7.

La settimana dopo Annette aveva asserito che si doveva per forza partecipare a quel gala di beneficenza e quindi Irina si era ritrovata a dover comprare un abito.
Si era sentita a disagio come poche volte in vita sua in quella boutique, tanto che alla fine aveva optato per comprare il vestito online.

La commessa le aveva proposto solo abiti scollatissimi o con la schiena scoperta o con spacchi vertiginosi e lei nom voleva mostrare il suo corpo.

Pensava che la serietà e la credibilità di una donna fosse direttamente proporzionale alla pelle che non esponeva; quindi, era inconcepibile indossare quegli abiti per lei.

Inoltre, scoprirsi avrebbe significato attirare sguardi, e di solito rabbrividiva dal disgusto quando riceveva quelle occhiate perché le ricordavano quelle del marito morto.

❀⊱┄┄┄┄┄┄┄┄┄┄┄⊰❀

Infilò il vestito con la gonna lunga e ampia, notando che il corpetto era fin troppo attillato ma non si poteva fare diversamente.
In compenso non era scollato né sulla schiena né sul petto.

Infilò le scarpe con il tacco basso e si spruzzò un po' di j'adore di Dior e un profumo alla vaniglia sui polsi, creando un mix piacevole all'olfatto.

❀⊱┄┄┄┄┄┄┄┄┄┄┄⊰❀

Anche Markus si vestì di tutto punto, indossando il completo che aveva comprato per l'occasione, insieme alla cravatta di seta.

Aveva preso per il culo l'amico tante volte, dicendo che era uno dei pochi a camminare sul tappeto rosso in solitudine, e ora si ritrovava in quella stessa medesima situazione.

Franz aveva appesa al braccio una Diana raggiante che sembrava quasi un confettino in quella gonna di tulle celeste pastello.

Lui, invece, era da solo.

Si era rifiutato di portarsi un'accompagnatrice o una delle sue solite uscite del momento.
Attualmente non si vedeva con nessuna, e non avrebbe pagato una donna per non fare qualche metro da solo.

Si consolò afferrando subito un bicchiere di champagne, che svuotò in fretta, adagiando il calice su uno dei tanti ripiani vuoti.

Ultimamente stava sperimentando un'insofferenza che non credeva possibile.
Era soddisfatto della sua vita, ma iniziava a sentire un retrogusto amaro nelle sue giornate.
Il lavoro tutto sommato gli piaceva, certo, non era il sogno della sua vita fare l'avvocato ma lavorare per Franz era stimolante.
I soldi non erano un problema, poteva togliersi qualsiasi sfizio gli passasse per la mente.
Avrebbe potuto uscire con qualsiasi ragazza, e di solito lo faceva, saltando da un letto all'altro come se fosse una sorta di sport.
Aveva una bella casa che lo accoglieva ogni volta che apriva il portone blindato... ma quelle mura che aveva arredato sui toni del bianco e del panna, iniziavano a restituirgli un senso di
gelido vuoto.

Avrebbe voluto un po' di calore a riscaldare le nuance chiare e fredde del suo mobilio. Una persona con cui condividere il letto e il bagno. Qualcuna con cui alzarsi al mattino e con cui
fare colazione.

Ultimamente quella quotidianità che Franz stava vivendo, a lui sembrava mancare. E si ritrovava a essere malinconico per questo.

Buttò giù un altro bicchiere di champagne, per risintonizzare i suoi pensieri sul gala.

Quell'allegria che lo contraddistingueva si era un po' sopita ultimamente.

Scambiò qualche convenevole con alcuni colleghi ma appena vide l'oro bianco fare capolino dal taschino della giacca di quell'uomo più biondo di lui, si innervosì e con una scusa lasciò il
tavolinetto.

Di solito non si scandalizzava, rimaneva lì mentre la dividevano con le carte di credito e tiravano la polverina della felicità, come la chiamavano loro.

Questa volta, invece, si era infastidito perché aveva provato quel senso di vuoto e quell'insofferenza che spingeva quegli uomini a rifugiarsi in quel diversivo e, per evitare di caderci come un coglione, si era alzato.

