Capitolo 6

Il motel era vicino alla stazione, un palazzetto cielo terra di tre piani con le finestre bianche come il portone d'accesso, rivestito di un intonaco scuro, un tappeto rosso era fuori la porta principale sulla quale svettava la scritta "Balwick Motel". Entrando venne accolta da un piccola zona d'ingresso sui toni dell'ocra, dove la faceva da padrone il bancone in legno della reception. Ad accoglierla trovò una ragazza, aveva i capelli scuri, tagliati a contornarle il viso tondeggiante, i suoi occhi dello stesso colore erano truccati con tinte azzurre le sorrise -Buongiorno- esordì la ragazza, Alex ricambiò il sorriso e si avvicinò
-Buongiorno, avrei bisogno di una stanza per la notte- disse, la ragazza aprì il registro
-Certamente, mi occorre il documento- chiese cordiale, Alex estrasse il suo passaporto e glielo porse, aspettando che la ragazza compilasse il tutto
-La stanza è la 103 al 1°piano- le disse porgendole una chiave, Alex ringraziò e si avviò verso le scale
-Aspetti!- la richiamò la ragazza facendola fermare, la vide girare intorno al bancone e avvicinarsi
-L'aiuto!- e prese dalle mani di Alex il borsone -Non si preoccupi, posso farcela- ma la moretta le sorrise caricandosi il borsone su una spalla -Non c'è problema, prego- e la invitò a salire le scale. Arrivate al 1°piano c'erano quattro porte bianche numerate, quella di Alex era la penultima, la ragazza aprì la porta e le fece strada nella piccola ma accogliente camera, sui colori del giallo crema, sulla parete di sinistra c'era un bel letto da una piazza e mezza rivestito con una bella trapunta blu cobalto, così come le tende che abbellivano le due finestre e la poltroncina accanto alla scrivania in legno chiaro; la ragazza posò il borsone e si avviò ad aprire le tende che mostrarono la via dalla quale era appena arrivata Alex
-Spero vada bene- e Alex guardò la ragazza con un sorriso -E' perfetta, grazie!- rispose posando anche il suo zaino -Come mai è venuta fino a qui? Lei è di Roma, che ci fa in un posto sperduto come questo?- le chiese la ragazza arrossendo subito dopo -Oh, mi scusi, forse sono stata inopportuna!- disse imbarazzata ritornando verso la porta -Oh non preoccuparti, sono venuta perché pensavo di poter restare- disse Alex assumendo subito dopo un'aria triste -ma purtroppo mi sono sbagliata- ammise abbassando la testa e ripensando a Jason Parker che l'aveva liquidata in un attimo -Io sono Liz- Alex alzò la testa e guardò la mano protesa della ragazza, subito la strinse -E' un piacere, Liz, io sono Alex, ma questo già lo sai- la ragazza rise divertita -Mi dispiace che te ne vada, ma se vuoi, questa sera puoi venire al pub di mio fratello, è poco più su all'incrocio con la via principale è il Blue Line, magari ci vediamo lì e beviamo qualcosa insieme- le disse cordiale, Alex rimase sorpresa, ma poi accettò contenta
-Bene! Io lavoro lì dalle 07:00 se vieni per quell'ora mangiamo qualcosa insieme- e poco dopo le due ragazze si salutarono.
Una volta sola Alex si lasciò cadere sul letto, non sapeva come comportarsi, Francesca le aveva detto di limitare le telefonate, per non essere rintracciata da nessuno della famiglia, ma pensava che forse avrebbe dovuto avvertirla che il piano della madre non aveva portato alla soluzione sperata. Ripensò a quello sguardo malinconico e profondamente ferito che Jason Parker le aveva rifilato prima di dirle di andarsene, non seppe perché ma quello sguardo l'aveva spiazzata e ferita, come se la sofferenza letta in quegli occhi, fosse così simile alla sua, da lasciarla senza fiato.
