Film mentali *^* (thanksss)

Una bimba minuta, di circa dieci anni, appoggiò una grossa borsa nera a terra e allungò la mano per bussare sulla porta verde del 221B di Baker Street che incombeva, enorme, sopra di lei. Il "toc-toc" risultò forte ed udibile a dispetto di quanto ci si potesse aspettare. La piccolina indubbiamente aveva uno sguardo sicuro e sfrontato ben camuffato dietro un paio di grandi e dolci occhioni come il cioccolato fondente.
Mentre attendeva pazientemente che qualcuno aprisse si toccava i capelli scuri raccolti in una stretta treccia che la bambina continuava a spostare da una spalla all'altra. Il frivolo vestitino azzurro che indossava, stonava completamente con il complesso di quel giovane e serio volto dove il nasino in su non pareva sbarazzino ma bensì segno di superiorità. Le lentiggini sulle guance erano poco più di una spruzzata e le conferivano una strana regalità insieme alle labbra sottili. Le sopracciglia erano marcate così che la sua espressione aveva sempre un non-so-che di corrucciato.

Una signora sui sessant'anni fece capolino alla porta. Ci mise un attimo per realizzare chi era stato a bussare e sul suo viso segnato dalle rughe si dipinse un espressione incuriosita: "Chi sei, piccolina?" Domandò con voce gentile uscendo totalmente dalla casa. La mora fece un cortese ma freddo sorriso e rispose: "Il mio nome è Sofia, Sofia Ferrari" si presentò in un inglese non del tutto sicuro dove si poteva riconoscere il marcato accento italiano.
La proprietaria della casa pareva confusa: "E cosa vuoi... Sofia?" chiese nuovamente cercando di non far trapelare il suo sconcerto. La bambina la fissò e cercò di creare nella sua mente la risposta in inglese: "Vorrei conoscere mr. Holmes e il dottor Wotson" riuscì alla fine a spiegare. La donna era ancora più sorpresa di prima ora: non erano molte le bambine che desideravano incontrare un detective psicopatico e un medico dalla dubbia eterosessualità e di fatti quelli che li cercavano solitamente o erano brutti ceffi o signori distinti sui cinquant'anni.

