I ~ Ultima Prova - Ciò che ho sempre desiderato

«Ottimo, Lupin! Puoi scendere!» disse il mio professore di Educazione Fisica, sorridendo.

Aveva di nuovo storpiato il mio cognome pronunciandolo Lupen.
«Il mio nome...» feci io, cominciando a scendere velocemente dalla parete di arrampicata della palestra.
«...è Lupin, non Lupen!» conclusi, lanciandomi verso il materasso a terra per fare più rapidamente gli ultimi metri di discesa.

Ancora una volta maledissi l'uomo che aveva creato il personaggio di Lupin III.

Ogni volta la stessa storia! Certo che è proprio fissato con questo Lupin!

In effetti, Mr. Brane era davvero fissato. La prima volta che aveva letto il mio nome facendo l'appello, gli avevano brillato gli occhi.
«Chissà se avrai anche l'agilità e la furbizia del tuo omonimo...» aveva detto, e poi si era messo a ridere.

In circa un mese di scuola, potevo ben dire di aver soddisfatto tutte le sue aspettative.

«Miglior tempo, come sempre!» continuò, raggiante, ignorando le mie parole.
«Grazie.» risposi.

Educazione Fisica era una delle materie in cui andavo meglio. Non era difficile, dopo aver fatto una cosa la prima volta, come, ad esempio, la parte di arrampicata, la memorizzavo subito, riuscendo a farla sempre più velocemente.
Era una cosa che mi veniva praticamente naturale.

Tornai al mio posto accanto a Myra, la mia migliore amica.
«Brava.» mi bisbigliò.
Sorrisi in risposta.

Il professore stava per annunciare i voti, dato che la mia prova era stata l'ultima. Mr. Brane mi lasciava sempre per ultima.

L'insegnante cominciò ad elencare tutte le valutazioni, a voce alta.
Myra aveva preso una A. Le diedi un colpetto sul braccio per congratularmi.
Io una A+. Sorrisi, la mia migliore amica mi rispose con un altro colpo sul braccio.

Pochi secondi dopo che il professore ebbe finito di dire tutti i voti, suonò la campanella, e la classe cominciò a dirigersi verso la propria aula.

Mr. Brane mi passò accanto e mi mise una mano sulla spalla.
«Sembra quasi che tu abbia poteri magici!» disse, scherzando.
Mi irrigidii a quelle parole. Lui non poteva certo sapere quanto male mi avevano provocato. Non poteva certo sapere che per me erano state come un pugno nello stomaco.

Stavo per rispondere che io, di poteri magici, non ne avevo proprio, ma il professore se n'era già andato.
Mi mordicchiai il labbro e mi voltai verso Myra, che mi stava guardando con un velo di tristezza negli occhi.

Lei era l'unica babbana a saperlo.
Era l'unica babbana a sapere che io discendevo da una famiglia di maghi, e che avrei dovuto avere poteri magici.

Avrei dovuto.
Già, perché di poteri magici io non ne avevo neanche l'ombra.
Ero una maganò.
Io, la figlia di Remus Lupin, lupo Mannaro e professore di Difesa contro le Arti Oscure, e di Nymphadora Tonks, Auror e Metamorfomagus, morti eroicamente il 2 Maggio 1998 combattendo contro Voldemort nella Battaglia di Hogwarts, nonché sorella gemella del promettente mago e Metamorfomagus Ted Lupin, ero una maganò. Non avevo alcun potere magico, salvo, probabilmente, di riuscire ad attrarre la sfortuna come una calamita.

I miei genitori erano morti prima che io potessi conoscerli, al contrario del mio gemello, non avevo poteri magici, quindi non ero potuta andare ad Hogwarts. E, inoltre, dovevo condurre una vita da babbana.
Come se non bastasse, vivevo con una nonna che apprezzava palesemente di più mio fratello, visto il suo sangue magico.
Quello era senz'altro un potere molto forte, ma decisamente poco utile.

Io e Myra tornammo in classe.
La professoressa di Matematica non era ancora arrivata.

Strano, pensai.
Di solito la troviamo sempre in classe.

Myra era stupita quanto me. Disse che sarebbe stato meglio metterci a sedere, nel caso in cui la professoressa fosse entrata in classe di lì a poco.

In effetti, qualche minuto dopo, entrò l'insegnante.
Però, invece di andare a sedersi alla cattedra, fece una cosa che non mi sarei mai aspettata.
«Sarah.» mi chiamò «fai cartella, c'è tuo zio in segreteria, ha detto che devi uscire per una visita.»

