III ~ Ark_Gabriel_Jackson + Lumos-Nox ~ Prima Prova

Tic.
Tic.
Tic.
Don.

Sbuffai piano, con le palpebre che andarono a ricoprire le mie iridi marroni in un gesto di irritazione. Chiusi meccanicamente i libri sparsi sul tavolo, disposti ad anfiteatro davanti a me. Nemmeno il tempo di finire il lavoro che Madame Pince, la vecchia bibliotecaria di Hogwarts, mi si era piantata davanti a braccia conserte, nell'abituale posizione che tanto spesso ricollegavo alla materia prima da cui venivano tratte le pagine dei suoi preziosi libri.
«Orario di chiusura» disse con voce ferma.
In un gesto calorosamente familiare, mi alzai e porsi la pila di libri alla donna, per poi rimettere a posto la sedia e distendere le labbra in un sorriso zuccherato.

Guardandomi intorno ebbi modo di constatare che lo scenario si ripeteva identico a quello dei giorni scorsi: l'unica compagnia presente era quella di libri di varie dimensioni e addobbi natalizi, di cui il castello era pieno in quel periodo.
Madame Pince indicò l'unico volume che era rimasto sopra il tavolo e la cui singolare copertina glitterata risplendeva anche a lume di candela.
«Lo prende in prestito, signorina Moretti?»
Risi mentalmente per l'accento con cui aveva pronunciato il mio cognome di origine italiana, senza però mostrarlo esternamente: l'ultima volta che avevo commentato l'accaduto con la bibliotecaria non le aveva fatto piacere. Per niente. Al contrario, un mezzo sorriso mi increspò di nuovo il volto.
«Sono 5 anni che frequento questa scuola, Madame Pince: ho mai passato un'intera giornata in biblioteca senza prendere in prestito almeno un libro?»

Afferrato il libro, la donna mi accompagnò fino all'uscita; i suoi passi risuonarono come colpi su un vetro.
Con il volume di magia stretto fra le mani lasciai la biblioteca.

•••

I corridoi del castello erano freddi, ma la mia mente ribolliva di pensieri come un calderone; alcuni pezzi dei libri che avevo consultato mi vorticavano ancora nel cervello.

Il famoso e quanto mai misterioso Specchio delle Emarb ha lasciato numerose tracce di sé nei libri di Storia della Magia, con apparizioni nei luoghi più disparati del Mondo Magico, e viene ricollegato a un numero ancor più alto di maghi e streghe di notorietà internazionale. La magia di cui è impregnato, da ricercarsi, secondo molti studiosi, in ancestrali incantesimi di Legilimanzia, consente all'oggetto di riflettere il più profondo e interno desiderio di colui che vi si pone davanti. La mancanza di recenti avvistamenti e testimonianze ha conferito al manufatto magico, inizialmente ipotizzato di origine babbana, in seguito smentita dagli studiosi, una grande aura di mistero, tanto da venir reso, più volte, alquanto vicino a una leggenda.

Le ricerche stavano proseguendo a rilento. Una volta raccolte tutte le informazione di base - nonché facilmente reperibili - il tutto si era fatto più arduo, e stavo cominciando a chiedermi se non avessi già studiato tutto ciò che potevo sull'argomento, e anche se non fosse semplicemente l'ora di lasciar perdere la faccenda.

Eppure, quello specchio era entrato nei miei pensieri e non li aveva lasciati nemmeno per pochi istanti, in quei giorni, dopo che i due giovani grifondoro Harry e Ron me ne avevano parlato affascinati. I due - che avevo conosciuto a causa del Quidditch - mi avevano detto (anche se sarebbe più corretto parlare di "confessione", dopo che li avevo messi alle strette) di aver trovato casualmente il suddetto specchio in un'aula del terzo piano, durante una notte di avventure. Ciò che mi aveva colpito veramente - perché non era molto strano che due grifondoro si aggirassero per il castello nelle ore notturne - era la luce che brillava loro negli occhi mentre raccontavano le bizzarre gesta dello Specchio: era dannatamente simile a quella che aveva acceso - e che accende tuttora -  i miei innumerevoli volte, ovvero la sfavillante e seducente luce della magia.

E così, come un'ape attratta da fiori di mille colori, avevo dato inizio a una strana caccia allo Specchio. Cosa cercassi veramente - se lo Specchio in sé oppure ciò che si celava nel suo riflesso - non era chiaro neppure a me, ma di una cosa ero certa: nonostante non fossi mai entrata in contatto con esso, qualcosa di quel manufatto mi aveva stregata, risvegliando da un sonno ben poco profondo la potente curiosità che mi caratterizzava e che aveva avuto il merito di farmi smistare nella casa dalle tinte blu e bronzo, Corvonero.