Rimase in quella stanza, finchè non si accorse che fosse venuto il momento di andare al pub, così si preparò e uscì dal motel. L'aria era mutata completamente, era freddissima, sembrava dovesse nevicare da un momento all'altro, ogni sferzata di vento,sembravano mille stilettate sul viso, così a passo svelto si avviò per la strada indicatale da Liz e ben presto arrivò al parcheggiò davanti l'entrata del Blue Line. Entrando si ritrovò immersa in un tipico pub dalle luci soffuse, il bancone era sul fondo di legno scuro, così come tutto l'arredamento, anche le pareti erano rivestite per metà in legno, con appesi i più diversi oggetti: da alcune reti da pesca, a oggetti riferibili ai primi del 900 come gli attrezzi usati per le scalate, oppure oggetti come boccali molto antichi e bottiglie di diverse forme -Alex!- Liz era comparsa da dietro al bancone e le fece cenno con la mano, Alex superò alcuni tavoli già occupati e si avviò da lei -Come va?- le chiese la ragazza sorridendole -Bene, grazie, tu?- chiese sedendosi su uno degli sgabelli, quello più estremo sulla destra -Oh come al solito, tra poco si riempirà e ci sarà un po' di caos, che ne dici di mangiare qualcosa?- le chiese Liz porgendole un menù
-Sarebbe fantastico- rispose Alex iniziando a leggere -Ehi Liz, quel posto lo sai di chi è- fece una voce maschile che attirò l'attenzione delle due ragazze -Mike, non rompere!- rispose Liz voltandosi poi verso Alex -Non farci caso, è mio fratello, è convinto che questo posto sia riservato a quell'altro troglodita che si ritrova come amico- le spiegò Liz con una faccia schifata -Scusa, ma se quello arriva poi rompe per una vita- disse il ragazzo alla sorella; Alex lo guardò, era alto e ben messo, aveva i capelli rasati, il suo viso assomigliava molto a quello di Liz soprattutto nella forma ovale del volto, negli occhi scuri e nella forma del naso un po' a patata, il fratello aveva una fitta barba a contornargli la bocca e le guance -Posso spostarmi, non c'è problema- disse Alex con un'alzata di spalle -Si scusa, ma il mio amico ha la tendenza a rompere le palle- il ragazzo la guardò sorridente mostrando una bella dentatura bianca -Sei un'amica di Liz? Trasferita da poco?- le chiese preparando un paio di birre -Ho conosciuto Liz al motel, mi chiamo Alex e domani riparto- rispose gentilmente ma l'espressione del ragazzo mutò all'istante -Mike?- lo richiamò la sorella vedendo la reazione del fratello e lo sguardo un po' perplesso di Alex per la reazione del ragazzo -Mike? Hai avuto un ictus?- gli chiese acida e Mike si riscosse tossendo -No scusa!-si rivolse ad Alex ignorando completamente la battuta della sorella -Sono Mike - e le porse una mano, Alex si ritrovò a stringergliela mentre lo vide abbozzare un sorriso -Allora dove posso mettermi?- chiese poi rivolta a Liz -Te l'ho detto che è un idiota, vero?- fece Liz spazientita -Dai andiamoci a sedere lì- ed indicò un tavolo per due poco distante -Mangio qualcosa con lei- disse poi rivolta al fratello che non sembrò badare alle parole della sorella, rispondendo con un rapido cenno del capo concentrandosi sul suo cellulare.

