38 | stays in vegas

Ruth's point of view

Mi sto mordicchiando le unghie della dita delle mani per il nervoso: riuscirò a dirglielo? Riuscirò a sopportare lo sguardo schifato? Riuscirò a tenerlo ancora stretto a me? Ha ammesso che mi ama, in un certo senso, quindi, non scapperà a gambe levate quando gli dirò la verità tra me e Cole, giusto? Cazzo, mi ama. In due settimane s'é innamorato della sottoscritta e io, invece, non ho agito come qualsiasi donna avrebbe fatto se avesse avuto un uomo così bello, sia dentro che fuori. Ancora non ci credo che lui mi abbia confessato ciò.

Ad un tratto, vedo la sua figura apparire dal portone ed é leggermente arrabbiato. Lo si può intuire da come stringe i propri pugni e da come contrae la mascella, e qualche motivo passeggia già nell'anticamera del mio cervello. Se é stato Cole, giuro che non gli avrei spaccato solo la finestra.

"Tutto okay?" oso chiedergli, sebbene sia palese che niente é okay.

"Non lo so, dimmelo tu." smorza un sorriso tirato e si prende il capo tra le mani, "Perché non mi hai raccontato di te e Cole? Eh?"

E l'unica cosa peggiore che potesse accadere, eccola qui, servita in un piatto d'argento dal mio fottuto ex ragazzo. Mi si forma un groppo alla gola, che difficilmente riesco a slegare.

"Posso spiegarti." tiro un respiro profondo e provo a calmarlo toccandogli il petto, ma mi rifiuta.

"Oh, adesso vuoi spiegarmi?" sbotta, e a malapena riesce a guardarmi negli occhi, cosa che mi fa spezzare il cuore in tanti piccoli pezzi.

"Mi ha lasciata all'altare. Non potevo e non sarei mai riuscita a tenere un bambino da sola." sto per piangere e non voglio che accada quel che sicuramente sarebbe accaduto. Lo supplico di ascoltarmi, ma, affranto, mi dice:"Lascia perdere, é stata una tua decisione. Io non c'entro niente."

"Oh, e adesso te ne vai?" pongo, e lo sguardo che mi rifila è uno dei peggiori che abbia mai ricevuto. Vorrei avergli detto tutto, vorrei avergli detto quello che provo per lui ma, codarda come sono, ho scelto la via più facile.

"Hai anche il coraggio di pormi una domanda del genere? Io non voglio più avere a che fare con te!" urla, e poco mi importa se tutto il vicinato ha sentito, l'unica cosa di cui mi preoccupo è la corazza che avevo costruito che si distrugge, cadendo a pezzi come un bicchiere di vetro che si frantuma.

"Perché sono una mamma?" domando, in un certo senso offesa, perché è stato prima di conoscerlo e non me ne può dare una colpa.

"No, perché mi hai fatto passare per un coglione. Siamo stati insieme giorno e notte e tu non hai trovato un minuto per mettermi a conoscenza di una cosa così grande? L'ho saputo dal tuo ex, Cristo Santo!" continua ad urlare e l'unica cosa che vorrei fare e chiedere a quella sua bocca un bacio, ma non posso. Perché lui non è mio, forse non lo è mai stato e mai lo sarà.

"Avevo intenzione di dirtelo dopo, visto che hai ammesso di amarmi!" cerco di giustificarmi, invano.

"Sì, certo. Sai una cosa? Io ho chiuso." conclude lui ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non può dirlo veramente, non dopo tutto ciò che abbiamo passato.

"Non puoi essere serio." commento, facendo un passo in avanti verso di lui, ed alzando una mano per poggiarla sul suo volto, mano che prontamente viene scansata.

"Ti pare che stia scherzando?"

"Possiamo tornare all'hotel e parlarne civilmente?" provo ad essere ragionevole, e non l'avessi mai fatto.

"No." risponde secco e rapidamente mi volta le spalle, ma lo rincorro.

"Ti prego, vuoi davvero essere arrabbiato per una decisione che ho preso prima di conoscerti? E tutto quello che mi hai detto a Las Vegas? Tutto quello che abbiamo provato?" le mie gambe stanno per cedere e i miei occhi pure. Cerco il suo sguardo, ma é come se fosse talmente ferito e inviperito da non volere alcun contatto visivo.

"Lo conosci il detto: quello che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas." conclude la lite e in questo modo anche la nostra storia, o qualunque cosa fosse. Rimango quasi a bocca aperta, con le lacrime che minacciano di sgorgare dai miei occhi ma, per fortuna, riesco a trattenermi.

"Avevi promesso che saresti rimasto, ed ero in una situazione ben peggiore di questa! Avevi detto che non mi avresti abbandonato, ma lo stai facendo, da codardo quale sei!" grido a squarciagola, che quasi mi brucia la bocca, ma quello che ho detto è solo verità, mista a rabbia e tristezza che in questo momento sono presenti dentro di me.

"Ma quel bambino sarebbe stato mio! E la cosa che più mi fa male, non è il fatto in sé, ma che tu non ti sia fidata abbastanza da rivelarmelo." ammette, e lo vedo titubante, anche se ciò che dice mostra solo il contrario.

"Non ero pronta, e forse non lo sarei mai stata, ma non era per colpa tua!" borbotto, ormai stremata e con la sola voglia di tornare a casa e buttarmi sul letto, e magari non alzarmi più.

"E come posso fidarmi di te, se tu stessa non lo fai?!" esclama e ha estremamente ragione. Come potrei fare entrare qualcuno nel casino di vita che ho? Come potrei affidarmi a qualcuno così tanto da rivelargli tutti i miei peggiori segreti, se non riesco neanche a fidarmi di me stessa?

"Hai ragione." pronuncio, abbassando il volto verso il basso, pronta ad andarmene ad un suo minimo cenno.

"Ci devo pensare." commenta, prima di girarsi e camminare lungo la strada, lasciandomi sola, senza nessuno su cui contare, come se mi avesse consegnato il pezzo del puzzle mancante. Ma cosa ci faccio se non è il pezzo giusto?

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