3 prova-capitolo 2

Cailyn si sdraiò sul suo letto, lieta di essere tornata all' Accademia.  Purtroppo, era un sollievo temporaneo, dato che una guardia tramutata in un allievo aveva il compito di sorvegliarla. Sospirò, scoraggiata. Purtroppo, era stata costretta ad accettare d'introdursi nella Camera Oscura, per rubare lo Scettro. In realtà, la Suprema le aveva proposto un vile ricatto, a cui lei non poteva sottrarsi. "Per il momento." Tentò di convincersi Cailyn. "Per il momento."Si passò una mano tra i lisci capelli color mogano. Le pareva di essere in un labirinto senza uscita.  "Ehi! Che hai?" La voce della sua compagna di stanza la riscosse dai suoi cupi pensieri. La maga si   costrinse ad esibire un sorriso che sperò risultasse rassicurante. "Sono solo la stanca." L'amica ondeggiò la coda bionda e le rivolse uno sguardo di disapprovazione. Era evidente che non le credeva. Grace appoggiò le mani strette a pugno sui fianchi. "Sei una pessima bugiarda." Le sorrise e si sedette accanto a Cailyn sul letto."Tu non sei stanca, sembri.." si posò un dito sul mento con fare pensieroso. "Spossata. Ecco, sì, questa è la parola giusta." Poi si rivolse a lei con espressione interrogativa, inarcando un sopracciglio."Allora, vuoi dirmi che hai?" Cailyn si mordicchiò il labbro inferiore, incerta su cosa dire. Conosceva Grace da quando era piccola. Era alquanto difficile nasconderle qualcosa. Aveva comunque il dovere di provarci, dato che la verità era fuori questione; Non poteva rischiare di metterla in pericolo. "Be, sai.." assunse un' aria afflitta. "L'incantesimo di teletrasporto non mi viene. Ho provato e riprovato ma..." si strinse nelle spalle. L'amica la scrutò un attimo, incerta se crederle o meno.  Evidentemente decise di crederle, perchè le passò una mano sulla spalla per confortarla."Tu sei un'ottima maga, una delle migliori dell'Accademia. Non ti devi scoraggiare se un incantesimo non ti viene. Vedrai che, con costanza e pazienza, ci riuscirai, ne sono sicura." Cailyn rimase zitta. Era penoso per lei  esser costretta a mentire  alla sua migliore amica. Doveva aggiungere questo alla già lunga lista dei misfatti per cui la Suprema doveva pagare.

Cailyn osservò il suo disegno. Ritraeva  lei e Grace da bambine, mentre giocavano a Tiramaghi, un gioco basato sulla magia dei quattro elementi. Sospirò. Aveva nostalgia dell' infanzia. Era senza pensieri al mondo. Ora invece..."signorina Cailyn, vorrebbe eseguire l'esercizio?" La voce supponente del prof Penfargh la fece sussultare.Allarmata, si girò verso Grace, in cerca di un aiuto. L'amica mimò con le labbra'teletrasporto' con aria preoccupata. Certo, lei credeva che non fosse in grado di eseguirlo, quando in realtà era perfettamente capace.  Sconfortata, si alzò,  quando il provvidenziale canto dell'upupa segnò la fine delle lezioni. Rivolse un sorriso di scuse al prof e corse fuori dall' aula.

