Quinto Tema

Tema per il concorso di: TTTRiky

Tema:

Era la solita notte piovosa nella baia, l'acqua batteva forte sulle finestre della centrale di polizia e tutti erano indaffarati nel loro lavoro.
Negli ultimi tempi il lavoro era diventato sempre più difficile, le chiamate che ricevano incominciano con un: "Salve, centrale di Gotham City, come possiamo aiutarla?" e finivano con: "Grazie, vada anche lei a cagare".
Nessuno li prendeva più sul serio da quando un certo uomo mascherato è comparso a combattere il crimine al loro posto.
Tutta l'organizzazione poliziesca era spaccata a metà: chi era pro all'uomo pipistrello, e chi era contro.
Di quest'ultimi, ne facevano parte John Rockfield e Jason Greenhood, chiamati il duo "Double J", essi erano due veterani del comitato di polizia, e non intendevano proprio vedere il loro lavoro e i loro compagni essere presi in giro.
Sempre quella sera, i due si trovarono sulla loro postazione di comando: John controllava fascicoli e firmava delle carte, mentre Jason dava un'occhiata alle telecamere sparse per la città, in cerca di qualche criminale da acciuffare.
D'un tratto arrivò una chiamata sulla linea di John, che prontamente alzò la cornetta e rispose.

"Salve, centrale di polizia di Gotham City, come possiam-"

Non riuscii a finire la frase, che dall'altra parte del telefono si sentì una scoreggia, e subito dopo la linea telefonica cadde.

"È la decima volta in due giorni, di questo passo diventeremo gli zimbelli di tutti! Perfino quel fanatico mascherato si prenderà beffa di noi!"

Detto questo, John prese la cornetta, la sbatté sul tavolo e di scatto si alzò spostando la sedia con violenza.

"Sono stufo di questa storia! Sono anni che lavoriamo al fianco del commissario Gordon e sono anni che risolviamo i casi di tutta la baia di Gotham! Ci serve solo un crimine, un crimine bello grosso per salvare la nostra reputazione, che risolveremo solo noi, io e te caro amico"

Quando finì il suo discorso, John si avvicinò a Jason, e gli diede una forte pacca sulla spalla, facendolo sobbalzare sulla sedia.

"Chiedi e ti verrà dato Jason, chiedi e ti verrà dato. Chiudi tu l'ufficio, io ora vado, che ho una famiglia che mi aspetta a casa, a domani compagno!"

Finì di parlare facendo un cenno con la mano, con l'altra prese il cappotto e si diresse verso le scale.
Jason rimase al suo posto fino all'orario di chiusura del suo ufficio, spense il computer, chiuse le serrande e si avviò verso l'ascensore della centrale.
Il giorno seguente fu il solito giorno: telegiornali che parlano del "pipistrello", chiamate false e piccole rivolte in mezzo alle vie di Gotham.
Ma più tardi, dopo l'orario di pranzo, arrivò la chiamata che avrebbe cambiato il corso dei fatti.

"Centrale di polizia di Gotham, riferite stazione 5... [...] arriviamo subito"

Dopo aver chiuso il telefono, il sotto-commissario David, si alzò di fretta e furia e andò di ufficio in ufficio a richiamare più gente possibile.

"Cosa sta succedendo...?"

Si chiese Jason, mentre lavorava sul suo computer.

"Jason! Forse questa è la chiamata che stavamo aspettando! Su muoviti!"

John si alzò anche lui, uscì dall'ufficio e si diresse verso l'armeria.
Poco dopo lo seguì anche Jason, che non riuscì a finire il suo caffè in tempo.
Dopo aver indossato la divisa ed essersi armati per bene, i due corsero verso il garage, dove li aspettava la loro volante.
Il duo entrò velocemente nella macchina, John ci mise tre secondi ad accendere l'auto che subito partì, mentre Jason si metteva in collegamento con gli altri agenti.

"Pronto... mi ricevete? Qui Jason Rockfield e John Redhood, volante 13, mandate le coordinate della destinazione... "

Poco dopo, sul gps della macchina, arrivarono le coordinate della meta.

