Prova non valutata

La stanza d'albergo è luminosissima. Deve essere mattina. È strano, perché sono quasi certo che fino a poco tempo fa l'unica cosa che stava rischiarando un cielo nero fosse la luna piena. Eppure la finestra alla quale mi sto avvicinando è inondata dai raggi solari.

Raggi solari che colpiscono anche le lenzuola bianche e rosse, in mezzo alle quali giace lei, con i capelli castani sparsi sul cuscino e un braccio morbidamente poggiato sul materasso. Sembra un angelo quando dorme. Eppure qualcosa non mi convince. Quei teli di seta che ricoprono il letto non erano rossi fino a poco fa. Mi avvicino. Lascio che una mano sfiori il tessuto. È sangue.

Sangue! La ragazza è ricoperta di sangue! Come è possibile? Era viva fino alla sera prima, ora non sta respirando. Provare a rianimarla non serve a nulla, non si muove più. Resta ferma, statica e stupenda come una statua di bianco marmo. Cosa faccio adesso?

Adesso la guardo, è bellissima. Tiene le labbra leggermente schiuse. Le palpebre sono abbassate ed immobili, il mento è leggermente sollevato, ad esporre la gola. Non mi ricordo nemmeno più come si chiama. Forse Alessia? Silvia? Chiara?

Chiara come le tende, di un tenue lilla quasi impercettibile all'occhio. Sono molto eleganti, raffinate, decisamente adatte ad un albergo di classe come questo. Incorniciano la grande finestra alla perfezione, stringendola in un caldo abbraccio degno del più focoso degli amanti.

Amanti lo siamo stati per lungo tempo. Non potevamo vivere la stessa vita, ma rischiavamo di morire l'una senza l'altro. Non riesco nemmeno a ricordare quante volte ci siamo incontrati di nascosto, dormendo negli alberghi più sconosciuti. Forse è per questo che si è uccisa. Il liquido rosso che sta imbrattando le lenzuola mi dà qualche indizio in più sulla sua morte. Credevo che a strapparle l'anima dal corpo fossero state le droghe.

Droghe e bottiglie di alcolici mezze vuote sono sparse per tutta la stanza. Pillole colorate di tutti i tipi sono gettate ovunque, come coriandoli di  un pericoloso carnevale. La gonna della ragazza senza nome decora il pavimento.

Il pavimento inizia a girare. La vista mi si annebbia, il mio cuore inizia a martellare. Non capisco cosa mi succede. Vorrei fuggire via, eppure non riesco a fare altro che restare inchiodato a terra a tremare. Mi manca il respiro, mi manca l'aria.

L'aria è immobile, quasi soffocante. Le pareti, di un aggressivo color pastello, mi si chiudono addosso. Capisco che devo uscire quando vedo un coltello insanguinato brillare in mezzo alle pieghe di una seducente maglietta nera, abbandonata inerme su una sedia. Ora so chi è stato ad uccidere la ragazza. E per un istante spero con tutto il cuore che sia stato qualcun altro.

Qualcun altro bussa alla porta. Il panico mi assale. Se mi trovano chiuso dentro ad una stanza con un cadavere nel letto, mi accuseranno di omicidio. Devo andare via. E devo mantenere la calma, altrimenti finirò con il dare di matto e peggiorare la mia situazione. Guardo il corpo senza vita della bella ragazza per un'ultima volta. Non meritava questa fine. Perché l'ho fatto?

L'ho fatto di nuovo, non imparerò mai. In fondo quella donna si meritava di morire. Forse era scritto nel suo destino. Forse era scritto nel mio. In fin dei conti sono sempre stato una testa calda. Vedo del sangue che mi tinge di un rosso scarlatto la mano.

La mano sconosciuta bussa ancora una volta alla porta. Provo a ragionare, mi guardo intorno in cerca di una via di fuga. L'unica cosa che vedo sono due tende lilla e una finestra da cui si scorge il cielo.

Il cielo stamattina e meraviglioso. È di un azzurro intenso, terso e carico di speranze. Qualche uccello lo attraversa con la presunzione di chi sa di poter raggiungere qualunque luogo desidera con un semplice battito d'ali. Qualche timida nuvola bianca che di tanto in tanto sembra voler far conoscere al modo la sua presenza si specchia sulle timide pozzanghere che costellano la strada.

La strada è la mia casa. La percorro come se quei vicoli freddi siano stati da sempre la mia più dolce culla. Ho commesso l'ennesimo crimine di cui difficilmente riuscirò a pentirmi. Dimentico la notte appena trascorsa, penso già a quella seguente.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top