Capitolo 7


La serata con Liz si era rivelata davvero divertente, sembrava si conoscessero da sempre e Alex si era ritrovata a parlare e ridere con questa ragazza di 23 anni con la quale condivideva l'amore per l'arte e la musica, raccontandosi le loro esperienze scolastiche, le differenze di come si studiava lì o in Italia e alla fine Liz aveva fatto ben poco al pub, lasciando tutto in mano al fratello rimasto assorto in chissà quale pensiero per tutto il resto della serata, tanto da non far caso al fatto che la sorella stesse passando una serata come una comune cliente.
Al loro tavolo si erano aggiunti anche due amici della moretta: Thomas e Mark , il primo aveva 25 anni, piuttosto longilineo, con occhi marroni molto intensi che ad Alex ricordavano il cioccolato e capelli scuri; Mark, di 24 anni, al contrario era il classico ragazzo amante della palestra, non molto alto aveva i capelli sul biondo con occhi nocciola e da subito Alex aveva notato come fosse preso da Liz, forse stavano addirittura insieme, pensò, mentre si ritrovò a chiacchierare con Thomas; quest'ultimo le aveva raccontato di lavorare come aiuto chef presso un ristorante molto rinomato a Londra e di come dopo la scuola era andato per due anni in Australia dove vivevano alcuni suoi zii, ma era troppo terrorizzato dalla presenza di ragni e altri insetti potenzialmente mortali, per poter continuare lì, così era ritornato.
La serata, grazie alle varie birre che erano passate sul loro tavolo, era proseguita in maniera semplice ma scandita da diverse risate che fecero dimenticare ad Alex tutto quel malessere e malinconia che ormai l'accompagnavano da troppo tempo -Beh ragazzi, è l'una e mezzo, io vado prima che mio fratello non si vendichi facendomi pulire il locale per una settimana intera!- esordì Liz alzandosi dal tavolo-Alex il mio numero ce l'hai e anche la mia mail, fatti sentire!- le disse abbracciandola, Alex ricambiò felice
-Sicuramente Liz, grazie!- la moretta salutò velocemente anche Thomas e Mark per poi sparire dietro il bancone -E' molto tardi, domani ho un treno alle 8.00, è meglio che vada- disse Alex infilandosi il giubbotto
-Ciao Alex, torna presto a trovarci, è stato bello conoscerti- Mark la salutò calorosamente, poi salutò Thomas e con sorpresa di Alex, lo vide prendere la stessa strada di Liz -Non ho ancora capito se stanno insieme oppure no- disse Thomas perplesso facendo sorridere Alex -Dai andiamo- la incitò e una volta fuori si resero conto che le strade erano imbiancate e una leggera neve ancora scendeva mollemente dal cielo
-Qui il tempo cambia spesso- affermò Thomas vedendo l'espressione sorpresa di Alex -E' bellissimo- ammise prendendo qualche fiocco gelato che si sciolse subito tra le sue mani, lei la neve l'aveva vista solo quando con la madre erano andate a vivere per un anno e mezzo in Trentino, ma la temperatura troppo rigida di quei posti, avevano convinto la madre a spostarsi ancora; Alex sorrise ricordando quell'esperienza, rimaneva ore seduta vicino la finestra della loro casa a guardarla scendere dal cielo, le piaceva la sensazione di quiete che le dava -Ti accompagno al motel- fece cordiale Thomas, Alex lo guardò sorridendo -Non c'è bisogno, è qui dietro, vai pure- rispose, ma il ragazzo insistette talmente che alla fine Alex accettò. Camminavano uno accanto all'altro, il freddo e la neve, sembravano aver attutito i rumori esterni, tutto dava l'impressione di essere in qualche modo ovattato -Hai già pensato a dove andrai una volta lasciata Londra?- le chiese Thomas mentre stavano per attraversare la strada, Alex si girò a fissare gli occhi del ragazzo
-Credo che tornerò in Italia- rispose ma venne interrotta dallo stridere di gomme sulla strada
-ALEX! ATTENTA!!- Alex non capì cosa accadde, ma si sentì spingere violentemente, perdendo l'equilibrio sulla strada gelata. Tutto accade in un attimo, si ritrovò a terra completamente bagnata, pochi centimetri da lei, il muso di un'auto; le faceva male sia la testa che la gamba destra, cercò di muoversi, ma il dolore la spinse a rimanere per terra -ALEX!COME STAI?- le si inginocchiò accanto un Thomas visibilmente impaurito ma Alex non capì più cosa stesse accadendo, sentì delle voci, parlavano di un'ambulanza e di avvertire qualcuno, ma ormai tutto intorno a lei si era fatto incredibilmente buio e lontano.