Una visita? Io non ne so niente.

Aggrottai la fronte, ma cominciai a mettere tutto in ordine senza protestare. Chiunque fosse la persona che era venuta a prendermi, non l'avrei fatta aspettare.

Ero molto curiosa, qualità che avevo preso da mia madre.

Salutai Myra e raggiunsi l'insegnante, ancora perplessa.
Mrs. Dodds mi accompagnò fino alla segreteria.

Un uomo sui 36 anni, con gli occhiali e i capelli arruffati stava parlando con la bidella.
Alzò la testa, ed io ebbi modo di avere conferma di ciò che pensavo. Due occhi di un verde incredibile mi stavano fissando.
«Zio Harry!» dissi, mentre il mio viso si apriva in un sorriso.

Aumentai il passo per raggiungerlo.
Una volta che lo ebbi raggiunto, gli diedi un bacio sulla guancia.
«È una cosa importante, ti spiego dopo.» sussurrò.
«Va bene.» gli bisbigliai in risposta.

Poco dopo, eravamo fuori dall'istituto.

«Allora, a cosa devo questa variazione della giornata?» chiesi, sorridendo.
«In realtà, ne so poco anch'io. Sono solo stato inviato a prenderti.» esordì. «Il Vice Ministro della Magia in persona ti ha convocato al Ministero.» concluse, dopo un attimo di silenzio.
Spalancai gli occhi per lo stupore.
«Che cosa?! E per quale motivo?!» domandai, incredula.
«Te l'ho detto! Non ne ho idea!»

Perché mai il Vice Ministro della Magia vorrebbe vedere me? Perché dovrebbe voler vedere una maganò?

Adesso avevo capito dove eravamo diretti: verso la metropolitana.
Non essendo una strega, non potevo utilizzare i metodi di spostamento magici.

Poco dopo, prendemmo la linea della metropolitana che fermava più vicina al Ministero.
Una volta scesi, dovemmo camminare per un po' tra le vie di Londra prima di raggiungere la vecchia cabina telefonica rossa che fungeva da entrata per il Ministero.

Una volta entrati in quello spazio ristretto, premetti i pulsanti che ci avrebbero permesso di entrare.

62442. Magia.

Quella che io non avrei mai avuto.
Ma ormai non volevo più deprimermi per una cosa simile. Quella era la mia vita e me ne sarei dovuta fare una ragione, per quanto ingiusta potesse essere.

Mi feci forza quando la cabina telefonica cominciò ad andare verso il basso.

Non era la prima volta che andavo al Ministero della Magia, ma l'ultima, ed anche la prima, volta che ci ero andata non mi erano rimasti dei bei ricordi.

L'ultima volta era stata 4 anni fa. Ero venuta qui con mia nonna.
Lo scopo della visita? Discutere del mio futuro. Non sarei potuta andare ad Hogwarts come mio fratello, per cui bisognava decidere in quale scuola mandarmi. All'inizio, avevano deciso che io sarei stata istruita a casa.

Ma io mi ero ribellata al loro giudizio.
Se in futuro avrei dovuto vivere nel mondo babbano, tanto valeva cominciare subito.

Avevo preso parola, di fronte a tutti quei maghi adulti che volevano decidere il mio destino.
Avevo detto loro che non potevano decidere per me.
Avevo detto loro che solo perché non avevo poteri magici non avevano il diritto di credersi superiori.

Avevo 11 anni.
E all'epoca ero molto più piccola di adesso.

Dentro di me pregai di non essere buttata fuori dal Ministero con due Auror che mi puntavano la bacchetta alla tempia. Non avrei fatto niente a nessuno, non oggi.
Non mi sarei messa a gridare contro il Vice Ministro.

Continuavo a ripetermi queste cose, quando una fredda voce femminile mi strappò dai miei pensieri.
«Benvenuti al Ministero della Magia. Per favore, dichiarate il vostro nome e il motivo della visita.»

Mio zio, che in realtà zio non era (anche se lo avevo sempre chiamato così fin da piccola), si schiarì la voce.
«Io sono Harry Potter, lavoro qui come Auror, e lei è Sarah Lupin, è qui per un incontro con il Vice Ministro.»
«Grazie. Il visitatore è pregato di raccogliere la targhetta e assicurarla sul vestito.» rispose freddamente la voce di donna.
«Il Ministero della Magia vi augura una buona giornata.»

Qualche minuto dopo, la porta della cabina si aprì, e io ed Harry ci ritrovammo nell'Atrio del Ministero.

