capitolo 7

Sento un peso sulla mia pancia e ho paura di aprire gli occhi. Sono sveglia, ma continuo a tenere gli occhi chiusi. Cerco di ricordare ciò che è successo ieri sera, ma nella mia mente ci sono soltanto frammenti di immagini e ricordi che non riesco a capire.

Mi sento come se dovessi completare un maledetto puzzle.
Sono in un letto e so per certo che non è il mio, dato che sento un profumo maschile, e non appartiene per niente a Reed. Il mio migliore amico ha un altro tipo di profumo, e so che sembra stupido, ma riuscirei a percepirlo se fosse davvero lui.

Quindi, dato che non sono a casa mia e non sono nemmeno da Reed...
Mi metto a sedere di colpo, spalancando gli occhi e togliendomi di dosso il braccio possente che fino a poco fa mi teneva quasi stretta, impedendomi di muovermi.

Dove cazzo sono finita? O mio Dio, sono veramente fottuta. Joseph mi ucciderà, Reed mi ucciderà e io mi ucciderò prima che lo facciano loro. Il mio migliore amico non è davvero un problema, dato che con lui faccio sempre pace, visto che è comprensibile. Il vero problema ora è soltanto Joseph, e so per certo che appena tornerò a casa mi renderà la vita un inferno.

Potrei sperare che non si sia accorto di nulla, ma so che sarebbe una stronzata illudermi. Maledizione, questo non ci voleva proprio. Ora vorrei sapere cosa diamine mi è successo ieri sera, perché ricordo soltanto di essere uscita fuori e poi forse mi sono addormentata accanto alla macchina di Reed.

Il respiro diventa sempre più pesante e lo trattengo, quasi come se avessi paura farmi sentire dalla persona che giace accanto a me. Giro lentamente lo sguardo verso di lui e la mia mascella tocca terra.

Oh no, non è possibile. Non può essere davvero lui.
Deglutisco rumorosamente e mi sfrego le mani contro il viso stanco.
«Dannazione!» mormoro mentre il mio sguardo si abbassa sulla maglietta maschile che sto indossando e le gambe nude.

«Oh, no. No, no, no.» continuo a dire, questa volta in tono disperato.
Sposto lo sguardo sul ragazzo accanto a me e mi mordo la lingua, cercando di non dare di matto.
Cosa abbiamo fatto?

Il lenzuolo lo copre soltanto fino alla vita ed è a torso nudo. Significa che siamo andati a letto insieme?
Com'è che si chiama? Dark?

Emette un gemito, come se avesse capito che mi sono svegliata e che lo sto disturbando. Il suo corpo si muove e il lenzuolo si abbassa di più, rivelando la striscia grigia dei boxer. Tiro un sospiro di sollievo, perché almeno non è nudo.

«Smettila di fissarmi, sei inquietante.» dice con la faccia nel cuscino.

«Senti, Dark o come ti chiami...» inizio a dire, «Per caso siamo andati a letto insieme? Perché non riesco a ricordare nulla?»

Lui si muove e si mette a pancia in su, con un braccio sugli occhi e uno sull'addome. Lo ammetto, il suo fisico è... magnifico. È davvero un bellissimo ragazzo.

Non posso essere andata a letto con lui, insomma forse quelli come lui non vogliono quelle come me.
Apparteniamo chiaramente a due mondi differenti. Io non ho amici squilibrati che frequentano posti quasi abbandonati e fanno spaventare chiunque capiti nel loro territorio. Merda, e se finisse male per me? Se fosse qualche psicopatico che vuole uccidermi?

Dark si toglie il braccio dagli occhi e mi guarda. Io sto tremando come una foglia e non riesco a calmarmi. Se sapesse Joseph in che posto sono finita e in quale letto ho dormito, mi butterebbe fuori di casa a calci nel sedere. 

Mi mordo con forza il labbro e corrugo la fronte, mentre i brividi si fanno così intensi, che sento la mia pelle dolorante.
«Sei troppo nervosa, calmati.» allunga una mano e afferra il mio braccio. Mi scanso subito, non volendo essere toccata da lui.

«Ti sei approfittato di me?» chiedo, scoccandogli un'occhiata omicida.
Dark solleva un sopracciglio e mi fissa imperterrito.

«Cosa diavolo te lo fa pensare?» davvero l'ha chiesto?

