Capitolo 39

Anastasya

Il suo sapore. Quanto mi era mancato il suo sapore. Lo avevo appena assaggiato ma ora come allora sa di vita ed è irresistibile per me. Le sue morbide labbra che si uniscono alle mie, così soffici, così delicate da farmi sospirare. Stringo gli occhi per trattenere tutto quello che mi scoppia dentro a riaverlo fra le mie braccia. I suoi muscoli tesi sotto le mie mani, i suoi capelli spinosi, la sua barba leggermente lunga che mi graffia la guancia, ma questo fastidio serve solo a confermarmi che sono davvero con lui. Non riuscivo a crederci, non riuscivo a vederlo veramente, pensavo fosse un sogno. I suoi palmi mi stringono la schiena e la mia pelle si riempie di brividi. Lascio che le nostre lingue si assaporino lentamente. È un bacio dolce, esigente, fuoriluogo per quell'angolo di accampamento che ha già visto troppo. Con i polpastrelli gli accarezzo la mascella e quando lui scende a baciarmi il collo respiro il suo profumo di pino sorridendo.

«Sei davvero tornato...» Le sue labbra lasciano scie bollenti.

«Non potevo restare senza di te.» Sospira sulla mia pelle. «Non sai quanto ti ho cercata nei miei sogni.» Mi stringe fino a farmi mancare l'aria. «Eri l'unico motivo che mi tenesse in vita. È stato orribile.» Nasconde il viso nell'incavo del mio collo. È talmente grande in confronto alla mia figura minuta che mi sembra assurdo che possa trovare conforto in me e allora lo stringo. Me lo tengo vicino come se fosse una parte di me, forse perché lo è più di quanto potrà mai essere nessun altro.

«Ora sei con me.» Pronuncio dolce al suo orecchio e lui annuisce non spostandosi dal suo nascondiglio.

«Lo sento. Lo sento in ogni parte di me.» Mi bacia la pelle che brucia a ogni lieve contatto. Alla fine si tira su e io avvolgo il suo volto fra i miei palmi. Accarezzo le guance e gli zigomi mentre il suo sguardo disperato mi scruta in cerca di un appiglio. In silenzio mi avvicino fino a far sfiorare la punta dei nostri nasi. L'azzurro dei nostri occhi si confonde, siamo già un tutt'uno in mezzo a quella guerra che è fatta per dividere.

«Anastasya, scusa ma... abbiamo bisogno di te.» La voce dispiaciuta di Irina ci giunge da poco lontano. Non posso far finta di niente e lo sa bene anche lui che annuisce baciandomi la fronte.

«Arrivo subito.» Ma vorrei restare, il suo sorriso mi da la forza di lasciarlo andare.

«Forza, vai a salvare qualcuno io starò in disparte con Hanna. Penso abbia bisogno di una pausa.» Il mio cuore scoppia d'amore per quel ragazzo appena tornato vivo dall'inferno che pensa al benessere di mia sorella. Non lo lascerò andare mai più. E poi ecco la disperazione. Le parole di Vasilii si insinuano nei miei pensieri e io stringo le sue spalle impaurita.

«Che succede?» ha subito notato il cambiamento in me e con la fronte corrucciata lo vedo sorpreso dalla mia reazione.

«Devo dirti una cosa. Ma ora non c'è tempo.» Mi sciolgo dal suo abbraccio. Forse anche più di una cosa.

«Mi stai facendo preoccupare.» Sì, lo vedo anche io, il suo corpo si è irrigidito.

«Stasera parleremo. Ora devo rientrare.» Lui sembra titubante ma alla fine si arrende.

«Okay, andiamo.» Prendo la sua mano e insieme torniamo nella tenda.

Non appena varco la soglia non ho più tempo per pensare a quello che devo dirgli. Il lavoro assorbe tutte le mie forze, anche perché finalmente so che lui è al sicuro e mi posso dedicare pienamente alla persona che sto curando. Non mi accorgo neanche che il tramonto è passato da un pezzo e che come al solito Aleksander ha già portato via mia sorella.
La figura di Dimitri mi si mostra nella penombra del separé dove mi trovo per un caso particolarmente grave. Abbiamo dovuto operare un ragazzo che ora sembra essersi stabilizzato.

«Anastasya...» Alzo il viso dopo aver sistemato la flebo.

«Ciao, Dimitri.» Gli sorrido appena, non ho la forza.

«Andiamo piccola, è davvero tardi.» Mi guardo attorno e vedo la situazione sotto controllo.

«Va bene.» Sospiro, togliendomi i guanti e sistemando la mia coda sfatta. «Ciao ragazzi.» Saluto Maxsim e Viktor che parlano seduti poco distanti. Mi sorridono alzando la mano.

«A domani, Anastasya.» Maxsim mi fa l'occhiolino e io alzo la mano mentre seguo Dimitri fuori. Non c'è neanche Irina. «Siamo soli?» Non mi ero accorta che fosse andata.

«Si, è venuta via con me un'oretta fa. Tu stavi operando e non abbiamo potuto avvertirti.» La notte è particolarmente buia, forse perché dopo tanto tempo non ci sono più le luci dei missili che cadono su Kiev, un momento di tregua che rende quella serata ancora più spaventosa. Rabbrividisco guardando il cielo e accelero il passo per non distanziarmi da Dimitri che con il suo parlare riesce a farmi sentire più al sicuro. Mi piace fare la strada con lui, mi racconta sempre qualche aneddoto della sia vita che mi tranquillizza e distrae.