Adocchiò un angolino spoglio e ci si fiondò, dopo aver afferrato l'ennesimo calice di bianco.

Anche se avrebbe voluto una fottuta birra in quel momento.

Fece scorrere gli occhi sulla sala, soffermandosi su Franz che scherzava con Diana, che sorrideva leggiadra.

Si erano ritrovati, e non poteva essere diversamente. Erano fatti per stare insieme.

Poi notò Annette guardarli male, poco lontano da loro.

Stava parlando con una donna con un vestito coprente, quasi castigato.
Non l'aveva vista in faccia, ma quella coda bassa di capelli eterei e quel vestito nero senza ghirigori poteva appartenere solo a Irina.

Il suo voler essere costantemente sotto le righe finiva solo per attirare l'attenzione.
In mezzo a seni in bella mostra, cosce scoperte e schiene nude, l'abito di Irina spiccava, brillando di luce propria, perché era diverso.

Irina sentì due occhi perforarle la schiena e, a malincuore, li riconobbe anche prima di girarsi.

Quella sensazione di calore alle guance e lo stomaco scombussolato erano dati solo da due occhi verdi, infuocati come poche cose al mondo e che erano in grado di sciogliere la sua cortina di gelo.

Si girò di tre quarti giusto per avere la completa certezza che fosse lui e per un attimo, il verde e il celeste mare si scontrarono, ma lei distolse immediatamente lo sguardo, non prima
di aver visto un sorriso increspargli le labbra.

Riportò la sua attenzione su Annette, anche se lei, a sua volta, era distratta da Franz e Diana.

Sembrava che quei cinque fossero legati l'uno con l'altro da un destino comune, ma l'unica destinata a rimanerne fuori era proprio la biondina con cui stava parlando.

Il cuore di Franz non era abbastanza grande per due donne, e aveva fatto la sua scelta.

Markus, invece, voleva andare fino in fondo con lei.

Irina non sapeva che emozioni provare. Era spaventata dal genere maschile, ma verso di lui provava curiosità; talmente tanta da non riuscire a scappare come avrebbe voluto.

❀⊱┄┄┄┄┄┄┄┄┄┄┄⊰❀

Markus aveva avuto l'impulso di avvicinarsi ma c'era Annette e lasciò perdere.
Aspettò che entrassero all'asta per avvicinarsi a lei.

Appena lo speaker annunciò l'inizio e tutti si furono accomodati nella saletta adiacente, lui si avvicinò.
Quelli rimasti tagliati fuori dall'asta più grande dell'anno erano tutti avvocati di prestigio o manager di aziende non proprie.
Partecipavano solo i proprietari di aziende particolarmente note o di start up che avevano lasciato impressionati gli altri, come Diana.

Si avvicinò di soppiatto, cogliendola ancora una volta da dietro.

"Ha sempre il vizio di bere in solitaria, avvocata?" la punzecchiò lui.

"E lei il vizio di molestare le persone?" lo rimbeccò.

Sporse in avanti il calice, proponendole un brindisi.

Irina lo guardò storto ma alla fine fece scontrare il vetro dei bicchieri, che tintinnò risuonandole nella mente.

"Le posso proporre un ballo o mi accuserà di qualche altro crimine nei suoi confronti?" iniziò Markus dopo qualche istante di vuoto silenzio.

Si limitò a indicare gli altri ospiti che volteggiano in fondo alla sala.

"Non so ballare" asserì Irina.

"Oh, ma nemmeno io" sorrise lui, sghembo, porgendole la mano.
"Ma dopotutto credo che siano tutti talmente fatti che non faranno caso a noi due".

Quel particolare le fece accennare un piccolo sorriso, timido, e si incamminò verso la pista, eludendo con cura la mano di Markus, che la ritrasse dopo pochi istanti.

"Immagino sia un sì" bofonchiò subito dopo, aumentando il passo per affiancarsi a lei.