Era esattamente come quattro anni prima.
Enorme, maestoso, l'inconfutabile dimostrazione dell'incredibilità e della forza della magia.

Intorno a noi, maghi e streghe si materializzavano e si smaterializzavano.
Altri apparivano e sparivano dai camini, sfruttando il metodo di spostamento conosciuto come Metropolvere.
Ai lati della stanza, degli Auror controllavano che tutto filasse liscio, senza problemi.

Mi costrinsi a non rimanere a bocca aperta.

Un aeroplanino di carta magico mi sfrecciò a pochi centimetri dall'orecchio.

Questo era il Ministero.
Questa era la magia.

Harry salutò due Auror con un cenno della mano, dopodiché si avvicinò al bancone per farsi schedare la bacchetta.
«Lei non possiede la bacchetta. È una maganò.» disse, in risposta all'occhiata che la strega al banco mi aveva lanciato.

Non feci molto caso a quelle parole, visto che ero impegnata a guardarmi intorno.
Come avevo già fatto la volta scorsa, stavo cercando di memorizzare tutti i dettagli di quel luogo.

Una volta finito il controllo, Harry mi mise una mano sulla spalla e mi guidò verso l'ascensore.

Entrammo, e Harry premette il tasto con il numero uno.
Aspettai fino a quando la voce registrata non annunciò che eravamo arrivati al primo piano.

L'ufficio del Vice Ministro si trovava insieme a quelli del Personale di Supporto delegato dal Ministro della Magia in persona.

«Zio, Kingsley non c'è?»

Kingsley Shacklebolt, attuale Ministro della Magia, e anche mio caro amico.

«No, in questo momento è fuori per degli incontri con altri Ministri stranieri.»

Peccato. Kingsley era molto gentile con me, ed era anche un amico di mio padre.

Harry bussò alla porta dell'ufficio con su scritto "Vice Ministro". Non era molto difficile capire quale fosse la porta giusta.
Dopo aver ricevuto un «Avanti!» di risposta, entrai nella stanza, subito seguita da mio zio.

«Vice Ministro» disse Harry «gliel'ho portata, come aveva chiesto.»
«Grazie mille, signor Potter. Può andare.»

Mio zio mi diede una stretta alla spalla e poi uscì dalla stanza.

«Buongiorno.» dissi io.
«Ciao, Sarah. Immagino ti stia chiedendo per quale motivo ti ho convocato qui.»

Strinsi gli occhi. Non aveva parlato con un tono molto simpatico.

«Sì, in effetti mi stavo chiedendo quale potesse essere il motivo per cui una come me fosse stata convocata dal Vice Ministro della Magia.» risposi io, pur sapendo che avrei fatto meglio a stare zitta.
«Era una domanda retorica, non serviva che tu rispondessi.» disse lui, gelido.
«Comunque, ti ho convocata qui per affidarti un compito importante.»

Un compito? Che compito potrei mai fare io, una maganò?

«Devi sapere» continuò «che abbiamo catturato proprio la notte scorsa un Lupo Mannaro. Ma non un Lupo Mannaro qualsiasi, uno di quelli che vanno in giro a mordere maghi e streghe, per farli diventare dei Lupi Mannari. Una specie di seguace di Fenrir Greyback.»

Mi irrigidii a quelle parole. Conoscevo bene quel nome. Era il nome del Lupo Mannaro che aveva contagiato mio padre.

Il Vice Ministro aveva detto tutto questo con disprezzo. Un disprezzo che era rivolto ai Lupi Mannari in generale, ma anche a me. Dopotutto, ero la figlia di un Lupo Mannaro ed anche una Maganò. Molti maghi mi guardavano dall'alto in basso, cosa che, in effetti, stava facendo anche l'uomo che avevo davanti.

«Lo abbiamo costretto, tramite Veritaserum, a rivelarci chi erano le sue ultime vittime. La sua ultima vittima risaliva a poco più di un mese prima. Era un ragazzino babbano. Il Lupo ci ha detto che, subito dopo averlo morso, era dovuto scappare perché aveva degli Auror alle calcagna. Il ragazzino, che era ancora in grado di scappare, a detta del Lupo, era appunto scappato, rifugiandosi in una delle case lì vicino, probabilmente casa sua.»

Il Vice Ministro fece una pausa.

Rabbrividii all'idea di un ragazzino babbano morso da un licantropo.