Grace la seguì. "Per oggi l'hai schivata ma.." l' amica stava per farle la ramanzina così la prevenne  con un cenno della mano. "Lo so. Non ti preoccupare. Per la prossima lezione, l'avrò imparato." Fece un sorriso forzato. Grace le rivolse un'occhiata incerta. "D'accordo. Ci vediamo in mensa."disse, prima di avviarsi. Cailyn fece per dirigersi verso l'aula di botanica ma un braccio le afferrò la spalla e la fece sbattere violentemente contro il muro. Il colpo le fece chiudere gli occhi.Seppur  dolorante, Cailyn li riaprì  per guardare in faccia il suo aggressore. Di corporatura tarchiata, il viso del ragazzo esprimeva una rabbia cieca. Le folte sopracciglia aggrottate gli  conferivano un'aria truce mentre gli occhi piccoli scuri erano illuminati da una scintilla tutt'altro che rassicurante.Era il pixiel che aveva il compito di sorvegliarla. Quando parlò, lo fece con voce burbera. "Smettila di giocare, ragazzina. " ringhiò, tenendo ancorata al muro la spalla della ragazza. La paura paralizzò Cailyn.Non tentò nemmeno di divincolarsi dalla stretta ferrea del ragazzo. "Sei tornata qui per svolgere un incarico, non per divertirti." La ammonì. Cailyn  boccheggiò in cerca d'aria, dato che il corpo del suo aggressore la sovrastava. Pensare lucidamente, sotto la presa ferrea di quell'energumeno, non era affatto semplice ma doveva tentare. Se si fosse mostrata debole, il ragazzo ne avrebbe sicuramente approfittato. "Devo trovare una via d'uscita." Si impose. "Io...io"ansimò leggermente. "Devo ancora escogitare un piano." La stretta si allentò un poco, e lei capì di essere riuscita nel suo intento."Cerca di fare in fretta." L'avvertì il pixiel. Poi la lasciò andare e sparì nel corridoio. Cailyn rimase ancorata alla parete, sospirando di sollievo. Si concesse di rilassarsi; il pericolo era passato. Vide James correre  verso di lei. "Cay, tutto bene? Ho visto che parlavi con quel gigante e..." le parole gli morirono in gola non appena notò l'espressione sconvolta  della ragazza. Era pallidissima  e tremava leggermente. Gli occhi esprimevano smarrimento. "Cay..cosa è successo?" Mormorò. La maga lo scrutò per un attimo. James era il suo migliore amico, si meritava la verità. La preoccupazione che leggeva sul suo viso era sincera. Se...però. ..se gli fosse successo qualcosa. ..no. Non poteva permetterlo. "Lui, ehm, voleva degli appunti. ..di...storia." La sua voce suonava insicura alle sue stesse orecchie. Il ragazzo la scrutò, incredulo. "Appunti!? Questa è la più grande bugia che potessi inventarti!" La rimproverò. "Quel ragazzo ti teneva incollata al muro! Cosa voleva veramente da te?". Cailyn si avvolse   sulle dita una ciocca castana scuro, sfuggita dalla treccia. L'amico la conosceva bene:quello era il gesto che commetteva sempre quando era nervosa. Perché esitava? Tra loro non c'erano mai stati segreti. "Fidati di me." Disse all'improvviso la maga. "Fidati di me." Ripeté in tono quasi supplichevole, guardandolo negli occhi. I suoi occhi azzurri, di solito limpidi come il cielo d'estate,  erano ora velati da un'ombra di tristezza e forse, rassegnazione. Non l'aveva mai vista così vulnerabile. Sospirò. "Va bene." Concesse infine. "Se hai bisogno d'aiuto, non esitare a chiedere." La rassicurò. Si domandava il motivo del suo silenzio, ma non voleva forzarla. Soprattutto ora che sembrava così indifesa. Il ragazzo si ripromise però di tenerla d'occhio. "Grazie" il suo volto fu illuminato da un sorriso colmo di gratitudine. "Grazie, perché mi capisci".

