La morte della Germania
22 aprile 1945
Il rimbombo sordo dei bombardamenti fece tremare le pareti del bunker, benché si trovasse a parecchi metri sotto il suolo di Berlino. L' Armata Rossa era giunta anche lì, nel cuore della Germania, dove nessuno avrebbe più potuto contrastarla.
Otto Günsche ringraziò mentalmente il tempismo dei russi, che almeno gli avevano dato il tempo di trovare le parole giuste per annunciare una notizia che, per dirla con un eufemismo, il Führer non avrebbe di certo apprezzato.
《Novità riguardo le nostre difese?》chiese infatti questi con aria annoiata.
La guardia dell' SS deglutì prima di rispondere, maledicendo il suo capo per avergli imposto quell' onere.
《Il generale Steiner ha disatteso i vostri ordini, signore.》Cercò di mantenere un tono di voce neutro, ma dentro di sè tremava dalla paura; tutti del resto sapevano quanto poco sopportasse la disobbedienza il capo dello stato, e non era conveniente trovarsi nei paraggi quando era arrabbiato.
Hitler fece un rapido cenno col capo, mentre nella sala riunioni calò un silenzio tombale. Tutti trattenevano il fiato nell'attesa della prossima mossa, che non tardò ad arrivare.
Sbattè pesantemente il pugno sul tavolo di quercia e lo fissò come se lo volesse incenerire.
Poi, con una sorprendente placida calma, disse:《Quindi mi stai dicendo che la difesa di Berlino è lasciata allo sbaraglio?》
《Sissignore.》
Non era possibile immaginare l'effetto che quelle parole sortirono nell'animo del dittatore tedesco : tutto ciò per cui aveva creduto, tutto ciò per cui aveva lottato, tutto ciò che aveva costruito, si stava disgregando sotto i suoi stessi occhi. Anche l'ultimo baluardo, la capitale, era caduta in mano nemica. Poco o nulla rimaneva della passata e fugace gloria del Terzo Reich.
Puntò lo sguardo su ciascuno dei suoi collaboratori, provocando loro un brivido lungo la schiena. Nessuno riusciva a reggere quelle iridi d'acciaio, sembravano poter incenerire chiunque.
《Lasciatemi solo》ringhiò a bassa voce.
Un uomo delle SS avanzò una timida protesta, ma, non appena il Führer ripeté l'ordine, si dileguò insieme agli altri.
Si dice che le urla che fece rinchiuso in quella claustrofobica stanza si udirono in tutto il bunker.
27 aprile 1945
Quel giorno, alla solita riunione quotidiana che si tenne tra i più fedeli gerarchi del partito, Hitler sembrava aver dimenticato la cattiva notizia ricevuta pochi giorni prima e, nonostante i bombardamenti sulla città fossero incessanti, pensava già ad un nuovo piano per scampare a quella fine inevitabile. Era animato da un nuovo e sconosciuto vigore, che però non aveva ragione di esistere: i russi si erano ormai spinti fino a Postadmer Platz, ed erano pronti ad assaltare la Cancelleria.
《Ho bisogno della consulenza di Himmler》asserì ad un certo punto osservando un probabile piano di fuga disteso sul tavolo.
《Cercate di rintracciarlo via radio.》
《Non è possibile 》rispose Lorenz, passandosi una mano sul viso. 《Non più almeno》
Il Führer socchiuse gli occhi e fece qualche passo nella sua direzione, scrutandolo attento. 《Perché?》
La replica, secca e lapidaria, gelò il dittatore sul posto:《Le comunicazioni con l'esterno sono interrotte. Siamo completamente isolati.》
Un mormorio agitato pervase tutta la stanza, ma fu sufficiente un cenno dell' uomo più potente della Germania per riportare l'ordine.
