5 | magic genie

Sono tre o quattro ore che non smetto di torturarmi le mani, nell'attesa dell'ora in cui avrei dovuto servire quel deficiente.
Quando la sveglia delle 6pm, che ho impostato al telefono, é suonata, ho avuto quasi intenzione a buttarmi dal balcone presente nella stanza.
La voglia di fare la doccia é praticamente nulla e quella di scegliere i vestiti credo di non averla mai avuta, quindi al volo faccio una doccia, lavando anche i capelli, e con i vestiti di oggi mi rivesto.
Odio asciugarmi i capelli tanto quanto odio truccarmi, quindi con un filo di mascara ed eyeliner ed i capelli un po' gocciolanti, esco dalla camera.
E tale e quale ad un cliché, uscendo mi scontro contro Jason, che prontamente mi afferra la vita e mi porta attaccato al suo corpo, evitandomi una bella esperienza con il pavimento.
"Mollami", tralascio la parte in cui la solita ragazza sfigata dice mio eroe e lo spingo non appena sono sicura di toccare terra. "Dovresti ringraziarmi, ti ho salvato la vita."

"Se tu non passeggiassi per di qui, io non mi sarei scontrata con te", esprimo il mio ragionamento, vedendolo fare una smorfia.
"Ma quanto parli?"

"Almeno la mia voce non è insopportabile." continuo, mentendo spudoratamente dato che la sua voce è così roca che farebbe venire una ragazza anche solo salutandola.
Ma che razza di pensieri faccio?!

"Sicura che ti ascolti quando parli? Sembri una gallina in calore", mi beffeggia lo stronzo. É proprio vero che avere un bel faccino non equivale ad avere anche un bel cuore.
Non replico alcunché e gli chiedo:
"Cosa vuoi che ti porti tra — lascio in sospeso la frase per prendere il telefono e controllare l'ora. Le 6:53 pm — tra 5 minuti?"
La risposta tarda un po' ad arrivare visto che non smette di scrutare il mio corpo con occhi felini.
"Quello che vuoi, ti lascio libera scelta, ma non avvelenarmi" risponde dopo un'eternità, come se dovessi essere onorata di scegliergli la cena.
"Non aspetto altro", scherzo girando i tacchi e dirigendomi dal lato opposto dal quale stava venendo lui.
Neanche il tempo di compiere dieci passi che la sua voce rieccheggia nel corridoio:
"Questi jeans ti fanno un culo pazzesco!" grida ed, in contemporanea, alzo il mio amato dito medio, ricevendo una risata da parte sua.

"Due piatti di pasta al sugo, due hamburger con patatine e salse, e una vaschetta di gelato per due." Ordino ripassando a voce bassa il menu che porto tra le mani, sopra il vassoio.
Non ho capito bene per chi sia la seconda porzione che mi hanno detto di portare, ma non ci do tanto peso.

Le ordinazioni mi vengono consegnate dopo non più di 10 minuti, cosa che mi stupisce, dato che io a casa per cucinarmi due uova ci metto quasi mezz'ora visto le mie scarse capacità.
In pochi attimi sono dinanzi alla porta e non aspettando altro di posare il vassoio, busso.
Naturalmente mi viene ad aprire Jason e subito irrompo nella stanza, posando il vassoio sulla scrivania.
"Quanto potrà mai pesare? Sembra che tu abbia fatto una maratona!" ride e posso immaginare la mia faccia rossa dallo sforzo.
Scusate ma, come avrete capito, non sono una tipa sportiva, anzi.
"La prossima volta ti chiamo e scendi tu a portarla."

"Sfaticata."

"Credo sia uno degli aggettivi che più mi caratterizzi." Ribatto onesta.

"Perché hai ordinato una porzione doppia?"

"Così mi fai compagnia!" esclama contento anche se sappiamo benissimo entrambi che non sarà così.

"Vieni? Ho fame." mi invita avvicinandosi al tavolo, dove precedentemente ho posato il vassoio.

"Tanto ora, da stronzo quale sei, ti mangerai tutto-..." non riesco neanche a concludere la frase che sento un liquido, che non riesco ad identificare, schiantarsi contro il mio corpo e per poco non urlo.

"Cazzo, la mia birra!", impreca disperato, mentre a me cresce la voglia di strozzarlo per la sua affermazione.

"La tua birra?! Sei fottutamente serio? Sono tutta bagnata!"

"In mia presenza, immagino."

Prima o poi, lo ammazzo che sia oggi o domani, io lo farò.

"Vuoi arrivare ai 25 anni? No, perché facendo così, non ci arrivi." lo minaccio gesticolando con le mani.

"La doccia è lì, io mangio intanto." alza le spalle e si gira per poi addentare una forchettata di pasta.

Mi trattengo al mettergli le mani addosso e mi dirigo verso il bagno, sicura di trovare degli asciugamani puliti in più.

"Potresti andare nella mia camera a prendere dei vestiti?" domando con il tono più calmo e gentile che potessi usare, entrando nella stanza, dopo la doccia calda che ero stata praticamente costretta a fare.
Ma per la seconda volta rischio di strozzarmi con la saliva.
Jason Kent in tutta la sua bellezza, sdraiato sul letto, senza maglietta e con un solo paio di boxer a coprirlo. Sembra avere un bazooka tra le gambe!

"Le foto durano di più, se ti interessa." si mette in posa, con un ghigno a contornargli le labbra.

"Per carità, non scendo così in basso. Comunque puoi andare in camera mia, sì o no?"

"Non ho voglia, prendi qualcosa nel mio armadio." dice continuando a navigare con il telefono.

"Sempre gentile..." borbotto irritata e apro l'armadio in cerca di una maglietta decente.

"Al suo servizio." ridacchia puntando finalmente lo sguardo nella mia direzione, avvolta in un asciugamano che arriva a malapena al ginocchio.

"Dovresti metterti qualcosa di elegante, stasera verrai ad una festa." mi informa all'improvviso, mentre io sono intenta a spostare lo sguardo tra tutti i suoi indumenti.

"E dimmi un po', genio della lampada, dove li trovo dei vestiti femminili nell'armadio di un cretino?" domando risoluta, mentre lui si alza dal letto e si dirige verso di me.

"Mettiti questa e vai a prendere qualcosa in camera tua." sbuffa fin troppo vicino al mio corpo, dato che si é appena sporto verso l'armadio per prendermi una maglietta e pantaloncino che ora ha in mano.

"Quanto ci metti? Non ho tutto questo tempo, zuccherino." sospira allontanandosi da me, mentre io rimango con i vestiti in mano a guardarlo come se fosse pazzo.

"Non mi cambierò di fronte a te, mio caro." e vado nuovamente verso il bagno, prima di essere fermata dal suo braccio.

"Non che si tratti di roba che non abbia mai visto." prosegue facendomi roteare gli occhi.
Entro dentro e mi cambio velocemente, trovando subito i suoi vestiti enormi per il mio corpo minuto.

"Sappi che sto venendo alla festa perché costretta, non perché ci sei tu." puntualizzo uscendo e andando verso la porta della camera, pronta.

"Sì, sì, ripetilo un'altra volta, magari alla fine ci credi pure tu.
Ci vediamo fra poco, zuccherino."

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