Prima ancora di aprire gli occhi, capì di trovarsi in una camera di ospedale dall'odore inconfondibile di disinfettanti, di medicine e di morte che avevano quei posti che lei conosceva fin troppo bene; si obbligò a non agitarsi e lentamente aprì gli occhi, trovandosi ad osservare una parete di colore celeste con appesa una piccola televisione, le faceva male la testa e quando si portò una mano a toccarsi la tempia, si accorse di avere una flebo attaccata; cercò di tirarsi a sedere, ma un dolore alla gamba, la obbligò a rimanere ferma, sbuffò affranta non ricordandosi di come ci fosse arrivata in quel posto e soprattutto cosa fosse accaduto. Si soffermò ad osservare la finestra, dalla quale entrava un timido sole a volte coperto da nubi scure non sapendo cosa fare -Posso entrare?-una voce la fece voltare verso la porta, ritrovandosi a scambiarsi un sorriso con Thomas -Ciao- lo salutò lei, mentre lui le si avvicinava -Come ti senti?- le chiese timidamente accarezzandole una mano, lei sospirò -Mi fa male tutto, ma non ricordo bene cosa sia successo- ammise guardandolo, lui le sorrise apprensivo -Ieri notte, mentre ti accompagnavo al motel, un'auto ha perso il controllo per via del ghiaccio e ti ha quasi presa, io ti ho spinto, ma sei caduta sbattendo la testa e ferendoti la gamba- spiegò lui profondamente imbarazzato per l'accaduto. Solo in quel momento lei si ricordò qualcosa -Mi dispiace tantissimo, Alex- disse lui dispiaciuto -è successo tutto in un attimo- lei gli sorrise toccandogli una mano -Thomas, stai tranquillo, anzi devo ringraziarti, se non fosse stato per te, magari le cose sarebbero andate diversamente- lui sforzò un sorriso -Bene, vedo che si è svegliata- a distrarre i due ragazzi, fu l'arrivo di un dottore sui 50 anni, non molto alto e piuttosto in carne, aveva i capelli brizzolati e gli occhi scuri, con baffi folti e un paio di occhiali di una montatura piuttosto pesante
-Signorina Savelli, è stata davvero fortunata- disse l'uomo avvicinandosi al letto e controllandole le pupille degli occhi -Cos'ho dottore?- chiese cercando di controllare l'ansia, lui segnò qualcosa su una cartella e la guardò gentile -Beh, ha preso una bella botta alla testa, ma non c'è nessun trauma, avrà solo un bel bernoccolo- disse facendola sorridere -per la gamba invece ha avuto una bruttissima distorsione- ammise l'uomo -ha rischiato di rompersi i legamenti e questo le procurerà per un po' di tempo la necessità di camminare con un tutore, per permettere alla gamba di tornare normale, ma le serve riposo e deve rimanere ferma il più possibile senza fare sforzi- spiegò
-Ma io devo prendere il treno!- se ne uscì Alex visibilmente agitata -Devo andare! Non posso rimanere!-
-Non credo che si potrà muovere, Alex- disse il medico pacatamente-ma non si preoccupi abbiamo già contattato chi di dovere- detto questo salutò cortese e se ne andò, lasciando Alex profondamente scossa
-Alex tutto bene?- le chiese il ragazzo, lei lo guardò con una luce strana negli occhi -Oddio ho combinato un disastro!- piagnucolò portandosi le mani a coprirsi gli occhi -Lo avranno avvertito e tutti gli sforzi per arrivare qui saranno completamente stati vani!- sembrava davvero sul punto di piangere -Di chi parli? Posso aiutarti?- chiese Thomas gentile avvicinandosi a lei preoccupato -Tanto per cominciare potresti andartene!