A bordo pista fu lei a sporgere, timida, la mano verso di lui che la strinse tra le sue dita più grosse, saggiandone la delicatezza della pelle.

Era una mano spoglia la sua, senza gioielli a ornarne le dita, senza ricostruzioni a colorarne le unghie.

Naturale.

Curata a suo modo.

Piacevole da stringere.

Reale.

Brutalmente reale.

La mano di chi non ha bisogno di vezzi femminili.

"Tenga le mani a posto" lo ragguardò lei, dopo aver sentito un brivido strano a sentire la sua mano posarsi sulla curva del fianco.

"Glielo ripeto: le donne sono sempre consenzienti. Non farei mai niente che lei non voglia" ammiccò, trattenendosi per non attirare quel corpo vicino al suo.

Moriva dalla curiosità di sentirlo addosso, di accarezzarlo in ogni parte, di sentire la pelle nuda scorrergli sotto le dita... ma non poteva.

Non poteva perché Irina non voleva.

Era rigida tra le sue braccia, a disagio.

Accennarono qualche passo di danza.

"Allora è vero che non sa ballare" scherzò Irina, all'ennesimo movimento impacciato di Markus, che si scontrò con lei borbottando uno scusa a fior di labbra.

"Non posso saper fare tutto" sbuffò lui, decidendosi a ondeggiare semplicemente. Al diavolo provare a saper fare qualcosa che non gli riusciva.

"E perché mi ha chiesto di ballare, allora?" lo stuzzicò Irina, lasciandosi trasportare da quel movimento ondulatorio come se fosse una ninna nanna.

"Perché volevo conoscerla meglio e essere galante" ammise lui.

"Strano modo di essere galante se ha rischiato di pestarmi i piedi più volte" riuscì a dire lei con un sorrisetto di scherno.

"Va bene, mi arrendo. Ho perso anche stavolta con lei, Ivanov" borbottò Markus, ferito nell'orgoglio.

Mi piace vederla perdere, Markus, avrebbe voluto rispondere lei, ma le parole le morirono in gola, bloccate dell'ennesima lastra di ghiaccio che si era autoimposta anni fa.

Continuarono una danza silenziosa per qualche minuto, ascoltando il respiro dell'altro accompagnato dalla leggera musica.

"Posso farle una domanda?" si decise a chiedere Irina.

"Certo" asserì Markus, stranito ma felice di quella curiosità.

"Che profumo indossa?" riuscì a dire lei.
Non erano mai stati vicini per così tanto tempo e non aveva mai sentito sul serio il suo odore.

Era un profumo caldo, talmente caldo da poterla sciogliere. Speziato, con una nota piccante e leggermente frizzante che faceva virare il profumo verso un mood più sbarazzino.

Era il profumo di un uomo a cui piaceva giocare come un ragazzino, ma che al tempo stesso sapeva essere adulto e accogliente come un porto sicuro.

"Non esiste in commercio, me lo crea Diana" sorrise Markus.

"Diana?"

"La fidanzata di Franz. Ha una piccola linea di profumi da donna. Si sta cimentando nei profumi da uomo... questa fragranza non è adatta per il commercio secondo lei, ma ha detto
che era perfetta per me. E quindi eccomi qua" spiegò, allargando il sorriso.

Una volta le aveva persino detto che avrebbe dovuto fare i soldi creando i profumi su misura.
Quella peste aveva proprio un buon naso, quel profumo era talmente suo che sembrava glielo avessero cucito sulla pelle.

"Immagino abbia creato un profumo anche per il suo fidanzato, allora".

"Per Franz? Temo ci vorrebbe qualche anno per ingabbiarlo in una fragranza, ma ci sta lavorando" sorrise lui.

"Sembrate molto intimi" costatò Irina, sentendo una fitta di fastidio ingiustificato.

"Lo siamo, le voglio molto bene" ammise lui.

Irina si trincerò dietro un silenzio pensieroso.
Sapere che quel profumo particolare e accogliente gliel'aveva creato su misura un'altra donna era strano.

Si mise per l'ennesima volta in competizione con Diana.

