Aurora
Mi sento stralunata.
Conosco Edoardo da due settimane ormai, da circa una settimana ci vediamo ogni giorno per lavoro e dalla prima sera insieme non ci ha più provato.
Un po' sono sollevata, un po' delusa, non saprei descriverlo.
Edoardo è un uomo che sembra troppo bello per essere vero, attento alle piccole cose, premuroso, che ti riempie il bicchiere e ti scosta la sedia.
Uno di quelli a cui importa.
Purtroppo per me sono stata forgiata nella diffidenza, per cui comincio a sentirmi a disagio con una persona tanto perfetta ai miei occhi. Temo nasconda qualcosa che non mi piacerebbe, d'altronde nessuno è perfetto in questo mondo.
Ho appuntamento con lui stasera, manca una settimana a Natale e poi questi strani incontri finiranno. Mi chiedo cosa succederà dopo.
È innegabile l'attrazione che proviamo entrambi, tuttavia è la chimica mentale che mi sta mandando ai matti.
Io un uomo così non l'avevo mai conosciuto.
Ho l'istinto primordiale di voler sapere tutto su di lui, diventare possessiva. Sono sensazioni del tutto nuove ed estranee alla mia personalità, non sono mai stata gelosa di nessuno.
Tuttavia sono estremamente consapevole di aspettare la fine del giorno per poter cenare finalmente con lui, è come se fosse diventato il mio nuovo rituale.
Quando mi ha baciata ho sentito un caldo immediato, il suo profumo mi ha inondato le narici, la morbidezza delle sue labbra hanno rischiato di farmi perdere la ragione.
Sono un adulta, devo smetterla di comportarmi come un adolescente, tuttavia dopo Damiano ho il terrore assoluto di andare oltre con un uomo.
Il mio ex mi ha distrutta, in tutti i modi in cui un essere umano possa essere distrutto.
Ho sfiorato l'anoressia per le sue prese in giro, mi afferrava spesso per le maniglie dell'amore e diceva che ero grassa.
Giorno dopo giorno lo specchio mi rimandava l'immagine che lui aveva di me e la odiavo.
Il fondo l'ho toccato dopo tre giorni di digiuno assoluto, quando sono svenuta per strada. A mio padre non è mai fregato un cazzo, non si è mai chiesto perché non mi sedessi mai a tavola, per quale motivo i vestiti mi andassero sempre più larghi.
Per soddisfare Damiano ho fatto di tutto, sono diventata qualcuno che non ero e che non vorrò più essere.
Ho lasciato la ristorazione perché diceva che era un lavoro da puttane, troppo contatto con il pubblico e il personale.
Sono diventata un impiegata, passando giornate intere a fare fotocopie per quattro spicci al mese.
Anche in quel caso ho toccato il fondo, quando non sono più riuscita a pagare le bollette.
Ma nessuna di queste cose mi ha fatto aprire gli occhi in tempo, la goccia è stata una mattina di fine Aprile, quando lo trovai a letto con la moglie di un suo collega.
Non mi erano dovute almeno delle spiegazioni?
E invece presi solo tante botte, così tante da finire al pronto soccorso.
Ci ho messo tanto tempo per riuscire a farmi sfiorare da qualcuno, ma ancora tremo se qualcuno si avvicina troppo al mio spazio vitale, così come è successo con Edoardo.
So che non tutti gli uomini sono violenti, ma come faccio a mettere la mano sul fuoco? Anche Damiano all'inizio sembrava un tipo a posto.
Spero di riuscire a superare questa mia paura prima che Edo si renda conto che forse non valgo il suo tempo.
Di comune accordo abbiamo deciso di incontrarci in un posto neutro, un hotel in prossimità del ristorante.
Potrebbe sembrare qualcosa di sessuale, un posto X per raggiungere uno scopo Y, tuttavia a nessuno dei due è concessa libertà in casa propria, quindi dobbiamo arrangiarci così.
Io, avendo quella zavorra di mio padre sempre tra i piedi e lui con suo padre che a quanto sembra non sopporta proprio.
