Il mistero si complica
La sala da ballo era enorme e sotto i lampadari riccamente decorati da gocce di vetro pendenti, gli invitati continuavano a conversare tra di loro, ignari del fatto che il duca li avesse letteralmente chiusi dentro il palazzo. Dopotutto il ballo era stato utilizzato come mezzo per stipulare alleanze tra i vari Paesi.
Potevo riconoscere quasi tutti gli occhi presenti nel salone, grazie all'amicizia, un tempo segreta, di mio padre con il Duca.
Il mio sguardo si calamitò verso il kaiser Guglielmo II. Al sicuro nella penombra di un angolo, conversava animatamente con Lucien Poincaré, noto fisico e ispettore generale dell'istruzione pubblica, nonché fratello di Raymond Poincaré presidente della neo repubblica francese. Un sorriso gli increspava le labbra sotto gli spessi baffi chiari con le punte all'insù e annuiva accondiscendente. Chissà di che cosa stavano discutendo.
Poco più in là Giorgio V, da qualche anno divenuto re d'Inghilterra, stava afferrando una flûte colma di un liquido trasparente e bollicine.
Due dame sedute su un divanetto si lisciavano le gonne. Le loro acconciature erano coperte da eccentrici cappellini ornati con orpelli di fiori e piume colorate. Mi fecero segno di raggiungerle. Ma mi sentivo fuori posto tra tutte quelle figure importanti, anche se adesso probabilmente stavano discutendo del tempo o dell'accoglienza del Duca, piuttosto che di piani politici.
Mi portai una mano al collo, coperto da un leggero strato di pizzo dello stesso color rosa cipria del mio vestito, sentendomi soffocare da quel brusio.
Rifiutai con un sorriso e cercai la mia matrigna. Non c'era traccia di lei.
Una calma apparente regnava nella sala. Restando lì non avrei scoperto chi avesse fatto sparire gli scritti. Mio padre mi aveva costretto a non portare Bidule nel salone con me, quindi lo avevo lasciato all'ingresso, ma dovevo trovare un modo per fuggire e indagare.
Mi acquattai accanto alla parete, scivolando via contro il muro freddo sulla mia schiena. Qualcosa, forse il mio sesto senso, mi diceva che il colpevole del furto non sarebbe rimasto tranquillo a camuffarsi con gli altri invitati, ma avrebbe cercato un modo per fuggire dal palazzo.
Una volta ritornata nel corridoio, apparentemente deserto, tirai un sospiro di sollievo. Ma quando mi appoggiai nuovamente alla parete dietro di me, quella si aprì, facendomi cadere rumorosamente all'indietro.
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