Cenerentola
C'era una volta, in una terra molto lontana, un piccolo regno pacifico, prospero e ricco di antiche e poetiche tradizioni.
In una maestosa villa viveva un nobile, vedovo signore insieme alla sua bambina. Nonostante egli fosse un padre gentile e amorevole, che non faceva mancare nulla alla sua figlioletta adorata, lui capì che ella avrebbe avuto bisogno delle cure di una madre. Cosi si risposò, scegliendo come seconda moglie una vedova di nobile famiglia che aveva due bambine della stessa età di sua figlia: Anastasia e Genoveffa.
Purtroppo il nobile signore morì prematuramente e la matrigna, invidiosa della bellezza della figlia acquisita che faceva sfigurare le sue brutte figlie, si rivelò fredda e crudele e la obbligò a passare le sue giornate a pulire e a cucinare. Dandole il nomignolo di Cenerentola.
Passarono gli anni e la villa andò lentamente in rovina poiché le ricchezze della famiglia venivano sperperate per i capricci delle due sorelle egoiste e vanitose mentre Cenerentola era ridotta a far da domestica nella sua stessa casa. Ma nonostante tutto, lei continuava ad essere buona e gentile perché la speranza che, un giorno, i suoi sogni di felicità si sarebbero avverati, ardeva sempre nel suo cuore.
—•—•—
Era appena iniziato un nuovo giorno. Due uccellini volarono fino alla soffitta della villa e aprirono la finestra composta solo da vecchie tende. Il sole illuminò la piccola stanza dove Cenerentola dormiva, quest'ultima si lamentò mentre si copriva il viso col cuscino e tentò di scacciare gli uccellini che volevano svegliarla. Uno di loro si posò sopra il cuscino e la ragazza lo colpì piano sulla coda, facendolo cinguettare spaventato.
"Cosi impari a disturbare i sogni altrui...e il sonno altrui" ridacchiò Cenerentola mettendosi a sedere.
I due animaletti indicarono fuori dalla finestra.
"Si lo so che è una mattinata incantevole ma anche il mio sogno lo era" rispose la ragazza iniziando a canticchiare.
Il suo canto melodioso iniziò a svegliare dolcemente tutti gli animali nelle vicinanze, che erano per lo più topolini e uccellini. Essi la ascoltavano incantati, quasi ipnotizzati, mentre Cenerentola si pettinava i lunghi capelli biondi ma il suo canto venne interrotto dal forte suono dell'orologio del castello reale.
"Che guastafeste di orologio" la bionda si alzò dal letto e andò alla finestra. "Si si, ho capito, è ora di mettersi al lavoro!"
Si voltò esasperata verso i suoi amici-animali. "Perfino lui mi tormenta. Per fortuna nessuno può impedirmi di sognare"
Ricominciò a canticchiare mentre si preparava per la giornata. Dopo aver sistemato la stanza aiutata dai suoi animaletti, Cenerentola indossò il solito vestito che usava per le faccende domestiche: un abito marrone con una lunga gonna e una camicetta celeste a maniche corte sotto di esso, un grembiule bianco e ballerine nere. Dopodiché uscì dalla soffitta e si diresse verso la stanza da letto della matrigna.
Una volta raggiunta, aprì lentamente la porta quel tanto che bastava per illuminare solo il piccolo letto rotondo dove dormiva il gatto Lucifero.
"Qui micio micio micio micio" la bionda lo chiamò a bassa voce ma lui si girò di spalle e tornò a dormire.
"Lucifero vieni qui!" Cenerentola alzò un po' la voce e finalmente il gatto scese dal piccolo letto e, atteggiandosi a nobile, uscì dalla stanza.
La bionda alzò gli occhi al cielo, chiuse la porta e si diresse verso la cucina seguita dal grosso, grasso Lucifero. "Lo so che a sua maestà non piace fare colazione così presto ma non è una mia decisione quella di servirti per primo, questi sono gli ordini"
Mentre Cenerentola entrava in cucina e cominciava a preparare la colazione, il gatto si fermò accanto alla porta d'ingresso e fissò male il cane che stava dormendo al centro della stanza. Stava muovendo le zampe come se stesse rincorrendo qualcosa.