Arrivati alla mia tenda dopo la solita sosta al bagno resto sorpresa di trovare anche Vasilii seduto intorno al solito fuoco. Con lui le mie ragazze e Aleksander. Stanno tutti sorridendo e anche io istintivamente lo faccio è bello vederli tutti insieme. Vorrei già correre da lui che è seduto vicino mia sorella e che non appena posa gli occhi su di me sembra quasi sfiorarmi, mi sembra di essere più leggera. Mille farfalle giocano nel mio stomaco. Mi attrae come una luce ipnotica e sono certa di vedere in lui la stessa attrazione. La voce della mia amica interrompe quell'ontenso scambio di sguardi e pensieri.

«Ana sei tornata, ti prendo la cena.» Irina si alza rientrando in tenda.

«Ciao a tutti.» Alzo la mano e non mi sfugge l'occhiata di Vasilii mentre seguo la mia amica dentro. Loro mi ricambiano ma ho bisogno di un attimo prima di potermi accomodare insieme a tutti. Tolgo il sopra della divisa che è sempre troppo pesante e do un po' di libertà ai miei capelli sempre troppo costretti in un elastico.

«Vuoi mangiare dentro?» Irina mi si avvicina accarezzandomi una spalla.

«Si, tu vai pure farò presto.» Mi siedo al tavolo e prendo il viso fra le mani, cerco di metabolizzare un'altra triste giornata lavorativa. Persa nei miei pensieri non mi accorgo che qualcuno è entrato se non quando delle mani calde si posano sulle mie spalle. Massaggiano leggermente quella parte per alleggerire la tensione che le irrigidisce.

«È stata dura?» Sono così felice di sentire la sua voce che stringo il tavolo per non scoppiare ancora a piangere. Sento la tensione di questi giorni scuotermi dentro e solo lui è la mia cura. Le sue labbra si posano sul mio capo. E io decido di mostrargli il mio viso. Tolgo le mani che poggio sulle sue e alzo i miei occhi in cerca dei suoi lineamenti. «Sì, molto. Aspettare che tornassi è stato come combattere contro il tempo.» Voglio sia chiaro che la mia stanchezza e ancora legata ai giorni in cui non ci siamo visti.

Le sue labbra scendono a coprire le mie e un fremito scuote il mio debole corpo. Gli circondo il capo e quando lui si sposta in ginocchio fra le mie gambe accarezzo il suo viso mentre le nostre bocche unite riprendono la loro danza. Gli sfioro il labbro inferiore con la lingua accarezzandone la morbidezza per poi stringerlo fra i denti. Il suono del suo gemito accende il fuoco nel mio basso ventre. Continuo a succhiarlo spronata anche dai suoi palmi che mi stringono la schiena avvicinandomi a lui. Piego il capo verso sinistra aprendo le labbra e accogliendo nuovamente il suo sapore. È inebriante, sento rinascere ogni fibra del mio corpo. Piccoli brividi, calore, eccitazione mi scuotono e mi spingono sempre più vicina.

«Ehm ragazzi...» La voce imbarazzata di Irina, interrompe il nostro bacio. Ci stacchiamo lentamente con un ultimo lieve assaggio prima di trovare la forza di separarci e voltarci verso di lei. Restiamo abbracciati con Aleksander seduto sui suoi talloni davanti a me e le sue braccia che mi avvolgono.

«Gli altri dovrebbero andare via...»

«Usciamo subito.» Il tono serio di Aleksander attira la mia attenzione cerco conferma nei suoi occhi: lui sa. La tristezza che li avvolge me ne da la certezza.

«Vasilii ti ha parlato?» Mormoro lentamente perché mi manca il coraggio di affrontare quel discorso. Lui alza un pollice ad accarezzare le mie labbra gonfie dei suoi baci. Le osserva come se fosse l'ultima volta.

«Sì.» È un suono sofferto, seguito da un veloce bacio. Lo sento soffermare le sue labbra sulle mie come se volesse imprimere il ricordo della loro morbidezza nella mente. I suoi occhi sono stretti mentre i miei spalancati non vogliono più staccarsi da lui. Si alza di malavoglia e mi tende la mano. «Andiamo.»

Scuoto la testa, come se avessi scelta ma non ne ho. Non c'è in ballo solo la mia vita ma quella di Irina e Hanna. È troppo importante per me metterle al primo posto. La sua carezza è una tortura, sento l'anima scqarciarsi perché presto dovrò dirgli addio e questa volta sarà per sempre. Sento che il tempo è finito e stringo le sue dita in quel gesto che voglio portare con me.

«Dobbiamo andare Ana.» Alzo gli occhi nei suoi che sono lo specchio della mia stessa sofferenza. Pochi giorni che lo conosco e mi sembra di lasciare una parte di me, la più importante. Unisce nuovamente le nostre labbra che sono attraversate dallo stesso fremito. «Non posso non lasciarti andare... anche se mi sento morire solo all'idea.» Un altro bacio. «Anastasya mi sei entrata dentro e ci rimarrai... per sempre.» Lo abbraccio disperatamente. Mentre i suoni di fuori mi disturbano. C'è un certo trambusto che ci obbliga ad uscire.

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