8.
Irina tornò a casa con una sensazione di disagio in corpo.
Le sue emozioni erano contrastanti.
Era scissa in due dal fastidio e dalla curiosità.
Fastidio dato dal continuo invadere del suo spazio da parte di Markus e dalla gelosia, inconsapevole, che aveva provato.
Curiosità perché quella sensazione di viscere attorcigliate e calore improvviso che sentiva quando lui le si avvicinava o ammiccava erano emozioni che non aveva mai provato.
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Markus, invece, aveva ammesso a se stesso e agli altri che l'atteggiamento schivo di Irina l'aveva conquistato, insieme alla sua lingua lunga da avvocata professionista.
Aveva un'arguzia senza eguali, che era esattamente quello che cercava in una compagna di vita.
Inoltre voleva conoscerla meglio, capire perché fosse così selettiva nei rapporti umani e così irritata dal genere maschile.
Probabilmente doveva aver subito un trauma amoroso.
Ma non ne aveva capito l'entità. La sua non era semplicemente una relazione andata male.
Era un matrimonio fallito nel peggiore dei modi.
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La volta dopo si incontrarono ancora in palestra.
Ormai Markus ci aveva preso gusto e finiva per passare tutti i giorni.
Qualche volta faceva solo un po' di cardio, correndo o camminando sul tapis roulant, tenendo sempre d'occhio la sala adiacente dove c'erano i sacconi da boxe.
Si avvicinò ancora di soppiatto.
"Avevamo un allenamento insieme in sospeso, giusto?" iniziò a dire lui.
"Pensavo di essermela cavata con il ballo" sbuffò lei.
"Una promessa è una promessa" sorrise lui.
"Se si allena come balla è un problema" ebbe modo di dire lei, per punzecchiarlo.
"Giuro che questo so farlo meglio" sghignazzò lui.
"Però andiamo sul ring, almeno sarò giustificata a prenderla a pugni" ghignò Irina.
"Prego, angioletto" ammiccò lui, facendole strada.
Irina si limitò a guardarlo storto, senza dargli la soddisfazione di una risposta concreta.
Si studiarono per qualche secondo, uno di fronte all'altra. Si respirava quasi la stessa aria che si era respirata in tribunale, quando si erano guardati di sottecchi la prima volta per carpirne
la debolezza.
"Prima le donne" la infastidì Markus, sapendo di provocarla con quella frase.
Irina lasciò che fu il suo colpo repentino a rispondere per lei.
Markus non se lo aspettava e strinse gli occhi in una smorfia di dolore. Aveva una rapidità fulminea di chi è abituata a essere una predatrice.
"Fa sul serio, avvocata" scherzò lui per risanare l'orgoglio.
Con lei finiva immancabilmente per perdere.
Subito dopo si mise sulla difensiva, parando il successivo colpo.
"È lei che non ha i riflessi pronti" lo stuzzicò Irina, quel colpo l'aveva resa fiera di lei.
Sognava da un po' di prenderlo a pugni, ma a quanto pareva nemmeno quello riusciva a zittire la sua lingua lunga. Aveva la netta sensazione che neanche la morte l'avrebbe zittito del tutto.
Uno del genere sembrava nato per fare l'avvocato, dannazione.
"Gliel'ho lasciato fare; gliel'ho letto negli occhi che avrebbe voluto prendermi a pugni e ogni desiderio di una donna è un ordine per me... non mi tiro di certo indietro" rispose lui, calcolando ogni minima parola affinché lei si infastidisse.
Parò un colpo ben mirato facendosi scappare una risatina.
"Sotto la cintura non è leale sul ring, ma volendo posso accontentarla anche su quello in contesti meno violenti" alluse lui.
Adorava vedere il modo in cui spalancava gli occhi, arrossiva leggermente e si indispettiva.
Era un mix ben calibrato di imbarazzo e fastidio il suo e a lui piaceva fin troppo
quell'espressione che aveva visto solo su di lei.
"Dio, è veramente disgustoso" bofonchiò lei, facendo definitivamente scoppiare a ridere Markus senza nessun tipo di pudore.
"Se vinco, mi lascia in pace" sentenziò Irina.
"Crede di poter vincere?" sghignazzò Markus, che si limitava solo a schivare le sue mosse.
Non avrebbe mai colpito una donna.
"Certo" mormorò lei, lanciandosi addosso a lui con uno scatto felino, atterrandolo con il suo corpo.
Markus si ritrovò di schiena sul tappeto del ring, con Irina seduta a cavalcioni che lo guardava vittoriosa.
"Ho vinto" sussurrò lei.
La regola era che bastava tenere il proprio avversario a terra per almeno tre secondi.
Sul viso di Markus si dipinse un sorrisetto sornione e, sfruttando il fatto che aveva abbassato le difese convinta di averlo in pugno, invertì le posizioni e la inchiodò sotto di lui.
"Ti ho lasciata vincere, angioletto. È diverso" sospirò a un centimetro dal suo viso.
Il tempo sembrava essersi fermato negli istanti in cui si guardarono a vicenda.
I capelli sfuggiti alla coda di Irina le incorniciavano il viso arrossato dallo sforzo e dalla vergogna per quella posizione, il petto si alzava e si abbassava, andandosi a scontrare con i muscoli di Markus che la sovrastavano.
Dentro gli occhi di Markus, invece, poteva leggere una bramosia che non aveva mai visto.
Poi quelle iridi verdi si posarono sulle sue labbra e lei le dischiuse, come se il suo corpo rispondesse a un istinto primordiale che la mente non assecondava.
