Coda d'argento-capitolo 4
Una volta risalite in superficie, lo spettacolo che mi si para davanti mi mozza il respiro. Di fronte allo specchio d'acqua cristallino, si staglia una parete di roccia, da cui spuntano fiori da variopinte sfumature. Sugli altri lati dell' ampio lago, le sponde sono di fine sabbia bianca. Il cielo celeste,privo di nubi, sovrasta quello spettacolo armonioso. I raggi solari si riflettono sullla superficie del lago, leggermente increspato. Ammiro il paesaggio, estasiata. Itril scorge la mia espressione e sorride. "E ancora non hai visto le nostre antenate. È grazie a loro, che le sirene sono divenute celebri per la loro bellezza." Mi volto verso di lei. La tristezza che le solcava il volto è scomparsa, sostituita da un'autentica gioia. Probabilmente, proprio come me, è elettrizzata all'idea d'incontrare le sirene ancestrali. Un'increspatura cattura la nostra attenzione. Onde concentriche si sviluppano al centro del lago, sempre più estese. Ad un tratto, un'onda si eleva sulle altre, contorcendosi sinuosamente.Come argilla fangosa lavorata da un'ottimo artista, assume la forma di una sirena. Accanto a lei, altre due onde si trasformano in sirene. Repentinamente, l'acqua abbandona le loro figure. Ora, appaiono come spiriti, della stessa materia dell' etere. Spalanco la bocca per lo stupore. La loro comparsa, che definirei teatrale, mi meraviglia tanto quanto la loro bellezza. La sirena al centro, ha un volto dai tratti delicati, illuminato da due enigmatici occhi verdi bosco. Una folta chioma color mogano le scivola sulla vita. Dall'espressione fiera, intuisco che ella è il capo. Le altre due- rispettivamente bionda e fulva- posseggono la stessa altera bellezza. Itril mi si accosta e mi sussurra all'orecchio "La sirena al centro è Calliope. Alla sua sinistra c'è Elettra, mentre alla destra si trova Iphigenia." La sua eccitazione è palpabile. Rivolgo lo sguardo verso di loro. "Eiremar " m'appella Calliope. "Avvicinati." La voce potente rimbalza sulla roccia, producendo l'eco.Timorosa della sua maestosità, obbedisco. "Conosci la nostra identità?" Chiede con voce autorevole. "Certamente. Voi siete le nostre antenate, coloro che diedero vita alla nostra nobile stirpe" rispondo, sentendomi un po' patriottica. Le tre annuiscono. "Agli uomini, siamo invece note come coloro che ammaliarono Odisseo con il loro canto." Non trattengo un gridolino di stupore. Le antenate sono. ..le leggendarie sirene dell' Odissea!? È piuttosto surreale.
"Se ben ricordo, Odisseo non cedette al vostro fascino." Obietto. Forse è stata una mossa azzardata, ma non ho potuto fare a meno di contraddirla. Tutte e tre aggrottano la fronte, lanciando con gli occhi piccole saette nella mia direzione. L'acqua intorno a me s'increspa leggermente. Un brivido corre lungo la mia spina dorsale. Queste sirene sanno come minacciare. "Ulisse resistette solamente perché era legato all'albero maestro." Mi spiega Iphigenia, le guance arrossate per la stizza. Calliope la frena con un gesto imperativo. "Sai cosa attrasse Ulisse e tutti i marinai che incantammo?" Il suo sguardo di ghiaccio è così severo da procurarmi un leggero tremore. "La vostra bellezza accompagnata ad una voce sublime, suppongo." Mi stringo leggermente nelle spalle, rivolgendo loro un'occhiata incerta. "No. Gli uomini sono attratti dalle sirene per la promessa di conoscenza contenuta nel loro canto." Scambio un'occhiata perplessa con Itril, la quale mi fa cenno di ascoltare le sirene ancestrali. "Come ben sai, la conoscenza è sinonimo di potere. Essi perivano poiché la loro brama li conduceva a dimenticare i limiti della loro natura mortale." Le criptiche parole di Calliope non fanno che accentuare i miei dubbi. Questa spiegazione è certamente affascinante ma..io cosa c'entro? La mia espressione interrogativa deve essere assai eloquente, dal momento che Calliope risponde al mio quesito implicito "Eiremar, in quanto sei stata nominata nostra erede, tu riceverai il dono del canto, fonte di conoscenza." La mia perplessità, anziché svanire, aumenta. Mi volto nuovamente verso Itril. "Dono!? Cosa significa tutto questo?" Le sussurro. "Ogni sirena, a sedici anni, durante una cerimonia solenne, riceve un dono dalle sirene ancestrali. Esso può essere parlare con le creature marine, mutarsi nell' oggetto del desiderio di qualcuno, oppure, come nel mio caso, controllare l'acqua." Mi spiega con calma. "Contrariamente a quanto si crede, le sirene non sono ottime cantanti. Anzi, il dono del canto è assai raro." S'irrigidisce un poco. "L'ultima sirena che lo possedette fu....Ariel." Questa scoperta è. ..