5. Una nuvola e via

Gli avventori della locanda si lanciavano ancora oggetti o si prendevano a pugni senza sosta. Beanna con gli occhi rivolti verso il soffitto stava silenziosamente pregando perché tutto finisse presto. Il troll Mearog adesso stava ballando sopra un tavolo, che grazie ad una sorta di forza misteriosa lo sorreggeva. 

Le caccole di orco hanno la proprietà nascosta di far comparire delle illusioni negli occhi di chi le ingerisce. Anche degli orchi stessi, per questo motivo, contrariamente a quello che si dice, loro non se le mangiano.

In quelle illusioni ognuno assiste al più profondo dei suoi sogni. Solo Dair sapeva che adesso il troll, sotto le palpebre, stava vedendo una cascata limpida e credeva di fare il bagno insieme a due bellissime ninfe dei boschi che lo accarezzavano ovunque. Mostrava incurantemente il suo "gioiello" a tutti, ma nessuno sembrava curarsene, tranne il nano. L'unico ancora sobrio, ma bagnato, infradiciato fino alla punta dei piedi. Stava sentenziando a braccia conserte, che sarebbe diventato cieco per aver visto un troll nudo e i suoi fratelli non gli avrebbero mai permesso di rimettere piede in nelle gallerie ferrose.

Ghrian coprì con i palmi gli occhi di Luce, per celarle la scena. La situazione era davvero disperata.

A quel punto, Yseal che si era rifugiato dietro il bancone, saltò fuori galoppando come un cavallo.

-Coccodè, coccodè- gli passò davanti un uomo grassoccio completamente andato, che si credeva una gallina e sbatteva le braccia, tenendo le mani sotto le ascelle.

-Facciamola finita!- gridò a voce altissima contro tutte le creature che animavano la taverna. I suoi occhi erano di un blu impazzito ed esasperato. Ma nessuno gli diede retta. Le fatine dell'acqua impaurite si rifugiarono tutte quante nella sua folta barba. Il mago diede le spalle a tutti i presenti. Si tirò con eleganza su il lembo posteriore della tunica e mollò una pernacchia sonora, che la sentirono fin nei meandri più segreti del centro del villaggio. Tutti si fermarono come se il tempo si fosse bloccato dentro il Salto della Morte. Si trattava di un incantesimo paralizzante.

Una polverina che sembrava neve ghiacciata cominciò a cadere lentamente dall'alto e tutti i presenti, tranne il mago e le sue fatine, appena vennero toccati da quei coriandoli luccicanti, caddero in un sonno profondo, accasciandosi sul pavimento, sulle scale, sui tavoli e sulle sedie. Come una coperta fatta da una nube si posò su qualunque corpo si trovasse nella zona di tiro. Si depositò persino sul fondo opaco dei bicchieri ormai vuoti. La birra era, ahimè, finita da un pezzo e così anche la gara che non contava nessun vincitore. In quanto ormai tutti dormivano beati come dei bambini. Ammok compreso, russava disteso su un lampadario dondolante.

Si sarebbero svegliati soltanto il giorno dopo, a sbornia passata, si sperava.

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