Markus si ritrovò a leccarsi le labbra a quella visione. Gli sarebbe bastato talmente poco per poterle assaggiare che rischiò di vacillare, ma lei lo avrebbe preso a sberle se si fosse permesso e lui non aveva intenzione di baciare una donna che non era consenziente.
Si morse il labbro per trattenersi mentre non riusciva a distogliere lo sguardo da quel viso che sembrava un'opera d'arte.
"Markus" ansimò lei, lasciando andare il formalismo.
Non aveva senso continuare a dargli
del lei se si stavano ansimando addosso, con la voglia di sbranarsi a vicenda come due predatori che erano a loro volta vittime.
Quel nome, detto da quelle labbra, aveva tutto un altro suono e lui deglutì.
"Dio, Irina, prima o poi mi farai diventare matto" mormorò con voce roca, ammettendo la sua debolezza a voce alta.
Subito dopo si riscosse, facendo forza sui bicipiti per alzarsi da quella posizione o non avrebbe risposto sul serio delle sue azioni.
Mentre usciva dalla porta a vetri della palestra, infilandosi nello spogliatoio per farsi una doccia gelida, sentì i suoi occhi perforarlo come due stalattiti di ghiaccio nella schiena.
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Irina si riscosse subito dopo, alzandosi velocemente da terra e infilandosi con altrettanta velocità nello spogliatoio femminile.
Dietro la porta della doccia lasciò andare un sospiro mentre lo scroscio dell'acqua calda sul suo corpo faceva da colonna sonora ai suoi pensieri.
Ci aveva sperato che la baciasse, aveva quasi creduto di averlo visto abbassare
impercettibilmente la testa per unire le sue labbra alle sue.
E la cosa che la turbava era che,
probabilmente, ci sarebbe stata.
La curiosità di sperimentare quel bacio era stata potente, ma non era stata in grado di fare il primo passo né di esternare i suoi desideri inconsci.
Eppure, quella frase che le aveva detto, le aveva fatto provare più brividi di quanti ne avrebbe potuti provare con un bacio.
Ancora le ronzava in testa, facendole attorcigliare le viscere.
Odiava doverlo ammettere, ma quella sensazione che aveva provato aveva finalmente un nome nella sua testa.
Era eccitazione.
I suoi ormoni femminili si erano come risvegliati dopo un lungo periodo di sonnolenza.
Aveva provato quelle emozioni solo in adolescenza quando, tra le vie spoglie di quel paesino minuscolo, nascevano i primi amori clandestini... ricordava
solo un bacio fugace con un ragazzo più grande ad averle fatto sentire lo stomaco sotto sopra.
Poi era arrivato il matrimonio, aveva a malapena diciassette anni ma avevano giurato tutti che ne avesse diciotto, i documenti erano falsi e nessuno si era fatto domande.
E i baci per lei erano diventati incombenze vomitevoli al sapore di alcool stantio che erano il preludio di un
rapporto intimo che odiava come poche cose al mondo. Da quel momento i suoi desideri, la sua femminilità si erano trincerati dietro una barriera invalicabile, ripudiando tutto ciò che era
un contatto umano tra maschile e femminile.
Da ragazzina spigliata, sveglia e con la voglia di amare, si era ritrovata a essere una donna fredda, apatica, per niente propensa al contatto fisico.
Una donna che copriva il suo corpo e i
suoi tratti affinché non attirasse l'attenzione.
Finché non era arrivato Markus a stuzzicarla, a renderla debole, a farla sentire ancora una donna anche con la tuta larga e i capelli orribilmente acconciati in una coda.
Chiuse l'acqua e si rivestì per poi rifugiarsi tra le mura domestiche a rimuginare su quella nuova sensazione.
Ovviamente Markus si era premurato di pagare ancora una volta il suo
ingresso e lei aveva smesso di stupirsi.
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Anche Markus era rimasto parecchio turbato.
Turbato perché avrebbe voluto fare di più, provare ad avvicinarsi o quanto meno parlarci e invece era scappato come un codardo dopo quella frase.
Probabilmente era la sua psiche che aveva tentato di proteggerlo dall'ennesimo rifiuto che presumibilmente sarebbe arrivato.
Non voleva sentirsi dire che doveva lasciarla in pace, o che era un criminale o uno stalker o un molestatore; quindi, aveva semplicemente ripiegato sul piano più semplice: la fuga.
Anche se l'aveva chiamato per nome e sembrava forse più propensa delle altre volte a istaurare un rapporto civile.
Quella vicinanza sembrava aver intaccato per un po' la cortina di
gelido formalismo dentro cui lei si richiudeva.
Di una cosa era certo: non vedeva l'ora di rivederla, di vedere come avrebbe reagito a quel cambio di posizioni che era avvenuto con quello scontro che aveva avuto il sapore di un incontro fatale.
Per lo meno sperava che avrebbe smesso di dargli del lei, perché non aveva più intenzione di essere chiamato Müller o avvocato da quella voce chiara e squillante.
Markus, detto da quella leggera cadenza russa che rendeva il tutto più freddo, era come una specie di richiamo per lui
e gli era sembrato il nome più bello del mondo.
Non se ne sarebbe privato più, e Irina era sulla buona strada per cedere e per ammettere che quell'avvocato impertinente era ciò che ci voleva per risolvere una parte dei suoi traumi.
Spazio autrice
Ricordatevi di mettere le stelline, per voi è un secondo di tempo ma per me sono fondamentali e mi fanno capire che vi piace! Dietro ci sono ore di lavoro🥹
Chi l'avrebbe mai detto che un incontro di boxe sarebbe potuto diventare la premessa per un qualcosa di più? Ma Irina non è proprio la classica ragazza, e Markus l'ha capito!
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