22 | chaotic

Avete presente quando si dice perdere un polmone per quanto si ride? Bene, io ne ho persi due.
Uno per tutte le risate che mi sono fatto con Ruth e per tutte le sue infuriate, un altro per averla trasportata in groppa per più di cinque chilometri.
Ora, invece, aggiungiamo il fatto che il mio manager ha naturalmente visto le foto sulla torre e ha provato a chiamarmi più di trenta volte, ma non ho potuto rispondere dal momento che non sono capace di fare due cose assieme, o meglio, non sono in grado di tenere Ruth in spalla e stare al telefono contemporaneamente.
Difatti il telefono mi è cascato, rompendosi, come la nostra ultima speranza di comunicare con qualcuno che non fosse di Las Vegas.

Abbiamo fatto, praticamente, il giro di tutta la città, fino ad arrivare ad un ristorante dopo le continue lamentele di Ruth, su quanto avesse fame.
Ha mangiato nello stesso modo di un cammello quando beve l'acqua, e ovviamente ho pagato tutto io, ma mi sono divertito a tutte le sue espressioni di puro piacere, ogni volta che addentava qualcosa.

Adesso ci ritroviamo a casa mia: lei spaparanzata sul letto ed io al cellulare.

"Sei noioso." bofonchia, dopo una mezz'oretta passata a non fare nulla.

"Mi dispiace." mi scuso, senza neanche fare attenzione alla conversazione, impegnato a giocare col telefono, che ho comprato oggi pomeriggio.

"Stasera dove dobbiamo andare?" continua a chiedere, ma rispondo con una semplice alzata di spalle.

"Perché volevo mettermi il vestitino di pizzo che ho comprato oggi, non arriva neanche a mezza coscia ed è scollato fino all'ombelico, ma è bellissimo." blatera, senza ricevere un minimo della mia attenzione, anche se sotto sotto, la cosa mi interessa. Mi sta solo prendendo in giro, si sa.

"Perfetto." ripeto, come fossi un disco rotto. Non voglio cadere nella sua trappola nonostante possa ricavarne uno spogliarello gratuito.

"Quindi per te andrebbe bene se te lo mostrassi ora, o se lo facessi col vicino?" la sua voce é fin troppo eccitante, ma voglio farle credere che non sempre penso con il cazzo - perché sì, lo ammetto: lo faccio - e così le rispondo con un semplice:"Magnifico."

"Mi sto togliendo la maglietta." mi avvisa ricevendo uno squallido okay da parte mia. Non guardare, Jason. Non guardare.

"Ora tocca al reggiseno." sussurra sensuale, in contemporanea ad un mio sbuffo, provocato dalla partita persa. Ma che cosa le prende? Da quanto tempo é in astinenza?
Come mai questo improvviso interesse verso i miei confronti?

"Ma porca puttana, Jason!" sbotta togliendosi il telefono dalle mani, mentre io alzo subito lo sguardo su di lei, intenta a dirigersi fuori dalla camera.

"Dove vai?" brontolo stupito da questo suo attacco.

"A buttarti il cellulare nel cesso." mi urla dall'altra camera e subito mi catapulto nel bagno.

"Se solo ci provi, giuro che..." incomincio, ma vengo bloccato da un rumore che non mi piace per niente.

"Ruth..." esclamo, puntando lo sguardo fisso nel suo, che però non ricambia. Chiudo le mani in un pugno, fino a farmi diventare bianche le nocche.

"Si, Jason?" bisbiglia lei, per niente spaventata, provando a nascondere il sorriso stampato sulle sue labbra.

"Sei morta." annuncio, prima di avvicinarmi a lei e prenderla per le gambe, caricandomela in spalla, come un sacco di patate.

"METTIMI GIÙ JASON." strilla vicino al mio orecchio, ma la calcolo poco.
Mi avvicino verso la doccia, presente nel bagno, pronto a metterla dentro.

