seconda prova
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"Suicidio. Ci avete mai pensato? Pochi attimi, e concludi la tua vita, come se niente fosse, come se nessuno potesse salvarti.
Vengo derisa dagli altri, per il semplice fatto, che ho provato più volte a morire, piú volte di quante pensino.
Vengo chiamata ironicamente 'ragazza suicidio'. Bel nome, ah?
Le persone, appena mi vedono, ridono. Voglio proprio vedere, se rideranno, anche al mio funerale.
Sapete, prima ti deridono e ti fanno passare l'inferno, poi, alla tua morte, se ne escono con 'era una brava persona, mancherá a tutti' e un finto pianto disperato.
Pena.
Ecco cosa provo.
Solo pena, per quegli individui, che si definiscono 'umani con sentimenti'.
Ma non sanno, che stanno caplestando i miei.
Alla gente, sembra banale questo gesto, sembra stupido, pensano che molte persone, che non hanno portato a termine il loro 'compito' lo hanno fatto solo per attirare l'attenzione, ma se domandassimo a coloro che ci hanno tentato davvero, risponderebbero sicuramente in modo diverso.
La gente non sa cosa proviamo noi.
Sa solo giudicare, e basta.
Perché ovviamente, la loro vita é tutta rose e fiori, o almeno, é come fanno credere.
Nessuno ha una vita felice e serena, tutti abbiamo dei problemi: c'é chi li affronta; chi scappa; e chi, come me, non c'é la fa piú, e cerca di porre fine alla propria, inutile, vita.
Anche se la vita non é inutile.
Da una parte mi sento una stupida.
C'é gente malata, che pagherebbe oro, per vivere più a lungo.
Ci sono anziani malati, fin da piccoli, che non si lamentano, e non pongono fine alla loro crudele vita, e poi arrivo io.
Certo, tutti possono prevedere un possibile suicidio, come tutti possono stupirsi dopo la notizia della perdita.
A volte le persone come me, vengono incomprese e lasciate da parte, nel vero senso della parola, come se avessimo qualche problema.
Io c'é l'ho.
Io, che avevo bisogno di qualcuno che mi sostenesse, che mi capisse, qualcuno che mi proteggesse, sono stata abbandonata.
Il mio non é un problema di attenzione o autostima e cazzate varie.
Capitemi.
Ma forse, lo farete troppo tardi.
Io mi chiamo Gaia, ed ho 14 anni. Adesso penserete, come tutti gli altri: "Ohhh, ma ha soli 14 anni. Non può fare sul serio. Non avrà nemmeno un motivo valido, sará il periodo dell'adolescenza!" Beh, vi sbagliate di grosso. Non credo che esista un'età definita, a volte si muore appena nati, altre quando si è piccoli, altre ancora quando si è adulti, e altre, quando si è anziani. Forse ad un bambino di sei anni, non verrebbe mai in mente di buttarsi da un palazzo di quattro piani, ma io ci ho già provato.
A volte, la vita ci mette degli ostacoli da superare, ma con me, ha davvero esagerato. La mia esistenza è inutile, le persone vivrebbero meglio senza di me. Ecco il mio motivo. Non ne posso più di tutta questa merda chiamata 'vita', perché 'enorme presa per il culo' era troppo lungo come nome. Sono diversa dagli altri, e questo è sempre stato un mio difetto.
Nessuno può capire cosa significhi perdere i genitori, finché non succede. Le condoglianze non servono a un cazzo, non servono a riportarli in vita, anzi, ogni "Mi dispiace."; ogni "Se hai bisogno, conta su di me."; ogni "Vivranno sempre nel tuo cuore."; ogni frase, è come una lama, che piano piano entra nel petto, provocandoti un dolore lancinante.
Se cerchi di andare avanti, tutte quelle parole, accumulate nella tua mente, ti fanno fare un passo indietro, rinfacciandoti che sono morti.
Anche se molte persone stanno peggio, io non c'é la faccio, loro possono essere forti, sorridere e andare avanti.
Io no.
Io sono debole.
È incominciato tutto quel giorno, quella maledetta sera dell'incidente. Avrei dovuto esserci io al posto di mamma, ma cocciuta come sono, ero rimasta a casa di Erika. Avrei dovuto morire io, al suo posto, ma purtroppo non è adata così...
Da quel giorno sono sola.
Da quando vivo con zia, la mia vita si è stravolta: nuova scuola, nuova città, nuova casa. Merda più totale.
Dopo aver tentato per la prima volta il suicidio, mi hanno mandata da uno psicologo, pensando che fosse solo una cosa passeggiera, ma alcuni giorni dopo, si è rifiutato di continuare a seguirmi e mi ha detto:"Se credi che il suicidio sia la cosa migliore per te, fallo, Ma se credi che lo sia solo per le persone che ti stanno in torno, fermati."
Se ho seguito il suo consiglio? No. Anzi, quella frase, mi ha fatto capire, quanto io possa andare oltre al solo fatto del togliersi la vita. Le settiamne dopo, le trascorsi in camera mia, sommersa da film mentali, riguardanti cosa sarebbe successo dopo la mia azione. Avevo immaginato zia piangere, le mie compagne di classe partecipare al funerale, ma poi continuare la loro giornata, come se niente fosse... Già, come se non fosse accaduto nulla. Perché, in fondo, è questo che fanno le persone, giusto? Approfittarsi degli altri, quando gli fanno comodo, se poi si tolgono di mezzo da soli, beh, dovranno andare a cercarsi qualcun'altro.