è sensazionale. Rivoluziona il modo in cui io concepisco le sirene. Ancora una volta, le mie certezze crollano come un castello di carte. Mentre io sono ancora frastornata da queste novità, le tre sirene scendono al nostro livello. Si prendono le mani e chiudono gli occhi. "Noi, sirene ancestrali, custodi di Atalantial, investiamo te, Eiremar, del sacro dono della conoscenza contenuto nel nostro canto." Improvvisamente, mi sento sollevare dall'acqua da una forza misteriosa. Le tre sirene aprono gli occhi, divenuti ambrati. Apro la bocca per chiedere cosa sta succedendo, ma non ne esce alcun suono. Tre fasci di luce, provenienti dal petto delle sirene, m'investono. Immediatamente, un'energia sconosciuta s'impossessa di me, regalandomi una straordinaria sensazione di benessere. Mentre chiudo gli occhi per goderne, penso che non vorrei che non finisse mai. Immagino che il Paradiso debba essere questo. Repentinamente, vengo strappata con violenza da quella luce. Vengo catapultata in acqua. L'impatto con la realtà è piuttosto duro. Apro gli occhi di scatto. Scorgo le sirene ancestrali, più Itril, a scrutarmi con apprensione. "Come ti senti?" Mi domanda quest'ultima. "Stavo meglio prima, avvolta da quella luce dorata" mugugno. "Ma che è successo?" Itril mi sorride compiaciuta. "Le sirene ancestrali ti hanno fatto dono del canto." Mi spiega. Mi sfrego gli occhi, confusa. "Ora, la nostra conoscenza appartiene a te." Mentre me ne parla, Calliope ha un tono di voce così serio da preoccuparmi. Deglutisco profondamente, cercando di ritrovare il lumicino della ragione, momentaneamente perduto. "Io...quindi ho il dono del canto, fonte di conoscenza, giusto?" Chiedo, citando le parole della profezia. Ora hanno acquistato senso. Ciò significa che io sono...scuoto la testa, relegando quel pensiero in un angolo della mente. Annuiscono. "Che tipo di conoscenza mi è stata, ehm...concessa?" Per la prima volta da quando le ho viste, un barlume di un sorriso illumina i loro volti. "Passato, presente...futuro. Hai a disposizione ogni sapere della realtà che riguarda te e chi ti circonda." Mi spiega Elettra, puntando le iridi color del ghiaccio nelle mie. Mi porto una mano alla testa, sconvolta da quella rivelazione. "Attenzione:non si tratta di un sapere enciclopedico. Possiedi solamente la conoscenza degli eventi." Mi avverte Iphigenia con voce vellutata. "Questo significa che conosci il modo di spezzare la maledizione!" Esclama Itril, visibilmente eccitata. Dal canto mio, non riesco ad elaborare ciò che mi è appena stato detto. È troppo grande, troppo sconvolgente, per la mia mente, già provata dagli avvenimenti di questi ultimi giorni. Solo una domanda mi preme in questo momento. "Perché io? Siete sicure che ne sia degna?" Le tre sirene annuiscono con veemenza. "Siamo certe che tu ne sia all' altezza." Mi rassicurano in coro. "La maledizione è stata lanciata a causa della contesa tra uomini e sirene. Di conseguenza, solo una creatura appartenente ad entrambe le specie può spezzarla." Aggiunge Calliope. Annuisco, incapace di aggiungere altro. Itril mi afferra il braccio. "Con il vostro permesso, ci congediamo. La strada verso casa è lunga." Le sirene ancestrali fanno un cenno di approvazione col capo. Noi allora ci voltiamo. Quando siamo sul punto di tuffarci, Calliope mi richiama. "Eiremar, stai attenta. Ti abbiamo affidato un grande potere. Non abusarne, altrimenti sarà lui a controllare te."