- la voce dura li fece sobbalzare ed entrambi fissarono la porta spaventati, incrociando lo sguardo divertito di Mike, il fratello di Liz il cui volto era solcato da un ghigno e al suo fianco colui che aveva parlato in quel modo scortese. Alex sgranò occhi e bocca nel vedere Jason a braccia incrociate e uno sguardo severo rivolto al povero Thomas che si strinse nelle spalle -Va..va bene allora ci sentiamo Alex- le disse dandole un bacio rapido sulla guancia per poi uscire a passo svelto sotto lo sguardo gelido di Jason che lo fulminò finché non lo vide scomparire da quella stanza. Alex sentiva il cuore correrle nel petto come un pazzo, mentre i due uomini le si avvicinarono al letto -Ciao- la salutò Mike sorridendole cordiale, lei ricambiò ma le uscì solo un sorriso stiracchiato, la sua attenzione era catalizzata su Jason che la fissava con un'espressione illeggibile -Come va la gamba?- le chiese Mike cercando di riempire il silenzio, Alex tossì appena in imbarazzo -Il medico è appena uscito e ha detto che ho una brutta distorsione- ammise -devo tenerla ferma- iniziò a giocare con il lenzuolo tenendo la testa bassa, gli occhi di Jason le mettevano soggezione e poi il fatto che non parlasse, la inquietava ancora di più -Il medico mi ha anche detto che hanno contattato chi di dovere- e stavolta la sua voce uscì palesemente preoccupata, Mike rise facendole alzare la testa per fissare il suo volto sorridente -Ho chiamato Jason e ho detto al medico che è un tuo parente- le fece un occhiolino, mentre lei sentì il sangue gelarsi nelle vene, girò lentamente la testa verso Jason che continuava a fissarla -Davvero?- chiese lei titubante -Non intendevano che hanno avvertito mio nonno?- chiese e solo allora lo vide sospirare e scuotere la testa
-No, ho firmato io per te- ammise -visto che eri incosciente- Alex sentì una profonda gioia invaderla e non si trattenne dal sorridergli grata -Senti- le disse ritrovando il tono brusco -qui non puoi rimanere, ti dimettono appena arrivano gli esami del sangue- le disse e lei si morse un labbro ritornando al fatto che ora era pure con una gamba messa male e doveva tornare in Italia -Ho perso il treno- ammise amareggiata, ma sentì Mike ridere di nuovo e lo vide sedersi su un angolo accanto a lei -Quello che il mio amico non è stato capace di dirti, è che rimarrai da lui- le disse scioccandola -Solo fino a quando non ti rimetterai con la gamba, visto che dovrai fare delle visite!- precisò Jason visibilmente scocciato e Alex li guardò come se fossero due alieni che le annunciavano la fine del mondo, solo dopo diversi attimi di silenzio si permise di addolcire la sua espressione e fissare lo sguardo cupo di Jason -Grazie- disse colma di gratitudine e una punta di commozione, lui sgranò gli occhi per poi abbassare la testa e iniziare a camminare verso la porta
-Ripasso più tardi, andiamo Mike!- e uscì velocemente -Tranquilla, è un testone, ma infondo è un buono- le disse Mike ridendo -Mike!Muovi il culo!- urlò Jason da fuori profondamente arrabbiato, il ragazzo si scambiò una rapida occhiata d'intesa con Alex che sorrise, ed uscì subito dopo. Non riusciva a credere che poteva quantomeno restare fino a che la gamba non si fosse rimessa, poteva evitare di vagare come un'anima in pena e di questo si sentì profondamente sollevata, anche perché non avrebbe certo chiesto aiuto all'avvocato o a Francesca che già avevano fatto tantissimo per la madre e lei. Si distese nuovamente osservando la luce del sole filtrare tra le tende e avvertì una profonda felicità invaderla, tanto che non trattenne un sorriso nell'attesa.