"La casa del governatore Abrams?..."

Chiese Jason un po' disorientato.

"Se è lì che dobbiamo andare per il nostro caso, allora ci andremo"

Appena finita la frase, John schiacciò il piede sull'acceleratore, e la volante partì a tutta birra seguita da altre auto.
Arrivati a destinazione, li attendeva il commissario Gordon e due o tre auto che circondavano l'edificio.
I due scesero di corsa e si avviarono verso il commissario che subito li interpellò.

"Eccovi finalmente, dopo pranzo come sapete, è arrivata una chiamata di segnalazione anonima, anche se non sapevamo il mittente, ci disse che il governatore Abrams era in serio pericolo, perciò ci siamo precipitati subito a casa sua"

Finito di parlare, Gordon si girò verso la dimora, e fece un cenno ai Double J come incitamento.
I due si precipitarono subito verso la struttura, che era piena di agenti della scientifica e poliziotti.
Appena entrati videro il cadavere del governatore su una sedia a capo tavola: il corpo aveva la bocca aperta e gli occhi rivoltati verso l'alto, lo stomaco era trafitto da un enorme buco rosso e nero, la mano sinistra era completamente sciolta e la fronte aveva un evidente segno di pallottola.

"Lo volevano proprio morto questo qua..."

Disse John, il quale si avvicino ad alcuni agenti e chiese se c'erano degli oggetti o delle prove.
Un poliziotto gli consegnò un sacchetto, contenente un mazzo da poker.

"Solo questo? Veramente?"

Chiese John quasi furioso.

"Signore, evidentemente il governatore stava giocando a poker, sul tavolo c'erano anche dei soldi, e le sedie erano tutte spostate, il defunto era sicuramente in compagnia"

L'agente si allontanò, mentre John tornò da Jason e gli fece vedere il sacchetto.

"Un mazzo da poker?... magari le carte possono dirci qualcosa"

Disse Jason, che prontamente infilò un paio di guanti e sfilò il mazzo.
Lo esaminò per bene, carta per carta, e arrivò ad una conclusione.

"Questo non è un mazzo da poker tradizionale, infatti c'è un jolly rosso"

Disse con fermezza Jason, che venne interrotto da John.

"Un jolly rosso? Vuol dire che c'è anche un jolly nero?"

Chiese stupito John.

"È qua che ti sbagli: è proprio il jolly nero a mancare, e chissà perché proprio quella carta..."

Detto questo, Jason riconsegnò il mazzo nel sacchetto agli agenti, e con John tornò fuori la casa.
Andando verso l'auto incrociarono il commissario Gordon, al quale gli spiegarono del misterioso mazzo da poker.
Il commissario sembrava interessato e ascoltò con piacere il discorso dei colleghi.
I Double J avevano solo una paura: che l'uomo pipistrello potesse risolvere il caso prima di loro.
Del vigilante mascherato si sapeva davvero poco e solo Gordon ha avuto dei contatti con lui.
Nessuno sapeva di cosa era capace, ma a John e Jason importava solo scoprire chi c'era dietro la morte del governatore Abrams.
Dopo una lunga chiacchierata, i due si avviarono verso la macchina per tornare in centrale e riepilogare un po' la situazione.

"Il jolly... il pagliaccio... John, per caso negli ultimi tempi è stato arrestato un criminale che assomiglia ad un... pagliaccio?"

Chiese Jason molto perplesso.

"Diciamo di sì: Jack White, un folle anarchico che voleva togliere il governo, era conosciuto per la sua faccia da "pagliaccio".
È stato portato ad Arkham dal pipistrello circa una settimana fa"

Rispose John mentre guidava verso la centrale.
Jason fece uno scatto improvviso, prese il cellulare ed iniziò a scrivere qualcosa.

"Jas, cosa fai?"

Chiese distrattamente il compare.