Dal momento che il tanto temuto scoppio d'ira non arrivò in tempi brevi, il ministro tedesco prese abbastanza coraggio da riferire anche l'altra pessima notizia: 《A proposito di Himmler...》esordì 《si è offerto di trattare la resa con gli Alleati.》
Hitler digrignò i denti e serrò la mascella con tanta forza da sentire un cric sinistro. Il respiro gli si mozzò in gola, soffocato dalla rabbia cieca che lo aveva invaso come un virus mortifero. Provò quindi d'introiettare aria nei polmoni, senza successo.
Una.
Due.
Tre.
Quattro volte.
Solo al quinto tentativo riuscì nell'impresa.
《Si è arrogato il diritto di fare le mie veci?》La voce era appena un sussurro, ma era chiaro che la sua collera sarebbe esplosa da un momento all'altro.
《Quel traditore!》urlò infatti, scaraventando indietro la sedia. 《Dopo tutto quello che ho fatto per lui!》Si scagliò con foga contro la parete metallica del bunker, spaccandosi le nocche della mano destra a causa dell' impatto. Il sangue scivolò copioso, ma lui non se ne curò mentre gli altri, troppo spaventati per agire, rimasero al loro posto, sperando in cuor loro che la furia del dittatore non gli si rivoltasse contro. 《Mi sono fidato, gli ho dato l'incarico più importante e lui... lui...》s'interruppe per un attimo, un sorriso sadico che si faceva largo sul suo volto smagrito. 《Oh, ma me la pagherà》
《La resa però non è stata accettata》riferì un altro gerarca.
Non che questo servisse a placare l'ira del Führer, però si sentiva comunque in dovere di dirglielo.
《Non m'interessa》 tagliò corto. 《Arrestate Himmler e Fegelein》
Il giorno dopo, il rappresentante di Berlino del capo delle SS fu fatto giustiziare.
Quando gli fu annunciato che i suoi ordini erano stati eseguiti, Hitler non provò affatto il sollievo che si aspettava. Anzi, il petto gli bruciava per tutt' altro motivo rispetto alla rabbia: l'amarezza per il tradimento. Si sentiva tradito dalla sua patria, tradito dai suoi aiutanti, tradito da Himmler. Proprio colui in cui riponeva maggior fiducia, si era permesso di sostituirsi al Cancelliere, il Führer, il governatore del Terzo Reich!
Se non poteva fidarsi dei suoi collaboratori più stretti, di chi altro poteva farlo?
Quello altro non era che l'ultimo mattone di una torre che era sul punto di crollare.
30 aprile 1945
《Mi spiace disturbare a quest' ora della notte, ma è urgente.》
Il generale Keitel abbassò la testa, in segno di scuse.
Il dittatore gli fece cenno di non preoccuparsi; per quanto infatti fosse seccato di dover lasciare il letto che condivideva con la neo-moglie Eva Braun, i suoi doveri verso la nazione venivano prima di tutto.
Il militare sospirò. 《Non porto buone notizie.》
《Dì pure》lo incitò.
《Ecco...》Si grattò la nuca, a disagio. 《Le armate che venivano in soccorso a Berlino sono state bloccate o circondate, perciò ora...》
《Siamo nelle mani del nemico》concluse amaro Hitler, lisciandosi i baffetti.
Wilhem Keitel gli indirizzò un'occhiata stupita, non credendo quasi alle proprie orecchie. Mai avrebbe pensato che l'affascinante e determinato fondatore del partito nazionalsocialista tedesco avrebbe pronunciato simili parole. Non lo riteneva capace di arrendersi. Tuttavia, era costretto a riconoscere che, da quando si era trasferito nel bunker sotterraneo, aveva perso un po' del suo carisma e della sua determinazione; non n'era certo, ma era piuttosto sicuro che il motivo risiedesse nel fatto che aveva compreso che la disfatta era ineluttabile.
La situazione, preannunciata da quel funesto presagio, nel corso della mattinata precipitò come un aereo in caduta libera.