Abbasso lo sguardo, percorrendo con gli occhi la sua pelle abbronzata, gli addominali in bella vista e la V perfetta che sembra essere stata scolpita sul suo fisico da uno scultore, senza sbagliare di un centimetro.
Dark fa schioccare due dita davanti alla mia vista e torno in me, dicendogli: «Beh, vedi... Tu hai soltanto i boxer addosso e io ho la tua maglietta. Tu cosa penseresti se fossi al posto mio?»

La sua espressione seria svanisce e prende vita un sorriso malizioso. «Se fossi al posto tuo penserei "Oh, cazzo, mi sono fatta questo figo assurdo! Chissà se mi concede il secondo round?"»

Arriccio il naso in una smorfia, prendo il cuscino e glielo lancio addosso, borbottando: «Sei un idiota.»

Sposta il cuscino e si mette su un fianco, sorreggendosi la testa con un braccio. Mi fissa in un modo che non riesco a capire; io non guarderei così una persona sconosciuta. Oh, forse perché è lui che mi fa venire le paranoie per ogni minima cosa.

Il suo sguardo si addolcisce e mi guarda con una certa familiarità; per un secondo penso di conoscerla già.
«Non abbiamo fatto niente, Moon.» dice ed esco dal mio stato di trance, guardandolo con sospetto.

«Come mi hai chiamata?» gli domando, sorpresa.

Per un secondo sembra sorpreso anche lui, poi si riscuote dai suoi pensieri e batte velocemente le palpebre.
«È così che ti ha chiamato quel tuo amico di ieri sera. È così che ti chiami?»

Vorrei credergli, ma ho troppi dubbi su di lui, quindi non mi fido nemmeno un po'.
«E tu ti chiami Dark?» ribatto, lui ghigna.

«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.» mi dice e digrigno i denti. È serio?

Sto per ribattere, ma lo sguardo mi cade sui nostri vestiti sparsi sul pavimento. Ok, questo non è rassicurante.
«Fottuto psicopatico, abbiamo fatto sesso senza il mio consenso?» grido, mettendomi in ginocchio sul letto e girandomi verso di lui.

Contrae la mandibola e il suo sguardo diventa sempre più cupo.
Beh, mi dispiace se l'ho fatto incazzare, ma io ho bisogno di risposte.

All'improvviso si allunga verso di me, il suo braccio mi circonda la vita e mi spinge giù, facendomi sdraiare sul materasso. Con un movimento fulmineo si sposta sopra di me, mettendo un ginocchio tra le mie gambe nude. La maglietta si è sollevata quasi fino alla pancia e le mie guance stanno prendendo fuoco dall'imbarazzo.

«Se avessi voluto approfittarmi di te, lo avrei fatto» le sue parole colpiscono il mio viso con rabbia. «Ma non l'ho fatto, e sai perché?» un sorriso quasi sadico spunta sul suo viso. «Perché scommetto che sei già bagnata» con gli occhi puntati fissi sul mio sguardo, spinge i fianchi contro i miei senza smettere di sorridere.
«Lo so che ti è piaciuto ieri sera quando abbiamo fatto il body shots.» mormora, le sue labbra ora sfiorano il mio orecchio.

Mi sembra di essere diventata muta all'improvviso. Le parole non mi escono più dalla bocca, ho la gola serrata e un fuoco mi brucia nel petto.
«Lo so che ti è piaciuta la mia lingua mentre ti leccavo proprio qui...» il suo dito si ferma sulla mia pancia e so che sta sorridendo soddisfatto.

Deglutisco e mi viene spontaneo inarcare la schiena non appena le sue labbra toccano per un secondo solo la pelle del mio collo.
«Non me ne approfitto di te da ubriaca, perché...» i suoi denti catturano in un piccolo morso il lobo del mio orecchio, poi lo rilascia per finire la frase, «posso scoparti ora, che sei perfettamente conscia. Non mi abbasserei a quei livelli, sapendo di potermi infilare nelle tue mutande in questo preciso momento.» il suo dito traccia una linea dall'ombelico verso il mio ventre, e poi scende sempre più giù.

«Sembra che qualcuno si sia bagnato, qui...» ridacchia e stringo con forza le sue spalle, inarcando la schiena, supplicandolo quasi con lo sguardo di toccarmi di più.
Ma non lo fa. Si sposta da sopra di me, e sul suo viso prende vita un'espressione strana, come se si stesse chiedendo cosa diavolo sta per fare. Non mi dice niente, ma si alza dal letto, prende i suoi jeans e la maglietta dal pavimento e si dirige verso la porta, lasciandomi da sola, confusa e offesa.
Ecco, è fatta: sono leggermente impazzita.