Entro nella hall e il concierge mi informa che la stanza è già occupata, mi infilo nel piccolo corridoio che porta all'ascensore ed entro, pigiando il tasto due.
Sono un po' nervosa, a dire il vero. Non è la prima volta che ci vediamo così ormai, però stavolta sento che c'è qualcosa di diverso, ma forse sono solo io.
Mi basta così poco per affezionarmi?
Una gentilezza e quattro moine e divento uno zerbino?
No, non è così.
Non è il primo uomo interessato a me ma mai mi sono affezionata tanto velocemente, ora invece quando non c'è mi manca la terra da sotto i piedi.
Esco dall'ascensore e dopo un altro piccolo corridoio busso alla stanza quarantatré. Edoardo mi apre quasi subito, bello da togliere il fiato.
Sembra anche un po' stanco, forse la sera vorrebbe solo mettersi sul divano a vedere un serie TV o leggere un libro, invece che essere costretto a passarla con me in un hotel, parlando di un evento curato fino alla nausea.
"Ho ordinato sushi" Mi informa, senza darmi nemmeno il tempo di mettere piede nella camera.
Un altro gesto carino da parte sua, un altra attenzione che mi fa venire il magone.
Due giorni fa gli ho raccontato di un aneddoto di quando ero adolescente, il periodo più spensierato della mia vita prima che la mamma morisse.
Gli avevo detto di come era stato bello mangiare il sushi con lei una sera, che dopo la sua morte non ero più riuscita a mangiare giapponese anche se la loro cucina era la mia preferita.
"Edo, non riesco" Gli dico, con un nodo che mi strozza la voce.
Lui mi viene vicino e mi abbraccia, una sua mano affonda nei miei capelli, il suo viso è nel mio collo.
"Ci sono io, non devi avere paura"
Ho le lacrime agli occhi, quest'uomo è speciale.
Annuisco, ancora stretta a lui, poi bussano alla porta e lui scioglie il nostro intreccio per prendere la cena.
Mette tutto al centro del letto, una marea di cibo.
"Guarda che siamo solo in due, non era necessario svaligiare il ristorante giapponese" Si mette a ridere e mi sembra il suono più bello del mondo, mai nessuno si era preso tanta cura di me prima d'ora.
"Vabbè sono pezzi piccoli, che sarà mai!"
Lo ignoro, altrimenti dovrei tirargli un cuscino in faccia, ma non riesco a smettere di sorridere.
"Sei proprio bella quando sei felice" Mi confessa. Si siede a gambe incrociate di fronte a me, sul letto.
"Penso che a mia madre saresti piaciuto" Mi esce senza pensare, lui arrossisce. È così dolce.
"È davvero un gran complimento, grazie Aurora"
Mangiamo in silenzio, un po' imbarazzati per la conversazione troppo intima di prima, un po' perché per me è difficile mangiare questo tipo di cibo dopo tanti anni e troppi ricordi.
Dopo un po' ci decidiamo a lavorare, sboconcellando qualcosa con le bacchette, di tanto in tanto.
"Okay, allora questo arco lo togliamo. Il vischio sotto la porta lo mettiamo?"
Domando, con la bocca piena.
"Dovevi solo preparare la cena ma stai praticamente facendo anche gli addobbi, forse ti sto chiedendo troppo"
"Guarda che sono capace di gestire tutto al meglio" Sono un po' infastidita a dire il vero.
"Non ho detto che non sei capace, ho detto che ti sto caricando troppo di lavoro. Potrei chiedere a qualche agenzia" Si porta due dita sotto al mento, assorto nei pensieri.
"Bene, allora cucina anche da solo!"
Non sono veramente arrabbiata, è che mi piace mettere il pepe.
"Eddai, quanto sei permalosa!" Mi ride in faccia, il cretino!
Salto dalla sua parte del letto e stavolta il cuscino in faccia glielo lancio davvero, lui mi tira per una caviglia e comincia a farmi il solletico sotto a un piede.
Rido così forte che mi viene la nausea e le lacrime agli occhi.