"Chiedo alla centrale se mi procurano un mandato di visita, andiamo a fare quattro chiacchiere col Joker"

Più tardi, i Double J si ritrovarono all'Arkham Asylum, pronti a parlare con il Joker.
I due entrarono nel manicomio: gente che urlava, odori sgradevoli e continue suppliche da parte dei detenuti.
Dopo una serie di blocchi, arrivarono alla cella di Jack accompagnati da una guardia.
Essa sbattè tre volte le nocche contro la cella, che aprì senza problemi, prelevò il prigioniero e lo portò nella stanza per le visite.
Il duo seguì il poliziotto, arrivarono alla stanza e senza indugi entrarono per poter parlare con White.

"Cosa vogliono due poliziotti da un povero matto in pensione?"

Chiese il Joker con molto disprezzo.

"Vogliamo sapere se hai dei collegamenti col governatore Abrams"

Disse Jason mostrando una foto del cadavere a Jack.

"Aah... il vecchio George... finalmente è crepato... queste mani sono opera del mio acido ahaha, ma non sono io il responsabile, davvero..."

Finita la frase, il detenuto diede la foto al poliziotto, che lo scrutò attentamente.

"Sei sicuro di non far parte di questo delitto? Sappiamo che hai dei seguaci a Gotham e potresti benissimo aver ucciso il governatore"

Disse Jason sbattendo il pugno sul tavolo.

"Hey frena frena... posso darvi solo un piccolo consiglio: guardate più affondo"

Detto questo, Jack estrapolò dai pantaloni una piccola chiave arrugginita, e la posò sul tavolo.
Con un lesto gesto, Jason prese la chiave e si alzò.

"Bene... grazie del consiglio White, e buona permanenza ad Arkham"

Il duo uscì dalla stanza, guardando per l'ultima volta il sorrisetto sadico del Joker.
D'un tratto si sente un urlo, è Jack.

"E tu... il compare più vecchio proprio tu, starei più attento alle cose che ami che al lavoro... ahaha... ahahahah"

John non capì esattamente cosa volesse dire, perciò ci fece poco caso e continuò per la sua strada.
Arrivati all'auto, Jason iniziò un discorso con l'amico.

"Cercate più affondo? Ora dobbiamo scoprire di cosa parlasse, come se non ci fossero già altri problemi..."

John rimase in silenzio, accese l'auto e di corsa si diressero verso la centrale.
Arrivati in ufficio, un collega diede a Jason un fascicolo con i risultati della scientifica che aprì immediatamente.

...<Le analisi svolte sul corpo del defunto portano gravi ustioni, tessuti cutanei sciolti e la mancanza di un arto, probabilmente sciolto anch'esso con dell'acido muriatico molto potente.
In più sono state trovate strane macchie sulla faccia del cadavere, si ipotizza possa essere opera di un gas soporifero e allucinogeno che abbia portato al delirio il governatore...>

White aveva ragione, l'acido usato sul corpo era suo, ma Jason si chiedeva "dello strano gas soporifero".
Jason accese il computer e iniziò a fare delle ricerche.
D'un tratto un agente entrò nell'ufficio del duo.

"John, sulla tua linea, è per te"

Detto questo l'agente uscì dall'ufficio.
John attaccò la linea e rispose alla chiamata.

"Fuoco sulla 20° strada, stai più attento alle cose che ami"

La chiamata finì con il suono delle fiamme, John era leggermente sconvolto, ma poi capì tutto.

"Fuoco alla 20° strada?! Ma lì c'è casa mia! Andiamo Jason corri!"

I due corsero all'auto, e a tutto gas partirono per la 20° strada.

"Oh Dio fa che non gli sia successo niente ti prego, fa che non gli sia successo niente..."