«Ti do dieci minuti per andare via.» stringe i denti, trattenendo la voglia di colpire qualcosa, poi sparisce dalla mia vista.

Apro la bocca per ribattere, ma la richiudo subito.  Cosa diavolo stavo per fare? Perché diavolo mi sono comportata in quel modo con lui? Perché non sono riuscita opporre resistenza e mandarlo a fanculo? Perché mi è sembrato quasi di volerlo pregare di farlo con me? Sono quasi sicura di essere stata stregata, altrimenti non si spiega. Io non sono così.

O mio Dio, sto perdendo la ragione. Mi prendo la testa tra le mani e mi scappa un singhiozzo. Non mi concedo al primo che passa. Non sono una ragazza da una botta e via. Mi sento delusa da me stessa. Sono patetica e avrei dovuto tirare fuori gli artigli. Sono stata stupida, cosa diavolo mi era saltato in mente? Come se non bastasse, mi ha umiliato e mi ha fatto capire di esercitare un potere su di me; quel potere che mi manipola quasi la mente. Non è normale questa attrazione tra noi due.

Scendo velocemente dal letto, ripesco i miei vestiti da terra e mi vesto velocemente, poi mi infilo gli stivali e cerco il cellulare nelle tasche dei jeans.

La batteria è morta, maledizione. Mi specchio nello schermo del cellulare e cerco di togliermi la sbavatura del rimmel sotto gli occhi.

Non ho ricevuto risposte su quello che è successo ieri, e non penso di volerlo sapere. Magari Reed mi rinfrescherà la memoria, ma per ora devo uscire fuori da questo maledetto appartamento. Esco dalla stanza e mi fermo nel corridoio, chiudendo gli occhi e annusando l'aria: qualcuno sta cucinando.
Il mio stomaco inizia a brontolare e non appena avanzo, Dark si affaccia e mi guarda come se fosse sorpreso di vedermi ancora qui.

Alzo su il mento e vado dritta verso la porta, ma lui si schiarisce la gola.
«Che c'è?» chiedo bruscamente.
Si passa la lingua sui denti e fa spallucce.

«Il mio migliore amico probabilmente mi sta aspettando, non posso dire che sia stato un piacere conoscerti. Ciao, Light.» alzo la mano salutandolo con aria innocente.

«È Dark.» mi corregge, trafiggendomi con lo sguardo.

Sto per ribattere, ma mi piomba addosso un pensiero stupido che non mi permette di fare un altro passo. Si fa chiamare Dark... E spesso mi chiamano Moon. Il buio e la luna. Sembra quasi una cosa fatta apposta.

Scuoto la testa e afferro la maniglia, pronta ad andare via.
«Assicurati di chiudere bene la porta quando esci.» dice alle mie spalle. Apro la bocca sconvolta a causa della sua maleducazione, e lui sorride maliziosamente, leccandosi poi la Nutella dalle dita. Maledetto bastardo.

Non riesco nemmeno ad immaginare dei pancake con la Nutella fatti da lui.
«A mai più.» dico in tono poco carino e lui ridacchia.

«A presto.» decido di non dire più niente, perché odio il suo modo di fare. Odio il suo modo di guardarmi e di rispondermi. Non lo conosco e ora nemmeno ci tengo a sapere qualcosa in più su di lui. Ha ragione Reed: io devo stare lontana dagli stronzi.

Mentre mi allontano dal palazzo in cui abita, ad un certo punto mi fermo sul marciapiede e guardo il nulla.
E mi chiedo soltanto una cosa: è possibile che sia stata davvero così idiota? Davvero l'attrazione fisica ti brucia il cervello e non ti permette più di ragionare?

Perché io so per certo che ho dei principi e una dignità.
Okay, tra un paio di giorni sarà tutto dimenticato. In fin dei conti non è successo niente tra di noi.

Ora il mio unico obiettivo è tornare a casa e inventarmi una scusa che non mi faccia finire nei guai. E io so che non sono brava ad inventare scuse...

Vi sembra una coincidenza l'attrazione tra i due? O c'è qualcosa sotto? 😇
Eheh, lo scoprirete più là 🤪




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