Paragonò l'abitino fluttuante in cui era avvolta Diana con il vestito cupo e castrante che la rinchiudeva.

Paragonò la sua impresa che creava emozioni con il suo lavoro di avvocata.

Immaginò Markus e Diana scherzare e abbracciarsi come aveva visto che avevano fatto in palestra mentre parlavano di profumi.

"E lei che profumo usa?" si sentì dire da Markus, riscuotendola dai suoi pensieri.

Rimase a fissarlo senza aprire bocca.

Perché quei dannati occhi verdi la facevano sentire vulnerabile?

Markus si chinò su di lei che trattenne il respiro.

Lui, al contrario, espirò a pieni polmoni il suo profumo, immergendo la testa sull'incavo del collo lasciato scoperto dalla coda bassa.
"J'adore... non avevo dubbi" mugolò, beandosi di quell'aroma floreale e fruttato. Talmente sensuale da cozzare con l'immagine che Irina intendeva restituire ma che, forse, era il segno
tangibile del suo inconscio.

Di una donna che avrebbe voluto essere femminile e raffinata ma che, per qualche autoimposizione, era algida e chiusa.

"Non tutti abbiamo la possibilità di farci fare un profumo personalizzato" si piccò lei a quel non avevo dubbi, sgusciando via da quell'abbraccio intimo.

Markus si ritrovò a vacillare senza il suo corpo vicino, come se gli avessero tolto il sostegno a cui si appoggiava.

Sbuffò.

"Ti ha piantato in asso sulla pista da ballo?" scherzò Franz che stava ballando con Diana solo per accontentarla visto che lei voleva provare a sentire cosa si stessero dicendo Markus e Irina.

"Mi sa che è gelosa di te, D" disse Markus, eludendo con cura la provocazione dell'amico.

"Di me?" si meravigliò lei.

"Già, appena le ho detto che il profumo me l'hai creato tu è andata sulle difensive" ammise.

"In effetti vi sta fulminando con lo sguardo" si intromise Franz.

"Allora ho un'idea magnifica" architettò Diana, buttandosi a ballare tra le braccia di Markus.

"Tu vedi di non fare il cascamorto con chissà con chi per ripicca perché ti giuro che ti frusto io dopo, o peggio, ti sfregio la Ferrari" minacciò lei, vedendo Franz che si era irrigidito.

Markus scoppiò a ridere. "Occhio che fa sul serio, amico".

E Franz, memore dell'ingrata fine della sua R8, accennò un sì con la testa, borbottando che non era d'accordo su quel piano, però.

Dopo il ballo Diana si sedette sulla poltroncina, sulle gambe di Markus, iniziando a scherzare mentre percepivano gli sguardi gelidi di un'Irina indignata.

"Cristo, però. Non ti muovere così, perché okay che ti voglio bene ma sono un uomo e le mie parti basse sono perfettamente funzionanti" sbottò, trattenendo un sorriso.

"Me ne sono accorta che funzionano" rise lei, muovendosi ancora un po' per ripicca.

"Ti giuro che se hai il cazzo duro, ti taglio le palle" comparve Franz da dietro, non riuscendo più a assistere in disparte a quella scenetta.

"Inizia ad affilare le forbici, allora" scherzò lui, sostenendo lo sguardo incazzato del migliore amico.

Franz la fece alzare, sbuffando, e baciandola con foga per rimarcare il territorio.

Dopotutto la gelosia faceva parte di lui, anche se la rispettava e voleva un bene immenso all'amico.

Ma non era l'unico ad aver provato la gelosia lì dentro.

Irina non era riuscita a distogliere lo sguardo da quella ragazzina seduta sulle gambe di Markus.

D'un tratto capiva l'odio che Annette provava verso quella bambina che finiva per buttarsi come un'ochetta superficiale su quei due uomini che le cascavano ai piedi.

Odiava ammetterlo, ma avrebbe voluto essere meno rigida per stare al suo posto, anche se ignorava che Markus stravedeva solo per lei.

Spazio autrice

Irina è gelosa😆🙈

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top