In men che non si dica, arrivarono alla casa di John.
Tutto era al suo posto.
John tirò un gran sospiro di sollievo, che durò ben poco.
All'improvviso dalla casa si diramarono delle fiamme, che in poco tempo racchiudono a se tutta la casa.
I due schizzarono fuori dall'auto, Jason chiamò i vigili del fuoco, mentre l'amico era già dentro per salvare la sua famiglia.
John si portò uno straccio al volto, e con fatica avanzava nelle fiamme.
Urlava disperatamente il nome della moglie e di sua figlia.
D'un tratto sentì delle urla provenire dalla cucina.
Il poliziotto si precipitò nella stanza e vide sua figlia sotto il tavolo avvolta tra le fiamme roventi.
Egli la prese in braccio e con la giacca le coprì il corpo e il volto.
Velocemente uscirono dall'abitazione, mentre sul posto arrivarono i pompieri che subito si misero in azione.
John posò sua figlia sul camion dei vigili, dove uno staff medico la soccorse.

"Ci sono altre persone la dentro signore?"

Chiese un pompiere.

"... C'è mia moglie lì dentro"

Rispose l'agente trattenendo una lacrima.
Due vigili del fuoco entrarono di corsa nell'abitazione alla ricerca di un eventuale superstite.
Passarono i minuti, e nessuno uscì.
Passarono altri interminabili minuti, e nessuno uscì.
D'un tratto, si intravedono due figure uscire dall'edificio.
Purtroppo solo due.
John scoppiò in un pianto interminabile, Jason si avvicinò al collega cercando di consolarlo.
John era distrutto, aveva perso sua moglie, e sua figlia era gravemente ferita.
In quel momento non gliene importava della giustizia, voleva solo avere la sua vendetta.
L'agente non tornò in centrale, ma andò all'ospedale con la sua bambina.
Più tardi, mentre Jason lavorava sul caso, entrò il commissario Gordon.

"Quando torna devo dargli le mie condoglianze, piuttosto, come procede?"

Chiese Gordon con aria seria.

"... Non capisco chi possa esserci dietro la morte di Abrams, davvero non capisco"

Rispose distrattamente Jason.

"Guarda, poche orette fa gli agenti hanno trovato una porta blindata nella cantina della casa del governatore"

Disse il commissario, porgendo delle foto al collega.
Jason le analizzò bene, e tra esse c'era una foto che ritraeva un lucchetto agganciato alla porta.
Qualche secondo dopo, egli si alzò di scatto e prese la sua giacca.

"Dove vai Greenhood?"

Chiese il commissario Gordon, raggiungendolo.

"Venga con me, facciamo una visita al governatore"

I due salirono su un'auto e di corsa si avviarono verso casa del defunto.
Appena arrivati, corsero dentro l'abitazione e subito scesero in cantina.
Jason estrasse la chiave arrugginita dalla tasca e la avvicinò al lucchetto della porta blindata.
Con cautela la inserì nell'insenatura e la girò tre volte verso sinistra.
Il commissario Gordon la aprì, e si stupì di cosa ne trovò all'interno.
Nella stanza, c'era la stessa scena riprodotta nel salone dove Abrams morì.
Sulla sedia a capotavola c'era un manichino da crash test, con le stesse bruciature e fori nel corpo.
Jason si avvicinò al manichino e riconobbe le stesse macchie sul volto del governatore.

"Si sono rintanati per giorni qua dentro a provare l'omicidio, neanche Abrams sapeva di averli in casa"

Disse Jason mentre analizzava il capo.

"So chi è l'assassino, e in questo momento è in carcere, è proprio- "

Non fece in tempo a finire la frase che un agente si catapultò nella stanza.

"Signore! Crane... Jonathan Crane è fuggito da Arkham... è stato aiutato da alcuni poliziotti probabilmente suoi infiltrati... in questo momento si trova sulla 58° strada inseguito da tre volanti..."

Jason appena sentì quel nome si catapultò sulle scale.

"Commissario! È Crane! I seguaci di Crane hanno attuato l'omicidio!"

Finita la frase sì fiondò sulla macchina, che partì senza temporeggiare un attimo.
In un batter d'occhio, il poliziotto si ritrovò sulla 58° strada, affiancato da altri agenti.
Jason inseguì Crane per più di mezz'ora, fino a quando non si ritrovò in un vicolo cieco.
Lo Spaventapasseri scese dalla macchina lentamente e con le mani dietro la testa mentre il poliziotto lo puntava con la sua arma.

