Nix
Il suono stridulo di un ticchettio rombava tra le pareti del maestoso castello di Eisland con fare ripetitivo diventando quasi una litania. Esso si intrecciava con un miscuglio di sospiri e lamentele sussurrate per non essere udite dalla regina.
Uno dei minatori si portò una mano sulla fronte per asciugarsi un rivolo di sudore che tuttavia non trovò. Aveva portato il suo avambraccio sul viso con un movimento spontaneo, forse dovuto all'abitudine ai tempi in cui lavora sotto il regno del vecchio re. Se avesse potuto sudare lo avrebbe sicuramente fatto, ma non si può in un castello di ghiaccio.
La fortezza si ergeva sulla montagna più alta di tutto il continente e non era un caso. Aveva una postazione strategica poiché da quell'altezza la regina poteva sorvegliare ciò che accadeva dal suo palazzo nel raggio di chilometri. Inoltre, lei volevo che tutti ammirassero la sua grandiosa dimora. Voleva che tutti si accorgessero della sua incredibile bellezza, ma soprattutto del suo potere. Se non fosse stato per la sua composizione, il castello sembrava essere gotico visto la sua grandezza e l'enorme numero di guglie aguzze che sembravano toccare le nuvole. Il portone aveva la forma di un arco a sesto acuto, mentre le molteplici finestre che componevano l'edificio non erano altro che archi trilobati.
L'interno sembrava perdere tutte queste caratteristiche gotiche per assumere quelle romane. Una miriade di colonne ioniche sorreggeva il piano superiore, il quale poteva essere raggiunto solo salendo le scale che si trovavano di fronte l'entrata.
La rampa di scale di ghiaccio si divideva in due diverse direzioni a metà piano, assumendo poi una forma a chiocciola.
Il palazzo era costituito da numerose camere, nonostante fosse abitata solo dalla regina e i suoi pochi consiglieri. I vari domestici infatti vivevano nella piccola cascina di legno nel retro del castello. Ma non solo il castello era fatto di ghiaccio, anche gli occhi e il cuore della regina erano composti della stessa materia. Le iridi erano di un azzurro talmente chiaro da sembrare trasparente come se il colore fosse scivolato via, mentre il cuore, be', questo era fatto veramente di ghiaccio.
Neanche una goccia di sangue caldo pulsava nel suo muscolo cardiaco. L'unica sostanza che fluiva nel suo corpo era acqua gelata. Questo spiegava lo spaventoso pallore della sua pelle, la quale non mostrava un'autostrada di vene blu.
Non si vedeva proprio niente. Pelle reale, priva di imperfezioni.
I suoi capelli erano di un biondo talmente chiaro da sembrare ossigenato e per lo più delle volte le ricadevano liberi in una cascata di capelli mossi. L'unico elemento decorativo era la sua corona di ghiaccio abbellita da fiocchi di neve.
Se non fosse stato per il suo viso freddo e rigido, la regina Nix sembrava una ragazza delicata e fragile. Non era bassa, ma neanche alta -se venivano considerati i canoni dei paesi nordici-, era emaciata, come se non mangiasse da mesi e lei non cercava neanche di nascondere la sua struttura fisica, indossando così vestiti rigorosamente attillati e profondamente scollati.
Quel giorno indossava un abito di seta dal taglio elegante e raffinato. La regina di ghiaccio, come veniva chiamata dai suoi servi, non aveva problemi ad indossare tessuti leggeri e morbidi a dispetto dei suoi servi che soffrivano il gelo.
Il ghiaccio era il suo regno, non aveva bisogno di ripararsene con inutili stoffe.
L'indumento era del colore della neve. Del resto, la donna non si era mai vista con colori differenti. La seta scendeva morbidamente lungo il suo corpo e lo avvolgeva con cura. Leggeri fiocchi di neve bianchi risplendevano fugaci tra le pieghe dell'abito. Nonostante il lungo strascico che la seguiva, la regina si muoveva senza alcuna difficoltà. Si muoveva con una grazia incredibile e sembrava quasi danzare. Tuttavia, non solo il suo aspetto riprendeva la freddezza del luogo in cui abitava, anche il suo carattere era altrettanto gelido, indifferente. Era in grado di giustiziare i suoi sudditi con le proprie mani senza smuovere gli occhi dai loro volti supplichevoli. Persino il suo nome Nix, neve in latino, riprendeva la sua impassibilità.
Molti si chiedevano come potesse essere un essere vivente visto che non circolava sangue nel suo corpicino, ma la vera risposta la sapevano solo tre persone: lei stessa, Klaus e...
«Fate entrare Jasper» la sua voce suonò talmente fredda che la maggior parte dei presenti rabbrividì. Un rombo di passi tuonò tra le pareti del castello e nel momento in cui cessarono un uomo cadde sulle ginocchia.
«Ecco il prigioniero.» ghignò una guardia battendo sul ghiaccio la base della sua lancia.