Dopo l'episodio con James, la maga capì che non poteva fermarsi a pensare. Se l'avesse fatto, sarebbe crollata. Se voleva uscire da quella situazione, doveva invece mantenere la mente lucida. Per prima cosa dunque, decise di dirigersi in biblioteca per raccogliere informazioni sullo Scettro di Gaudiel. La biblioteca si trovava nell' ala est dell' edificio, dalla parte opposta rispetto agli alloggi. Era piuttosto grande, fornita di ogni genere di libro che potesse servire ad un mago. Le pareti di una sala circolare erano ricoperte da scaffali colmi di libri, che giungevano sino al soffitto. Ad ogni scaffale, corrispondeva una passerella d'acero per poter consultare i libri con comodità. Sui pali di legno che sostenevano la struttura, s'innestavano bottoni per raggiungere qualunque piano. Era una funzionalità utile soprattutto a coloro che non possedevano la magia, come sua madre. Da quest'ambiente, sormontato da una cupola di vetro, si aprivano poi due sale rettangolari in cui erano disposte ordinatamente tavolate di solida quercia. Anche qui, i libri erano ordinati in modo rigoroso sugli scaffali. Cailyn annusò l'aria. Era un odore misto di legno, carta ingiallita e pelle. Lei l'adorava. "Ala est, quarta sezione, scaffale theta" Lesse ad alta voce le indicazioni datole dal custode. Direttasi in quell'angolo della biblioteca, si levò in volo per raggiungere la sezione corrispondente. "Oggetti magici, incantati e stregati." Sollevò alcuni volumi dall' aria promettente e, con un cenno della mano, li depositò su un tavolo. Li sfogliò quasi tutti ma non trovò nulla. Sbuffò. Ne rimaneva uno solo, dalla copertina rossa senza titolo. Non sapeva nemmeno lei perché l'aveva preso. Semplicemente, si era sentita che le serviva. Che fosse stato il libro a chiamarla? Lo prese e cominciò a leggerlo. Bingo! Quel libro narrava l'intera storia di Gaudiel, una regina delle pixiel passata alla storia. Ella era divenuta Suprema per volontà della madre che l'aveva istruita a tal fine. Lei però non aspirava affatto a tale carica, in quanto il suo sogno era arruolarsi nelle CroxMagis, un gruppo d'infermiere provenienti da tutto il mondo che assistevano i poveri. Manifestò dunque la sua filantropia con varie iniziative a favore dei più bisognosi. In tal modo, si accattivò le simpatie del popolo. Il resto della nobiltà, invidioso del sul successo,  s'ingegnò  per detronizzarla.  Incaricò un  pixiel di bell'aspetto  di corteggiare Gaudiel. La Suprema inizialmente resistette ma in seguito  cedette alle lusinghe del pixiel. Quando ella fu completamente soggiogata,la nobiltà ordinò all'essere d'imprigionare la Suprema all'interno del suo Scettro. Gaudiel lo lasciò fare senza opporsi, distrutta dal tradimento operato dal suo stesso popolo. Cailyn non si stupì granché. Evidentemente, la malvagità era insita nelle pixiel. C'era anche un'immagine che  raffigurava lo Scettro. Su un bastone d'oro dalle terminazioni "a ramo" era incastonata una pietra di una brillante tonalità tra il verde e l'azzurro. Il libro proseguiva narrando degli straordinari poteri che conferiva a chi  lo impugnava. Si diceva  che potesse addirittura resuscitare i morti. Non c'era da meravigliarsi dunque se la Suprema lo voleva a tutti costi.

Non appena tornò in camera, notò un foglio posato sul cuscino. Era la mappa della Camera Oscura. C'era anche un biglietto che diceva: eccoti la mappa. Ora elabora  un piano. Non metterci troppo. E soprattutto non parlarne a nessuno. Le conseguenze le conosci."  La grafia disordinata era certamente quella del pixiel allievo. E adesso? Esaminò la mappa.  La Camera Oscura era in realtà composta da quattro stanze, disposte a croce. Come avrebbe fatto a scoprire dove fosse lo Scettro? Inoltre, restava il problema della sorveglianza. Ricordava da una vecchia lettura che, oltre che di  due guardie esterne, la Camera Oscura era provvista di trappole, sparse dovunque. Come superarle? Cailyn si pose un dito sul mento, con fare pensieroso. "Grace" chiese all'amica, appena rientrata in stanza, "hai ancora quel manuale sulle trappole?"