19:45 Mike:Quindi hai preso una decisione
19:58 Jason: Che ti sei fumato?
20:08 Mike: Mi riferisco al discorso fatto ieri...
20: 19 Jason: Lasciamo stare 20:22 Jason: Perché la tua non mi è sembrata una domanda?
20:28 Mike: Lei è qui

Jason rilesse la risposta dell'amico ancora per una decina di volte sedendosi sulla poltrona, sospirò pesantemente e si concentrò sulle fiamme del fuoco lasciando di nuovo la sua mente vagare

-Devo parlarti- la sua voce era incrinata, come se stesse per scoppiare in un pianto disperato, quello che anche lui aveva imparato a conoscere. Jason le mise un braccio intorno alle spalle e la condusse fuori dalla scuola; avevano finito le lezioni, si trovavano ancora a scuola per le varie attività pomeridiane, l'aria estiva li travolse usciti dall'istituto mentre si avviavano al giardino sul retro dove si sedettero ad una delle varie panchine mezze rotte. Jason osservò il volto contratto dell'amica, pensò subito al padre di lei che forse si era fatto di nuovo vivo e quella rabbia iniziò a diffondersi in tutto il suo corpo, come accadeva ogni volta -Em, tutto ok?- le chiese vedendola assorta in qualche pensiero, i suoi occhi puntati verso un orizzonte visibile solo al lei -Tuo padre?- chiese titubante, ma lei scosse la testa, facendo muovere i suoi capelli castani che aveva tagliato sopra le spalle -Jason mi devi promettere una cosa- gli disse guardandolo attentamente, Jason percepì un brivido dietro la schiena, quello sguardo non gli piaceva per niente, sembrava un addio e lui non voleva perdere Emma -Certo Em, che ti è successo?- chiese preoccupato, lei lo fissò a lungo in silenzio per poi prendere un profondo respiro -Ti prego Jason, promettimi che resterai mio amico qualsiasi cosa accada- gli disse seria e Jason si ritrovò a guardarla stralunato -Che cavolo è successo, Em?- si stava alterando, quel modo di fare dell'amica lo stava facendo davvero preoccupare. Lei gli prese le mani
-Promettimi che la nostra amicizia durerà per sempre- e Jason si era ritrovato a fissare quegli occhi cerchiati da leggere occhiaie e a fare un cenno d'assenso con la testa. Lei sembrò ringraziarlo con un leggero sorriso
-Ho bisogno di sapere che ci sia almeno tu dalla mia parte, non posso contare su nessuno- aveva esordito lei dopo qualche attimo di silenzio; quella sensazione di fastidio che era entrata prepotente nella mente di Jason, si fece più pressante, la conosceva da diversi anni ormai, ma era la prima volta che la vedeva così vulnerabile. Lei lo fissò di nuovo prima di parlare -Sono incinta- disse semplicemente e per un attimo, Jason ebbe la sensazione che il suo cuore si fosse completamente fermato, così come il suo respiro e ogni parte del suo corpo. Guardò con occhi spalancati l'amica per infiniti attimi -Ma..cioè..tu- sentiva la bocca impastata, come se non bevesse da una vita, lei sorrise abbassando lo sguardo -Sono incinta- ripetè -poco più di un mese- aggiunse. Jason ebbe la sensazione che il suo cuore avesse ripreso a pompare sangue dopo minuti, facendo però un rumore che gli ricordò un vero e proprio strappo, provò una fitta al petto. Riprese fiato, come se fosse emerso dopo attimi di apnea, si alzò dalla panchina strofinandosi le mani umide sui jeans
-Em, ma cosa dici?-non riusciva a guardarla negli occhi, aveva paura di leggere che fosse tutto schifosamente vero
-Sei sicura?- chiese e lei fece un leggero cenno d'assenso, lui si passò le mani sul viso per tentare di riscuotersi da quello stato di trance in cui era piombato -E adesso?- chiese ansioso, avvicinandosi a lei che lo fissava con un leggero sorriso -Che succederà?- le chiese e lei, sempre seduta, gli aveva preso le mani portandole vicino al suo petto -Ho intenzione di tenerlo e nessuno deve saperlo, soprattutto lui- quelle parole aprirono una fitta più profonda nel cuore di Jason che la guardò sconvolto - Em, ma siamo all'ultimo anno, hai l'Università, il tuo futuro...- lei lo guardò sorridendo leggermente -Non credo che potrò continuare con l'Università- ammise, con una nota triste nella voce -finirò qui e poi credo che dovrò cambiare città per un po'-aggiunse. Il cuore di Jason si strappò completamente

Quel giorno gli era di nuovo tornato alla mente e così quel dolore che sembrava non aspettasse altro che affondare di nuovo in lui; si era innamorato di quella ragazza, non avendo mai avuto il coraggio di dirglielo, facendosi bastare l'amicizia che nel corso di quegli anni era cresciuta, unendoli a tal punto da permettergli di vedere cosa c'era, oltre la Emma sempre sorridente che aveva conosciuto la prima volta e, soprattutto, quel dolore gli ricordava che l'aveva vista cambiare sotto i suoi occhi e lui non era riusciuto ad aiutarla.

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