Amore

La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era silenziosa, nulla sembrava muoversi. Era in fase di riparazione, siccome nella Battaglia aveva subito molti danni. Però, c'era da dire che era sopravvissuta anche alla battaglia contro Voldemort, il Signore Oscuro, Colui-Che-Non-Doveva-Essere-Nominato. Era una scuola centenaria, ed era sempre pronta a dare il benvenuto o aiutare chi se lo meritava. O almeno, era quello che diceva Albus Silente, l'anziano preside, e leggendario mago, della scuola. Lui era l'unico che faceva davvero paura a Voldemort. Infatti, il mago oscuro aveva esplicitamente chiesto a Draco Malfoy, un ragazzo di Hogwarts, di uccidere l'anziano. Indipendentemente da questo, entrambi erano morti. Il primo lo sapeva, l'altro era fermamente convinto di poter dare un freno alla morte, e di vivere in eterno. Silente era stato sepolto nel Lago Nero, il lago di Hogwarts. La sua anima poteva riposare finalmente in eterno. 

Però, un'anima non poteva riposare, e non poteva darsi pace. Una signora dall'aspetto rigido, avvolta in abiti da strega, compreso il cappello a punta, stava camminando sull'erba fresca. L'aria invernale le smuoveva le vesti, e lei cercava di ripararsi il più possibile dal freddo. Arrivò con calma davanti al lago. Rimase ad osservare pensierosa le acque increspate che si muovevano lentamente, spinte dal vento.

Non sapeva esattamente perchè era li, ma la donna era bisognosa di risposte. Presto, sarebbe diventata la nuova preside di Hogwarts, e si sentiva nervosa. Come poteva lei essere una brava preside? Come poteva essere all'altezza del grande Albus Silente?

Ecco perchè, quel giorno, Minerva McGonnagall si trovava li. Aveva bisogno di un incoraggiamento da parte di colui che l'aveva sempre aiutata, da quando era arrivata ad Hogwarts. Sapeva bene che non gli avrebbe più parlato, però si trovava li, sulla tomba di Silente. 

Non sapeva bene che cosa aveva provato quando aveva visto il cadavere di Silente, un anno prima. Era chiaro che fosse sconforto, disperazione, incredulità... Insomma, Albus Silente non poteva essere morto. Non lui, sempre calmo, tranquillo, potente, modesto... Il solo pensiero che anche lui poteva andarsene era sempre stato utopistico, per Minerva.

Lui, che era stato capace di accoglierla e consigliarla, che era stato sempre paziente con lei, quando la donna non sapeva se restare ad Hogwarts o meno, tornando dalla persona che amava, se ne era andato. 

Ricordava bene, quando Harry Potter, il Prescelto e prediletto di Silente, la notte della Battaglia di Hogwarts aveva detto a Severus Piton:

"Racconti! Racconti come quella notte lo ha guardato negli occhi e lo ha ucciso!"

Quando aveva sentito quelle parole, nel cuore di Minerva era scoppiato qualcosa: vendetta. Infatti, poi aveva attaccato Piton. Ma lui era fuggito come un vigliacco. Molti poi avevano dichiarato che lui in realtà fosse un brav'uomo. Beh, anche lui era morto, quindi Minerva non sapeva che idea farsi.

Era dalla morte di Silente che brancolava nel buio. Lui poteva darle per l'ennesima volta consiglio, eppure non poteva. A volte, Minerva si immaginava di trovarlo di nuovo in Sala Grande, a fare colazione con delle Cioccorane, ridacchiando quando usciva il suo volto nelle figurine, oppure lo vedeva in qualunque luogo lei andasse. A volte cercava di rivederlo giovane, mentre compieva le sue più grandi imprese.

Però, si diceva da sola che era inutile pensare a come poteva essere qualcuno che era morto, o a desiderare di parlargli di nuovo. Tanto, non sarebbe mai tornato. Eppure eccola li, con un vuoto nel cuore che sembrava lacerarla piano piano, e che non sapeva cosa provare.

Certo, sapeva che poteva parlargli con un quadro, però era differente. Non poteva più vedere davvero la gioia e la vitalità di quell'uomo, nonostante il suo doloroso passato. Lui era andato avanti, fino ad allora, quando aveva infine raggiunto la sua famiglia, che si era distrutta nel tempo. Lo aveva fatto per lei, e per gli altri. Si era portato appresso il dolore, per recare gioia agli altri.

Ora stava bene, lo sapeva. Ma era lei quella distrutta. Non si era conto che quella figura quasi mistica, per lei, era diventata la sua luce, ed il suo unico amore. Certo, era vecchia per quelle cose, ma era perdutamente innamorata di Albus Silente. 

Non lo aveva mai dato a vedere, era rimasta sempre impassibile, ma anche lei soffriva per la morte di Albus. 

"Minerva, accetta la realtà, lui non c'è più."

Calde lacrime cominciarono a bagnarle il volto, ed il freddo si fece ancora più intenso. Lei si avvicinò all'acqua, quasi come se volesse scorgere il fondo, o la bara bianca che conteneva Silente. Il suo amato Silente.

Forse, se fosse stata più coraggiosa, poteva dire a Silente quello che provava per lui già da prima. Ma lei aveva paura: sapeva bene che lui l'avrebbe cordialmente rifiutata. 

Minerva immerse la mano nell'acqua gelida, e rimase a giocarci un po', come una bambina piccola. 

"Forse è giusto così." Pensò "E' giusto che lui abbia compiuto il suo tempo, e che ora tocchi a me."

Si alzò, e si avviò verso l'imponente castello. Lui aveva sofferto per rendere felice gli altri, ed ora lui riposava in pace. Ora che anche lei aveva trovato una collocazione. Era una donna forte, e avrebbe fatto proprio come Silente. Avrebbe fatto tesoro di quello che le aveva insegnato nella sua vita, ed a sua volta lo avrebbe insegnato agli altri lei stessa. Poi, infine, sarebbe tornata da lui, ma non poteva lasciarlo deluso. Perchè sapeva, che Albus Silente contava su di lei.

Volse un ultimo sguardo alla tomba dell'amato, e sorrise, prima di rientrare nel castello.



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