Arrivata a quel punto, di mosse preliminari ne avevo fatte abbastanza: era giunto il momento di muovere l'attacco al re.

•••

Sottili lingue di fuoco si sprigionavano dal camino, dando origine a un crepitio appena percettibile. Ma, nonostante il calore, provavo una leggera sensazione di freddo, come di piccoli brividi che si disperdevano per tutto il corpo: semplici e chiari segnali di adrenalina.

Un respiro profondo, poi lasciai uscire l'aria fino a svuotare i polmoni e mossi la bacchetta magica nella notte.
«Desilludo.»
In pochi secondi l'incantesimo ebbe effetto: chiunque avesse guardato verso di me non avrebbe visto altro che le fiamme alle mie spalle, gemelle di quelle invisibili che ardevano nelle mie iridi per l'eccitazione. Bacchetta alla mano, mi tuffai nelle fredde vie della scuola, con la fievole luce delle candele a illuminare il mio percorso.

Quella notte camminai con passi felpati ma veloci, con l'eccitazione ad acuire i miei sensi: a ogni minimo rumore mi arrestavo, la mia unica arma sollevata all'altezza del petto in posizione di difesa. Più volte temetti di essere sorpresa da Filch e dalla sua infernale gatta, ma ciò non accadde: molto probabilmente, i suoni che mi avvolgevano nella notte altro non erano che spettri della mia immaginazione.

Poco dopo aver lasciato la Sala Comune, illuminai la punta della bacchetta con l'incantesimo Lumos: la luce creava ombre sinistre sui numerosi quadri appesi alle pareti, ma aveva il merito di fornirmi una sicurezza che non avrei mai provato in sua mancanza. Infine, raggiunsi la porta per il Paese delle Meraviglie, che, nel mio caso, consisteva in una vecchia aula in disuso.Mi guardai intorno, dopodiché varcai con trepidazione l'ingresso.

Mi bloccai all'istante, con una mano ancora sulla porta che stavo richiudendo alle mie spalle. Lo scenario che avevo davanti non era quello che avevo immaginato: lo Specchio era al centro del mio campo visivo, alto e maestoso, le rune incise sembravano risplendere, ma, nonostante vi fossi davanti, non riuscivo a vedermici riflessa a causa di una sagoma perlacea che vi fluttuava davanti.
Il fantasma - perché di quello si trattava - aveva una cascata di capelli adagiati su un lungo mantello ed era - o meglio, era stata - una donna.

«Chi si è introdotto in questa stanza? Avanti, mostrati!»
L'incantesimo di Disillusione era ancora funzionante, ma aveva comunque notato la mia presenza. (Non che mi fossi preoccupata particolarmente di non farmi notare da ospiti indesiderati all'interno della stanza). Voltandosi, il fantasma rivelò dei lineamenti gentili e, al tempo stesso, tracce evidenti di fierezza e altezzosità nello sguardo e nel portamento. In un lampo la riconobbi: dopo 5 anni nella sua casa, mi sarebbe stato impossibile non identificare la Dama Grigia, il fantasma di Corvonero la cui bellezza era paragonabile esclusivamente alla depressione in cui era solita trovarsi.

Mi rilassai leggermente e decisi di sciogliere l'incantesimo: aveva fatto parte della mia casa e diverse volte l'avevo incrociata nei corridoi, scambiando anche alcune parole.
«Chiedo scusa per l'intrusione, stavo cercando lo Specchio...» Era inutile mentirle - ci avrebbe messo pochi secondi a capirlo - e avrei rischiato di mettere nei guai Harry e Ron, se avesse cominciato a fare troppe domande.
A quanto pare non ero l'unica alla ricerca di quel magico manufatto, e la cosa mi incuriosiva: avevo la netta impressione che la Dama si trovasse in quell'aula tanto per caso quanto me. Alla mia vista, la donna rimase impassibile, senza alcun segno di sorpresa; l'unica cosa che percepivo nel suo sguardo era un'indifferenza spessa come un blocco di ghiaccio. Quasi mi infastidii, quando tornò a guardare lo specchio senza degnarmi di ulteriori commenti.

Per diversi istanti rimanemmo nelle stesse posizioni, lei immersa nel riflesso e io nella mia mente, fino a quando non decisi di rompere il silenzio, vinta dalla curiosità.
«Tu puoi vederti? Nello Specchio, intendo.»
«La superficie di questo Specchio riflette l'anima delle creature magiche: terminato il tempo per il corpo, degli esseri cosa rimane? Anime vaganti, impossibilitate a compiere l'unico passo che rimane verso le braccia della morte, ma non per questo private di magia, che, al contrario, vi scorre all'interno in modo simile al sangue...
Questo Specchio mostra la magia, e al tempo stesso ne è composto: magia riflette magia, riflette sé stessa.»
Tradotto: riusciva a vedersi. Le sue parole erano misurate, scelte con l'accuratezza tipica dei saggi e delle creature con un lungo vissuto alle spalle, ma avevano come una strana cadenza, delle note più stridule, che ricollegai velocemente alla pazzia... e al dolore.