Il rientro fu piuttosto imbarazzante, soprattutto quando Alex si ritrovò davanti il pick-up di Jason, lui era salito in macchina e sembrava seccato mentre aveva caricato lo zaino e il borsone, senza degnarla di un minimo aiuto; per fortuna in suo soccorso era arrivato Mike che vedendola impalata ancora seduta sulla sedia a rotelle davanti l'auto, si era prodigato a prenderla in braccio e metterla seduta al sedile posteriore dove poteva tenere la gamba tesa. La cosa che stupì Alex, fu il fatto che Jason non si preoccupò più di tanto della cosa, anzi lasciò l'incombenza di farla scendere e portarla a casa, sempre al suo amico che invece sembrava tranquillo a doverla trasportare come un sacco di patate. Una volta dentro Mike la posò delicatamente sul divano, mentre Jason lasciò cadere le due borse senza un minimo di grazia sbuffando pesantemente -Bene, accendo il fuoco- esordì Mike iniziando a trafficare con la legna, Alex si chiese come facesse a sopportare l'atteggiamento indisponente che Jason sembrava avere con tutto e tutti, si limitò solo ad andare a prendere un paio di bottiglie di birra per lui e per il suo amico per poi accomodarsi sulla poltrona con un sospiro, tanto che Alex rimase basita da quel comportamento; anche Mike quando se ne accorse non poté fare a meno di farglielo notare

-Amico! Almeno potevi portarle un po' d'acqua!- gli disse andando lui in cucina a prenderle un bicchiere, Alex guardò allibita verso Jason, ma lui non sembrò per nulla turbato riprendendo a bere la sua birra come nulla fosse, aspettando il ritorno di Mike che si accomodò sull'altra poltrona -Allora Alex, parlaci un po' di te- esordì Mike sorridente, lei sentì l'imbarazzo assalirla

-Non dargli retta, è un idiota!- grugnì Jason rifilando un'occhiataccia all'amico che sospirò alzando gli occhi al cielo -Avanti Jason! Che fai la tieni qui senza rivolgerle la parola?- chiese Mike spazientito -Starà qui del tempo, facciamo almeno in modo che stia bene!- Alex si sentiva profondamente a disagio per quel modo di fare di Jason che fissava il suo amico come se avesse voluto staccargli la testa dal collo -Non c'è niente da dire- rispose lei cercando di trovare un po' di auto controllo -Sono partita dall'Italia, tre giorni fa ed eccomi qui- disse mentre Mike aveva voltato lo sguardo verso di lei -Ma non hai nessuno lì che poteva aiutarti?- chiese cercando di essere il più discreto possibile, Alex sospirò, pensando che anche lui in qualche modo sapesse la storia e che Jason lo avesse messo al corrente -A dire il vero no- ammise -da quando sono nata mia madre ed io siamo state in diverse città, ultimamente però eravamo tornate a Roma perché lei è stata male- spiegò e subito percepì un movimento provenire da Jason che si era alzato e si era allontanato senza dire una parola verso la cucina. Alex si ritrovò a sospirare guardando a terra, quella breve convivenza si preannunciava davvero dura
-Ehi- la richiamò in tono basso Mike, ma senza smettere di sorriderle gentile
-Non è cattivo, davvero!- le disse - Oddio a volte si, cioè mi è capitato di vederlo davvero arrabbiato e non è un bello spettacolo..- e Alex lo guardò con un sopracciglio alzato -Dovrebbe tranquillizzarmi la cosa?- chiese scettica mentre Mike si strinse nelle spalle -Beh, insomma hai capito che non è un tipo facile, ma ti assicuro che non è come vuole apparire- Alex sospirò poco convinta
-Devi capire che per lui è del tutto nuova questa situazione e tua madre è stata davvero una persona importante, sta ancora accettando il fatto che se ne sia andata- le disse posandole una mano sopra la sua-Dagli un po' di tempo- e alla fine Alex si convinse che forse Mike avesse ragione
-Mangi qui con noi?- chiese Jason apparendo dal corridoio interrompendoli, Mike guardò l'amico alzandosi in piedi -No bello, devo andare al pub- disse stiracchiandosi -Allora fammi un favore, portala su- fece Jason sorprendendo sia l'amico che Alex, entrambi lo guardarono a bocca aperta -Scherzi?!- chiese Mike alterato -Sei stato tu a dirmi di farla venire qui, ora te ne occupi tanto quanto me!- spiegò adirato rientrando in cucina a trafficare mentre Alex e Mike si guardarono stralunati -Come non detto!- sbottò il ragazzo -Mi dispiace tanto- fece Alex mortificata mentre Mike l'aveva presa tra le braccia e portata fin sopra le scale, lui le sorrise

-Non preoccuparti- le disse -ma devo andare a dire due parole a quel caprone!- sbottò mentre apriva la prima porta sulla sinistra appena salite le scale -Questa è la tua camera- le disse posandola delicatamente su letto matrimoniale. La stanza era piuttosto ampia, ma l'arredamento era tipico degli anni 60, con l'armadio di legno scuro con quattro ante, una cassettiera con uno specchio dello stesso stile e il letto in ferro battuto, il colore delle pareti era di un blu piuttosto scuro e con il pavimento in legno, rendevano la camera piuttosto buia, nonostante la finestra ampia -Grazie- fece Alex osservandosi intorno
-Il bagno è la seconda porta, di fronte c'è la camera del caprone, mentre l'ultima stanza è uno studio- le disse gentile aprendo la persiana della finestra -Ti serve altro?- le chiese avviandosi alla porta -No, sei stato davvero molto gentile, Mike- Alex non poté non arrossire allo sguardo sorridente del ragazzo -E' stato un piacere mademoiselle, sempre al suo servizio- le disse facendola ridere -Mi dispiace anche per come mi sono comportato ieri sera al pub- le disse attirando la sua attenzione -Quando ho capito chi fossi, mi sono sorpreso sapendo che lui ti avesse mandato via- le disse dispiaciuto -Ora vado, ci vediamo- e sparì dietro la porta.
