Invisible String - Oscar Piastri
"And isn't it just so pretty to think?
All along there was some
Invisible String"
In tutta onestà non ho mai creduto al "butterfly effect" o all' "invisibile string" di cui parla Taylor Swift in una delle mie canzoni preferite. O almeno non ci ho creduto finché Oscar Piastri non è piombato nella mia vita, ribaltandola irrimediabilmente. Ma partiamo dall'inizio. E con inizio intendo proprio l'inizio, quando avevo sei anni.
"Ciao! io sono Kayla, vuoi essere mia amica?" una bimba dai capelli marroni e la faccia tonda mi si avvicinò, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro e i capelli legati in due trecce. Sono sempre stata riservata, anche da bambina, infatti le risposi con un sorriso timido, dicendole, con voce incerta: "Va bene, io sono Olivia..."
Mia madre - e anche quella di Kayla - suppone che è stato l'inizio dell'amicizia più bella che lei abbia mai visto, facendomi sorridere o addirittura arrossire ogni volta. Però sono d'accordo, in fondo, Kayla è la persona migliore che mi potesse mai capitare, senza ombra di dubbio.
Ma come si connette questa storia ad Oscar? Beh, più o meno così:
Avevo tredici anni quando mentre mostravo a Kay le mie miniature delle macchine di Formula 1 quest'ultima mi disse: "Ma lo sai che mio fratello corre con i kart?" "Davvero? Fighissimo!" esclamai stupita io, anche se troppo timida per poter dire 'no vabbé allora me lo devi far conoscere!'. Diciamo che oltre alla timidezza c'era anche la paura che anche lui, come tanti altri ragazzini nel corso della mia vita, mi avrebbe presa in giro per la mia passione per le macchine, e più semplicemente anche quella che non gli piacessi fisicamente o caratterialmente che sia.
È strano vedere come in qualche modo le nostre vite siano sempre state incrociate, in qualche modo, ma che io abbia trovato il coraggio di parlargli solo quando ci siamo ritrovati nello stesso ambiente lavorativo, quello della McLaren. Non so grazie a quale entità superiore (e anche per tutte le porte in faccia che ho preso, e l'aiuto del mio amatissimo nonno), sono riuscita a congiungere le mie due passioni più grandi: la fotografia e la Formula 1. Entrambe mi sono state passate quasi come un cimelio di famiglia da mio nonno, che con amore per me la fotografia a soli dieci anni mi ha regalato la mia prima macchinetta fotografica, che cominciai a portarmi letteralmente ovunque; e la Formula 1? Beh la Formula 1 è stata il mio primo amore, una delle prime stagioni di cui ho effettivamente un ricordo ben chiaro è quella del 2010, vinta dal mio pilota del cuore: Sebastian Vettel.
"Ollie, ti è piaciuto il Gran Premio?" Mi chiese il nonno. Avevo otto anni, ed era il mio primissimo Gran Premio, dopo averlo chiesto fino allo sfinimento a tutti i miei parenti. Ricordo di essere stata troppo stupita per rispondere in quel momento, ma anche che non smisi di parlarne per settimane (o almeno così mi raccontano i miei genitori). Il nonno era un fan accanito di Michael Schumacher e Sebastian Vettel, che sono diventati i miei due piloti del cuore. Quell' anno mi sembra anche che sempre il nonno mi avesse detto di aver intravisto un bambino dal viso familiare, che poi ho scoperto essere proprio Oscar...
Tornando a un passato un po' meno remoto, quando mi hanno scritto per accettare il ruolo da fotografa nel team sapevo già che Oscar aveva firmato un contratto con la McLaren per la stagione 2023. Dopo tutto il caos con l'Alpine ero davvero contenta per lui, anche perché Kayla aveva smesso di dannarsi sul futuro incerto del suo amatissimo fratello (come biasimarla, d'altronde). Logicamente, lui non lo sapeva: non sapeva del sorriso sincero che mi era spuntato sul viso quando avevo letto la notizia, e nemmeno che la migliore amica di sua sorella sarebbe finita a lavorare con lui.