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Quando arriviamo ad Atalantial, ho un mal di testa lancinante. La causa è Itril, la quale durante il viaggio non ha mai smesso di parlare. "Oh, non vedo l'ora di dirlo a tutti! Ne saranno felicissimi! " esclama con un sorriso radioso. Emetto un sospiro seccato. "Dov'è Louis?" Lei aggrotta la fronte, schiudendo leggermente le labbra. "Posso informarmi." Mi dice con perplessità. Si allontana e, dopo pochi minuti, torna con il mio amico. "Ecco la mia bella sirenetta! Com'è andata la gita al lago?" Il suo tono ironico mi strappa un sorriso. Mi abbraccia e mi sussurra all'orecchio "Qui le sirene sono davvero una bomba, credo di aver fatto colpo!" Lo allontano da me, indugiando però con una mano sulla spalla. "Louis!" Lo rimprovero scherzosamente. Lui si limita ad alzare le spalle, strizzandomi l'occhio. "Preparati. Torniamo a casa." In questo momento, mi sembra l'unica decisione sensata. Sono ancora frastornata da ciò che è successo al lago. Ancora non ne ho compreso le implicazioni. Itril sgrana gli occhi. "Come? Non puoi andartene!" Protesta. "E perché no?" La provoco, inarcando un sopracciglio. "Tu...tu..devi aiutarci! Senza di te, il nostro regno sprofonderà negli abissi!" La sua voce trasuda disperazione mista ad incredulità. "Io devo? E per quale motivo? Io non appartengo a questo mondo!" Le grido contro con le guance in fiamme i pugni serrati lungo i fianchi. Lei si passa una mano tra i capelli con rassegnazione. "Ma tu..." mormora, ma si ferma subito. Lacrime luccicanti le cominciano a scivolare lungo il volto. Louis mi osserva sgomento, sorpreso dalla mia reazione. Forse ho esagerato. Purtroppo, le emozioni hanno preso il sopravvento. "Io...scusa, Itril. Non dovevo reagire così." Si asciuga le lacrime con il pollice "Ho solo bisogno di riflettere.
E per farlo, necessito di andare a casa." Lei alza lo sguardo e mi sorride timidamente. Annuisce mestamente. "Vi farò scortare a casa da un tritone."
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Infilo le chiavi nella toppa, appoggiando la testa sulla porta. Emetto un respiro profondo. Cerco di calmare il nervosismo, tentando di trovare il coraggio per affrontare mio padre. Mi accascio sul pavimento, con la testa rivolta al soffitto del portico. Non so per quanto tempo rimango in questa posizione. Forse minuti, forse ore....mi alzo solamente quando piccole gocce di pioggia comincano a ticchettare sul pergolato. Con mano tremante, giro la chiave nella toppa ed entro. Sentendo lo schiocco prodotto dalla maniglia, mio padre accorre in salotto. Un'espressione di pura sorpresa gli si dipinge sul volto. Si copre la bocca con una mano. Gli occhi verdi sono luccicanti di lacrime. Si avvicina con passi misurati, ma io rimango immobile sulla soglia. "Tesoro" esclama con voce tremante, abbranciandomi con slancio. Mi accarezza ritmicamente i capelli, tuttavia non ricambio le dimostrazioni d'affetto. "Oh, tesoro, sono così felice di vederti!" Mi stacco bruscamente da lui. "Dove sei stata? Ho chiamato la polizia, ero preoccupatissimo!" mi urla contro. "Sei scomparsa per tre giorni! Tre giorni! Dove sei stata?" Mi chiede accarezzandomi una guancia. Mi ritraggo di scatto. "Dobbiamo parlare" dico in tono duro. "Sono stata ad Atalantial." Mio padre impallidisce e si passa una mano tra i capelli. "Non so dove sia questo. ..posto" balbetta, evitando accuratamente il mio sguardo. "Bugiardo!" Gli punto il dito contro, piena di risentimento. "Tu lo sai! L'hai sempre saputo!" Grido con rabbia ancora maggiore, le guance arrossate. Lui si siede sul divano e incrocia le mani sulla nuca, chinata. "Tesoro, cerca di capire. .." mi supplica. "Cosa dovrei capire? Che mi hai mentito per tutti questi anni?" Serro i pugni, cercando