-Che diavolo hai intenzione di fare?- esordì Mike entrando in cucina, dove c'era un Jason intento a sbattere due fettine su una piastra -Che vuoi Mike?- chiese a sua volta in tono duro il castano, Mike sospirò e si appoggiò al mobile della cucina accanto a Jason -Avanti Jason, non fare il finto tonto, lo sai a cosa mi riferisco- rispose osservandolo mentre girava le due fettine con attenzione -Che vuoi che ti dica? La cosa non mi piace per niente!- sbottò Jason rifilandogli un'occhiataccia delle sue, Mike sospirò senza guardarlo rimanendo in silenzio per qualche istante -A me sembra una brava ragazza- ammise e sentì l'amico sbuffare -Siamo tutti bravi ragazzi, non andiamo ad ammazzare la gente!Cristo Mike!- sbottò Jason aprendo il frigo e prendendo una busta di insalata che versò su un piatto -Lo so, ma insomma, mica è colpa sua no?-cercò di giustificarsi l'amico, Jason posò il piatto e si appoggiò con le mani al tavolo fissandolo
-Neanche la mia se è per questo!- precisò -Se non fosse stato per te, io non l'avrei ospitata qui!- sibilò; Mike irrigidì la mascella, odiava quando Jason si comportava da insensibile -Non dire cazzate, Jason!- lo riprese -Che diavolo volevi che facessi quando l'ho vista stesa a terra?- chiese rabbioso -Pensi che potevo far finta di niente e andarmene a casa?- si spostò dal mobile e si mise nella stessa posizione di Jason, con le mani appoggiate al tavolo, fissandolo -Ormai è qui e non puoi comportarti in questo modo- disse addolcendo il tono -Ma l'hai vista che era terrorizzata quando ha saputo che dall'ospedale avevano avvertito qualcuno?- chiese, Jason sospirò ammorbidendo la postura e andando a controllare la carne ormai cotta -Questo sarà un cazzo di problema!- sbottò Jason impiattando e voltandosi verso l'amico che gli sorrise -Beh, ma almeno puoi sforzarti di comportarti in maniera più civile!- Jason lo fulminò con lo sguardo e stava per rispondergli, ma Mike alzò una mano fermandolo -Ho capito, non c'è bisogno che mi insulti!- fece ironico -Ora vado, con Liz al pub c'è da preoccuparsi, ci vediamo domani- così dicendo lo salutò e uscì velocemente di casa, mentre Jason si fermò a guardare i piatti che aveva preparato, doveva trovare il coraggio di affrontare quegli occhi.

Ritrovarsi in quella casa le faceva avere un'infinità di emozioni, perché da una parte ci aveva davvero sperato che il progetto della madre, di farla stabilire lì per un po' di tempo si avverasse, ma dall'altra era davvero preoccupata per l'atteggiamento scostante e distaccato di Jason. Aveva capito che a farla rimanere lì c'aveva messo lo zampino Mike, rivelandosi davvero un bravo ragazzo, ma lei non aveva minimamente il suo modo di fare, inoltre Jason la vedeva come una minaccia in qualche modo ed entrare nelle sue grazie, quanto meno essere civili tra di loro, sembrava davvero una missione piuttosto ardua. Quando sentì bussare alla porta, sobbalzò -Avanti- rispose con un nodo in gola e poco dopo la porta venne aperta ed entrò Jason con in mano un vassoio -La cena- disse senza guardarla e posando il tutto sul comò accanto al letto -G..grazie- fece Alex imbarazzata -C'è della carne, dell'insalata e l'acqua e se ti serve altro dimmelo- fece lui sbrigativo, lei lo guardò -Potresti posarlo qui sul letto?- chiese titubante e Jason si rese conto che con quella gamba, dal letto non ce l'avrebbe fatta ad avvicinarsi il vassoio, così lo prese e si accostò al letto dove lo posò delicatamente -Grazie- fece Alex e lui alzò la testa ritrovandosi vicino al viso sorridente della ragazza. Fissò quello sguardo che conosceva e apparteneva ad una ragazza che aveva amato tanto tempo prima, una ragazza il cui ricordo aveva custodito gelosamente nel suo cuore; d'un tratto si riscosse da quei pensieri spostandosi come scottato da quella vicinanza, facendo impaurire anche Alex che sgranò gli occhi rimanendo in silenzio, mentre