Questa volta fu lei a scegliere con grande attenzione le parole: "Non vorrei sembrarti indiscreta ma... perchè vuoi incontrare proprio quei due?" disse in tono un filino scettico.
La frase era abbastanza lunga e complicata dunque Sofia finì in difficoltà ma dopo una trentina di secondi si illuminò: "Perchè io sono un genio" e la curiosità continuò ad essere più bisognosa che mai di essere sfamata nella signora: "Sei un genio, eh piccolina?" Lei annuì decisa: "Quanti anni hai?" La bambina ebbe un dubbio ma poi rispose decisa: "8 anni, 5 mesi e 7 giorni" mrs. Hudson annuì: "Non sei di qui, vero? Cioè, non sei inglese?" Sofia scosse la testolina e la treccia cadde dietro alla schiena: "Sono italiana"
"I tuoi genitori dove sono?"
"In Italia naturalmente se no dove!" rise la piccina. La signora Hudson, basita, spalancò gli occhi e si portò una mano alla fronte. Rimase così qualche secondo.
A svegliarla furono alcune grosse gocce che lasciarono un segno più scuro sul suo pesante vestito viola dalla foggia antica: "Oddio, giusto! Entra prima di sciupare quel bel abitino!" esclamò e accampagnò l'affermazione aprendo del tutto la porta così da chiarire ogni dubbio a Sofia su cosa intendesse. La bambina non aspettò un attimo e corse dentro trascinandosi dietro la grande borsa.
L'anziana e buona signora aiutò immediatamente la strana piccola a trasportare la valigia fino alla antiquata cucina dove le attendeva uno Sherlock in preda alla gioia.
"Un nuovo caso!" spiegò quando la proprietaria lo guardò di sottecchi: "Di che si tratta?" urlò John dalle scale che stava scendendo: "Un uomo è stato ucciso da svariate coltellate nel petto -e qui la signora Hudson cercò di tappare le orecchie di Sofia che si divincolò-, ci è stato riferito da fonti certe che faceva parte di una setta piuttosto conosciuta in zona: la Luna di Bronzo. Sulla scena del delitto, la casa della vittima, è stato rinvenuto sul tavolo un biglietto dove sono disegnati strani segni... l'uomo si chiamava Arnold McCain" buttò fuori tutto d'un fiato il detective, con gli occhi che luccicavano come quelli di un bambino.
Era tanto eccitato da rispondere alla domanda: "Può mostrarmi ciò che era scritto sul biglietto?" di Sofia con una mossa veloce, portandole un foglio dove erano trascritte le lettere senza domandarsi a chi appartenesse una vocina così infantile. La bambina, fulminea, prese la carta in mano e la fissò per qualche secondo: il tempo che il detective si rendesse conto di a chi avesse affidato quel prezioso indizio. Nello stesso istante durante il quale Sofia fece nascere un sorriso sul suo visino appuntito il detective le strappò il biglietto di mano trattenendo un'imprecazione e John raggiunse la cucina.
I due geni parlarono all'unisono, ma l'adulto proclamò uno scocciato: "E questa chi è?!" mentre la piccina se ne uscì con: "Ora siamo liberi". Il dottore e la signora in viola ebbero un attimo di sconcerto. "Lei è Sofia" mrs. Hudson rispose a Sherlock con un pizzico di ansia. L'italiana, sentendosi presa in causa, alzò lo sguardo verso l'alto, finchè i suoi grandi occhi svegli non incontrarono quelli ghiacciati del consulente investigativo e ripetè: "Su quel foglio è scritto 'Ora siamo liberi'" Sherlock la ignorò totalmente dando la poca attenzione di cui disponeva alla signora Hudson, per farsi spiegare il perchè a: "Una bambina italiana di 8 anni senza l'accompagnamento di un adulto" fosse stato permesso di entrare. Nel mentre John si avvicinò alla piccola e le domandò il motivo della sua visita: "Vi voglio aiutare, io sono un genio... come lui" ed indicò Holmes. Wotson annuì: "I tuoi genitori ti sfruttavano per la tua intelligenza?" lei fece no col dito: "Sono scappata perchè non li capivo: non si comportano come il buon senso direbbe" spiegò con un po' di stizza, come fosse ovvio. Il dottore annuì e accarezzò la testolina scura: "Per ora ti ospiteremo... poi chiariremo meglio la cosa..." Sofia alzò gli occhi al cielo ma non contestò.
Nell'arco di tempo durante il quale John e Sofia avevano conversato la padrona di casa aveva raccontato per filo e per segno il discorso che aveva avuto come protagoniste lei e il genietto, così Sherlock era un po' più calmo quando, rivolgendosi alla bimba, domandò serrando la mascella: "E come fai a dire che su quel foglio c'è scritto 'Ora siamo liberi', potrei saperlo... Sofia?". Lei lo squadrò con sufficienza. Alla fine fu John a capire cosa lei volesse e le porse il biglietto incriminato: "Perfetto" sentenziò la bambina. Si avvicinò al detective che dovette abbassarsi non poco per raggiungere la sua altezza. Quando le teste dei due furono vicine, la piccina prese la mano di Holmes e la pose sul foglio in modo che coprisse metà del disegno per lunghezza: ora sì che quel curioso messaggio era chiaro! Si leggeva chiaramente: "NOW WE ARE FREE".
Il detective non pareva particolarmente impressionato: "E dunque?" domandò. Sofia lo guardò tipo 'lo sai perfettamente' ma rispose ad ogni modo: "Arnold McCain era il capo della setta"
John annuì soddisfatto e la signora Hudson sorrise. Sherlock rimase un po' in silenzio poi uscì dalla cucina, prese il cappotto e si dileguò nella nebbiolina che faceva sembrare Londra una città-fantasma. Wotson si accovacciò vicino alla ragazzina e le spiegò: "Sei appena entrata a far parte della squadra"

Suela_Malfoy

Mammy_Malfoy

giuly_potter

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