.
"Aspettami, c-...co-...coglione." pretendo tra i gemiti e con un'ulteriore spinta, otteniamo entrambi l'orgasmo che gli fa urlare il mio nome e a me, il suo. Crolla affianco a me, appagato, e ci scambiamo un altro bacio che, inutile dire, intensifichiamo. Mi tornano a galla i momenti passati insieme: quando mi ha portato come finta ragazza dai suoi genitori, quando mi ha portato poi a quelle stupide feste, quando sono finita al fresco a causa sua, quando abbiamo avuto il nostro primo rapporto intimo.
Tutti i ricordi che ho collezionato da quando lo conosco e che ora custodisco gelosamente: la nostra storia.
"Stavolta puoi dirmi se ti é piaciuto o meno?" chiede totalmente rilassato, accarezzandomi delicatamente la guancia.
"Dopo ti offendi." scherzo e lui con una mossa, mi fa girare per poi racchiudermi tra le sue braccia, affinché abbia la schiena contro il suo petto nudo.
"Un orgasmo non ti addolcisce, non é vero?" poggia la bocca sulla mia clavicola con l'intento di fare una finta scoreggia. Lo scarso risultato però, mi fa solo ridere.
"Magari due."
"Dammi cinque minuti e sono tutto tuo." ghigna affondando il viso nei miei capelli mentre io ripenso al magnifico sesso appena fatto, e, spezzando il silenzio che si é venuto a creare vista la stanchezza dopo il primo round, dico:"Ti amo."
"Ti amo anche io, futura signora Kent." afferma, prima cdi cadere entrambi tra le braccia di Morfeo.
• • •
Tutti si aspetteresbbero un bel risveglio, almeno la mattina dopo che il vostro compagno vi ha fatto la fatidica proposta, ma quando si tratta di me e Jason, nulla è mai nella norma.
Vengo svegliata di colpo, a causa del peso di un corpo che si butta direttamente su di me, facendomi buttare giù tutti i santi.
"Juliette!" sbotto ancora assonnata, spalancando gli occhi, trovando così la mia piccola bambina, nel suo pigiamino rosa.
Mi copro velocemente con le coperte, aiutando anche Jason a farlo, che nel frattempo si è svegliato.
"Non avevo più sonno." mormora innocentemente, facendomi irrimediabilmente alzare gli occhi al cielo.
Annuisco con la testa, mentre lei si mette meglio sopra le coperte, avvicinandosi al mio corpo. Chiudo per qualche secondo gli occhi, credendo di poter dormire ancora un po', quando vengo nuovamente disturbata dalla voce di Juliette.
"Papà, hai avuto un incubo stanotte?" domanda improvvisamente, facendomi buttare la testa contro il cuscino, mentre aspetto la risposta di Jason, capendo che dormire è ormai impossibile.
"No, perché?"
"Perché quando ho un incubo, solitamente, urlo il nome della mamma." spiega ingenuamente, mentre gli occhi di Jason si spalancano a tale affermazione e io scoppio in una risata fragorosa, rivolgendo uno sguardo d'intesa al ragazzo al mio fianco.
La bambina si agita tra le mie braccia, cercando una posizione migliore, mentre il mio sguardo si fissa su quello di Jason. Involontariamente penso a ciò che abbiamo passato fino ad arrivare a questo punto e le mie labbra si piegano in un sorriso che niente e nessuno sarebbe stato in grado di levarmi.
Loro sono la mia famiglia, la mia felicità.
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