Intervista a Gabriele D'Annunzio
- Eccoci qui, pronti ad intervistare un poeta di fama internazionale, un personaggio eclettico, dai mille talenti, dalle mille risorse e dalle mille donne! Signore e signori, ma sopratutto signore, ecco a voi l'unico ed inimitabile Gabriele D'Annunzio! Mi dica, maestro, posso darle del tu?
- Certo, certo, fai pure.
- Perfetto! Allora, Gabriele, dimmi...
- Ti prego, chiamami D'Annunzio.
- Ma...
- E continua a darmi del lei.
- Ma le avevo chiesto... Insomma... Non importa. Iniziamo subito con l'intervista. Allora, signor D'Annunzio, ci dica qualcosa di lei.
- Non c'è molto da dire. Ho avuto un'infanzia a dir poco meravigliosa, circondato dall'affetto di genitori, fratelli e sorelle. Ho vissuto nella ridente Pescara, godendo delle ingenti disponibilità economiche di cui era dotata la nostra famiglia. Insomma, devo dire che la mia vita, da ragazzo è stata perfetta. Certo, qualche volta i debiti che mio padre aveva contratto ci hanno fatto sudare per arrivare a fine mese. Ma io non riesco proprio ad avercela con lui. Era un uomo a cui piacevano le belle donne, si può forse biasimare per questo?
- Sicuramente no, maestro! E, a proposito di suo padre, so che è stato grazie ai suoi sold... insomma, grazie a lui che lei ha potuto pubblicare la sua primissima raccolta di poesie, è corretto?
- Sì, sei informato bene, mio caro intervistatore.
- Veramente io avrei un nome...
- Di cui non importa a nessuno! Suvvia, il protagonista per oggi sono io! Non essere egocentrico! Comunque, dicevo, è stato proprio grazie a mio padre che ho potuto pubblicare "Primo vere", la mia piccola creatura, il mio primissimo orgoglio. Ventisei poesie che rappresentano la mia stessa anima. Ah, bei tempi, quelli! Ricordo ancora quando ho finto la mia morte per poter vendere più copie.
- Come scusi?
- Niente, niente. Continua pure con l'intervista.
- Va bene... Dunque, so che, nel corso della sua vita, è stato costretto a trasferirsi diverse volte. Ha vissuto per parecchio tempo a Roma, ha soggiornato a Firenze, per un breve periodo ha preso casa a Napoli, è addirittura emigrato all'estero. Mi dica, qual è la città che ricorda con maggior piacere? Quella a cui è più affezionato?
- Devo dire che la capitale italiana ha sempre esercitato su di me un certo fascino. In quel periodo ho conosciuto l'élite letteraria del tempo, ho trovato un ambiente stimolate, culturalmente elevato, adatto ad un uomo del mio calibro. E non dimentichiamo che è stato proprio in quegli anni che ho pubblicato il mio primo romanzo di successo, "Il piacere". Devo però dire di essere molto affezionato anche a Parigi. Lì sono stato trattato da vera celebrità. Ma, se devo proprio dire tutta la verità, il luogo al mondo che preferisco è la Grecia. Le belle figliuole che ci sono lì non le ho mai viste da nessun'altra parte.
- Certo... Capisco... Cambiando discorso, lei è un grandissimo poeta e scrittore, ha sulle spalle una produzione letteraria di tutto rispetto. C'è un'opera in particolare che ha amato più delle altre? E ce n'è, invece, una che detesta particolarmente?
- Oh, suvvia! Io sono il grande Gabriele D'Annunzio! Tutto quello che faccio è unico e grandioso! Non può esistere un'opera che io abbia odiato, perché sono tutte perfette! Però posso dirti, caro intervistatore, che fra le mie opere preferite ci sono senza dubbio "Il trionfo della morte", romanzo nel quale mi rivedo molto, e le "Laudi", senza dubbio una delle mie opere più famose e una di quelle che, da sempre, ho amato maggiormente. Devo dire di essere molto legato anche al mio libro "Notturno", se non altro per tutta la sofferenza che ho impiegato a scriverlo. Sono riuscito a portare avanti quel progetto nonostante la mia momentanea cecità.
- Bene! Volevo...
-Bene?
No dico... Complimenti! Complimenti davvero! Volevo anche chiedere...
- Ah, naturalmente ricordo a tutti che le mie opere sono disponibili nella raccolta "Opera Omnia", che include praticamente tutta la mia produzione letteraria.
- Sì... Dicevamo...
- Potete acquistarla al modico prezzo di centocinquanta lire presso qualunque edicola e...
- Signor D'Annunzio, non siamo al mercato. Questa è un'intervista, non può fare pubblicità in un modo così sfacciato.
- Stavo solo dando qualche informazione ai miei ammiratori, non è necessario esser così indisponente.
- Ma io non... Senta, non importa, continuiamo. So che lei, nonostante avesse iniziato la carriera universitaria, non l'ha mai portata a termine. Eppure questo non le ha impedito di svolgere i lavori più disparati, vero?