"Tobia! Svegliati!"
Tobia balzò in piedi e individuò subito Lucifero. I due animali si fissavano immobili, come se stessero aspettando il momento giusto per attaccarsi a vicenda.
"Preferite fare colazione o azzuffarvi di nuovo?" disse la bionda posando a terra, a debita distanza l'una dall'altra, due ciotole piene di cibo.
Il cane e il gatto si diressero verso esse e iniziarono a mangiare, senza perdersi di vista.
"Dovete almeno provare ad andare d'accordo. Sapete cosa dovete fare?" domandò Cenerentola. "Imparare ad amarvi a vicenda"
I due animali si fissarono per un momento prima di scoppiare a ridere.
"Beh, almeno su una cosa sono d'accordo" pensò la bionda.
All'improvviso, una delle tre campanelle attaccate al muro iniziò a suonare seguita da una voce stridula che chiamava Cenerentola.
"Eccomi, sto arrivando!" la bionda si affrettò a preparare tre vassoi con la colazione.
Quando ebbe finito, erano tutte e tre le campanelle a suonare insistentemente. Segno che le sorellastre e la matrigna si erano svegliate. Cenerentola prese un vassoio per mano, uno in testa e si diresse verso le loro camere. Per fortuna aveva un ottimo senso dell'equilibrio.
Consegnò la colazione, ricevendo in cambio molti vestiti da lavare e stirare ma ella non ebbe il tempo di raggiungere le scale che un urlo echeggiò per tutto il corridoio. Subito dopo, Anastasia uscì terrorizzata dalla sua stanza e corse da sua madre, seguita poco dopo da Genoveffa. A insaputa di Cenerentola, un topolino, per sfuggire a Lucifero, si era nascosto sotto una tazza.
Dopo averlo liberato da Lucifero, la bionda sentì la voce minacciosa della matrigna che la chiamava, lei si diresse verso la sua stanza mentre le sorellastre uscivano.
"Adesso la sentirai" disse Anastasia.
"Chiudi la porta Cenerentola" le disse Lady Tremaine.
Cenerentola rimase ferma vicina alla porta. La stanza era quasi completamente al buio, solo un piccolo fascio di luce filtrava attraverso la tenda della finestra.
"Vieni qui" le ordinò.
Cenerentola si avvicinò lentamente al letto. La matrigna la guardava con occhi disgustati mentre accarezzava Lucifero. La ragazza tentò di scusarsi.
"Fa silenzio!" disse severamente Lady Tremaine, zittendola all'istante. "Dunque...a quanto pare hai tempo da perdere in stupidi scherzi. Ti darò io il modo di impiegarlo meglio"
"Ma veramente-"
"Silenzio!" quasi urlò la matrigna. "Vediamo un po'...c'è quel grande tappeto nell'ingresso: sbattilo. Le finestre al piano di sopra: lavale. Poi rastrellerai il giardino, laverai il terrazzo, spolvererai le stanze e le scale, pulirai i caminetti..."
Continuò una serie quasi infinita di faccende domestiche con Cenerentola che annuiva rassegnata. "Oh si, c'è un'altra cosa: farai il bagno a Lucifero"
Il gatto nero spalancò gli occhi, non era per niente contento della notizia.
—•—•—
Nel frattempo, al castello reale, il re stava discutendo animatamente col Granduca.
"Mio figlio ha trascurato fin troppo i suoi doveri! È tempo che si sposi e che si sistemi per diventare re" disse l'anziano sovrano.
"Certamente Maestà ma ci vuole un po' di pazienza" disse il Granduca.