E adesso sono quì a scrivere il mio ultimo post, su questo sito, che giorno dopo giorno, continua a recarmi un po' di speranza.
Bisogna avere coraggio per morire, non è indolore. Non pensate che sia facile, che non ci possano essere ripensamenti, che non si provi dolore. Pensate ad un solo modo di morire, che non possa recare sofferenza. Pensate ad un solo motivo per uccidervi, e poi immaginate che vi passino per la testa, dieci motivi per non farlo.
Una sera, guardando un vecchio album dei miei genitori, decisi di volerli riabbracciare, così ingerii sostanze tossiche, come detersivi e cose varie, ma zia mi beccò, ed il mio tentativo, fallì.
Provai persino a strangolarmi, ma ovviamente non ce la feci.
Ricordo come stringevo la presa, le lacrime che bagnavano le mie guance e il respiro diminuire.
Stringevo piú che potevo.
Ce la stavo facendo, ma mi vennero in mente dei momenti con i miei genitori.
Eravamo tutti felici.
Era il giorno prima dell'incidente.
Questo doveva essere un motivo in piú per farcela, invece, mi accasciai terra e continuai per ore e ore, a singhiozzare, pensando a come mi ero ridotta.
Dopo mesi di autolesionismo, provai a tagliarmi le vene, ero svenuta, ma non morta del tutto, così riuscirono a soccorrermi in tempo.
Provai ad impiccarmi, ma il mio istinto di sopravvivenza, ebbe la meglio, così rinunciai e lasciai perdere quel metodo.
Ci provai in ogni modo possibile, ma non era destino. Ripensandoci, preferirei che nessuno ritrovasse il mio corpo, vorrei morire, e poi dissolvermi come la polvere nell'aria. Sarebbe brutto essere tovata piena di sangue o morta appesa al soffitto.
In un post, ho letto di una ragazza che si buttò da un ponte, anni fa. Io purtroppo l non ho un ponte in città, ma ho una scogliera, che si affaccia sul mare, il quale, in questo periodo, è davvero burrascoso e gelido. Forse questo è il metodo giusto, gettarmi nel vuoto, provare la brezza del vento, volare come un uccello, sentirmi libera, per poi, liberarmi definitivamente, anche dell'anima. Spezzare le catene che mi legano a questa vita...
Non pensate che suicidarsi sia sempre la soluzione migliore, ma se non avete altra scelta, fatelo. Io ho finito di respirare in questo schifo. Ho finito di soffrire. Io aspetto solo di rivedere i miei genitori. Addio a tutti. Eccomi mamma, eccomi papà."
La ragazza, ne aveva abbastanza. Era sola, subiva bullismo da perte degli altri, nessuno che la comprendesse e capisse come era realmente. Tutti si fermavano al suo nomignolo, e non sapevano, che in fondo, era una ragazza dal cuore d'oro. Per finire, i sensi di colpa, per la morte della madre, la opprimevano, e non la lasciavano dormire nemmeno la notte, trasformandosi in incubi spaventosi. La divoravano dentro, facendola chiudere sempre di più in se stessa e prosciugandola a poco a poco, di tutta la sua vivacitá. E sua zia poi, anche se arrivava ogni volta nel momento cruciale, non se ne preoccupava molto, non si era mai degnata di chiedersi cosa succedesse alla piccola Gaia.
Per lei, era giunta la sua ora, e mentre fissava verso il basso, pensava a tutti i momenti felici, passati prima del suo cambiamento.
Si sentiva come uno scherzo della natura, anzi, forse si sentiva un aborto della natura, uno scarto. A lei, tutto quello che pensava la gente, la faceva stare male. Ogni giorno, tutte le lacrime che versava, mentre goccie di sangue sgorgavano dai suoi polsi, erano come goccie di lava bollente, che le solcavano le guancie. Come se piangere, fosse una penitenza.
Era così forte un tempo, ma alla fine, dopo essere stata fragile per due anni, aveva ritrovato la forza di una leonessa, aveva trovato la forza di compiere quel gesto.
Si sporse leggermente, appoggiando il piede sinistro, nudo, su una roccia, al limite del precipizio.
Aveva deciso di buttarsi indossando una semplice vestaglia bianca, per simboleggiare la sua malinconia, la sua noia, che ogni giorno, cresceva sempre più, nei riguardi del mondo.
Portò anche quello destro, accanto al sinistro, ma appena lo appoggiò, qualcosa di sottile la punse, sicuramente una spina, ma lei, strinse gli occhi e i denti, in un'espressione che emanava dolore, mischiato alla voglia di sopportarlo.
Fece un lungo respiro, e poi, decisa più che mai, spiccò il volo, toccando le nuvole con le dita, e facendosi accarezzare i capelli dall'aria.
Fu un tuffo a candela, niente rimorsi, niente ripensamenti, e mentre il suo corpo si immergeva nell'acqua fredda come il ghiacchio, ad una velocità altissima, un'onda, che aveva la forza di un uragano, la sommerse completamente. Peró, lei, al momento dell'impatto sorrise, delle lacrime scesero sul suo viso e sussuró un "sto arrivando, aspettatemi".
Si riusciva ancora ad intravedere la sua veste, che ondeggiava avanti e indietro, molto lentamente, avvicinandosi e allontanadosi a ritmo dagli scogli. Subito dopo, un'altra onda, la inghiottì, portandola nelle acque più profonde.
Il suo desiderio si era realizzato, e quella ragazza, che tutti etichettavano come 'ragazza suicidio', ora si era trasformata, in una dolce e piccola, 'ragazza angelo'.
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