- Sì, esatto. Certo, molti lavori li ho svolti puramente per guadagnarmi da vivere. Quand'ero a Roma, ad esempio, ho fatto il giornalista solo e soltanto per ricevere la paga. Sono anche stato Presidente dell'Accademia d'Italia, ma in quel caso ho accettato la carica solo per far contento il mio amico Benito. Fortunatamente, quando ho raggiunto un certo livello di fama sono riuscito anche ad accumulare abbastanza denaro da potermi permettere di rifiutare ben più di una proposta. Tu sapevi che ho rifiutato la cattedra di letteratura italiana a Bologna?
- A dire il vero no, non...
- E sapevi che ho anche rifiutato di diventare membro dell'Accademia della Crusca?
- No, non sapevo nemmeno questo...
- Sapevi che ho ottenuto comunque la laurea in lettere, honoris causa?
- Ah, che bello...
- E che sono stato presidente onorario della SIAE lo sapevi?
- Davvero? Interessante...
- E sapevi che...
- Signor D'Annunzio, la prego, basta divagare e ritorniamo all'intervista, che altrimenti la facciamo durare un'infinità. Sa, vorrei chiederle qualcosa riguardo alla sua vita politica. So che è stato molto attivo in questo senso, è addirittura divenuto molto vicino a Mussolini, l'ha nominato proprio adesso. Mi dica, cosa l'ha spinta ad addentrarsi nei meandri politici dell'Italia?
- Beh, senza dubbio è stato l'amore per le belle figliuol... Voglio dire, l'amore per la patria, naturalmente! Ed è per questo stesso amore per il mio paese che ho deciso, nel 1919, di occupare la città di Fiume, divenendone Supremo Capo Assoluto!
- Come scusi?
- L'ho fatto per liberarla, per renderla migliore, per elevare la qualità di vita dei suoi abitanti e per eliminare l'oppressione di quei mentecatti degli jugoslavi!
- Mi scusi, ma che...
- E poi, l'anno dopo, è arrivato quel vigliacco di Giolitti ed ha rovinato tutto! Quell'antipatico di Giolitti non sa proprio divertirsi!
- Sì... Senta... Forse è meglio parlare d'altro. Mi dica, maestro, qual è per lei l'elemento fondamentale nelle sue opere? Quello che proprio non può mancare?
- Diciamo che ho cercato di prendere spunto da diverse cose. Non solo ho fatto miei maestri i più grandi poeti, contemporanei e non, ma ho anche attinto al ricco bacino filosofico, nomino Nietzsche come rappresentante maggiore, e mi sono lasciato ispirare persino dalla religione. Ma la verità, caro intervistatore, è che quello che rende le mie opere veramente uniche è quell'alone seduttivo che possiedono. Io sono del parere che l'amore fisico e lussurioso vada celebrato, che vada esaltato il potere della seduzione, le gioie del piacere carnale. E, naturalmente, vanno sempre esaltate le muse più ispiratrici di tutte, le belle donne.
- A proposito di questo, mi dica, è vera la leggenda secondo cui lei sarebbe un autentico rubacuori? E, mi dica ancora, c'è stata una donna, nella sua vita, che lei ha ritenuto più importante di altre?
- Un rubacuori! Non esageriamo! Diciamo che ci so fare! Per quanto riguarda le donne, certamente mi è difficile scegliere. Prima c'è stata Maria, a cui purtroppo non sono riuscito a rimanere fedele, principalmente per colpa di Laura e Faustina, poi ho conosciuto la mia amatissima Barbara, anche in quel caso mi è stato impossibile esserle fedele. Poi è arrivata Eleonora ed è stato subito amore, anche se in quel periodo sono stato costretto a viaggiare molto, per scappare da mariti cornuti ed inferociti, ma questa è un'altra storia. Eleonora purtroppo mi lasciò dopo aver scoperto che l'avevo tradita con Alessandra... Oh, Alessandra, quanto l'ho amata! Solo che poi è arrivata Beatrice, ho sentito il suo accento americano e non ho capito più nulla. Però devo dire che le donne più belle le ho possedute nel periodo della vecchiaia. La mia fama mi ha concesso di avere fanciulle bellissime dentro il mio letto. Mi ricordo, ad esempio, della timida Evelina, era così impacciata e...
- Passiamo ad altro! Signor D'Annunzio, lei ha qualche passatempo particolare? Qualcosa che le piace fare?
- Mi piace pilotare aerei, ho ottenuto persino un brevetto da aviatore. E poi ho una grande passione per la cucina. Devo proprio ammetterlo, come la faccio io la frittata di patate non la fa nessuno! E poi, è risaputo che alcuni cibi hanno un effetto afrodisiaco. Per un amante dell'amore come me, il cibo rappresenta la massima espressione della lussuria e della passione. Mi sovviene, a questo riguardo, il ricordo di una sera trascorsa insieme alla mia adorata Maddalena, fra cioccolato, fragole e burro. E il burro non era destinato ad essere mangiato, se capisci cosa intendo...
- Perfetto! L'intervista finisce qui! Ringraziamo Gabriele D'Annunzio per la disponibilità e salutiamolo con un forte applauso!
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