"Ne ho avuta fin troppa!" urlò il re lanciandogli un vaso, mancandolo. "Negli ultimi anni è andato solo in cerca di avventure per il mondo, ignorando i suoi doveri da principe e futuro re"
"Capisco perfettamente vostra altezza. Tuttavia se solo lo lasciassimo fare-"
"Lasciarlo fare?! C-c-c-con quelle sciocche idee romantiche? Di questo passo non diventerò mai nonno. Questo silenzioso e enorme castello è così triste. Ho bisogno di sentire di nuovo il rumore di passi infantili e di risate felici" spiegò l'anziano sovrano sospirando tristemente.
"Ma Sire in amore-"
"Amore bah! Basta far incontrare il ragazzo e la ragazza nel modo e momento opportuno e quindi lo creeremo noi" parlò il re strofinandosi i lunghi baffi bianchi. "Ho trovato!"
L'anziano sovrano espose il suo piano al Granduca: organizzare, per quella stessa sera, un ballo per festeggiare il ritorno del principe, a cui saranno invitate tutte le ragazze in età da marito.
"E appena mio figlio mostrerà interesse per una di loro. Luce tenue, musica romantica e tutto il resto!"
"Molto bene Sire, mi occuperò di organizzare tutto" disse il Granduca.
"Mi raccomando Monocolao. Tutto deve sembrare naturale, mio figlio non deve sospettare nulla. Assicurati che ogni, OGNI ragazza partecipi al ballo" gli ordinò il re.
"Certamente Vostra Altezza" rispose Monocolao inchinandosi, poi uscì dall'immensa stanza.
—•—•—
"È sempre bello tornare a casa" disse un giovane ragazzo dai corti capelli neri mentre respirava l'aria della sua terra. Nonostante i suoi viaggi erano molto emozionanti, egli spesso sentiva la mancanza del suo regno.
"Principe Henry, la carrozza è pronta" disse il cocchiere aprendo la porticella.
Henry lo ringraziò prima di entrare nella lussuosa carrozza. Mentre si dirigeva verso il castello, il principe osservò incuriosito le piccole case e i negozi pieni di vita del suo regno. Spesso si chiedeva come fosse vivere una vita da semplice cittadino. Nessuno di loro poteva comprendere quanto fosse dura appartenere a una famiglia reale. Fin da bambino gli era stato impartito una rigidissima educazione comportamentale, tecniche di sopravvivenza, addestramento nel combattimento corpo a corpo e nell'uso di tutte le armi, lezioni di equitazione e molte altre ancora. Per non parlare che doveva essere accompagnato da una o più guardie ovunque egli andasse.
Il principe strinse i pugni a quei ricordi. Avrebbe voluto giocare con gli altri bambini, fare amicizia ma suo padre non glielo permise mai. Gli unici amici di Henry erano le guardie accompagnatrici. Tentò di non pensarci più mentre la carrozza procedeva verso il castello.
—•—•—
A casa di Cenerentola si sentì bussare alla porta e una voce maschile dire. "Aprite in nome del re"
La bionda aprì il grosso portone e le fu consegnata una lettera da parte dell'anziano sovrano. Prima che Cenerentola potesse aprirla, sentì un canto stridulo e stonato provenire dal piano sopra.
"Un ottimo motivo per fermare questo strazio" pensò la ragazza.
Ma appena aprì la porta, venne subito sgridata dalla matrigna. "Cenerentola, come osi interromperci?! Ti avevo dato chiare istruzioni!"
"Ma è arrivato un messaggio dal palazzo reale" la bionda ebbe a malapena il tempo di finire la frase che le due sorellastre le strapparono di mano la lettera e iniziarono a litigare, come due bambine, per chi doveva leggerla per prima.
Con un gesto fulmineo, la matrigna afferrò la busta prima che le sue figlie infantili rischiassero di strapparla. Essa era un invito al ballo in onore del principe per quella sera ed esigeva la presenza di ogni ragazza in età da marito.
"Allora potrò venirci anch'io" chiese Cenerentola.