«Se posso chiedere, tu cosa ci vedi?» domandai, cautamente. Temevo che si arrabbiasse, ma la curiosità mi aveva assalito nuovamente, facendomi sporgere leggermente in avanti, verso il corpo perlaceo del fantasma. La Dama fluttuò verso lo specchio e poggiò una mano sopra la cornice; le dita sottili sembrarono stringere l'oggetto nonostante non le fosse possibile. Il suo volto - esattamente come la sua postura - non sembrò mutare in alcun modo, ma mi parve di cogliere un leggero guizzo della mascella, come accade per ogni contrazione involontaria. Rivolta verso il vetro incantato, iniziò il suo racconto:
«Un tempo, la mia unica brama era l'intelligenza, semplice e pura, e superiore a quella delle altre creature. Desideravo conoscere ogni cosa, lo desideravo con ardore, dal profondo della mia anima, e la conoscenza che già possedevo non mi soddisfava.» Si voltò verso di me, trafiggendomi gli occhi, per poi scuotere leggermente la testa con un mezzo sorriso assente. «Non poteva farlo.»
«In quell'epoca - o meglio, in quella vita, tanto è il tempo trascorso da allora - ero giovane, e molto più sciocca di quanto credessi, ma sapevo perfettamente che esisteva un solo artefatto, un unico oggetto capace di trasmettermi tutta l'intelligenza che desideravo: il prezioso diadema di mia madre. Lo bramavo, sia di giorno che di notte, occupava i miei sogni, i miei incubi, la mia mente stessa, e la bramosia induce qualcosa di simile a pazzia, altera la visione del mondo e di ciò che è giusto e sbagliato... Tale desiderio era talmente radicato in me che si presentava ogni volta assieme alla mia immagine dentro questa superficie e fu talmente potente da portarmi a commettere il più terribile errore della mia vita, l'errore che mi costò la vita.»
Inspirò profondamente chiudendo gli occhi. Quando parlava dei suoi errori sembrava umana, come se il ricordo di essi la tenesse in qualche modo ancorata alla vita terrena.
«Rubai il diadema e inseguii le brame di questo Specchio, le quali, similmente a catene, attanagliavano il mio cuore, perdendo la mia famiglia e me stessa. In seguito, inviato da mia madre, arrivò un uomo che mi amava, ma che non albergava più tra i miei desideri da tempo. Era venuto per riportarmi a casa, e non sono tuttora in grado di comprendere quanto quel desiderio provenisse da mia madre e quanto da egli stesso. Ma ahimè, in seguito al mio rifiuto, la rabbia, scaturita dalla sua bramosia, imperversò in lui, e la mia vita terminò con il bagliore di una lama.» Fece un sospiro, come per calmarsi. «Non in modo dissimile ebbe fine quella del mio assassino, con la sola eccezione che il colpo fu rivolto da egli stesso verso il suo corpo. Ma egli non ottenne la liberazione tanto agognata: continua a esistere come me dentro a questo castello.»
Mentre pronunciava l'ultima frase, per un fugace secondo un sorriso perverso le increspò il viso, e tanto bastò a farmi accapponare la pelle: era stata così veloce nel cambiare emozione da sembrare bipolare. Provai un forte istinto di scappare e nascondermi dentro le calde coperte del dormitorio.

Le costanti - per non dire ossessive - ricerche dello Specchio sono perpetuate nel tempo e si narra che esso sia stato traslocato di continuo dai proprietari. Il fine ultimo di tali azioni è da ricercarsi, nella quasi totalità dei casi, nel tentativo di custodire lo Specchio in un luogo isolato e privato: i vari possessori, spesso stregati dalle brame irrealizzabili mostrate dall'oggetto, si sarebbero persi innumerevoli volte nei loro stessi desideri, tanto da impazzire ed essere dipendenti dal manufatto stesso. La pazzia, per l'appunto, è uno degli elementi maggiormente terrificanti della gran parte delle storie che dipingono lo Specchio come un oggetto maledetto e pieno di magia oscura.

Totalmente attratta dalla magia di quell'oggetto, non mi ero soffermata a pensare abbastanza lucidamente alla sua fama sinistra, finendo per sottovalutarla totalmente; la paura mi scorreva in ogni nervo del corpo: appariva evidente che la Dama Grigia fosse ossessionata dai suoi desideri e, di conseguenza, da quell'oscuro manufatto.

