Secondo round-Amore
Oh,sì.
Ricordava.
Ricordava quei bei momenti.
Forse era una fortuna,oppure una sfortuna,dipendeva tutto dai punti di vista.
Rose faceva persino fatica ad alzarsi dal letto.
Non aveva gambe rotte,no,ma aveva comunque qualcosa di rotto,qualcosa che,forse,era più straziante e doloroso delle ossa fratturate.
Il cuore in mille pezzi molto difficilmente poteva essere risistemato e,nel caso di Rose,era praticamente impossibile.
La donna si sentiva come se milioni di pesanti elefanti le stessero calpestando l'anima.
Ella aveva anche dato un nome a quegli animali:li chiamava nostalgia,oppure solitudine,o anche disperazione.
E,in effetti,Rose sentiva dentro di sé tutto questo.
Era da un po' che quella sensazione la attanagliava,imprigionandola in una rete di dolore senza vie di fuga.
Da quando era successo.
Da quando era arrivato.
Rose avrebbe voluto con tutta se stessa tornare al giorno in cui era arrivata.
Aveva pianto tanto,ma mai quanto il giorno in cui era arrivato.
Avrebbe voluto tanto tornare nel passato,per sistemare le cose,ma anche lei sapeva benissimo che tutto ciò che era accaduto era inevitabile,o,se non inevitabile,impossibile da sistemare da una sola donna.
Prima era tutto così bello,così...felice.
Tutto rovinato,tutto distrutto.
Da quanto tempo non lo baciava?
Da quanto tempo non lo abbracciava?
Da quanto tempo,semplicemente,non lo vedeva?
Da tanto,troppo tempo,davvero troppo.
Ad aggiungere strazio e dolore c'erano i ricordi: chiare o sfocate immagini del passato che tornano ad insidiarsi nella mente anche nei momenti più indesiderati.
E Rose non ne aveva bisogno...o forse sì?
Le serviva ricordarsi di lui?
Le serviva sognare di rivivere quei momenti?
Nonostante le risposte a queste domande,la donna non poteva farci niente.
Li ricordava,punto,e non poteva fare altrimenti.
Si rivedeva mentre passeggiavano felici nel bosco,lui le raccoglieva dei fiori,porgendoglieli con un allegro sorriso.
Si rivedeva quando lui la abbracciava,la baciava.
Momenti ormai lontani e impossibili da rivivere,ma non dimenticati.
Non da lei,almeno.
E le lacrime amare che versava ogni giorno non servivano a colmare il vuoto che lui aveva lasciato.
Lui mancava ormai da qualche tempo,ma il dolore non si era affievolito,nemmeno un po'.
Era troppo grande,e una intera vita non sarebbe bastata per farlo sparire completamente.
Rose era inginocchiata con un giglio bianco in mano.
Il terreno freddo e duro corrispondeva esattamente a come si sentiva la donna.
Allungò la mano accarezzando l'iscrizione.
E ricominciarono le lacrime,ormai ci era abituata.
La scritta diceva "George Davis"
Abbassò lo sguardo.
"Ha dato la sua vita per la patria".
-Oh,George-esclamò Rose-maledetto il giorno in cui è arrivata quella maledetta cartolina...George Davis è obbligato ha prestare servizio militare alla patria,c'era scritto.
E poi quel telegramma,quel terribile telegramma.
Egregia signora Davis,leggevo,ci dispiace informarla che suo marito,il signor George Davis,è deceduto per una colpo di arma da fuoco partito dalle schiere nemiche.
Lo ricorderemo per il coraggio e per la generosità.
Rose sapeva che non era vero,non si sarebbero ricordati di lui.
-Stai tranquillo,George-disse posando il giglio sulla terra umida e accarezzando il nome del marito-io non ti dimenticherò,mai,te lo prometto.
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