Poi il mago ricominciò a parlare.
«Abbiamo scoperto, entrando nella mente del Lupo tramite Legilimanzia, che il ragazzino aveva la divisa della  scuola che tu frequenti.»

Probabilmente stava tornando da un corso serale, pensai.

«Quindi» lo interruppi io «lei vorrebbe che io scoprissi chi sia questo ragazzino per poi dargli la Pozione Antilupo, giusto? E tutto questo entro la prossima luna piena. Ma non sarebbe stato più facile affidare questo compito a un Auror?»

«Non sta a te decidere cos'è più facile.» ribatté freddamente «Comunque, dovresti trovare questo ragazzino e somministrargli la Pozione prima della prossima luna piena, ovvero stasera.»

Entro stasera? Ma è pochissimo tempo!

«Tra l'altro, non sarai da sola in questa impresa. Ti affiancherà un giovane e promettente Auror.» disse.
«Max! Puoi entrare!» chiamò, a voce più alta.

La porta si aprì ed entrò un ragazzo sui vent'anni. Evidentemente era uno degli Auror appena diplomati.

Il ragazzo mi guardò negli occhi. Non riuscii a capire cosa stesse pensando.

Aveva gli occhi azzurro ghiaccio e i capelli castani rasati ai lati.
Fisicamente era alto e ben piazzato.

«Ciao.» lo salutai.
«Ciao.» mi rispose lui.
«Max, ti presento Sarah. È la ragazza che ti dovrà affiancare in missione.» disse.
«Sarah» continuò, rivolgendosi a me «Max ti darà tutti dettagli. Detto questo, vi auguro buona fortuna.»

Capimmo entrambi che era arrivato il momento di congedarsi.

Uscimmo dall'ufficio.

L'Auror mi dette tutti i dettagli.
«Pare che il ragazzino abbia più o meno la tua età. Ovviamente, vista la vicinanza con la luna piena, è possibile che non sia andato a scuola oggi. E questo renderebbe molto più complicata la nostra situazione.» esordì, come recitando una parte a memoria.
« Sì, sì. Taglia corto, non abbiamo molto tempo. Dimmi, quante fiale di Pozione Antilupo abbiamo? Perché abbiamo delle fiale, immagino, ed è molto probabile che tu le tenga in una delle tasche interne della tua divisa da Auror. O almeno, io le avrei tenute lì. Tra l'altro, quando è stata la scorsa luna piena?»

Il ragazzo sembrò sbalordito. Se per il mio ragionamento o per essere stato interrotto, non mi fu dato saperlo.
Dopo un attimo, si riscosse, assumendo nuovamente la sua aria professionale.

«Abbiamo due fiale, per fare effetto una è sufficiente. La scorsa luna piena è stata il 6 settembre.»
«Perfetto, allora sarebbe meglio che tenessimo una fiala a testa.» risposi.

Max era diffidente. Beh, non potevo biasimarlo. Chissà quante cose gli aveva messo in testa il Vice Ministro.

«In questa missione» dissi, scandendo bene le parole «dobbiamo fidarci l'uno dell'altro. È l'unico modo per poter collaborare al meglio. E per poter aiutare quel ragazzo.»
Annuì e, seppur riluttante, mi consegnò una delle due fiale che aveva in tasca.
«Hai detto che la scorsa luna piena è stata il 6 settembre, vero?» chiesi.

Avevo come la sensazione che mi stesse sfuggendo qualcosa riguardo quel giorno, un dettaglio molto importante.

«Sì, era già buio quando il ragazzo stava tornando a casa. Povero ragazzo, essere aggredito così, di notte, da un essere che sembra uscito da un film dell'orrore, scappare e poi trasformarsi in un Lupo Mannaro ad ogni luna piena. Non auguro a nessuno una cosa simile.»

In quel momento venni colpita da un lampo di genio.
Improvvisamente, capii qual era il dettaglio che mi era sfuggito in un primo momento.

Trattenni il fiato e sbiancai.
«Max, dobbiamo sbrigarci. Ho capito chi è la persona che cerchiamo. Andiamo.» dissi, cominciando a camminare verso l'ascensore

Lui mi guardò, incredulo. Non si mosse.

«Cosa? E chi sarebbe? Come fai a dirlo con certezza?» mi chiese.

Trovavo snervante il fatto che lui non si fosse neanche mosso.

«Si chiama Louis Nime, è un mio compagno di classe. Lo dico perché c'ero anche io, quella sera, al corso serale.» gli risposi, sempre più impaziente.
«Ecco perché oggi sembrava così strano e stanco, quasi malato. Non possono essere solo coincidenze!» continuai, sempre più infervorata.

