Un Omicidio (Steampunk)

Nuova Manchester, anno 2623

"Dico solo che avere un braccio meccanico potrebbe non essere la fine del mondo" stava dicendo l'agente di polizia Patrick Cassidy. Il suo collega, Roman, se ne stava poggiato stancamente al muro del corridoio di marmo nero, di fronte alle porte cromate dell'Elevatore 01 del Freedom Building, scuotendo la testa e tormentando il berretto d'ordinanza col frontino in pelle lucida.
"D'accordo, allora mettiamo che ti si rompa mentre stai guidando, ad esempio. Rischieresti di fare un incidente e ammazzare delle persone" Patrick ne aveva abbastanza, stavano discutendo da quando erano arrivati sulla scena del crimine ed erano stati informati di dover fare picchetto fino all'arrivo dei rinforzi. La spia rossa si illuminò. Patrick spinse il tasto sottostante e, presa la leva d'ottone dal pomello sulla destra, la tirò su e giù tre volte per far partire gli ingranaggi dell'ascensore.
"No perché sarei un Omuncolo e non mi sarebbe permesso di guidare"
"Appunto – gli fece notare Roman – E' proprio questo il motivo per cui farsi impiantare arti meccanici è un'idea di m..." le porte dell'ascensore si aprirono con un tonfo di parti metalliche che si giustapponevano per bloccare la macchina. I due poliziotti, attoniti, guardavano ai rinforzi. Il capo del loro distretto e, alle sue spalle, un agente dell'MI6. Quando si era parlato di rinforzi nessuno aveva detto che sarebbe spuntato un agente dei servizi segreti.
"Signori – esordì il capo Harris a muso duro – Questo è l'Agente Ellison Hollies, MI6. Coordinerà le indagini e vi dirà cosa fare. Se non vi dispiace, ora dovreste accompagnarci alla scena del crimine" I due agenti di polizia fecero un cenno d'assenso e partirono in testa, ragguagliando i due sulle informazioni raccolte fino a quel momento.
"La vittima è la dottoressa Carmen O'Hare, quarantadue anni. Sembra sia stata uccisa da un colpo d'arma da fuoco. Non abbiamo trovato ne segni di scasso e nemmeno di lotta, probabilmente conosceva il suo carnefice" li informò Patrick raggiungendo l'ingresso del laboratorio del sessantaseiesimo piano. L'agente Ellison si fece avanti, varcando di un passo la soglia del laboratorio. Si guardò attorno per qualche secondo, poi, con una noncuranza al limite della superficialità, si accese una bionda, rivolgendosi ai tre agenti con la sua voce sorprendentemente giovane e vagamente minacciosa.
"Spero nessuno di voi signori abbia contaminato la scena" non attese risposta ed entrò, chiudendosi la porta alle spalle. Il corpo della dottoressa giaceva a terra, la pistola a pochi passi dai suoi piedi. Guardò i banchi da lavoro, le lampade e i cassetti, gli alambicchi di rame e ottone che ancora spruzzavano nuvolette di vapore bianco. Tutto in perfetto ordine. Si inginocchiò vicino alla dottoressa per esaminare il corpo e con un dito alzò il suo cappello a tesa larga per vedere meglio. Le lampade a olio non illuminavano bene, e le maledette notti erano sempre buie. Era successo qualcosa di strano in quel laboratorio. La pelle della giovane donna aveva un colorito cianotico, le unghie delle mani erano nere. Non una goccia di sangue, ne per terra e nemmeno sui vestiti. Individuò il foro d'entrata, un buco di quasi un centimetro nella canottiera in pelle sotto il grembiule, all'altezza del cuore, nessun foro d'uscita, niente bossolo da nessuna parte. Si rimise i guanti d'ordinanza, di cuoio nero, e raccolse la pistola. La canna, lunga e stretta, era intarsiata di strani simboli d'argento, scolpiti nel metallo e scalfiti dal tempo. Era grossa e pesante, una rivoltella a sette colpi. Mai visto niente del genere. Esaminò il laboratorio. Il bancone accanto al corpo della dottoressa era pieno di macchinari con levette e frecce collegati ad alambicchi di varie forme e dimensioni. Non sembrava esserci niente di valore tra quelle canne d'ottone smerigliato e i bacini di ghisa pieni di liquidi misteriosi. Eppure, la catenina d'oro al collo della dottoressa era ancora lì. Non era stata una rapina. Non trovò nulla finchè non arrivo all'estremità destra del tavolo da lavoro. Un apparecchio per la registrazione audio/video era stato utilizzato, l'alloggio per la cassetta era aperto, e vuoto. Inoltre, dei cavi collegati a un generatore erano poggiati a caso attorno a uno spazio sul tavolo, anch'esso vuoto. Mancava qualcosa, qualcosa che aveva avuto bisogno di energia elettrica per funzionare. Rimase ancora qualche secondo a osservare quella scena. Un omicidio, sicuramente mirato, ma senza sangue ne dettagli di nessun tipo che potessero spiegarne le motivazioni. L'agente Ellison aveva qualche idea, ma se la tenne per se, li aveva finito. Raccolta la pistola, se ne andò.
Quando riaprì la porta, trovò i due agenti in attesa.
"Portate il corpo al Quartier Generale ad Huffington Road. Voglio che venga disposta un'autopsia sul corpo e il rilievo di tracce dell'assassino, capelli, impronte digitali, tutto"
"E le armi?" chiese Patrick. Già, la cassa d'armi di contrabbando per cui avevano chiamato i servizi segreti, poggiata al centro della stanza, che aveva fatto nascere il sospetto che si trattasse di un traffico clandestino per il terrorismo internazionale, dubbio sorto soprattutto grazie ai manifesti che inneggiavano alla guerra contro il dispotico governo dell'Unione Britannica.
"Fatene quello che volete – disse Ellison raggiungendo l'ascensore – Non c'è stato nessun terrorista qui"

