17 | forgive me
Amo le persone che scelgono bene le parole da dire e quelle da non dire, quelle che prendono in considerazione la possibile reazione del destinatario e Jason non é tra queste.
Non ho intenzione di dormire accanto a lui dopo quella conversazione, ma nemmeno accanto a Cole sul divano-letto dopo quello che abbiamo passato. Alla fine, decido di prendere dei cuscini dalle poltrone e metterle nella vasca per poi dormirci. Non é il massimo della comodità, ma almeno non é Jason, o tanto meno, l'altro depravato.
Il sole sorge presto, giacché é estate, ma non é la sua luce che filtra a svegliarmi, bensì Jason che, nella sua nudità, entra in bagno.
Inutile negare che i miei occhi sono caduti proprio sul suo basso ventre.
"Oh, cazzo! Mi hai spaventato!" arretra cercando di nascondere con le proprie mani il pene che gli penzola tra le gambe. Suvvia, Ruth, guardalo in faccia!
"Ti lascio il bagno." e così faccio.
Mi stiro la schiena e vado a fare colazione, indolente del fatto che Cole possa vedermi in intimo. Tiene le cose sempre allo stesso posto, quindi, faccio in fretta e prepararmi da mangiare. Preso i cereali, il piatto basso fondo, il latte e il cucchiaio, mi metto comoda sulla sedia appoggiando tutto sull'isola della cucina.
"Buongiorno." spunta alle mie spalle il mio ex che si unisce a me afferrando un altro piatto basso fondo.
"Io devo andare a lavorare, ti lascio le tue vecchie chiavi." mi dice, mentre io annuisco e lo ringrazio.
Finisce di mangiare prima di me e in un lampo si veste ed esce di casa. Diversi ricordi cominciano a viaggiare per la mia mente, ma li caccio via per il troppo dolore che mi hanno recato poi.
Aggiusto il divano-letto come segno di educazione e poi vengo raggiunta da Jason che ha solo l'asciugamano legato alla vita.
"Il tuo ex mi può prestare dei vestiti?" chiede indicando il suo asciugamano, che mi da una bella visione dei suoi addominali.
"Prendili pure nell'armadio." aggiusto la posizione dei cuscini e mi rimetto in piedi visto che sono stata a quattro zampe come dice sempre Jason, il quale scopro avermi fissata per tutto il tempo.
"Cos'altro vuoi?" chiedo spazientita, stufa del suo sguardo fisso su di me.
"Dovresti pulire la mia suite in intimo d'ora in poi." immagina con occhi sognanti e io lo sorpasso scegliendogli i primi vestiti che trovo. Io, curiosa, guardo se ha ancora alcuni miei indumenti e sorprendentemente, é così. Reprimo la mia felicità e indosso la prima canotta e i primi pantaloncini jeans che ho sotto mano.
"Allora convivevate davvero." sembra quasi triste, "Ma se ora hai ventiquattro anni, a che età hai vissuto con lui? A quindici?" chiede giustamente, alimentando però soltanto la mia tristezza.
"La vuoi smettere?" esclamo fulminandolo con lo sguardo.
"Perché? Ho ragione?" avanza verso di me mentre io lo guardo in malo modo. Mi trema il labbro inferiore e, di conseguenza, lo mordo. Non voglio e non devo dargli la soddisfazione di sapere cosa é accaduto davvero, farebbe troppo male.
"No, non hai ragione.
Puoi pensare di averla, ma non é così. La verità é che non sono affari tuoi, quindi smettila di sparare le prime cazzate che ti passano per la testa!" urlo infuriata dal suo continuo fare domande.
"Sii sincera una buona volta." sbotta irritato parandosi davanti a me.
"Mi stai asfissiando, Jason! Non capisci che non ne voglio parlare perché fa fottutamente male?" sbuffo trattenendomi dall'urlargli contro e andarmene. Forse opterò per la seconda.
"E tu non capisci che sono fottutamente arrabbiato con te perché hai preferito i soldi a me?" sospira esasperato, sorprendendomi.
Che c'entra? Ha cambiato discorso in un nano secondo, ma anche se é un bene, non comprendo ancora quello che gli é appena uscito dalla bocca.
"Ma di cosa stai parlando?"
"So tutto. So del patto tra te e Mike, e porca puttana, Ruth!" grida e rimango immobile, come quando da piccola vieni beccata a fare qualcosa di sbagliato.
Ha gli occhi inchiodati ai miei e posso solo dedurre dolore e rabbia da questi.
"Ma che ti interessa? Dopotutto, giá dal nostro primo incontro, hai detto che non ti faresti mai vedere con una di rango inferiore!" ribatto, anche se dubito sia la risposta migliore che avrei potuto dare.
"L'ho detto prima di conoscerti!" tenta di giustificarsi, ma non mi addolcisco. Non può passarla liscia. Non puoi uccidere una persona e riportarla in vita con una patetica scusa.
"Hai anche detto che il problema é che esisto." continuo, mettendo in evidenza cosa pensa di me.
Mi ha ferita molto rispetto all'altra volta e questa, poco ma sicuro, me la sarei legata al dito.
"Non lo penso davvero e tu lo sai." accarezza la mia guancia dolcemente, ma gliela levo bruscamente, ricevendo uno sguardo intristito da parte sua.
"No, che non lo so! Sei talmente contraddittorio, Jason!
Dovresti scegliere con cura le parole." lo riprendo ad un passo dal cacciarlo via da questo appartamento. Ho finito, gli ho gridato tutto quello che dovevo e lui anche.
Mi siedo incapace di realizzare la gravità della situazione e Jason mi affianca sospirando per poi prendersi il capo tra le mani. É così che ci comporteremo fino alla fine della sua permanenza? Tra continue liti?
"Okay, hai ragione... Perdonami."
Gli occhi mi fuoriescono dalle orbite e le mie orecchie sperano di avere capito bene. Non me lo aspettavo minimamente.
"Dovremmo chiamare gli altri... Quale numero conosci a memoria?" chiede, mettendo da parte la nostra conversazione.
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