1 | basted
Jason rimane lì, appoggiato allo stipite della porta, con espressioni che variano in base alle posizioni in cui mi metto per pulire.
É incredibile quanto la mente maschile pensi solamente al proprio piacere e quanto sia facile raggirare gli uomini con il sesso. Guarda il mio fondoschiena come io faccio con i cioccolatini Lindt e tutto ciò che mi rimane da fare é ritentare nel cacciarlo via, ché stanca di questa situazione che prosegue da troppi minuti ormai. Mi avvicino così all'ennesimo pervertito viziato da aggiungere alla mia lunga lista di persone da bandire da questo hotel, pronta a dirgliene quattro.
L'ho visto diverse volte su internet, ma di persona la sua bellezza é davvero qualcosa di imparagonabile a parer mio. Ha i lineamenti del viso totalmente fuori dal comune, dei semplici occhi marroni colmi di desiderio e perversione, guance con un lieve rossore, probabilmente per avere giocato fuori con i suoi amici VIP, e poi il suo sorriso; l'unico che mi irrita e che mi invita — quasi — a scattargli una foto per non dimenticarlo.
Una faccia da prendere a schiaffi insomma.
Ho conosciuto ragazzi più belli e più brutti ovviamente, ma questo ha un nonsoché di intrigante che lo rende differente dagli altri, o almeno dal punto di vista somatico.
"Senti, Jason Kent — pronuncio con astio — a meno che tu non voglia darmi una mano, potresti cortesemente mor-... voglio dire: evaporare?" chiedo con evidente fastidio chiudendo ogni tanto gli occhi per non appenderlo al muro dalle palle dal momento che la mia rabbia é già al culmine.
"É la mia suite perché me ne dovrei andare? Mi eccita vederti a quattro zampe o con la scopa in mano." sogghigna per poi bagnarsi le labbra.
"Capisco."
"Davvero?" domanda incredulo con un acuto che pensavo non fosse in grado di raggiungere.
"Tutto ciò che non possiamo avere, spesso, lo desideriamo."
"Uh, ma io ti posso avere eccome." sussurra suadente al mio orecchio poggiando le mani sui miei fianchi provocandomi una serie di brividi lungo la schiena.
"Ma ho una reputazione da mantenere e non andrei mai con una di secondo rango." Afferma ferendomi nel profondo. Ecco un'altra qualità che non lo differenzia dagli altri: la paura di macchiarsi.
"A meno che tu non faccia la peripatetica di notte."
Scherza facendo traboccare il vaso. Lo spingo violentemente verso la parete più vicina con tutta la forza possibile sorprendendo sia me che lui. Le lacrime stanno per rigare le mie guance, ma le ritraggo dando spazio esclusivamente alla mia rabbia.
"Vaffanculo! Questo porcile te lo pulisci da solo!" Urlo arrabbiata e afferro i sacchi della spazzatura per svuotarli poi sul suo letto.
"A quanto pare stasera non c'entrerai nessun buco se non quello del cesso." Gli sbatto la verità in faccia con fare trionfante nonostante mi senta tremendamente non rispettata. Io faccio solo il mio lavoro che, tra parentesi, anche odio e non sopporto che mi si dicano certe cose non conoscendomi. Corro via verso l'ascensore e nel frattempo mi lascio cadere in un pianto silenzioso sotto gli occhi confusi delle persone presenti.
"Ti senti bene?" Mi chiede un ragazzo con una palla da basket in mano.
Singhiozzo e annuisco non volendo avere alcun tipo di conversazione.
"A me non sembra." Insiste porgendomi un fazzoletto che prende dalla borsa della ragazza al suo fianco. Lo rifiuto con un gesto della mano e quando arrivo al piano terra, attendo che tutti escano per poi fare lo stesso, ma lui mi segue.
"Sono Scott e tu?"
"Sono di fretta." Rispondo aumentando la velocità dei miei passi, ma vengo afferrata per il polso.
"É palese che tu stia male, lascia che ti aiuti."
"Cerco di dirtelo nel modo più gentile e veloce possibile: stai nel tuo." Sputo acida, ma Scott sembra non volermi lasciare in pace.
"Voglio solo sapere il tuo nome."
"Ruth Price e ora, con permesso." Lo sposto appoggiando una mano sul suo petto e mi dirigo verso la mia stanza nella quale mi butto — con la delicatezza di un elefante — sul letto.
Che giornata di merda.
Comincio seriamente ad odiare i giocatori di basket. Avere un bel viso non equivale ad avere anche un bel cuore.
Il telefono fisso nella mia camera prende a squillare e a malavoglia rispondo:"Pronto?"
"Price, sono venuto a conoscenza di come non ha pulito la suite del signor Kent."
Capisco subito che dall'altra parte della cornetta si trova il mio capo e che probabilmente da lì a poco, mi avrebbe licenziata.
"Mi ha mancata di rispetto." mi giustifico.
"Pulire é il suo lavoro."
"E lo faccio anche bene se vengo rispettata."
"Price, ti ho assegnato quella suite e tu devi eseguire gli ordini anche se il proprietario é arrogante."
"Okay."
"Ora che abbiamo chiarito... Le lascio il pomeriggio libero affinché elimini la voglia di prendere a calci il signor Kent, ma stasera dovrà pulire la sua suite senza altri capricci."
Faccio un respiro profondo e riattacco. Almeno ho il pomeriggio libero! Esclamo felice e decido di andare a prendere un po' di sole vicino alla piscina. Mi cambio velocemente e salutando i miei amici della reception, vado a rilassarmi su uno sdraio all'esterno.
"Bene, sono qui. Quali sono gli altri due desideri che vuoi esprimere?" dice una voce familiare e, togliendomi gli occhiali, scopro che Jason ha appena preso posto accanto a me. Tiene gli occhi chiusi e sicuramente non mi ha riconosciuta.
Fortunatamente nota il mio disinteresse e mi lascia perdere voltandosi per parlare con i suoi amici.
"Allora stasera orgia nella tua suite?" propone uno di loro.
"Non credo." Sbuffa Jason perché non ho svolto il mio lavoro.
"Come mai?"
"Ho dato della puttana alla tipa delle pulizie." Risponde con nonchalance spalmandosi la crema solare sul petto.
"Sei il solito."
"Aspetta, prima ne ho incontrato una nell'ascensore. Era in lacrime." Interviene Scott fissandolo con aria rimproverante.
"Ops."
"Sei davvero insensibile." Lo riprende dandogli una pacca sulla spalla.
"E tu una femminuccia.
É solo una delle tante ragazze che cercano il vero amore! Probabilmente sono stato l'unico uomo che ci ha provato con lei... per pietà aggiungerei."
Avendo origliato abbastanza, mi immischio nella conversazione, mettendomi gli occhiali da sole sui capelli e piazzandomi davanti a loro.
"Innanzitutto, definirti uomo é anche troppo visto che non sei nemmeno capace di buttare un preservativo usato in un cestino. Seconda cosa: non mi conosci e le idee che ti sei fatto su di me in quei pochi minuti che abbiamo parlato, non ti danno il permesso di darmi della prostituta.
Terza cosa: puoi anche dire ai tuoi amici che ci hai provato con me per pietà, ma informali che l'hai fatto ben due volte e che sei stato rifiutato altrettante."
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