Nuova Manchester, di notte, diventava un luogo desolato di silenzio e rumori grotteschi. Ellison guardava la città grigia e oscura dal finestrino del tram, unico rumore che spezzava il silenzio della metropoli ricostruita. I fischi acuti dei motori a vapore e gli stridii delle ruote metalliche sulle rotaie incastrate nel porfido erano gli unici segnali di vita quando calava la notte. Gli edifici, alti e stretti, ormai avevano assunto un colorito uniforme, il nero della fuliggine dei camini, il quale, unito alla persistente cappa di umidità che aleggiava su tutte le metropoli, rendevano i giorni e le notti una strenua battaglia psicologica per non cadere in depressione. Di giorno Ellison guardava sempre in alto, nella speranza di intravvedere un dirigibile che sorvolava la città e, sullo sfondo, un fazzoletto di cielo azzurro. Alla sezione Sviluppo e Ricerca del Quartier Generale, tuttavia, il morale era sempre alto. Ellison, per l'appunto, doveva parlare con Alan Greyland, ex militare ed esperto d'armi dalla battuta facile. Come faceva di solito, non si presentò, niente convenevoli. Lo trovò da solo, intento a saldare dei pezzi di qualcosa che sembrava un Vuclan a otto canne rotanti, immerso nelle sue cianfrusaglie piene di levette rotte e ingranaggi sparsi dappertutto. Poggiò la pistola sul tavolo, ma, prima che potesse dire qualcosa, vennero interrotti dal suono della sirena delle nove. Ormai la maggior parte della popolazione ignorava la voce agli altoparlanti sparsi per le strade che invitavano tutti ad accendersi una blu. Ellison cercò nelle sue tasche, imprecando quando si ricordò di aver cambiato giaccone, quella mattina.
"Tieni – disse Alan allungandogli una delle sue sigarette blu – Non vorrei mai vederti diventare verde e fluorescente per le radiazioni" Ellison la prese e l'accese sbuffando.
"Cinquecento anni e ancora dobbiamo fumare questa merda per sopravvivere. Grazie Zio Sam" Alan stava già analizzando la pistola.
"E questa dove l'hai trovata?"
"E' l'arma usata per un omicidio. Speravo potessi illuminarmi sulla sua provenienza"
"Arma? – sorrise Alan – Questo è un pezzo d'antiquariato, amico mio. Non si usavano più rivoltelle da prima che lo Zio Sam ci facesse piovere le sue Bimbe Atomiche in testa e il vecchio mondo finisse coi fuochi d'artificio. Non ho assolutamente idea di quale possa essere la sua provenienza. Però – aggiunse aggrottando la fronte e osservando meglio dentro la canna – Di sicuro ti posso dire che ha sparato, c'è ancora il segno lasciato dalla polvere da sparo. Sei sicuro che abbiano usato questa?" In effetti, c'era una cassa piena di armi, tutte nuove e funzionanti. Una dimostrazione andata male?
"Se vuoi però la faccio vedere a un mio ex compagno d'armi. Abbiamo combattuto assieme in Nord Africa, è un appassionato di antichità" era tardi, e l'agente Ellison voleva solo uscire di lì. Ringraziò Alan e lo lasciò ai suoi lavoretti.
Uscito, non poteva fare altro che aspettare. Tornare a casa era fuori discussione, non avrebbe dormito comunque, e l'esito dell'autopsia lo avrebbe avuto in mattinata. Camminando per le strade di Nuova Manchester, col bavero della giacca tirato su per coprirsi dal freddo, incrociava Omuncoli e Automi a ogni angolo, i primi con la faccia sporca, lo sguardo basso e immerso nei loro pensieri e nella loro degradante condizione sociale, i secondi intenti a eseguire i loro compiti con maniacale precisione e dedizione, macchine ideate, progettate e costruite per asservire ad un unico scopo che era quello e sarebbe sempre stato quello per tutta la durata della loro vita.
La temperatura cominciava a scendere troppo, e Ellison s'infilò nel primo pub che trovò, una delle tante bettole arrangiate in una cantina di privati.
Si sedette al bancone, in disparte. La notizia della morte della dottoressa O'Hare aveva già fatto il giro della città. Come stupirsi. Da anni giravano voci riguardo a un suo coinvolgimento con gli Acciaioli, il gruppo sovversivo che pretendeva eguali diritti tra Uomini e Omuncoli, quegli uomini che, per sfortune varie, avevano dovuto impiantarsi parti meccaniche, diventando dei mostri e venendo, per questo, considerati poco più che animali. Di questo si stava discutendo al Pub. L'animato alterco tra un paio di uomini e qualche Omuncolo che agitava i suoi arti metallici, raggiunse il suo culmine e attirò l'attenzione dell'agente Ellison quando qualcuno pronunciò il nome di Mr.Rage, il misterioso capo della rivolta sociale che si stava espandendo in tutta l'Unione Britannica. La sua giornata di lavoro era finita, al diavolo Mr.Rage e la sua rivolta. Pensava a questo, e consumava la sua birra, mentre attorno a lui infuriava una violenta rissa.