"Basta, basta, se non... Ah, se non vuoi rivedere il tuo sushi!" Si ferma subito.
"No, ti prego, ho la fobia del vomito"
Mi alzo sulle ginocchia e fingo di stare davvero male, lui si avvicina preoccupato. Questo tipo non ha mai visto un drama?
Lo afferro per la camicia e lo bacio, la sua faccia è tutto un programma, sembra uno stoccafisso.
"Quanto mi piaci Edoardo Stasiani" È di nuovo imbarazzato, ma stando a cavalcioni su di lui che è semidisteso sento perfettamente che l'imbarazzo non è l'unica cosa che sta provando ora.
Mi rendo conto anche che per fare gli idioti abbiamo combinato un casino sul piumone, pezzi di sushi sono sparsi ovunque.
Lui mi poggia entrambe le mani sul viso, mi guarda fissamente. È troppo, troppo bello, cazzo.
"Anche tu mi piaci un casino Aurò" torna sulle mie labbra, non ho le farfalle nello stomaco ma dei calabroni giganti che fanno un casino tremendo.
Purtroppo però, non appena mi tocca sotto la maglia che indosso, mi blocco in un sussulto. Lui, che è attento a tutto, si rende immediatamente conto della cosa. Si scosta un po', mi osserva e si rende conto che sono a disagio.
Cazzo, proprio ora no.
"Stai bene? Sto andando troppo veloce?"
Faccio di no con la testa, ma so che se mi toccasse ancora avrei uno dei miei attacchi d'ansia.
"Mi dispiace, non era prevista questa reazione di merda"
Mi tolgo da lui, tornando nella mia porzione di letto. So che è incuriosito, se ho imparato un po' a conoscerlo probabilmente vorrebbe farmi un milione di domande, eppure mi rispetta talmente tanto che se ne sta solo zitto a osservarmi.
Non mi rimprovera, non mi dice che l'ho provocato e ora faccio la frigida, no, niente del genere.
"Ho...ecco, subito una violenza in passato e q-quindi mi risulta difficile essere t-toccata. Mi dispiace sul serio"
Mortificata.
In difetto.
Una vergogna.
Ecco come mi sento.
Ecco come quel bastardo di Damiano mi fa ancora sentire.
È come se non fosse mai davvero sparito dalla mia vita, il dolore che mi ha gettato addosso ha lasciato degli strascichi. Come un cane che dopo essere preso a bastonate poi diventa diffidente con gli esseri umani.
Edoardo non dice nulla, annuisce soltanto, ma sembra arrabbiato.
Beh, non posso biasimarlo.
"Sono incazzato nero con quel pezzo di merda che ti ha toccata" No, non era per me il suo livore.
Si alza dal letto, mi dice di scendere e toglie il piumone, ormai ridotto in uno stato pietoso.
Prende una coperta dal piccolo armadio nel corridoio, una di quelle di lana pesante e l'appoggia sul letto.
Forse quando è arrabbiato comincia a riordinare per calmarsi, succedeva anche a mia madre.
Dopo aver sistemato tutto si toglie la camicia ma resta con i pantaloni, mi invita sotto le coperte.
Ha l'addome magro ma asciutto, con addominali in bella vista e una V che scende fin sotto l'attaccatura dei pantaloni.
No, questo non è come mangiare sushi, non posso farlo.
Faccio no con la testa, ma lui insiste, scostando le coperte.
"Guarda che voglio solo dormire, abbiamo lavorato per tre ore e mezza"
Sgrano gli occhi, sentendomi una specie di pervertita.
Mi infilo sotto le coperte con lui, ma resto vestita, non mi chiede niente.
Mi tira nella sua direzione e poi spegne la luce, accendendo l'abat jour sul comodino nel suo lato.
Mi lascia un bacio in testa e mi stringe al suo petto, il suo profumo mi culla.
"Dormi, sei al sicuro con me"
Mi si affacciano di nuovo le lacrime agli occhi e gli sussurro un grazie, prima di addormentarmi del tutto.
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