lui usciva e richiudeva la porta senza dire una parola. Ridiscese in fretta le scale ansimando, il volto di quella ragazzina lo scombussolava come una tempesta, ogni volta che lo fissava ritornava indietro di anni, riprovava quelle sensazioni sopite, risentiva quelle stesse emozioni e non voleva, non poteva. Si tirò indietro i capelli sbuffando poi prese velocemente la giacca e le chiavi del pick-up uscendo. Il rumore della porta di casa che veniva aperta e richiusa, fermò Alex con in mano un boccone di carne, se n'era di nuovo andato. Appoggiò la forchetta guardando il piatto e di nuovo si sentì maledettamente nel posto sbagliato al momento sbagliato come accadeva da quando era nata. Le lacrime silenziose le scivolarono dagli occhi per solcarle piano le guance; quando si sentiva così le bastava un abbraccio della madre, erano sempre state loro due contro tutto e tutti, ma ora si sentiva tremendamente sola e il dolore che provava sembrava aumentare sempre di più come una voragine pronta a risucchiare tutto. Cercò di asciugarsi il viso con un fazzoletto, ma il pianto diventò sempre più forte, con singulti che non riusciva a trattenere, si accasciò sul letto piangendo disperata, era sola.
L'orologio segnava le 05:10 del mattino, guardò verso la finestra, coperta da una leggera tenda, da dove filtravano le luci del mattino, il profumo di Jane invadeva tutta la stanza, cullandolo. Si mosse leggermente sfilando il suo braccio da sotto il corpo della donna stesa al suo fianco che si mosse appena continuando a dormire. Jason la osservò con la leggera luce dell'alba, era bella, con quei capelli biondi sparsi sul cuscino, il suo naso dritto ricoperto da lentiggini, le sue labbra rosa sembravano disegnate, respirava regolarmente, abbracciata al cuscino e Jason si ritrovò a sorridere pensando che come al solito lui se ne sarebbe andato e lei si sarebbe infuriata perché non c'era volta che riuscisse a sentirlo. Le accarezzò dolcemente una guancia per poi alzarsi piano e prendere i suoi vestiti. Una volta fuori dalla camera, venne assalito da Zoe il cane di Jane, un meticcio che gli andò incontro scodinzolando - Ciao bella- la salutò Jason accarezzandogli la testa entrando subito dopo in bagno per rivestirsi. Come al solito non aveva dormito molto, leggere occhiaie gli contornavano gli occhi che sembravano più scuri del solito e di nuovo venne assalito dai ricordi

-Ma non ci posso credere!- aveva esordito Emma sgranando gli occhi per la sorpresa fissandolo. Erano andati a fare un pic-nic sulla spiaggia, avevano finito la scuola, entrambi con ottimi voti. Grazie ad Emma, Jason aveva superato brillantemente italiano e letteratura italiana, dal canto suo poteva vantare di essere davvero un ottimo insegnante di matematica, dal momento che Emma era riuscita a sollevare la sua media fino all'8 pieno. La guardò alquanto sorpreso da quel tono usato dall'amica -Che ti è successo?- chiese mentre addentava il suo tramezzino al tonno, lei lasciò il piatto sulla spiaggia e gli si avvicinò ad un palmo dal naso, sorprendendolo, tanto che rischiò di strozzarsi con il pezzo di pane che aveva in bocca -Em!Ma si può sapere che hai?- chiese scostandosi dalla ragazza, che invece gli prese il viso tra le mani -Jason ma i tuoi occhi sono blu!- disse euforica -Anzi no! Sembrano verdi!- rise continuando a fissarlo sbigottita, lui rimase a fissare il volto sorpreso dell'amica, perdendosi invece nel colore rubato al mare che avevano gli occhi di Emma -Sono blu- ammise un po' in imbarazzo, lei iniziò a ridacchiare, lasciandogli il viso -Oh Dio, ho sempre creduto che i tuoi occhi fossero neri!- disse ridendo, poi lo guardò maliziosa rimettendosi al suo posto -Sei sempre pieno di sorprese Jason Parker!- gli aveva detto facendolo ridere. Allora erano solo due ragazzi di 16 e 17 anni.

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