"Oddio è una notizia stupenda Ollie!" Kayla è stata la prima persona, ovviamente dopo il nonno, che ho chiamato per darle questa notizia a dir poco stupendo. Mi avrà riempita di complimenti e urletti entusiasti per minimo mezz'ora, per poi dirmi: "Aspetta, ma quindi lavorerai con Oscar?" mi disse non appena riprese il controllo di sé stessa. "Eh già, sarà strano, visto che in qualcosa come quindici anni di amicizia con sua sorella non gli ho mai parlato, però vabbè" scherzai con leggerezza, era davvero strano che finalmente conoscessi il fratello della mia migliore amica per lavoro. Grazie all'indole festaiola di Kayla la questione passò subito in secondo piano con un: "Sì, sì, ma stasera dobbiamo festeggiare, andiamo a bere qualcosa?".
Quando è arrivato il momento della mia partenza per l'Inghilterra ho davvero pianto tutte le mie lacrime: sarei stata lontana, lontanissima, da casa mia, dalla mia famiglia e dalla mia migliore amica. Ma sono stati proprio loro a farmi forza, come sempre.
"Ollie, quando ti sentirai sola, lontana da noi, ricordati che in realtà ci siamo sempre. Siamo nei sacrifici che ti hanno portata fin dove sei, siamo nelle tue foto, nelle tue passioni..." il nonno è sempre stato l'unico in grado di calmarmi in queste situazioni, probabilmente perché sono la sua copia. "E ricorda anche che con te rimane sempre la passione, e la determinazione, che non ti sono mai mancate, ti voglio tanto bene piccolina" mi dette un bacio sulla fronte e mi lasciò salutare i miei genitori e Kayla, tutti che nascondevano la loro malinconia per farmi forza. Dovevo credere in me stessa - anche se non sono mai mai riuscita a farlo - soltanto per loro.
I miei primi giorni a Woking sono stati un turbinio di emozioni ed informazioni che sono abbastanza sicura non riuscirei mai ad elencare, perché ancora non riesco a riordinare i pensieri di quei giorni se non un sottofondo di "oddio non posso crederci di essere qui".
La prima volta che ho visto Oscar in fabbrica è stata strana, non tanto per il fatto che è il fratello delle mia migliore amica - sì, sono ripetitiva - ma perché mi si è avvicinato dicendomi poche semplici parole: "Hai un viso molto familiare, sei di Melbourne?" dopo un mio: "Sì, anche tu, vero?" Si fermò un momento a guardarmi e poi gli si è sembrata accendere una lampadina.
"Aspetta, grazie che sei familiare! Sei amica di mia sorella!" Grazie a Dio mi risparmió l'imbarazzo, non sarei mai riuscita a dirgli che lo conoscevo indirettamente da anni senza morire dalla vergogna. Feci una risatina, guardando il suo sorriso, fiero di avermi riconosciuta e dissi: "Sì, sono Olivia, è un piacere" "Beh è un piacere anche per me conoscere finalmente la famosissima Ollie, Kayla parla praticamente solo di te da quando ha sei anni!" con una risata spezza anche lui la tensione, e sento subito che una delle cavolate più grandi che io abbia mai fatto in tutta la mia vita è aver pensato che questo ragazzo avrebbe mai potuto giudicarmi.
23 Settembre, 2023 📍 Suzuka Circuit
Sono passati un bel po' di mesi dal mio primo vero e proprio incontro con Oscar, ormai, e tra un impegno e un altro, abbiamo cominciato a parlare costantemente sia in fabbrica che per conto nostro, sviluppando un'amicizia degna di questo nome, per la felicità di Kay che mi ha detto testuali parole: "Vedi? C'è un pezzo di casa tua anche lì con te."
E in qualche modo è una delle cose più vere e belle che lei abbia mai detto. Che sia l'infanzia trascorsa negli stessi posti, la passione per i motori in comune o qualsiasi altra cosa con Oscar mi sento a casa.
"Ollie comunque mi ricordi tanto l'Australia" mi disse una sera mentre stavamo cenando nel mio appartamento con un episodio di Friends in sottofondo, mi prese alla sprovvista, non so perché avessi la sensazione che quel ricordo di casa ci fosse solo da parte mia, ma fui davvero felice di sentirglielo dire. "Anche tu, anche se da piccoli non abbiamo mai parlato mi ricordi casa" gli risposi con un sorriso dolce. "Ti manca l'Australia?" Gli chiesi "Davvero troppo, immagino anche a te" feci un segno con la testa e il sorriso che si era trasformato in un miscuglio tra nostalgia e un briciolo di felicità nell'aver avuto la fortuna di conoscerlo.