La regina odiava i personaggi spavaldi, ma questa volta non ci fece caso: tutta la sua attenzione era puntata su quell'uomo dai tratti giovanili.
Era inginocchiato davanti a lei con le spalle basse come se non avesse più energie o puramente voglia di vivere. La sua testa era chinata verso il basso, facendo così cadere alcuni ciuffi dei suoi capelli color nocciola davanti al suo viso, impedendo a Nix di studiare la sua espressione. Ma lei osservò oltre. Lei vide i suoi pugni stretti talmente forte sui propri vestiti logori da far assumere alle sue nocche un colore talmente chiaro da avvicinarsi al colorito della pelle della regina. Lei vide la mascella del prigioniero irrigidirsi.
Lei ormai lo conosceva.
Conosceva ogni parte del suo viso, ogni curva del suo corpo, ogni sfumatura della sua pelle, ma soprattutto ogni venatura del suo carattere.
O almeno così pensava. Ma si sbagliava. Sentì un fastidioso tremolio diffondersi sul suo petto.
Ma no, non poteva essere. «Jasper, dove lo hai messo?» le sue parole uscirono di nuovo glaciali proprio come il suo cuore, eppure il modo in cui la sua voce accarezzò il suo nome...
No, impossibile.
Lui non accennò a rispondere.
«Vuole che lo stimoli a parlare, mia maestà?» questa volta fu Klaus, il suo più fedele consigliere, ad intervenire.
Lui sapeva.
Lui le aveva detto che qualcuno aveva rubato il suo scrigno magico. Lui le aveva fatto notare che le uniche persone a conoscenza della sua esistenza erano solamente loro tre: Nix, Klaus e Jasper. E l'unica persona sospettabile era quest'ultima. La regina si sentì così stupida per aver raccontato a un semplice servitore il suo segreto e ora ne doveva subire le conseguenze.
«Sì»
La regina capì che fu lei a rispondere solo quando Jasper alzò il suo viso di scatto puntando i suoi occhi sorpresi su di lei.
Per un piccolissimo momento lei si sentì mancare.
Quegli occhi.
Quei dannati occhi.
Era per colpa loro che lei si era fidata di lui. Non aveva mai visto degli occhi talmente pieni di gioia, di vita e di... amore. Lei si fidava di lui.
Come un flash ricordò il momento in cui gli aveva confidato il suo segreto. Gli aveva detto che possedeva uno scrigno magico che le donava il potere di controllare il ghiaccio. Grazie ad esso lei riuscì a sopravvivere ad una malattia mortale. La regina che agli occhi di tutti sembrava ineluttabile in realtà non lo è sempre stata.
Aveva la leucemia, quella maledetta malattia del sangue. Ma grazie allo scrigno il suo sangue si era trasformato in acqua gelata. La malattia scomparve.
E lei si era fidata.
Lei gli aveva raccontato tutto.
Ma lui la tradì. Sentì uno strano calore diffondersi dal petto, fino a dominare su tutto il corpo. Gli occhi iniziarono a pizzicarle per la rabbia. E per qualcos'altro che non capiva.
Ma non pianse.
Lei non pianse.
Lei non sapeva piangere.
Si ricompose velocemente e puntò le sue iridi fredde su quelle calde di Jasper. La rabbia salì sempre di più.
«Io mi sono fidata.» digrignò i denti, mentre un vento gelido iniziò a turbinare attorno a lei.
Questo le fece capire che lo scrigno si trovava ancora da qualche parte nel castello perché bastava che si trovasse nelle vicinanze per poterne usufruire.
Un insieme di mormorii spaventati si diffuse nella stanza, seguito poi da dei passi e urla frenetiche. Ora alla scia di vento si unirono fiocchi di neve, che non si fermarono attorno al corpo esile della regina, ma si propagarono per tutto il castello.
Le voci cessarono. Si sentiva solo il suono tagliente della bufera che la regina Nix stava richiamando.
Erano rimasti soli.
«Io ti ho confidato il mio segreto e tu lo hai rubato?»
Le punte delle dita della regina iniziarono a ghiacciarsi.
Ma Jasper non reagì.
Lui rimase fermo con i suoi occhi ambrati puntati su di lei, quasi a sfidarla.
Ma la regina non capiva. Pensava la stesse sfidando con malizia.
Ma non era così.
Lei non poteva sapere che lui non era colpevole.
Lei non poteva sapere che il ladro fosse la persona di cui si fidasse di più.
Klaus.
Lei non poteva immaginare che il suo consigliere avesse usato la magia dello scrigno per serrare le labbra del ragazzo in modo che non potesse difendersi.
Lei non sapeva.
E probabilmente non avrebbe mai saputo.
Puntò il suo dito ghiacciato verso Jasper come se fosse una pistola.
Boom.
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Ciao! Storia scritta con AriIsMyName007
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