Lo lesse  attentamente fino a sera. Alle nove uscì dalla camera con una scusa e incontrò, come predisposto, il pixiel. Insieme attraversarono l'Accademia, semideserta. Giunti ad un bivio, Cailyn scelse con sicurezza la porta a sinistra. Tirò la leva a fianco e finirono in un buio tunnel che la maga illuminò prontamente con un fuocherello tra le mani. "Conduce ai sotterranei" spiegò alla guardia. Usciti da esso, si estendeva un lungo corridoio, al termine del quale si trovava la porta della Camera Oscura. Quando furono lì davanti, la consapevolezza di cosa stava per fare la colpì come un macigno. Lei, Cailyn Mareyen, figlia di Atron e Belisaria, era in procinto di  trafugare uno dei più preziosi depositi di tesori  del suo popolo. Era sul punto di tradire i maghi e la fiducia che essi riponevano in lei. Cosa avrebbe detto suo padre, se ne fosse venuto a conoscenza? Già immaginava il suo sguardo colmo di disapprovazione. Il solo pensiero le attanagliò lo stomaco in una morsa. "Hai fifa, figlia di Atron?" La schernì il pixiel con un ghigno sul volto. Cailyn, digrignò i denti. "No, affatto. Facciamo quello per cui siamo venuti." Disse con decisione. "Bene, allora. Io distraggo una guardia, tu l'altra." La maga annuì e si diresse verso uno dei due custodi della Camera Oscura. "Salve, mio padre avrebbe bisogno di un oggetto conservato qui. Ha chiesto a me di prenderlo. " disse con tutta l'aria innocente di cui era capace. Per una volta forse la parentela che l'aveva messa nei guai, ora poteva salvarla. "Mi dispiace signorina, ma se non ha un permesso scritto..."la guardia si strinse nelle spalle. "Capisco" mormorò la maga. Si odiava per quello che stava per fare, ma non aveva scelta. "Somnium colgat eum"  recitò Cailyn a voce appena udibile. La guardia si addormentò all'istante, perdendo la memoria degli ultimi minuti. Il pixiel aveva già provveduto all'altra così le fece cenno di entrare. Lei osservò l'imponente portone di legno intarsiato. Stava per compiere un sacrilegio che le sarebbe potuto costare caro. Avrebbe potuto perdere la famiglia e gli amici, oltre alla reputazione conquistata così duramente dal padre. Per cosa? Per soddisfare i capricci della Suprema. La rabbia le montò dentro senza che se ne accorgesse, infiammandole le gote. "Devo forse ricordarti cosa accadrà a tua madre, se rifiuterai di proseguire? " la voce incalzante del pixiel-allievo le giunse all'orecchio in un soffio. Era proprio dietro di lei. Non aveva bisogno di un  ammonimento per rammentarsi della sorte della madre. Al pensiero, un rivolo di sudore freddo le percorse con estrema lentezza la schiena. "Per mia madre." Si convinse. "Glielo devo". Appoggiò dunque la mano sulla maniglia, da cui scaturì una luce gialla. "Hai compiuto la scelta giusta." La voce del pixiel le giunse un attimo prima d'entrare.