Le due sorelle scoppiarono a ridere ma smisero subito quando inaspettatamente Lady Tremaine approvò a patto che la bionda finisse tutte le faccende domestiche e che trovasse un vestito adatto. Cenerentola la ringraziò e corse fuori dalla stanza.
Tuttavia le sue speranze andarono in frantumi quando la carrozza, che li avrebbe portati al castello, bussò alla porta. La matrigna e le sorellastre le avevano dato cosi tanto lavoro da non lasciarle il tempo di preparare il suo vestito. La bionda comunicò l'arrivo della carrozza con una voce priva di emozioni prima di dirigersi velocemente nella sua stanza. Ammirò il castello illuminato dalla finestra. Sentì che sarebbe scoppiata a piangere se avesse continuato ad osservarlo, così si diresse in giardino e si sedette su una panchina.
Triste e sconsolata, non riuscì più a trattenere le lacrime che ora scendevano copiose sul suo viso. I suoi amici-animali la osservavano con tristezza, compreso Tobia e Lucifero. Lentamente cominciarono ad apparire delle piccole stelle luccicanti che si concentrarono accanto alla ragazza formando un'anziana signora coperta da una lunga veste azzurra con un grosso fiocco rosa vicino al collo.
"Su su bambina, asciuga quelle lacrime. Non puoi andare al ballo in questo stato" lei disse facendola alzare.
"Al ballo? Ma io non ci vado-"
"Si che ci vai!" la interruppe l'anziana signora. "Ma dobbiamo fare in fretta, per fortuna la magia può quasi tutto"
"Magia? Allora tu sei..."
"Si sono la tua madrina, la fata Smemorina, ora diamoci da fare" rispose la fata facendo apparire una bianca bacchetta magica, poi cominciò a canticchiare.
Salagadula megicabula bibbidi-bobbidi-bu
Mettile insieme e che accade laggiù?
Bibbidi-bobbidi-bu
Salagadula megicabula bibbidi-bobbidi-bu
Fa la magia tutto quel che vuoi tu
Bibbidi-bobbidi-bu
Con salagaluda puoi far tutto quel che vuoi
Ma la frase però che tutto può è Bibbidi-bobbidi-bu
Salagadula megicabula bibbidi-bobbidi-bu
La la la la la la la la la la bibbidi-bobbidi
Bibbidi-bobbidi
Bibbidi-bobbidi-bu
Agitando la bacchetta, una polverina magica uscì da essa e trasformò una zucca in una stupenda carrozza argentea e le sue radici in ruote. Trasformò quattro topolini in splendidi cavalli bianchi, Tobia in un lacchè e Lucifero in un cocchiere.
Tutti quanti rimasero a bocca aperta di fronte alla magia della fata.
"E ora per concludere il tutto" Smemorina puntò la bacchetta su Cenerentola e i suoi vestiti da domestica vennero sostituiti da un bellissimo vestito azzurro chiaro cosparso di brillantini, lunghi guanti, una collana nera e scarpette di cristallo.
"Questo è come un sogno divenuto realtà" disse la bionda osservando il suo riflesso sull'acqua della fontana.
Ma la fata Smemorina la avvertì che l'incantesimo sarebbe svanito allo scoccare della mezzanotte. Cenerentola la ringraziò abbracciandola, poi salì sulla carrozza e salutò Smemorina che svanì in una nuvola di polvere magica.
—•—•—
A palazzo, il Principe Henry salutava tutte le ragazze con un inchino, come gli era stato insegnato fin da bambino ma lui si stava annoiando a morte. Nessuna delle ragazze sembrava riuscire a scatenare in lui un emozione diversa dalla noia o dal fastidio. Anastasia e Genoveffa però gli fecero provare disgusto nel vederle. Si era rassegnato a una lunga sera, quando, dopo l'ennesimo inchino, in fondo alla stanza, notò una fanciulla che si guardava attorno.