"Se stai per fare quello che penso, giuro che non sarai più in grado di procreare." mi mette in guardia, ma in poco tempo viene bloccata dall'acqua della doccia, che le finisce addosso.

"Troppo fredda l'acqua?" domando, mettendo l'acqua più fredda possibile.

"Deficiente, ho ancora l'assorbente!" sputa lei, con la faccia tutta rossa, mentre io abbasso lo sguardo sul suo corpo, coperto solo da una maglietta bianca, ormai trasparente ed un paio di pantaloncini inesistenti. Vorrei farle un complimento, ma visto che non é per niente divertita, glielo risparmio.
Si alza e mi ordina di levarmi dai piedi, e senza dire niente, lo faccio, impaurito da quella donna.
Successivamente, mi richiama e io la raggiungo per chiedere venia poiché mi sono totalmente dimenticato delle sue mestruazioni. Noto che non é più arrabbiata e noto ancor di più che é avvolta da un asciugamano di piccole dimensioni per lei. Inconsapevolmente apro la bocca e la riempio di complimenti.

"Sei più sexy così."

"Quoto, mi ci voleva una doccia fredda non premeditata. Forse ne hai bisogno anche tu." e senza neanche riuscire ad assimilare la frase, mi ritrovo nella sua medesima situazione di poco fa, in pochi secondi.

"Ora sto meglio." affermo, togliendomi anche la maglietta, restando semplicemente con i boxer.

"Ti piace la vista?" le chiedo, avvicinandomi a lei, che invece ha gli occhi puntati dappertutto, tranne che su di me.

"Come a te piace la tua." ribatte, alzando lo sguardo su di me, fermandosi però sulle mie labbra. Ruth, non fare così, abbi pietà.
Supplico lei mentalmente. Non so per quanto riuscirò a resistere e il mio pene, ora come ora, mi dice di buttarmi.
Sto impazzendo.

Mi metto in piedi, difronte a lei e dico:"Come a te piacerebbe se io facessi questo." le sfioro le labbra, prima di lasciare un bacio a stampo sopra di esse.
Mi stacco di poco, giusto per guardare la sua espressione, ma non ho neanche il tempo di fissare il mio sguardo nel suo, che la sua mano va a contatto con la mia guancia provocandomi un bruciore assurdo.
Okay, non dovevo buttarmi.

"Questo per avermi hai buttata nella doccia." mi informa e poi le sue labbra sono di nuovo sulle mie, ma non in un bacio a stampo.
Bacio le sue labbra avidamente, come se non ne baciassi un paio da troppo tempo, e forse è così.
Sposto le mani sui suoi fianchi, stringendoli a me, senza mai allentare la presa.
Socchiude le labbra quando un gemito esce da esse ed io ne approfitto subito per approfondire il bacio, stringendo ancora di più la presa, come a farmi realmente capire che è qui con me.

Non riesco a staccarmi e a quanto pare neanche lei, non faccio neanche caso al fiatone, troppo preso ad ascoltare gli schiocchi dei nostri baci.

"Così mi uccidi però." strascico, staccandomi malvolentieri dal bacio, per via del poco ossigeno presente nel mio corpo.

"Stavi meglio zitto." controbatte, senza fiato anche lei.

"Vuoi che stia zitto ancora per un po'?" domando, avvicinandomi nuovamente a lei, le cui guance diventano rosse per l'imbarazzo.

"Avevi detto che dovevamo uscire stasera." balbetta, cercando di non far notare la vergogna, e quasi non mi sembra lei. Prima mi seduci, mi butti nella doccia, mi schiaffeggi, mi baci e poi cambi discorso? Mi odi così tanto, Ruth?

"Allora continueremo stanotte." termino con un ghigno, aprendo l'anta della doccia per farla uscire, nonostante sia ancora confuso per il suo atteggiamento. Il fatto che però non abbia replicato alcunché, mi fa capire che non le dispiace proseguire quello che abbiamo iniziato. Ah, ma chi comprende le donne?

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