Cailyn mosse qualche passo, incerta su quale direzione prendere. La stanza nella quale si trovava pullulava di oggetti magici, disposti su una scaffalatura a tre piani. Quel luogo era saturo di magia, i suoi sensi di maga lo percepivano chiaramente. Scrutò gli scaffali, in cerca dello Scettro. Alcuni oggetti erano davvero singolari, non sembravano pericolosi. C'erano spille, cucchiai, cinture...persino una pentola di rame. "Pentola dei folletti" era scritto sull' iscrizione, uguale a quelle che accompagnavano ogni gingillo contenuto in quella sala. Che fosse la famosa pentola d'oro? Cailyn provò a toccarla ma una barriera invisibile la respinse. Maledizione! Come avrebbe fatto ora a prendere lo Scettro? Mosse ancora qualche passo con circospezione, le orecchie tese. Fu proprio un fruscio metallico che l'allarmò. Improvvisamente, dalla parete sbucarono centinaia di coltelli volanti, diretti verso di lei. La maga abbassò prontamente la testa e i coltelli si conficcarono nella porta. Cailyn tirò più respiri profondi, nel vano tentativo di calmarsi. Il cuore, battendole ad un ritmo forsennato, le era schizzato in gola. Ansimò in cerca d'aria. Ancora non capiva bene cosa fosse successo. Si rifiutava di credere che se, anche se solo un solo coltello l'avesse trafitta nel punto giusto. ..scosse la testa. Meglio non pensarci. Riassunse la posizione eretta e decise di volare,avrebbe potuto sorvegliare meglio i pericoli. Si alzò dunque in volo e, muovendosi con cautela, cercò con lo sguardo lo Scettro in tutta la sala centrale. Dove accidenti era? Troppo impegnata nella ricerca, non si accorse di un movimento repentino alle sue spalle. Sentì solo che la sua caviglia destra era strattonata da qualcosa. Si girò per vedere cosa fosse. Per poco non cadde. Una pianta carnivora teneva spalancate le fauci, pronta ad inghiottirla. Presa dal panico, si dimenò, tentando di divincolarsi. Inutilmente. Intanto la piantala attirava sempre di più a sé. Doveva fare in fretta, se non voleva finire nelle sue fauci. Un altro ramo si avvicinò a lei per ghermirla ma Cailyn lo allontanò con un raggio di luce scaturito dalla sua mano. Fece così per altre due o tre volte. "Non posso continuare così. " pensò col respiro affannato. "E di certo non voglio essere divorata da una pianta carnivora! " Cailyn era sempre più angosciata. Nel frattempo, la pianta si avvicinava sempre più alla preda designata. La maga aveva gli occhi sbarrati. Il panico minacciava di sopraffarla. La sua mente, offuscata dalla paura, urlava solo"No! No! No!" Rimaneva immobile, col cuore in gola, in attesa della sua ben misera fine.
Poi, quasi qualcuno avesse avuto intenzione di salvarla, un lampo di luce rischiarò la sua mente. "Mosche" pensò. Una sola parola. La parola che le avrebbe procurato la salvezza. "Le piante carnivore adorano le mosche." Si augurava solo che il suo piano funzionasse. Attraverso una formula magica, creò dunque un esercito di mosche e lo indirizzò alla pianta. Dopo un iniziale momento di smarrimento,  la pianta si avventò  sugli insetti, trascurando Cailyn. Mollò la presa sulla sua caviglia e la maga cadde a terra con un tonfo. Ella sospirò di sollievo. Era salva. Ma per quanto? Era sfuggita all'assalto dei coltelli e della pianta,ma si chiedeva quali altri pericoli fossero annidati in quel luogo.

Se voleva uscire di lì, viva, doveva riflettere sulle trappole. Sicuramente c'era uno schema, doveva solo individuarlo. Le due trappole si erano susseguite  a distanza di pochi minuti l'una dall' altra. Che ci fosse un fattore tempo? Poteva essere una delle centinaia di soluzioni. Mentre la mente della maga era assorbita da queste riflessioni, i suoi occhi si muovevano frenetici alla ricerca dello Scettro. Era già passata alla seconda sala, dato che la prima non aveva dato i suoi frutti.