di fermare il tremore provocato dalla rabbia. Lui, intanto, si alza e mi si avvicina. "L'ho fatto per te." Apre le braccia, per poi lasciarle cadere lungo i fianchi. "Volevo che tu avessi una vita normale" Esattamente le parole di Louis. Le lacrime spingono per uscire ed io non posso più trattenerle. Mio padre muove un altro passo verso di me ma io mi allontano ancor di più. "Normale?" Gli chiedo tra i singhiozzi. "Come posso essere normale! Sono una sirena!" Grido. "Una sirena!" Ripeto tra le lacrime. È alquanto chiaro che ho perso il controllo delle mie emozioni, che ora mi travolgono come un'ondata. Mi ero ripromessa di mantenere la calma ma l'implicita confessione di mio padre mi ha trafitta alla bocca dello stomaco. Dentro di me, avevo ancora l'irrazionale convinzione che fosse all'oscuro di tutto. "So che sei una sirena. Proprio come tua madre. Credevo che..." si interrompe, passandosi una mano sul volto. "Che se io non ti avessi detto nulla, te ne saresti dimenticata." Alza la testa, incrociando il mio sguardo. Pare a disagio."Pensavo che tu non avresti più dato peso alla tua coda. E invece..." La sua confessione mi spiazza al punto da asciugare le lacrime. Per un momento, rimango paralizzata, incapace di reagire. Dimenticata. Pensava che io mi sarei dimenticata di essere una sirena. La rabbia esplode in modo piuttosto inusuale, con una risata amara. "Dimenticata?"ripeto ad alta voce. "Come posso scordarmi di avere le pinne? Come posso dimenticare la sensazione di libertà, l'ebbrezza della velocità, la possibilità di esplorare le profondità marine che mi da solo la mia coda?" Obietto. Lui protende il braccio ma io mi allontano,la mia schiena che appoggia sulla porta. "No. Tu non volevi che vivessi una vita normale." "Tu avevi paura." Lo accuso, gli occhi ridotti a due fessure. "Paura che io scegliessi di essere una sirena, abbandonando te." Mio padre sgrana gli occhi, ormai luccicanti di lacrime. Capisco dunque di aver colto nel segno. Sorrido amaramente, scuotendo la testa. "Quasi quasi speravo di sbagliarmi." Ammetto, prima di aprire la porta e correre fuori.
"Jasmine, aspetta!" Pur udendo le suppliche di mio padre, non mi fermo. Senza quasi accorgermene, raggiungo la spiaggia. Mi siedo sulla sabbia, con lo sguardo perso tra le onde. Il mare s'increspa appena. Sembra così calmo....al contrario di me. Io sono piuttosto nel bel mezzo di una burrasca. Le emozioni ed i pensieri sono così strettamente intrecciati tra loro da non poterli distinguere. Per una volta, cuore e mente sono uniti dal sottile filo della confusione. Ho la sensazione che sia accaduto tutto troppo in fretta. La scoperta di Atalantial, l'origine di mia madre, il dono del canto... Sospiro. Quest'ultimo grava sulle mie spalle come un macigno. Possedere la conoscenza del futuro può sembrare fantastico ma nelle mie orecchie risuona ancora l'avvertimento di Calliope. "Non abusarne"...cosa intendeva esattamente? Che volesse ricordarmi che < un grande potere comporta grandi responsabilità >? Scuoto la testa. Non è questo il momento di rimurginarci sopra. Tanto più che non so nemmeno usufruire di questo fantomatico potere. Traccio sulla sabbia il profilo di una sirena. Aggiungo le squame, le pinne e i tratti del viso. Credo che inconsciamente stia cercando di rappresentare mia madre. Ripensando a lei, mi sale un groppo in gola. Senza esitazione- dopo aver scrutato l'ambiente circostante in cerca di estranei- mi tuffo, decisa a scacciare questi tristi pensieri. Nuoto lentamente per circa mezz'ora ma la necessità di piangere non mi abbandona. Riemergo, consapevole di non poter trattenere le lacrime a lungo. Quando però gli occhi già luccicano, il nodo in gola si scioglie. Aggrotto la fronte. La voglia di piangere è totalmente