Sarebbe molto cliché dire che da parte mia c'è qualcosa in più di semplice amicizia, peccato che sono una persona abbastanza banale, sotto questo punto di vista.
Ma onestamente va bene così.
Oggi siamo a Suzuka, in Giappone, e nonostante una qualifica da urlo da parte di entrambe le nostre macchine, io ho - ovviamente - occhi soltanto per un certo australiano che da rookie domani partirà in prima fila. Riempio di foto sia lui che Lando, con le mani che mi tremano dall'emozione al solo pensiero di cosa potrebbero fare questi due domani in gara.
Non sono riuscita a parlare molto con Oscar, dopo le qualificazioni, se non per mandargli le foto che ho scattato, visti che è stato assalito da milioni di giornalisti e altri fotografi, ma ho chiuso il computer dopo aver editato le foto con un suo messaggio sul telefono.
Oscar 🐨
Lo so che sei gelosa degli altri fotografi, ma tanto la mia preferita rimani tu :)
Sorrido alle sue parole, è dall'inizio della stagione che mi ripete che sono la sua fotografa preferita, mettendomi in imbarazzo visto che non sono proprio abituatissima a complimenti di ogni tipo.
24 Settembre, 2023 📍 Suzuka Circuit
Vorrei essermi svegliata tranquilla come lo ero quando sono andata a dormire.
Da quando ho un rapporto umano con più di un pilota la mattina della gara è stressante non solo dal punto di vista lavorativo, ma anche da quello emotivo, considerando che sono anche una persona piuttosto ansiosa.
Ma stamattina ancora più del solito, perché nelle prime due file della griglia ci sono due ragazzi e piloti fantastici, che senza ombra di dubbio oggi faranno scintille, diventando le stelle di questa giornata.
Nonostante la centrifuga di sentimenti che sto provando in questo momento, cerco di svolgere la mia mattinata come al solito. Mi metto la divisa del team e poi mi trucco leggermente, per poi prendere in mano il telefono, dove in mezzo alle notifiche c'è un messaggio di Oscar, che mi dice che mi sta aspettando per fare colazione. Sorrido, non tanto per il messaggio ma per il fatto che, nonostante sia agitato per la gara, mi stia aspettando per fare colazione insieme, un piccolo "rito pre gara" che in realtà è nato per caso.
"Sei già sveglia?" Dietro di me c'era Oscar, stupito di trovarmi in piedi così presto. "Non riuscivo più a dormire" alzai le spalle, ero talmente emozionata all'idea della mia primissima gara nel paddock che mi ero svegliata fin troppo presto. Scoprii che per Oscar era la stessa cosa, come al solito sembrava tranquillo, ma è ovvio che anche se i risultati non sono i migliori un rookie sia agitato per la sua prima gara della stagione. Così misi da parte il mio entusiasmo e gli chiesi: "Come ti senti?"
"Come ti senti?" Gli chiedo non appena ho sistemato lo zaino con la macchina fotografica dietro la sedia, siamo seduti a un tavolino leggermente in disparte, anche se le persone sveglie come noi non sono moltissime. "Abbastanza bene? Ho paura di fare un casino, però sto cercando di tranquillizzarmi" risponde bevendo un sorso di caffè dalla sua tazza, siamo entrambi due dormiglioni, che senza caffè non sono in grado di svolgere nemmeno le nostre funzioni vitali, faccio un sorriso per rassicurarlo e dico: "Sembra banale, ma sono sicura che ce la farai, pensa alle belle sensazioni di ieri, al modo in cui ogni weekend ci dimostri sempre qualcosa di nuovo, non rovinerai tutto, ne sono certa" Oscar mi fa un sorriso, quel suo sorriso dolce che mi fa impazzire, anche se lui non lo sa. "Grazie Ollie, sei la migliore" .
Questa mattina è stata molto probabilmente la più lunga di tutta la mia vita, arrivata nel paddock il box della Mclaren sta fremendo, sono tutti concentratissimi e io mi metto nel mio angolino a scattare qualche foto, con le mani che già mi tremano al pensiero della gara.
Tra foto, momenti di nulla assoluto e pollici in sù e sorrisi indirizzati ad Oscar da lontano per rassicurarlo (facendolo ridacchiare mentre parla con i suoi ingegneri), arriva finalmente la fatidica ora della gara.