«Ebbene, comprendo la tua brama di conoscere ciò che descrive la tua anima: dunque, ti permetterò di farlo. Ma ricorda: a volte, è maggiormente saggio decidere di non perseguire un sogno e continuare a osservarlo inciso nel vetro piuttosto che determinare il proprio futuro con l'inutile scelta di farlo avverare a qualunque costo» disse, con fare quasi teatrale.
Inizialmente, non capii che cosa intendesse con quelle parole, mi sembrava un discorso senza senso, poi un'idea alquanto bizzarra si fece strada nella mia mente, causandomi ancora più stupore e, in particolar modo, paura: ciò che la donna intendeva per "il suo più grande errore" non era l'aver deciso di rubare quell'incredibile tesoro alla madre, ma era di non essere rimasta a contemplare lo specchio, senza lottare per i propri desideri. Aveva il rimpianto di non aver scelto la codardia e l'indolenza.

Il fantasma si portò alle mie spalle, in modo da permettermi di guardare l'aggetto; d'istinto, puntai gli occhi verso la punta delle scarpe. Non ne capivo con precisione il motivo, ma temevo di guardare nello Specchio, temevo di diventare come la Dama Grigia, ossessionata dai suoi desideri tanto quanto dai suoi rimpianti.

Ma, alla fine, la curiosità ebbe il sopravvento, e lentamente puntai lo sguardo verso il profondo della mia anima. Circondata dalla cornice dello Specchio, vidi la stanza in cui mi trovavo, seppure non fosse riflessa alla perfezione: non vi era alcuna presenza - né me né la Dama Grigia - e la porta era spalancata, al contrario di come ero certa di averla lasciata in precedenza.
Quella volta, ci misi pochissimo per capire cosa significasse.

In un lampo spalancai la porta e l'attraversai - ignorando l'agghiacciante sensazione di attraversare un fantasma, - e così facendo resi la stanza quanto più simile possibile alla sua copia nei miei desideri. Tempo prima avevo letto in un libro che la paura induce gli esseri umani ad assumere comportamenti quasi impensabili, e che attanaglia la mente in una morsa così forte da impedirle di concentrarsi o di pensare ad altro. In quel momento, capii cosa significasse: la mia paura era stata tale che il mio più grande desiderio si era trasformato in quello di andarmene da quella stanza intrisa di magia e oscurità. Per fortuna, si era trattato di un sogno facile da realizzare.

Senza voltarmi neppure una volta, raggiunsi il dormitorio, dove - decisi in quel momento - avrei passato tutte le notti fino al settimo anno.

In definitiva, lo Specchio in sé non possiede magia oscura, poiché non pare essere stato creato con essa. Nonostante ciò, può essere catalogato - a causa del suo effettivo potenziale - come uno dei più pericolosi manufatti esistenti nel mondo magico, data la sua natura ingannevole e dannosa per il possessore. Si potrebbe parlare, per tale motivo, di un'arma assai potente, ma con la particolarità di essere efficace esclusivamente contro sé stessi. Si potrebbe parlare di un'arma di autodistruzione.

Quella notte mi portò un'assoluta certezza: non avrei cercato nuovamente quello Specchio, mai più.
Avvolta nelle calde coperte del mio letto a Hogwarts, mi resi conto che se c'era una cosa che bramavo, era di non imbattermi più in tutta quella ambigua magia.

xsheeranssmilex

Angolo Autrice
Sfrutto questo spazio giusto per spendere poche parole a proposito di uno dei due personaggi principali: la Dama Grigia. Per quanto appaia come un fantasma dalla personalità silenziosa, J. K. Rowling non si è particolarmente sbilanciata nei suoi libri a proposito del suo carattere: per tale motivo, mi sono posta come obiettivo di renderla il più simile possibile a come la immagino, cercando, però, di non eliminare totalmente il personaggio della saga principale. In fin dei conti, sono certa che non sia semplice vivere per l'eternità in una condizione che ti ricorda, in ogni singolo istante, del più grande errore della tua vita. Da qui è nata l'idea di una Dama ossessionata dai propri desideri, e il collegamento con lo Specchio delle Emarb è venuto spontaneo: è vero che nei libri della saga non si parla esplicitamente di un contatto tra il fantasma e lo Specchio, ma, in fondo, chi meglio di lei avrebbe potuto essere la personificazione del «rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere»? Spero di non aver macchiato l'attinenza alla saga e alla traccia data.
Con la speranza che la OS vi sia piaciuta, vi saluto.
Ark

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