scomparsa. Sono davvero stupita. Al suo posto, una sensazione di benessere, simile a quella provata al lago di Agadir, si espande nel petto. Come una raffica di vento, porta via la tristezza, la rabbia, la frustrazione e la confusione che hanno contraddistinto questi ultimi giorni. Chino la testa a filo d'acqua,godendomi quest'inaspettata sensazione di pace. Vorrei rimanere così, in questa posizione, per l'eternità. Purtroppo, nulla è eterno. Il benessere è infatti spazzato via da un'intenso dolore alla cassa toracica. Rialzo di scatto la testa, annaspando in cerca d'aria. Mi pare che i miei polmoni ardano come fuoco. Emetto un gemito di dolore. Le fitte lancinanti mi trafiggono come mille lame affilate. Mi piego in due, respirando affannosamente. Tento di nuotare per raggiungere la riva ma il dolore è troppo intenso. Improvvisamente, sento uno scricchiolio sinistro. Con orrore, mi rendo conto che proviene dalle mie ossa. Le sento premere contro il mio petto, come se stessero cercando di dilatarsi. Stavolta, il gemito si trasforma in un grido che alle mie orecchie suona straziante. È la fine. Sono più che certa di non poter tollerare altro dolore. Chiudo gli occhi, arrendendomi alla morte.
Il dolore cessa di colpo. Riapro gli occhi e mi guardo intorno. Sulle prime, credo davvero di essere morta ma quando odo il mio respiro mi tranquilizzo. Tuttavia, non è tutto normale. Nella mia gola gorgoglia il forte, irrefrenabile, desiderio di cantare. Lo trovo alquanto strano, dal momento che non ho mai nutrito la passione per il canto. Eppure, le mie corde vocali fremono, in attesa di comandi da parte del mio cervello. Tutto ciò è estremamente innaturale...almeno per un'umana. Io però sono mezza sirena...dunque non impiego molto per capire che, per qualche ragione sconosciuta, ho appena attivato il dono del canto. Devo pur ammettere che è stata una procedura dolorosa ma non posso sottrarmi. Devo lasciarlo fluire, affinché mi riveli l'arcano. Chissà che non mi sveli qualcosa su mia madre. Chiudo dunque gli occhi e m'appresto a cantare.
La voce, quasi guidata da volontà propria, intona una melodia a me sconosciuta, che intuisco essere sireneica. Stranamente, pur non essendomi mai esercitata, il suono è melodioso e vellutato. Non comprendo bene le parole, mi pare d'essere entrata in trance. Sembra quasi che io abbia perduto il controllo del mio corpo. Non è però sgradevole, anzi. È un piacevole abbandono alla musica, che mi trascina completamente. Il ritmo mi avvolge come un manto, pervadendo ogni fibra del mio essere. Sempre più infervorata, mi lascio trasportare sulle note più alte. Solo ora la mia mente registra qualche parola: contesa tra acqua e terra, tra sirene e umani, mai fu più grande. La riconciliazione si opererà solo per mezzo dell' amore tra entrambi, causa originale della guerra.
Non mi curo del significato di quelle parole, essendo completamente assorbita dalla musica. Ogni problema si è come dissolto sotto l'effetto di quella melodia sublime. Mi sembra quasi di essere volata in un altro mondo, fatto solo di note che la mia voce intona con inaspettata maestria. "Non abusarne" quelle due parole mi riecheggiano nelle orecchie, strappandomi alla musica. Riapro gli occhi di scatto. Ora comprendo il significato di quell'avvertimento: il canto dona l'oblio dagli affanni-vecchia reminiscenza delle lezioni di greco- ma se ti ci abbandoni per troppo tempo, l'oblio sarà eterno. Un brivido percorre la mia schiena. Stavo già dimenticando il mio nome...mi sono fermata appena in tempo. "Jasmine!" Un grido mi riporta completamente alla realtà. Nuoto nella direzione del suono. Poco più lontano, sulla spiaggia scorgo Louis. Lo raggiungo con pochi colpi di pinne. "Che ci fai qui?" Gli chiedo mentre mi stendo al sole.
