3. Barando s'impara
-Toglimi le mani di dosso- protestò vivamente Luce, quando Dair, dopo averla individuata tra la folla, era andato verso di lei. E ora le cingeva goffamente i fianchi sollevandola per diversi centimetri da terra, come se fosse stata una bambola di pezza. Lei si divincolava come un'anguilla, tirandogli pugni che per lui avevano la forza di un paio di mosche.
Ghrian impugnò una padella unta di uovo. -Lasciala!- gli ordinò con tono arrabbiato.
-Neanche per sogno marmocchio, l'ho vinta ed è mia- lo spostò l'orco con un calcio. Come se fosse fatto di sabbia Ghrian venne scaraventato contro il muro. Dair si stiracchiò i muscoli del collo per poi dirigersi al piano superiore, salendo le scale con passi pesanti che rimbombarono sopra il caos generale. Lì erano ubicate delle stanze che solitamente la famiglia dell'oste affittava in estate, quindi erano vuote. Dair sfondò la prima che gli capitò sotto tiro e poi adagiò con tutta la grazia di cui era capace Luce sul letto. La stanza era piccola e fredda, accoglieva solo un letto e un armadio.
Un paio di mute lacrime scesero sulle guance di Luce, mentre stringeva con forza le lenzuola.
-Lasciami andare, ti prego- sussurrò spaventata all'orco.
-Non lo farò-.
-Non farmi del male-.
-Non voglio farti male-. Luce sapeva che le promesse di un orco contano quanto il fumo da pipa. Se voleva poteva farle qualunque cosa. Si fissarono per un lungo attimo. Dair avvicinò per un attimo il suo volto sfregiato a quello di Luce. Un lungo taglio gli partiva dal sopracciglio sinistro e veniva spezzato dalla mandibola squadrata. Luce temeva che l'avrebbe baciata, o peggio, da un momento all'altro. Pesava come una montagna e non sarebbe riuscita a spingerlo via, mentre ormai l'orco la intrappolava sotto di sé. Ma non voleva arrendersi così. Strinse i denti, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Dair le soffiò il suo alito contro la faccia, come fanno certi predatori prima di mangiarsi il pasto. Il cuore di Luce martellava sempre più forte nel petto e le pareva che stesse per esplodere.
Usando soltanto il pollice le sistemò i capelli dietro l'orecchio. -Canta per me-.
Luce rimase allibita da quella richiesta. Il fiato caldo del suo rapitore puzzava peggio della biancheria sudata. Prese un bel respiro per calmarsi, mentre il suo stomaco si attorcigliava come un serpente. -Poi mi lascerai andare?-.
L'orco scosse la testa. -Tarbh ha detto tutta la notte-.
Lei spalancò gli occhi. -Quindi devo cantare tutta la notte?-.
Lui annuì. Lei cominciò ad esaudire il suo desiderio, mentre lui le lasciava lo spazio per sedersi.
Lassù tutti i rumori giungevano come ovattati. Si concentrò e con voce leggermente tremante cominciò ad intonare la sua canzone preferita. Il lento ticchettio della pioggia che batteva sul balcone chiuso, si unì presto a quella magica armonia.
Sulla faccia di Dair comparve un sorriso sdentato grande da un orecchio all'altro. -Mi piace quando tu canti-.
Chi l'avrebbe mai detto che agli orchi piacesse così tanto della musica che non fossero canti di guerra.
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