Quei pochi e tenaci e combattenti che ancora resistevano contro l'avanzata russa, l'ultima difesa di Berlino, erano quasi privi di munizioni. Secondo il generale Weidling, che Hitler incontrò la mattina stessa, entro la notte si sarebbero dovuti arrendere. Restava un'unica sola e vile soluzione: la resa.
Il Führer non volle accordare la richiesta, o almeno non subito. Arrendersi equivaleva dimostrare al mondo intero che lui, l'uomo che aveva restituito ai tedeschi il loro Lebensraum*, aveva fallito.
A nulla erano serviti gli anni di progetti ed idee, a nulla era servito fascinare le masse, a nulla era servito dare inizio alla guerra più disastrosa nella storia dell'umanità.
Non poteva, non voleva farlo, ma il fato non gli lasciava scelta. Anzi, riflettè, una scelta in realtà l'aveva: non era la più dignitosa, ma in una circostanza così disperata era senz' ombra di dubbio la migliore.
Ci aveva pensato spesso in quegli ultimi mesi e quello era il momento ideale per attuare il suo piano perché, con l'Armata Rossa che era a meno di mezzo chilometro dal bunker, non ce ne sarebbe stata più l'occasione.
La sua uscita di scena sarebbe stato il suo ultimo grande progetto, pensò con un mezzo sorriso.
Dopo che ebbe dato a Weidling il suo permesso di tentare un inutile sfondamento a ovest con i pochi soldati rimasti, alle tredici fece preparare il pranzo per sè, la moglie, per i due segretari e per il cuoco personale. Il pasto si consumò quasi in completo silenzio, solo il tintinnamento delle posate sui piatti faceva da sottofondo.
Le intenzioni del Führer erano già infatti note a tutti, perciò nessuno si stupì quando, verso le due, i coniugi Hitler diedero il loro commiato finale allo staff del bunker, compresa l'intera famiglia Goebbels.
《Sei pronta?》chiese alla moglie un'ora dopo, una volta rimasti soli nel suo ufficio. Lei annuì, decisa: certo che lo era!
Non avrebbe mai abbandonato il consorte, non dopo aver sofferto tanto(e tentato il suicidio due volte) pur di stare con lui.
Hitler sorrise sornione e tirò fuori dal cassetto una pistola e una pasticca di cianuro, per poi posare entrambe sulla scrivania. 《Sai cosa devi fare.》le disse sbrigativo. Non era tipo da sentimentalismi, non lo era mai stato, dunque Eva non si stupì della sua mancanza d'affetto; sarebbe stato da sciocchi aspettarsi un ultimo bacio appassionante.
Si limitò ad annuire e a prendere la pastiglia, mandandola giù senza timore.
Nel frattempo, Hitler afferrò la sua Walther PPK 7.65, se la puntò alla tempia e sparò, senza rimpianti.
Il suo ultimo pensiero andò alla Germania: se la sua nazione doveva perire, sarebbe morto con lei, senza dare la possibilità al nemico di catturarlo.
*spazio vitale: sono i territori conquistati da Hitler e che, secondo lui, spettavano di diritto ai tedeschi.
#spazio autrice
Eccomi qui, sembrava impossibile ma sono riuscita a pubblicare. (All' ultimo come sempre, lo so, scusate.) Questa one shot è stata una faticaccia, sia per il tema, sia soprattutto per il fattore tempo. Avendo avuto l'orale solo ieri infatti, ho dovuto fare tutto di corsa per riuscire a finirla, e questo è il risultato. Non che ne sia molto soddisfatta, anzi... ma tant'è.
Ho letto parecchie teorie sul suicidio di Hitler, se sia avvenuto davvero o no. (Dato che il presunto corpo è stato bruciato, non si hanno le prove di quello che è accaduto in realtà il 30 aprile 1945.) Ho però preferito attenermi alla versione ufficiale, cercando di dare un'idea delle motivazioni che lo hanno spinto a suicidarsi.
Fatemi sapere che ne pensate, nel bene e nel male!
WritinwithyouProject
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