"Mi ha mandato tuo padre. Era preoccupato per te" afferma sedendosi accanto a me. M'irrigidisco un poco. "Riferiscigli che sto bene" dico in tono duro, mantenendo lo sguardo fisso sull' orizzonte. "Andiamo, Jasmine" mi supplica Louis. "Tuo padre ti vuole bene. Ti ha allevata da solo. Merita un'altra possibilità, no?" Mi volto verso di lui. "Mi ha taciuta la verità solo per paura di perdermi." Mi schiarisco la voce. "Evidentemente, non era così sicuro dell' affetto che provo per lui" osservo caustica. Louis mi appoggia una mano sulla spalla. "Era solo spaventato. Temeva di perdere la sua meravigliosa figlia." Aggrotto le sopracciglia. Qualcosa nel tono di Louis mi mette in allarme. Non solo è estremamente serio ma è anche connotato da una nota d'affetto che, a ben pensarci, ha inserito spesso negli ultimi tempi. "Te lo ha detto lui che sono meravigliosa?" Chiedo con un filo d'apprensione. Louis distoglie lo sguardo da me e lo posa sulla distesa infinita del mare. "Non ce ne è stato bisogno" Questa sua risposta mi lascia perplessa. "Cosa vuoi dire?" Lui si volta nuovamente verso di me e mi accarezza una guancia. "Lo so da me" Mentre me lo dice, il suo sguardo è così intenso da farmi rabbrividire. Non so come reagire; resto solo incatenata ai suoi magnetici occhi grigi. Non mi è noto come e nemmeno chi dei due si è avvicicinato all'altro. So solo che i nostri visi ora sono talmente vicini che le nostre labbra si sfiorano. Louis elimina allora la breve distanza che ci separa. Inizialmente è un tocco gentile e delicato ma ben presto le nostre lingue s'intrecciano in una danza passionale. Il mondo intorno si volatilizza mentre la mia mente è focalizzata unicamente sulle miriadi di sensazioni legate al bacio. Quando ci stacchiamo, impiego un attimo a tornare alla realtà. "Wow" mormoro a fiato corto. Louis sembra sconvolto tanto quanto me. "Non pensavo che tu...che noi. .." s'interrompe, rosso d'imbarazzo. "Non lo pensavi?" Esplodo istericamente. "Ma se sei stato tu a baciarmi!" "Non è affatto vero!" Ribatte risentito lui "sei stata tu che..." un rumore improvviso proveniente dal mare interrompe la nostra schermaglia. Ci voltiamo entrambi verso la fonte. Un altro rimbombo, più forte del precedente, echeggia nell' aria. Io e Louis ci scambiamo un'occhiata stranita. Rivolgendo nuovamente lo sguardo al mare, ci accorgiamo di un guizzo improvviso. Aguzzando la vista, riconosco Itril. "Ci hai salvati!" Esulta "Grazie! Grazie infinite!" Grida ancora. Poi, scompare nuovamente tra le onde. "Hai spezzato la maledizione? Come?" Mi chiede Louis con sguardo interrogativo. "Abbiamo spezzato la maledizione." Ribatto io. Finalmente mi è chiaro il significato del mio canto: con il nostro bacio, io e Louis ci siamo confidati reciprocamente i nostri sentimenti. Questo implica che... "Solo l'amore tra un umano e una sirena poteva ristabilire l'equilibrio tra le due razze e di conseguenza salvare Atalantial." Spiego a Louis, senza tuttavia incrociare il suo sguardo. Lui espira profondamente. "Questo significa che noi..." scuote la testa. Dopo un breve silenzio imbarazzante, Louis prende la la parola. "In fondo, l'idea non mi dispiace" confessa sorridendo. "Neanche a me" ammetto ricambiando il sorriso. Sono sincera. Non avevo mai considerato Louis sotto questa luce ma le sensazioni che mi ha procurato il bacio sono piuttosto chiare. Louis è sempre stato dolce, simpatico, leale e sensibile e per di più molto carino. Che volere di più?
Ringrazio mentalmente Itril per avermi regalato l'avventura ad Atalantial. Con essa, ho scoperto nuovi lati di me stessa, le mie origini-di cui dovrò riparlare con mio padre- l'amore e in più mi ha dato uno scopo. È stata la svolta di cui avevo bisogno.
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