23 | casino

Quando qualcuno pensa ad una sorpresa, di solito nella propria testa svolazza la scena di una cena romantica col proprio ragazzo, o di un viaggio su una mongolfiera.
Ma se si aggiunge il mio nome, Jason Kent, vicino alla parola sorpresa, allora questa cambia completamente significato.

"Mi hai davvero portato al casinò?" incomincia a blaterare Ruth, eccitata.

"Forse." replico senza darci peso vista l'espressione entusiasta di lei.

"Credo che dopo ciò, potrei sposarti." rivela, probabilmente un pensiero che non voleva esprimere, dato che si tappa subito la bocca, e mi guarda imbarazzata.

"Anche domani, se vuoi." concordo, rendendola ancora più rossa, mentre un sorriso si impossessa delle mie labbra.

"Vogliamo entrare?" cambia discorso, riportandolo sul casinò difronte a noi.

"Ai suoi ordini, mia regina." mi inchino con tanto di cappello, immaginario però, e credo di non averla mai vista così rossa in vita mia, anche se la conosco da poco.

"Entriamo e stai zitto." bofonchia, prima di sorpassarmi col suo bellissimo vestito che sta indossando stasera, pagato generosamente da me.
Ma credo che sia uno dei migliori, ma allo stesso tempo peggiori, acquisti che io abbia mai fatto.

È un vestito rosso rubino, scollato così tanto, da lasciare poco all'immaginazione, soprattutto a me che l'ho già vista in intimo.
Sulla vita si restringe in una fascia, per poi cadere morbido sulle sue gambe, con uno spacco di lato, che parte dal fianco fino a terra.
E dico peggiore perché, purtroppo, non passa inosservato e non sono l'unico ad ammirarlo, cosa che mi dà estremamente fastidio.

"Stai al mio fianco." le bisbiglio all'orecchio protettivo, raggiungendola mentre ci dirigiamo verso l'ingresso.

"Che hai intenzione di fare?" domanda lei, girando lo sguardo verso di me, come ad invogliarmi a rispondere.

"Sarà la miglior serata a cui tu abbia mai partecipato." le assicuro, accompagnato da un sorriso sghembo sulle mie labbra, prima di varcare la soglia.

"Non che io abbia partecipato a molte." puntualizza lei, alzando le spalle, sminuendo di poco il mio ego.

"Non ce la fai mai a non ribattere, eh?"

"È nel mio DNA" sentenzia fiera di sé medesima. Mi piace la sua sicurezza e sfacciataggine, lo ammetto.

"Lo so, purtroppo." dico falsamente dispiaciuto, poggiandole un braccio intorno alla vita e fulminando un ragazzo della nostra età, che la guarda come fosse una preda.

"Cos'è tutta questa confidenza?" chiede sorpresa, ed io non posso far altro che fare uno sbuffo, per il fatto che non si renda conto di tutti gli occhi che le stanno addosso.

"Non dovevo comprarti questo vestito." mi rendo conto dell'errore commesso, ricevendo una sua risata, che viene accompagnata dalla musica della sala.

"Che c'è? Non sono mica tua, anzi, sono libera come l'aria." mi sbatte la verità in faccia; verità che stranamente mi colpisce e affonda. So che quello che ci lega non é ancora facile da determinare: non siamo amici, non siamo fidanzati e non siamo, tanto meno, scopamici. Ci siamo baciati solo due volte, ma litighiamo quasi sempre. É irritante e stronza, ma non ci si annoia mai con lei e io non so più cosa pensare.

"Oh, ci sei?" mi schiocca le dita davanti agli occhi e io mi riprendo, ma il cervello mi va di nuovo in pappa quando incrocio le sue bellissime iridi verdi.

"Divertiti e non pensare a me." lancia un'occhiatina ad un passante, staccandosi dalla mia presa per dirigersi verso il bar, girandosi una volta per indurmi a fare altro, ma col cazzo che la lascio andare.

"Fosse facile." dico a me stesso a bassa voce, raggiungendola e trovandola alle prese con il barista, mentre cerca di ordinare un qualsiasi cocktail. Vedo che la sua attenzione é sul castano di poco fa e consapevole dei rischi, la incito a provarci.

"No." porta una ciocca dei suoi capelli biondi dietro l'orecchio e veniamo entrambi distratti dal barista.

"Due margarita, grazie." scelgo senza consultarla, sedendomi anche io sullo sgabello presente.

"Ma io non volevo un margarita." obietta incrociando le braccia sotto il seno mettendolo ancor più in risalto.

"Hai detto di volerti divertire." distolgo lo sguardo e riporto la nostra conversazione sulla sua possibile avventura di una notte.

"Hai paura? Perché non vai da lui?" la prendo un po' in giro, pur sapendo che me ne sarei pentito.

"Sono le donne a farsi desiderare." giocherella con la cannuccia quando arrivano le nostre ordinazioni e Cristo, mi sto eccitando solo a fissarla.
Concentrati, Jason! Dannazione.

"Vero, ma in questo caso, visto che sono qui, t'aiuterò!" mi offro come tributo volontario e lei, paonazza, tenta di trattenermi per il braccio, fallendo miseramente. Mi avvicino alla fece umana che Ruth ha adocchiato e seguo il mio piano.
Lo invito ad aggregarsi a noi due e lui, senza troppi problemi, accetta. Si presenta, ma il suo nome me lo scordo in un attimo, al contrario di Ruth, che si atteggia come una delle tante ragazze alla prima cotta. Li lascio scambiare ancora qualche parola e poi mi immischio nella conversazione umiliando brutalmente la bionda.

"Mi dispiace immensamente interrompervi,
ma la ragazza di Ruth mi ha appena messaggiato."

Mostro loro il messaggio da parte di Carly, alla quale ho spiegato velocemente via sms il mio piano. Il ragazzo si gratta la nuca, non sapendo come reagire e palesemente confuso, giacché fino a pochi secondi fa, lei ci stava provando spudoratamente. Ci ripiglia una scusa patetica e scompare dalla nostra vista, facendo crescere in me una grandissima soddisfazione.

"Ma che cazzo hai fatto?" mi spintona mentre le risate mi impediscono di formulare frasi senza difficoltà.

"Sei uno stronzo!"

"Oh, anche io amo il calcio." la copio imitando il suo tono di voce e arricciandomi i corti capelli sul mio capo.

"Ma smettila!" esige, ridendo amaramente, e quando capisco che ho fatto abbastanza, la attiro a me prendendola per i fianchi. Non so perché mi sto comportando così, non so neppure perché sento un disperato bisogno che lei ci provi solo con me e non con altri. Non so niente, tranne che voglio le sue labbra sulle mie e senza esitare, elimino la distanza tra di noi.

"Oh, hey, frena!" mi allontana poggiando le mani sul mio petto e nella mia testa ora sento solo stupido stupido stupido.

"Scusami."

"Hai detto che avremmo continuato a casa." mi rammemora e io, sollevato dal fatto che non mi abbia rifiutato perché non mi vuole, la trascino con me per andare a giocare.

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