Istintivamente, il principe superò le altre invitate e si diresse verso di lei. Cenerentola stava contemplando la bellezza del castello quando sentì qualcosa prenderle la mano, si girò per vedere cosa fosse e i suoi occhi si illuminarono mentre il principe la accompagnava al centro della stanza per ballare con lei. Fra tutte le ragazze presenti in quella sale, lui, il ragazzo più ambito di tutto il regno, aveva scelto lei.
Si abbandonarono ad lungo ballo, cullati dalle dolci note del valzer. C'erano solo loro due. Tutti gli altri erano come spariti come se fossero in un altra dimensione lontana. Il battito dei loro cuori era in perfetta sintonia. Durante quel magico ballo, tutta la sofferenza, l'odio, la rabbia, la frustrazione, l'ingiustizia svanirono dal cuore di Cenerentola e vennero sostituiti da un'emozione a lei sconosciuta.
I rintocchi della mezzanotte fece tornare Cenerentola alla realtà e iniziò a correre verso la carrozza, lasciando a malincuore il principe alle sue spalle che la supplicava di fermarsi. A ogni rintocco, la bionda sentiva la magia diventare sempre più debole, come se il vestito che indossava stesse scivolando via dal suo corpo. Nella fretta, perse una scarpetta sulla scalinata dell'ingresso ma non ebbe il tempo di recuperarla.
Durante la rocambolesca fuga in carrozza, inseguiti dalle guardie reali, la magia svanì completamente appena erano entrati nella foresta. Ma a Cenerentola non importava, tornò a casa con il cuore colo di gioia al ricordo di quella sera.
—•—•—
L'indomani tutto era tornato come prima. La matrigna e le sorellastre erano più acide del solito, probabilmente perché avevano perso la loro occasione col principe e di cambiare la loro vita. La bionda entrò nel soggiorno portando i vassoi della colazione quando sentì il suono del campanello. La matrigna andò ad aprire la porta rivelando il Granduca Monocolao e una bassa guardia che teneva un cuscino coperto da un piccolo lenzuolo bianco.
Il Granduca tirò fuori una busta e la lesse. "Per ordine di sua maestà il re, ho l'ordine di far provare a tutte le ragazze del regno questa scarpetta di cristallo. Colei che la calzerà perfettamente andrà in sposa al Principe Henry"
La guardia tolse il lenzuolo mostrando la suddetta scarpetta. La matrigna e le sue figlie rimasero a bocca aperta e Cenerentola stava tremando cosi tanto dall'emozione che ebbe difficoltà a mettere sul tavolo i vassoi senza farli cadere.
"Cenerentola vai a preparare il tè" le ordinò Lady Tremaine ma la fanciulla non si mosse.
"Non c'è ne bisogno madame, dobbiamo visitare ogni casa del regno e non possiamo perdere tempo, il principe vuole ritrovare quella ragazza il più presto possibile" disse Monocolao.
Cenerentola dovette sforzarsi di non ridere mentre assisteva ai tentativi delle sue sorellastre tentare di indossare la minuscola scarpetta con estrema goffaggine, lamentandosi come bambine di due anni. Quando fu il turno della bionda, il suo cuore stava battendo all'impazzata ma disgraziatamente la guardia inciampò e la scarpetta cadde a terra frantumandosi in finissimi e sottili pezzi.
Il Granduca si disperò mentre la matrigna e le sue figlie avevano un ghigno malvagio sui loro volti. Cenerentola le fissò con sicurezza e fu lei stessa a sorridere quando prese l'altra scarpetta dalla tasca e vide quegli sguardi soddisfatti sparire all'istante, sostituiti da un espressione sorpresa e incredula.
Dopo aver indossato l'indumento di cristallo, la bionda venne scortata alla carrozza. Passato la porta d'ingresso lei si voltò un ultima volta verso la sua ex-famiglia, li perdonò per tutte le angherie e la cattiverie che le avevano causato, poi chiuse il portone alle sue spalle. Il suo cuore batteva impaziente nel vivere finalmente un futuro felice accanto all'uomo che amava.
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2831 parole.
03/02/2020
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