Poco fa sono andata da Oscar nell'hospitality e gli ho augurato buona fortuna per l'ultima volta prima che salisse in macchina. "Ce la farai" gli ho detto poggiando una mano sulla sua spalla. In quel momento mi ha sorriso, e mi ha abbracciata, sussurrandomi un grazie.
Vorrei poter dire che durante la gara ho mantenuto la calma, che non avevo le mani tremanti mentre scattavo foto a raffica alle nostre macchine ogni volta che passavano davanti alla pit lane, ma sarebbe una bugia. Tutte le emozioni che provo normalmente durante una gara sono state amplificate, fino all'ultimo, quando le due macchine color papaya hanno tagliato il traguardo in seconda e terza posizione facendomi tirare un sospiro di sollievo, per poi farmi prendere dall'entusiasmo come il resto del team.
Mentirei anche se non ammettessi che quando i piloti sono scesi dalle macchine io ho avuto occhi per una sola persona, che dal mio punto di vista brillava talmente tanto che avrebbe potuto illuminare tutto il circuito.
Sono sotto il podio, con la macchina fotografica puntata verso Oscar che sembra intravedermi nel caos che si crea in questi momenti, rivolgendo un sorriso nella mia direzione, o almeno così mi sembra (potrebbe anche essere solo la speranza che mi abbia effettivamente sorriso).
Nonostante io debba stare praticamente appiccicata ai piloti per riempirli di foto non sono riuscita ad avere un momento per complimentarmi come si deve con Oscar - se non quando l'ho abbracciato quando è sceso dalla macchina -, ma ormai conoscendo l'ambiente del paddock mi sono rassegnata al fatto che dovró aspettare la fine delle interviste per poter avere un momento tranquillo con lui.
La situazione si calma nel tardo pomeriggio, quasi sera, infatti mentre sono seduta a gambe incrociate su un divanetto della nostra hospitality quasi vuota, intenta a selezionare ed editare le foto migliori della giornata, Oscar si siede accanto a me, ancora con quel bel sorriso soddisfatto che mi contagia non appena gli rivolgo lo sguardo.
"Hai per caso qualcosa da dirmi?" mi fa inclinando la testa all'indietro, con uno sguardo che quasi mi fa sciogliere. "Niente che mi venga in mente al momento..." scherzo con un sorriso, per poi dirgli subito: "No sul serio, sei stato fantastico, sono fiera di te" mi sorride, e con una mano chiude il computer su cui stavo finendo di lavorare.
"Sta arrivando un po' di gente, ti va di andare da qualche altra parte?"
Così ho preso il mio zaino con il computer e la macchinetta, e ci siamo ritrovati nella stanzetta dell'hospitality dedicata a lui, dove mi sono subito buttata di peso sul divano, suscitando una risatina da parte dell'australiano. Si siede di nuovo accanto a me si gira a guardarmi, rimanendo in silenzio.
"Tu invece hai qualcosa da dirmi?" Gli chiedo, inclinando la testa mentre lo guardo; siamo molto vicini, in questo momento, e diciamo che non mi dispiace affatto, anche se una parte di me continua ad urlarmi che tra di noi non ci sarà mai nulla. La voce di Oscar interrompe il mio flusso di pensieri: "Voglio dedicarti il podio di oggi, per ringraziarti di tutto e..." lascia in sospeso la frase, per annullare la distanza che era rimasta tra noi con un bacio, dolce ed inaspettato. Mi poggia una mano sulla vita, ed io gli accarezzo il viso, mentre lui si stacca e mi guarda negli occhi.
"E anche per questo" mi fa con un sorriso, mantenendo i nostri corpi vicini. Non sono mai stata brava a spiegare i miei sentimenti a parole, infatti invece di dirgli qualcosa, che probabilmente sarebbe futile lo bacio di nuovo, mettendogli le mani nei capelli.
È questo il momento in cui capisco. Capisco che forse il destino esiste realmente, che forse in qualche modo io ed Oscar siamo sempre stati destinati a finire nell'hospitality della McLaren a baciarci dopo il suo primo podio, forse era anche destino che cominciassimo a parlare solo dopo anni.
Forse, sempre come dice Taylor Swift, c'è sempre stato un filo d'oro a legare me e lui.
"A single thread of gold tied me to you."
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