Dove poteva mai essere? Stava passando in rassegna l'ennesimo scaffale, quando un rumore cupo, simile a un borbottio,  attirò la sua attenzione. Il rimbombo aumentava d'intensità a velocità allarmante. Sembrava il suono di una. ..una. ..valanga! Cailyn si levò  in volo, un attimo prima che palle di ghiaccio di diverse dimensioni si riversassero su di lei. Stavolta, non si fece cogliere impreparata. Alzò prontamente una barriera di difesa. Alcune, grandi quanto una persona, crearono alcune crepe nella barriera. Cailyn era sudata e accaldata per lo sforzo di mantenerla. Doveva trovare una soluzione. In fretta. Cosa combatteva il ghiaccio?  Annullò la barriera e, sollevando le mani, creò alcune sfere di fuoco e le lanciò contro il ghiaccio, che si fuse immediatamente. Stanca e accaldata, crollò a terra. Non poteva reggere a lungo un ritmo così serrante. Ora più che mai, era essenziale trovare lo schema. Forse occorreva osservare l'ambiente circostante con maggior attenzione. Aveva letto infatti sul manuale delle trappole che esse potevano scattare quando si passava in un determinato luogo. Il soffitto non presentava  sensori, né inserti metallici, né altro. Era perfettamente liscio. Le pareti erano nascoste dagli scaffali di quercia, per cui era impossibile scrutarle.Rimaneva solo il pavimento, di morbida moquette grigia. Lo osservò con attenzione, ma  non presentava fessure o scanalature. Il colore però non era uniforme. La superficie  grigio chiara al centro assumeva un color grigio antracite. Forse era solo frutto del caso, ma a Cailyn quel dettaglio non parve trascurabile. Si avvicinò quindi al centro con circospezione, a passi lenti e misurati. La chiazza  di grigio  più scuro  aveva le dimensioni di un cerchio. Poteva essere a causa dell' umidità...allora perché quel fenomeno si verificava solo in quell'area? La maga scosse la testa. No, non era dovuto a cause naturali. Lì, in quel cerchio, era racchiuso qualcosa.  Qualcosa che si voleva celare ad occhi indiscreti.Si chinò per osservare meglio. Tracciò il perimetro con un dito.Esso s'illuminò di una tiepida luce bianca. Cailyn si battè una mano sulla fronte. Come aveva fatto a non pensarci? Quello era un portale! Era sigillato, ma sciogliere i sigilli  non fu un problema per la maga. Le bastò tracciare in aria alcune rune. Queste si deposero sul cerchio, che si aprì con uno scricchiolio. Cailyn scivolò all'interno senza esitazione. La stanza in cui si trovava era, come ovvio, circolare. Rispetto alla Camera superiore però, questa era molto più sfarzosa. Il soffitto era blu notte, punteggiato da stelle bianche. Il resto dell' arredamento era invece in stile barocco. La tappezzeria che rivestiva le pareti era rosso damascato, con ghirigori dorati. Lo stesso motivo era ripreso sul pavimento, che però era di un brillante verde prato. Appoggiati alle pareti c'erano poi alti scaffali d'oro massiccio, sostenuti da colonne in stile corinzio. All'interno, protetti da  un'invisibile barriera,erano custoditi i tesori che i maghi avevano conquistato nel corso dei secoli.  Ormai Cailyn non aveva più dubbi. Questa era la vera Camera Oscura. Non era chiamata così per gli oggetti magici che conservava, ma perché era ben nascosta dagli occhi del mondo. Quella camera al di sopra non era che una copertura. Ecco perché era così ordinaria. La maga si ritrovò ad ammirare, ancora una volta, l'intelligenza sopraffina del suo popolo. Ora non le restava che trovare lo Scettro. Dopo un rapido giro di perlustrazione, lo individuò nel quinto scaffale in alto. Dovette riconoscere che era davvero un bell'oggetto. Provò a afferrarlo ma una barriera le bruciò la mano. La ritirò di scatto, dolorante. Lacrime amare le punsero gli occhi.  Non poteva fermarsi ora! Era arrivata fin lì, mentendo ai suoi migliori amici e superando le trappole. Non poteva permettere ad una barriera di vanificare i suoi sacrifici. Lei aveva il dovere di salvare la madre. Con un respiro profondo, infilò la mano nella barriera e, ignorando l'intenso dolore, afferrò lo Scettro e lo portò al di fuori della protezione. La mano le doleva terribilmente ma s'impose di non urlare. Stringendo i denti, corse fuori dalla Camera Oscura, pronta a consegnare l'inestimabile tesoro nelle mani delle pixiel.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top