«Aspetta, ferma un attimo! Il ragazzo è di corporatura media, capelli corti tagliati a ciuffo? Ha i capelli biondi?»

La descrizione non faceva una piega, ormai non c'erano più dubbi.

«Sì, è lui. E se ci sbrighiamo» dissi guardando l'orologio «riusciremo a trovarlo all'uscita da scuola.»

Cominciammo entrambi a correre per arrivare all'ascensore il prima possibile.

Feci il viaggio dell'andata al contrario, questa volta in compagnia di Max, che aveva insistito per venire con me e non usare la Materializzazione.

Arrivammo vicini al cancello d'uscita un quarto d'ora prima che finissero le lezioni.

Tirai fuori il cellulare e scrissi un messaggio a Myra.
"Non aspettarmi. Devo fare una cosa, ti racconto dopo" le scrissi, poi rimisi il telefono nello zaino che avevo ancora sulle spalle.

«Cos'era quell'affare?» mi chiese Max, con la fronte aggrottata e un sopracciglio alzato.
«Davvero c'è ancora qualcuno che non sa cosa sia un cellulare nel 2013?» dissi, divertita «Non hai studiato Babbanologia, vero? Beh, questo affare è una cosa che i babbani utilizzano per comunicare. Per chiamarsi, inviarsi messaggi, cose così, insomma. È molto utile.»
«Puoi sentire un'altra persona con quell'affare?» Max sembrava confuso.
«Certo. Comunque, ti spiego un'altra volta. Stanno per uscire.» risposi.

«Adesso, utilizza su di me e su di te un Incantesimo di Disillusione. Non devono vederci.»
«D'accordo.»

Utilizzò l'Incantesimo ed entrambi ci ritrovammo perfettamente camuffati con l'ambiente circostante.
Lui riusciva a vedermi, io, però, non riuscivo a vedere lui.

Avevamo bisogno di una vista dall'alto.
«Tu rimani qui, io salgo sopra per vedere meglio.»

Non ebbe neanche il tempo di chiedermi dove volessi salire, che io avevo già preso la rincorsa e con due spinte dei piedi mi ero aggrappata con entrambe le mani al bordo del muro collegato al cancello.

La mia era una scuola con una grande tradizione alle spalle, e quel muro alto da non permettere la visuale apparteneva al tempo in cui l'edificio era la dimora di un nobile, centinaia di anni fa.

Molti avrebbero detto che era alto, come muro, ma per me non c'erano problemi a salire sopra un muro di poco più di due metri.

«Come hai fatto?» mi chiese, sbalordito, Max.
«Due anni di allenamento per entrare in una scuola di Parkour sono serviti a qualcosa, dopotutto. Immagino tu sappia cosa sia. Dove tu puoi arrivare con la magia, io devo arrivare con le mie abilità.»

Poco dopo, gli studenti cominciarono ad uscire.
Non ci misi molto ad individuare Louis in mezzo ai ragazzi, dopotutto, sapevo chi cercare.
Vidi in quale direzione stava andando, e poi scesi dal muro. Facile anche quello.

«Seguimi.» dissi semplicemente a Max.

Aspettammo che si fosse distanziato abbastanza dal resto degli studenti, dopodiché entrammo in un vicolo e l'Auror tolse l'Incantesimo di Disillusione.

Corremmo e raggiungemmo in poco tempo il ragazzo.

Lo chiamai, e lui si voltò.

Bastava guardare il suo aspetto. Non c'era dubbio, aveva l'aspetto di un Lupo Mannaro prima della luna piena.

Con gli occhi, cercai di fargli capire ciò che sapevo, di fargli capire che si poteva fidare di me.

Tirai fuori la fiala e gliela porsi.
«Quando, questa notte, il tuo corpo cambierà, questa ti aiuterà. Bevila, più tardi capirai.» gli dissi, con espressione grave.

Qualcosa, probabilmente, doveva aver capito già da solo. Essere babbani o meno non importava, ti accorgevi per forza di qualcosa. Non era la prima volta che incontravo un Lupo Mannaro contagiato da poco. Probabilmente era anche per questo che il Vice Ministro aveva pensato a me per la missione.

«Perché?» chiese, infatti «Cosa mi succederà?»
Aveva un'espressione terrorizzata sul volto.

Fu Max a rispondere.
«Tu sei stato morso, circa un mese fa, non è vero? Di notte, con la luna piena, da un essere mostruoso.»