"Sai Jason... non volevo uccidere la moglie del tuo fedele amico, ma i miei colleghi hanno esagerato con la benzina"

Jonathan fece un ghigno malefico.

"Ora tu stai fermo o ti pianto una pallottola nella fronte come il governatore!"

Gli urlò Jason.
Crane indietreggiò di qualche passo.

"Il governatore non sapeva in cosa andava incontro... ma in cambio di qualche soldo l'ha fatto, ci ha ospitato a casa sua, permettendoci un delitto quasi perfetto, ma ahimè, si sono dimenticati di pulirgli il volto. La polizia avrebbe incolpato White e i suoi seguaci, e ci siete andati vicini, e la pena di morte sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma purtroppo ha fatto il doppio gioco e vi ha aiutati. Non avendo avuto più Jack di nei paraggi, avrei ucciso personalmente il governatore."

Crane fece un sospiro.

"Ma se era già morto!"

Controbbattè Jason.

"... infatti doveva essere una morte simulata, ma non volevo perdere dei soldi inutilmente, perciò ordinai di ucciderlo direttamente, mandando in fumo i miei stessi piani, che cosa stupida eh? Ahahaha"

Jonathan indietreggiò ancora di più arrivando al bordo della scogliera.

"... presto arriverà anche a te la pena di morte!"

Jason tenne puntato con la pistola.

"E se la creassi da solo la mia pena di morte?..."

Disse lo Spaventapasseri cadendo all'indietro.
Fu una breve caduta dallo strapiombo, che si concluse con un forte boato.
L'agente lasciò l'arma e si affacciò cautamente.
Tornò all'auto, mentre il resto delle volanti arrivarono sul posto.
Jason entrò nell'automobile, tirò un sospiro e chiamò il commissario Gordon.

"... [...] Pronto?"

Chiese Gordon.

"Lo spaventapasseri è morto..." disse goffamente l'agente, che notò il fascio di luce col Bat-segnale "... ah, e, spegnete quel coso... non serve più ormai"

Jason staccò la chiamata, accese l'auto e si diresse verso l'ospedale.
Arrivato, corse verso la stanza della figlia di John.
Bussò alla porta.

"... Entri pure"

Esclamò John.
Jason entrò nella camera, dove sentì subito il suono elettronico dei marchingegni collegati al corpo della bambina.

"Amico, l'omicida di tua moglie è morto"

Disse l'agente avvicinandosi al collega.
John rimase muto, si alzò, e abbracciò il compagno.

"Ce l'abbiamo fatta Jason, ce l'hai fatta!"

Il giorno a seguire si ritrovarono entrambi in centrale, dove erano riuniti tutti gli agenti del comitato di polizia.

"Colleghi, grazie a tutti per il grande contributo nell'indagine, un grazie soprattutto ai Double J, che hanno seguito il caso per tutta la giornata"

Jason e John si alzarono e fecero un inchino in segno di riconoscimento.

"... abbiamo saputo che lo stesso governatore Abrams era coinvolto nel suo omicidio, e il suo killer è pure morto, un piccolo riconoscimento a Jack White, che ha comunque aiutato la polizia donando la chiave della camera dove si sono segregati per giorni gli assassini di Abrams"

Jason si avvicinò a Gordon, gli bisbigliò qualcosa e tornò a sedere.

"E per ultimo, le nostre più sentite condoglianze a John per la sua perdita, e i nostri auguri di pronta guarigione per la sua amata figlia"

A John scese una lacrima, che compensò con un grande sorriso.

"Con questo caso, ci siamo riguadagnati la fiducia dei nostri cittadini, e con essa l'onore dello storico Comitato di Polizia di Gotham, grazie a tutti"

Gordon finì la frase battendo le mani, e a sua volta tutti i colleghi.

"... e adesso amici, facciamo vedere chi è che porta la giustizia in questa città!"

Tutti emisero un grido di gioia e alzarono il pugno in segno di vittoria, una vittoria che non verrà dimenticata facilmente.

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