La mattina seguente si presentò all'obitorio. Il medico legale era rimasto apposta per aspettarlo. Nonostante il lungo turno notturno appena concluso, era pieno di energia e voglia di saperne di più sulla vittima. Presto l'agente Ellison comprese il motivo di tanta curiosità. La vittima era morta per un versamento di sangue nel cervello, e non per la ferita d'arma da fuoco, anzi, il cuore era intatto e non aveva subito nessun danno. Il proiettile, a dirla tutta, non si trovava nemmeno nel corpo della dottoressa. Ellison era senza parole. Dopo le dovute spiegazioni e domande, l'agente Ellison concluse che quello era indubbiamente il caso più strano che gli fosse mai capitato. Il medico legale, infine, gli comunicò che era appena giunto un messaggio attraverso la fitta rete di tubi a pressione idraulica, creati apposta per far viaggiare comunicazioni da un punto all'altro della città in pochi secondi.
Era Alan, gli diceva di raggiungerlo a casa del suo amico, c'erano importanti novità.
Mentre raggiungeva Alan, Ellison rifletteva su quella storia. Morte per causa naturale, una strana pistola che aveva sparato un proiettile inesistente, niente sangue. Cosa diavolo era successo.
L'amico, Chistopher Grant, era un antiquario, ex incursore dell'esercito dell'Unione. Una volta presentati e fatti i convenevoli, si radunarono in cucina, attorno al tavolo su cui era poggiata la pistola.
"Questa pistola – esordì Grant – E' stata fabbricata quasi mille anni fa, quando gli Inglesi colonizzarono l'Africa centrale. Succedevano cose strane a quell'epoca, cose che non sono mai state riportate nella storia del vecchio mondo, e sono state dimenticate ancora prima dell'epoca della meccanizzazione e dell'informazione. C'è solo un modo per sapere la reale provenienza di questa pistola, andare in Africa. Posso darti il nome di un mio contatto a Marrakesh, se vuoi" mettere piede in territorio degli Emirati Nord-Africani era una condanna a morte per un Occidentale.
"Se vado li da solo mi ucciderebbero subito, devi venire con me"
"Non posso, io..."
"Non puoi o non vuoi?" Grant non rispose.
"E' per un indagine ufficiale" gli ricordò Alan.
"Non costringermi a ordinartelo, soldato" Grant lo fulminò con un'occhiata. Era grande e grosso rispetto a Ellison, eppure, in quel momento, aveva l'aria da cucciolo smarrito.
"D'accordo, ti accompagnerò dal Generale, ma ti avverto, anche con la mia presenza non sarà affatto facile convincerlo ad aiutarci" Ellison annuì e si diedero la mano. Avrebbe risolto il mistero della morte della dottoressa O'Hare, in un modo o nell'altro.

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