Il ragazzo sbiancò e annuì.

«Quella cosa, per quanto possa sembrare assurdo, era un Lupo Mannaro. Sai cosa sono i Lupi Mannari?»
Negli occhi del mago c'era tristezza.

Se possibile, il ragazzino era sbiancato ancora di più.

«Un Lupo Mannaro...» ansimò, come se avesse fatto una corsa «Sì, so cosa sono...»

Io e Max rimanemmo zitti. Ci sarebbe arrivato da solo. Conosceva tutte le storie sui Lupi Mannari, si capiva dalla sua reazione.

«Quindi... io... adesso sono un Lupo Mannaro, come lui.» disse dopo un po'.

Aveva gli occhi spalancati, velati di lacrime.

Noi annuimmo tristemente.

«No. No, è impossibile...»

Il suo volto era un misto di emozioni confuse. Paura, rabbia, incredulità.
E, insieme a queste emozioni, si stava facendo strada dentro di lui la consapevolezza, la certezza di essere ciò che era.

Mi avevano raccontato che era così, dopo essere stati morsi. Lo sapevi, lo sapevi e basta.

Louis cadde in ginocchio, la testa tra le mani.

«Cosa devo fare?» chiese, in tono piatto.

Mi inginocchiai, così da poterlo vedere in faccia.

«Devi fidarti di noi. Bevi il liquido che c'è qui dentro.» gli risposi dandogli la fiala che avevo ancora in mano.

«Questa notte, vieni a questo indirizzo. Ci saremo anche noi, e ti posso assicurare che ti aiuteremo. Te lo giuro.» disse il mio compagno, scrivendo qualcosa sulla mano del ragazzo.

Louis prese la fiala e ne bevve il contenuto.

Poi si alzò.
Era ancora bianco in volto, ma meno di prima. Adesso era come risoluto, determinato.

«Ci sarò.» disse «Ma... ditemi una cosa: voi chi siete?»

Ancora una volta, fu Max a rispondere.
«Io sono un mago, e lei, per te, è una strega.»

Rimasi sbalordita dalla sua affermazione.

Louis gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere.
«Ormai posso credere a tutto.» dichiarò, per poi riprendere la via di casa.

Rimasi a guardare il ragazzo dalle spalle incurvate fino a quando non sparì dalla mia vista.

«Perché hai detto che per lui io sono una strega?» chiesi, rivolgendomi al mago.
«So che sai preparare la Pozione Antilupo, nonostante tu non sia mai stata ad Hogwarts. Poche streghe sanno prepararla, e tu, per questo, puoi benissimo definirti tale.» fu la sua risposta.
Sorrisi.
«È una cosa personale, per me.» dissi.
Questa volta fu lui a sorridere. Era molto carino quando lo faceva.

«Ora te la faccio io una domanda. Non ho voluto fartela prima perché non ne ho avuto il tempo. Perché ti piace il Parkour?»
«Mi piace perché fare quelle cose mi ricorda la magia. Sembra quasi un potere speciale avere la capacità di fare quelle cose. È come immaginare di avere i poteri che, almeno in teoria, avrei dovuto avere. I poteri che ho sempre desiderato. È come immaginare di essere ciò che ho sempre desiderato.»

Lui annuì, serio.
«Saresti stata una grande Auror,
Sarah Lupin.»
«Ti ringrazio. Ci rivedremo.»
Non era una domanda, ma un'affermazione.

Lo salutai e mi incamminai verso casa.
In quel momento seppi di aver guadagnato il rispetto non solo di un ragazzo, ma, per una delle prime volte in vita mia, quello di un mago.

sognatricelettrice

Angolo Autrice
*si accorge che è l'ultima volta che dovrà scrivere una cosa per il concorso*
*le scende una lacrimuccia*
Cara sognatricelettrice ,
Questa è la mia one shot per quella che ormai è l'ultima prova.
È stato un concorso divertente, un po' problematico forse, ma divertente, al quale mi sono divertita a partecipare.
Questa volta temo di aver esagerato un pochino con la lunghezza, ma per scusarmi posso dire che volevo chiudere in bellezza. Non ti biasimerò se non avrai voglia di leggere la one shot fino in fondo.
Come immagino avrai capito, il mio personaggio preferito è, e sarà sempre, Remus Lupin.
Avrei voluto fare una one shot su un altro fandom, invece di Harry Potter, ma sinceramente credo di scrivere meglio su questo.
Spero che la storia ti piaccia.
Baci,
Ark_Gabriel_Jackson

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top